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Antenne camuffate, così l’ingegneria mitiga l’impatto ambientale

Le antenne delle telecomunicazioni non possono essere tutte come la Torre della televisione di Berlino o la Tokyo Skytree – pura ingegneria che assurge ad architettura iconica, quindi per ridurne l’impatto ambientale non resta che mascherarle. È un tema estetico, ma anche di riduzione degli ingombri ed efficientamento energetico, come ci spiega il fondatore della startup senese Towerlend, Alvaro Gjeci: “Nasce un po’ tutto nel 2017 con l’idea di andare in contro alle rinnovate esigenze green del settore telefonia e della Commissione Europea”. Si parla di mitigare l’impatto visivo e ambientale, per altro sfruttando diversi brevetti proprietari.

Le reti mobili e delle telecomunicazioni in genere si manifestano agli occhi sotto forma di tralicci agghindati con apparecchiature più o meno appariscenti. E in prospettiva 5G e domani 6G lo scenario è destinato a peggiorare a causa delle esigenze di densità di copertura di alcuni contesti. Towerland è una di quelle aziende che si occupa della realizzazione di queste strutture, la loro installazione e la relativa configurazione. In pratica un sarto che fa fronte al bisogno di infrastrutturazione degli operatori, ma con la capacità di saper gestire anche le variabili ambientali. E considerato il fatturato di 700mila euro è evidente che non si parli proprio di una nicchia di mercato.

Ambiente

Il traliccio che non rovina il paesaggio

17 Novembre 2020

“Nel tempo abbiamo rilevato delle mancanze a cui siamo stati in grado di provvedere. Non solo ottimizzare le capacità portanti delle antenne ma l’esigenza di rispettare vincoli paesaggistici e in alcuni casi estetici”, sottolinea l’imprenditore. Quelle che genericamente vengono chiamate antenne spesso ospitano componenti di diverso tipo: certamente per la telefonia mobile ma magari anche per la domotica o il monitoraggio di pacemaker. Insomma è un puzzle che si compone con elementi hardware all’interno di una cornice infrastrutturale vincolata dagli ingombri, i limiti delle interferenze e tanti altri parametri.

“In base alla documentazione noi iniziamo a progettare la struttura adeguata al sito anche in una prospettiva di ulteriori implementazioni future. Dopodiché rispetto agli altri ci distinguiamo per le nostre abilità nel camouflage“, sottolinea Gjeci. Il camuffamento delle antenne si compie da molti anni, soprattutto in ambiente metropolitano. L’approccio più diffuso è quello di coprire i tralicci con quelli che alla vista sembrano comignoli. Dalla strada a volte, concentrando lo sguardo, si possono notare sui tetti di molti condomini; ancora più facile rilevarli dalle tangenziali sopraelevate che circondano le città. Towerlend spinge oltre il design, quando vi è richiesta.

“Un anno fa per un albergo a Jesolo, sia la proprietà che la soprintendenza alle belle arti, ci hanno dato direttive stringenti per l’installazione di una antenna. L’hotel era stato appena ristrutturato e non potevamo andare in contrasto con le geometrie stabilite dall’architetto. E così abbiamo ripreso i disegni della facciata. Il risultato è stato sbalorditivo e Iliad che non aveva altre opzioni ha ottenuto così un impianto a 300 metri dalla spiaggia”. In realtà oltre alla sfida estetica, Towerlend ha dovuto trovare un compromesso per realizzare una torre alta sette metri e mezzo e larga due metri e quaranta, esposta al vento e con spazi simili a quelli di un torrino dell’ascensore. “Lo ammetto, i margini economici si riducono quando siamo di fronte a qualcosa di così speciale. Ma noi siamo comunque quelli che chiami quando hai un problema che esula dalla normalità”.

Startup

La turbina per l’energia eolica che si adatta alla direzione del vento

22 Agosto 2022

Gli assi nella manica della startup sono quattro brevetti proprietari che hanno consentito di sviluppare un metodo che permette, rispetto a una struttura standard, di usare il 15% in meno di carpenteria metallica e di ridurre i tempi di installazione di circa il 18%. Senza contare le strutture autoportanti in cemento armato prefabbricato a supporto di torri con altezze variabili dai dai 25 ai 40 metri che si possono installare e rendere operative in due giorni. Non solo. I pannelli usati per i mascheramenti sono realizzati in un polimero per il 30% fatto di materiale riciclato, invece che la consueta vetroresina, che non può essere recuperata. 

Il salto quantico però si ha con l’impiego di una nuova vernice capace di catturare la CO2. “È una vernice ecosmog di Airlite, che abbiamo usato per un’antenna montata in un bosco tra Siena e Grosseto. In pratica è come avere quattro alberi perché assorbe l’inquinamento di 23 auto Euro 6. Nei primi 30 giorni ha assorbito circa 5,3 kg di CO2 e non sono stati emessi 57 kg di CO2 a differenza di una vernice normale”. La vernice è certificata per dieci anni, ma per far ripartire il processo di assorbimento basta intervenire ogni sette riverniciando. 

“Ma la vera rivoluzione è la capacità di accogliere più operatori e configurazioni all’interno di esse, il che garantisce meno impatto visivo per i cittadini e più efficienza per il sistema della telefonia. Senza dimenticare l’importanza dell’adeguamento sismico”, aggiunge Gjeci.  

La prossima sfida di Towerlend è quella di T-Lite, un palo di illuminazione per smart city che verrà presentato nel 2025. In pratica normalmente i comuni fanno allestire i lampioni esistenti con apparecchiature e sensoristica per attivare nuovi servizi, per lo più di monitoraggio. Nel caso del T-Lite invece si tratta di un lampione evoluto con tutta la componentistica integrata o integrabile riducendo al minimo l’impatto ambientale. Si pensi a telecamere, supporto mobile, sistemi per rilevare i cambiamenti climatici, domotica che garantisce grazie a pannelli solari il funzionamento di un impianto di illuminazione, ecc. “Un altro progetto lo stiamo portando avanti con un operatore spagnolo e riguarda, fra le cose, la realizzazione di un nuovo tipo di antenna con sistema eolico verticale integrato. Ma stiamo ancora sperimentando”, conclude Gjeci.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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