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Darwin si sbagliava: i maschi dei mammiferi non sono più grandi delle femmine

Pensando a mammiferi di sesso diverso e appartenenti alla stessa specie viene abbastanza naturale immaginare che il maschio sia quasi sempre più imponente della femmina. Secondo uno studio appena pubblicato su Nature Communication, però, questo immaginario e la narrativa che ne consegue non corrispondono alla realtà: i maschi sarebbero infatti più grandi delle femmine solo nel 45% dei casi. Si tratta, scrivono gli autori, di una narrativa che avrebbe assunto una particolare risonanza a partire dalla pubblicazione del libro Descent of Man, firmato da Charles Darwin e risalente alla seconda metà del 1800. “Nonostante alcune prove contrarie”, si legge nell’articolo, la teoria “domina ancora oggi, supportata da meta-analisi che utilizzano misure grossolane di dimorfismo e campionamenti tassonomicamente distorti”.

Per verificarne la veridicità, il gruppo di ricercatori, guidato da Kaia Tombak, ricercatrice presso la City University di New York (Stati Uniti), ha analizzato 429 specie di mammiferi che vivono in natura, comparando il peso corporeo dei maschi con quello delle femmine, ovviamente all’interno della stessa specie. Parallelamente al peso corporeo, gli autori hanno preso in considerazione anche altri parametri, come la lunghezza del corpo. Per ogni specie analizzata gli autori hanno esaminato almeno nove esemplari per ognuno dei due sessi.

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Ne è emerso che, in realtà, solo nel 45% dei casi i maschi sono effettivamente più grandi delle femmine della stessa specie. Nel 16% dei casi, invece, sono le femmine ad essere più grandi, mentre nel 39% delle specie prese in esame maschi e femmine hanno dimensioni comparabili. Ad esempio, esemplari maschi e femmine di lemuri, talpe dorate, cavalli e zebre hanno solitamente dimensioni simili.

La specie che presenta la più grande differenza fra le dimensioni dei maschi e quelle delle femmine è la Mirounga angustirostris, ossia la foca elefante settentrionale. In questo caso i maschi hanno in media una massa più di tre volte superiore a quella delle femmine. Al contrario, le femmine di Murina peninsularis, una specie di pipistrello, sono mediamente 1,4 volte più pesanti dei maschi.

Secondo gli autori, un altro motivo per cui la teoria del “maschio più grande” ha preso piede potrebbe riguardare il fatto che, negli anni, le ricerche scientifiche si sono focalizzate molto su specie per così dire “carismatiche”, come ad esempio i felini di grandi dimensioni o i primati, nelle quali i maschi tendono in effetti ad essere più imponenti. Tuttavia, i piccoli mammiferi, come ad esempio i pipistrelli e i roditori, costituiscono una porzione molto ampia del totale delle specie note appartenenti a questa classe. E in questo caso i maschi e le femmine presentano spesso dimensioni simili. Anzi, in circa la metà delle specie di pipistrello sono le femmine ad essere mediamente più grandi.

Naturalmente il gruppo di ricercatori non ha preso in esame tutte le specie di mammiferi esistenti, per cui, scrivono, la loro parola non dovrebbe rimanere l’ultima sul tema. Ulteriori studi saranno necessari per confermare (o confutare) i risultati ottenuti: “Tuttavia – concludono gli autori -, i nostri risultati preliminari che mostrano una predominanza del monomorfismo sessuale [ovvero l’assenza di differenze nelle dimensioni di maschi e femmine, n.d.r.] nella lunghezza del corpo nei mammiferi rafforzano l’idea che potrebbe essere il momento di mandare in pensione la narrativa dei ‘maschi più grandi’”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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