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La quinta base cinese in Antartide è un laboratorio strategico

La via della seta è cosparsa di ghiaccio e neve, specialmente da quando, questo mese, la Cina ha aperto la sua quinta stazione di ricerca in Antartide. Gli esperti avvertono che l’espansione delle attività della Cina in Antartide potrebbe portare ad una maggiore presenza strategica di Pechino nel continente ghiacciato, anche se un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha insistito che la nuova stazione sarà utilizzata per “fornire una piattaforma per l’esplorazione scientifica congiunta e la cooperazione tra la Cina e altri paesi e per contribuire a promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile nella regione”. 

Tuttavia, sempre secondo gli esperti, la nuova base – denominata Qinling –  potrebbe anche migliorare le capacità di sorveglianza della Cina e darle un maggiore controllo sulle rotte marittime delle zone circostanti. La nazione più a rischio è la vicina Australia. Elizabeth Buchanan del National Security College dell’Australian National University ha affermato che il governo cinese “potrebbe non voler utilizzare questa stazione di ricerca per qualcosa di diverso dalla ricerca internazionale collaborativa per i prossimi 20 anni”. Tuttavia ha poi aggiunto: “E poi all’improvviso è una piattaforma che potrebbe facilitare la guerra, se quel giorno mai arrivasse.”

Il vertice

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La stazione, che sarà presidiata tutto l’anno, si trova nel Mare di Ross, privo di ghiacci, il che permette al personale di accedervi in qualsiasi periodo dell’anno, rendendola un punto strategico nel continente ghiacciato australe. Anche le altre stazioni cinesi in Antartide offrono opportunità strategiche. Per esempio, le navi che viaggiano lungo il Canale di Panama e di Suez si trovano ad affrontare sfide tra cui l’abbassamento del livello dell’acqua causato dalla siccità aggravata dai cambiamenti climatici. Ciò ha costretto i canali ad abbassare il limite massimo di profondità per le navi e ha portato anche a un calo del traffico marittimo. Il Passaggio di Drake, che si trova tra il Sud America e la stazione della Grande Muraglia cinese in Antartide, potrebbe diventare un percorso alternativo più popolare. Negli ultimi dieci anni, spiega ancora Elizabeth Buchanan, ha costruito infrastrutture in Cile e in alcune parti dell’Argentina, e “potrebbe rendere difficile il transito di altri navi, avendo il pieno controllo della navigazione o un numero maggiore di navi rispetto agli altri paesi per poter monitorare e bloccare il passaggio altrui”.

Secondo l’ex capo della divisione antartica australiana, Tony Press, la costruzione della stazione Qinling da parte della Cina ha soddisfatto gli obblighi fondamentali del Trattato sull’Antartide per l’uso pacifico e la non militarizzazione, stando all’ispezione della base da parte dell’Australia nel 2020. Il trattato fu firmato da 12 nazioni nel 1959 durante la Guerra Fredda e designò il continente come una “riserva naturale, dedicata alla pace e alla scienza”, di fatto vietandone la militarizzazione.

Tuttavia, una ricerca condotta da Anne-Marie Brady dell’Università di Canterbury ha scoperto diversi casi in cui la Cina non ha dichiarato l’utilizzo di personale militare in Antartide, compreso l’utilizzo di un esperto di logistica dell’Esercito popolare di liberazione (PLA) per allestire l’aereo BeiDou-2. Secondo Brady, il numero crescente di stazioni terrestri di ricezione satellitare a duplice uso in Antartide potrebbe aiutare Pechino a prepararsi per “l’interferenza di attacchi missilistici di precisione e per prendere di mira e comunicare con vari sistemi satellitari”. 

Lo studio

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Con l’intensificarsi della concorrenza per le risorse marine nel Mar Cinese Meridionale, la Cina potrebbe anche anche trarre vantaggio dalla pesca in Antartide, secondo Daniel Bray, esperto di relazioni internazionali dell’Università di La Trobe. “È relativamente più facile per la Cina scendere nelle acque antartiche e pescare in quelle aree, compreso il krill, che è una fonte di cibo fondamentale per gli ecosistemi e per i medicinali”, ha affermato il dottor Bray. La Cina ha di recente intensificato la pesca del krill nel ricco ecosistema marittimo dell’Antartide, preoccupando ambientalisti e scienziati che chiedono controlli più severi.

Gli esperti sostengono che la Cina potrebbe anche prepararsi per un momento in cui ci sarà una corsa per i minerali e le risorse, ma anche per rivendicazioni di sovranità nel caso in cui il Trattato sull’Antartide dovesse cadere. Il dottor Bray mette in guardia su una possibile corsa ai minerali, mentre altri sostengono che una delle risorse più importanti in Antartide resta l’acqua dolce. “Il continente ha grandi quantità di minerali, idrocarburi, petrolio e gas, e il 70% dell’acqua dolce della Terra è racchiusa in quel continente, quindi la Cina si posiziona per un lungo periodo”, ha detto il dottor Buchanan. Nel frattempo gli altri Stati restano a guardare, sperando forse che il baco finisca la sua seta, una sorta di torpore passivo che preoccupa più dell’invasione del continente ghiacciato.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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