18 Aprile 2024

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    Le proteste per il clima: dai palazzi del potere ai musei

    Blocchi stradali, opere d’arte imbrattate, die-in e sit-in di piazza. Le proteste contro il cambiamento climatico attraversano l’Italia e scelgono diversi linguaggi pur di risvegliare le coscienze e richiamare l’attenzione sull’inazione dei governi. Dal 2019 a oggi Extinction Rebellion e Ultima Generazione hanno dato voce a queste proteste con attivisti che si sono messi in gioco, per eseguire performance, fremare il traffico, mettere in scena denunce e attaccare cartelli nei luoghi più impensabili. Per questo hanno affrontato processi e sollevato polemiche, pur continuando nella convinzione di prendere parte a movimenti dal basso che hanno la forza di riunire cittadini di ogni età per tentare di contrastare il cambiamento climatico, con ogni mezzo. LEGGI TUTTO

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    Domani i Fridays For Future tornano in piazza, primo sciopero per il clima del 2024

    I giovani del clima tornano in piazza per chiedere “resistenza”. Quella all'”aumento degli eventi estremi”, ma anche “all’ipocrisia del governo” e soprattutto “alla lobby dei combustibili fossili”. Una sola mobilitazione per una due giorni di sciopero per il clima organizzato da Fridays For Future in decine di piazze italiane il 19 aprile, con eventi previsti anche il 20. “Sono necessarie nuove lotte partigiane per fare una transizione a pianificazione partecipata e combattere gli interessi in campo.  Vogliamo ripartire dalle scuole con comunità energetiche ed efficientamento termico!” scrivono i ragazzi che in questo nuovo sciopero scenderanno in piazza anche “per la Palestina”.

    Scopo della manifestazione è ancora una volta “riprenderci il futuro”, puntualizzano da Fridays For Future, movimento che si batte per la giustizia climatica e contro la discriminazione e le ingiustizie sociali. “Torniamo in piazza – scrivono da FFF – contro gli interessi che ostacolano giustizia climatica e sociale inasprendo o generando instabilità e un conflitto mondiale a pezzi. Inoltre, chiederemo un immediato cessate il fuoco per la Palestina”. Dito puntato anche contro le scelte del governo Meloni. Come ha detto Martina Comparelli, attivista di Fridays For Future Milano, “gli interessi delle lobby fossili continuano a finanziare gli Stati responsabili di guerre, colonialismo e genocidi, come per esempio accade nel caso del Piano Mattei di ENI voluto dal governo Meloni”.In contemporanea, sempre il 19 aprile, ci sarà uno sciopero indetto dal sindacato SISA anche di tutto il personale docente, dirigente e ATA, sia di ruolo che precario, sia in Italia che all’estero. “Questo sciopero rappresenta un’importante mobilitazione nel settore dell’istruzione, sottolineando l’urgenza di affrontare le sfide attuali legate alla giustizia climatica e sociale anche nel contesto educativo” fanno sapere i docenti.

    Longform

    I nuovi ambientalisti

    di Benedetta Barone, Luca Cirese, Giacomo Talignani

    03 Marzo 2023

    Al centro dello sciopero climatico, infine, ci sarà ovviamente anche il tema della transizione ecologica. Per Michele Ghidini, attivista di Fridays For Future Brescia, “serve una spinta decisa verso l’uscita dal fossile: se vogliamo davvero rimanere i +1.5°C dobbiamo seguire le indicazioni che la scienza ci ha dato già da tempo. L’ultimo rapporto dell’Ipcc è chiaro: la transizione deve essere accelerata accompagnandola con misure di riduzione delle disuguaglianze come la cancellazione del debito”. Quello del 19 aprile è il primo sciopero per il clima del 2024 e si svolgerà in tutte le principali piazze italiane (qui l’elenco consultabile).

    Tanti e diversi gli approcci scelti dall'”onda verde” a seconda delle città. A Bari, nella Puglia che ospiterà il G7, una iniziativa dal titolo “Riprendiamoci il futuro!”. A Bergamo una merenda sociale per parlare di ecologia, a Cagliari un “corteo satirico organizzato insieme a Ultima Generazione”. Poi ovviamente i grandi cortei di Roma, Torino e Milano, mentre a Firenze è previsto un presidio sotto il consiglio della Regione Toscana. A Massa lo sciopero prenderà di mira la “cementificazione del parco degli Ulivi”, mentre a Pavia si terrà il 21 aprile un “corteo in bicicletta”, oltre che il consueto sciopero del venerdì. 

