in

I tardigradi e il segreto della loro resistenza: è l’effetto Bella addormentata

È difficile resistere al fascino dei tardigradi. Dalla peculiare conformazione del loro corpo, alla loro incredibile capacità di sopravvivere a condizioni estreme, praticamente ogni aspetto di questi invertebrati lunghi pochi millimetri è degno di nota. E, infatti, gli scienziati li studiano da tempo, con l’obiettivo soprattutto di scoprire quale sia l’origine dei loro “superpoteri”, dato che sono in grado di resistere in situazioni di carenza di ossigeno, acqua e cibo, e in presenza di radiazioni ultraviolette o di temperature bassissime.

Sappiamo che questa capacità è legata al cosiddetto effetto Bella addormentata, per cui, quando le condizioni ambientali diventano sfavorevoli, i tardigradi entrano in una sorta di letargo metabolico che gli consente non solo di sopravvivere, ma anche di ritardare (o addirittura fermare) l’invecchiamento delle proprie cellule. Ma quali sono i segnali che consentono a questa specie di entrare ed uscire da questo stato? Un gruppo di ricercatori guidato da Derrick Kolling e Leslie Hicks, docenti, rispettivamente, presso il dipartimento di chimica della Marshall University e presso il dipartimento di chimica della University of North Carolina di Chapel Hill (Stati Uniti), ha fornito una risposta a questa domanda attraverso un lavoro di ricerca recentemente pubblicato su Plos One.

Gli autori hanno sottoposto tardigradi appartenenti alla specie Hypsibius exemplaris a temperature molto basse (-80°C), oppure a elevate concentrazioni di agenti ossidanti o di sali, e hanno notato che in situazioni di stress gli animali iniziano a produrre loro stessi dei radicali dell’ossigeno. Questi ultimi causano l’ossidazione dell’amminoacido cisteina, che funge da sensore molecolare segnalando la necessità di entrare nella “modalità sopravvivenza”. Questa consiste in una sorta di letargo durante il quale il corpo dei tardigradi si disidrata, le otto zampe si ritraggono e il loro metabolismo rallenta fino quasi a fermarsi.

Quando i ricercatori hanno provato a bloccare il meccanismo di ossidazione delle cisteine esponendo i tardigradi a sostanze antiossidanti, gli animali si sono rivelati incapaci di entrare nello stato dormiente e quindi di sopravvivere ad esempio allo stress osmotico dovuto ad alte concentrazioni di sale.

“Il nostro lavoro – spiegano gli autori – rivela che la sopravvivenza dei tardigradi a condizioni di stress dipende dall’ossidazione reversibile della cisteina, attraverso la quale specie reattive dell’ossigeno servono come un sensore per permettere ai tardigradi di rispondere a cambiamenti esterni”. Quando le condizioni migliorano e i tardigradi smettono di produrre i radicali dell’ossigeno le cisteine tornano al loro stato non ossidato. Le “belle addormentate” si risvegliano quindi dal loro sonnellino e riprendono le loro attività come se niente fosse.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Scuola, stipendio di 1 euro. Il conguaglio fiscale manda presidi e dirigenti in rosso

Lotta allo spreco alimentare: le associazioni che aiutano a recuperare il cibo