    19 e 20 aprile, cortei e iniziative:

    Bari: evento “Riprendiamoci il futuro!” @ Giardino Mimmo Bucci (tutto il giorno 9:30-21:30)
    Bergamo: 19 merenda sociale a tema ecologia con studentx (13.30 parco Suardi)
    Bologna: corteo il 19 alle 16 da parco don Bosco a piazza maggiore
    Brescia: corteo il 19 aprile, Piazzale Arnaldo ore 9
    Cagliari: corteo satirico organizzato insiema a Ultima Generazione Sardinnia il 19 aprile con concentramento in via Roma (Palazzo del Consiglio Regionale) dalle h 16.30
    Camagna Monferrato: ore 12 Belvedere Pio La Torre
    Catania: corteo il 19 Aprile da Piazza Roma ore 9:30
    Chieri: ore 8 davanti al Monti
    Cuneo, piazza Europa ore 10
    Firenze: ore 9:30 presidio sotto il consiglio della regione Toscana via Cavour 2, ore 17:30 critical mass da piazza della santissima Annunziata
    Genova: Piazza De Ferrari ore 10 corteo fino al parco giochi del Porto Antico  
    Gorizia: Piazza della Borsa ore 9
    Imperia: (GL Ventimiglia), manifestazione il 19 aprile, Largo Ghiglia ore 16
    Massa: ore 17, Parco degli Ulivi – sciopero globale e protesta contro cementificazione del parco
    Milano, corteo da Cairoli alle 09.30 il 19 Aprile. 20 Aprile corteo nazionale, ore 15 Palestro M1
    Modena – presidio in Piazza Matteotti 17:00
    Napoli: piazza Garibaldi ore 9:30
    Padova: ore 16:30 critical mass da parco Prandina, ore 18 corteo da palazzo Moroni
    Palermo: Politeama ore 9
    Pavia: corteo in bicicletta domenica 21 aprile alle 15.30 da Piazza della Vittoria verso le elezioni comunali. Il 19 aprile eventi nelle scuole
    Pesaro: corteo con i rappresentanti d’istituto di due scuole ora e luogo da definire
    Pisa: Piazza vittorio emanuele 14.30
    Roma: corteo da piazza della Repubblica ore 9:30
    Torino: corteo da Porta Nuova ore 9.30Trieste, corteo da Piazza della Borsa alle 9
    Trieste: corteo da Piazza della Borsa alle 9
    Venezia: 20 aprile
    Vercelli: ore 10 parco J.F. Kennedy (presidio)
    Vicenza, duomo di Schio, ore 17:30 LEGGI TUTTO

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    Batteri mangia petrolio, spiegato il processo che aiuta i mari in caso di sversamenti

    La Natura a volte è crudele, altre ci dà una mano, soprattutto dove l’uomo combina disastri. Prendiamo, per esempio, l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico, avvenuto nel 2010. L’equivalente di oltre tre milioni di barili di petrolio fu disperso in acqua, una catastrofe che sarebbe potuta essere ben peggiore se non ci fossero stati i miliardi di miliardi di microrganismi che hanno banchettato con gli idrocarburi fuoriusciti dal pozzo Macondo. Uno studio del 2018 ha calcolato che tra il 12 e il 25 per cento della fuoriuscita sia stato biodegradato dai batteri che si trovano naturalmente in mare. La biodegradazione è il principale meccanismo di rimozione dall’oceano del petrolio versato dalle attività antropiche. Tra le tecniche per rimediare alla catastrofe, non a caso, è stato utilizzato proprio questo approccio, facilitando con enzimi il proliferare della vita. La matematica e la fisica di tutto questo, le condizioni a cui è favorito il banchetto, erano però ancora nebulose. Un nuovo studio condotto da scienziati dell’Università di Torino e Genova, dell’Okinawa institute of science and technology e dell’Eth di Zurigo ha studiato come la turbolenza tra fluidi immiscibili favorisce la formazione di gocce sempre più piccole, accelerando il processo di biodegradazione.

    Scienza

    Trovati batteri che mangiano petrolio e diesel

    di Marco Tedesco

    22 Agosto 2021

     

    Acqua e petrolio

    Acqua e olio, si sa, non si mescolano. Se lasciati immobili, l’uno galleggia sopra l’altra (l’olio è più leggero dell’acqua) formando strati ben separati. Se invece li si agita, con un cucchiaino per esempio, si crea un’emulsione, una miscela temporanea in cui, più si crea turbolenza, più le gocce di olio disperse in acqua diventano piccole. Con il petrolio in mare accade la stessa cosa, anche acqua e petrolio sono fluidi immiscibili, la loro tensione superficiale impedisce la miscelazione a livello molecolare. Sgorgando dagli abissi, il petrolio deve risalire per chilometri ma siccome non si scioglie in acqua, si produce in forme, spire e volute penetrando il liquido più denso mentre si fa strada verso la superficie. Il processo con cui accade prende il nome di “instabilità di Rayleigh-Taylor” (lo stesso fenomeno che plasma le nuvole a fungo delle eruzioni vulcaniche e di un’esplosione nucleare): una turbolenza la cui dinamica è stata calcolata e spiegata nello studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National academy of sciences.

    Goccioline ‘fast food’

    È questa turbolenza a creare l’emulsione e a favorire migliori condizioni per i batteri che pasteggiano con le gocce di petrolio. I microrganismi aerobici, infatti, non riescono a penetrare all’interno della goccia, ma ne colonizzano la superficie: “La turbolenza aumenta l’interfaccia olio-acqua disponibile per la colonizzazione batterica – si legge nello studio – rompendo la massa di olio in goccioline, la distribuzione delle dimensioni delle goccioline ha un impatto importante sul tasso di incontro con i batteri e quindi, in ultima analisi, sul tasso di degradazione”.

    Il punto

    Petrolio e altri veleni in mare: i peggiori disastri causati dall’uomo

    di Giacomo Talignani

    03 Giugno 2021

    Un fenomeno che si manifesta anche molto più vicino al pelo dell’acqua, infatti “la turbolenza RT può determinare le dimensioni e la distribuzione delle chiazze di petrolio sulla superficie dell’oceano, poiché l’instabilità RT si verifica anche quando le onde rovesciano l’interfaccia olio-acqua. In entrambi i casi, una comprensione affidabile della dinamica dell’interfaccia olio-acqua è fondamentale per prevedere la biodegradazione del petrolio”, aggiungono gli scienziati nel paper.

    La matematica e gli esperimenti

    Fisici ed esperti di fluidodinamica hanno elaborato un modello matematico nel centro di Okinawa e lo hanno messo alla prova nelle simulazioni di laboratorio all’Eth, il Politecnico federale di Zurigo, osservando il processo della compenetrazione dei fluidi separando petrolio (sul fondo) e l’acqua in superficie, e poi rimuovendo la membrana. “Anche se la prima teoria fenomenologica che descrive questo processo di miscelamento è stata derivata molti anni fa, è rimasta sfuggente alla verifica numerica e sperimentale, ostacolando la nostra capacità di prevedere in modo preciso la dinamica in applicazioni come gli sversamenti in acque profonde – osserva Guido Boffetta del dipartimento di Fisica dell’Università di Torino – qui forniamo la prima verifica sperimentale e numerica della teoria della turbolenza immiscibile RT, svelando le proprietà dello stato turbolento che si origina all’interfaccia olio-acqua”.

    Oltre ad avere applicazioni future in molti campi della fisica e dell’ingegneria, i ricercatori hanno messo a punto uno strumento utile per valutare le condizioni in cui si troveranno ad agire colonie di batteri nel caso di futuri sversamenti: “Si dovrebbe prendere in considerazione l’intero processo di emulsionamento che si verifica negli sversamenti in acque profonde o indotto dal ribaltamento ondoso dell’interfaccia olio-acqua in una turbolenza superficiale di RT immiscibile, piuttosto che la sola fase di instabilità iniziale come è stato fatto finora. I tempi di biodegradazione stimati con il primo approccio rispetto al secondo possono portare a tempi di biodegradazione molto diversi e, di conseguenza, a risultati di valutazione dell’impatto ambientale” si legge nelle conclusioni. LEGGI TUTTO