1 Aprile 2024

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    Virus, sono di più quelli trasmessi dagli umani agli animali che il contrario

    Con l’inizio della pandemia da Covid-19 abbiamo tutti più o meno acquisito familiarità con il concetto di spillover, ossia il “traboccamento” (traduzione letterale) di un certo patogeno dal proprio serbatoio naturale verso un nuovo ospite. In altre parole, il cosiddetto salto di specie, che ci siamo anche abituati ad immaginare in un solo senso: dagli animali verso l’essere umano e non il contrario. Ma uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution sembra ribaltare questa prospettiva. Dalla ricostruzione della storia evolutiva di 32 famiglie di virus è infatti emerso che i casi di antroponosi, in cui il virus si diffonde dagli esseri umani verso altri animali, sono circa il doppio rispetto a quelli di zoonosi, in cui invece il virus segue la traiettoria opposta. 

    “Dovremmo considerare gli esseri umani come uno dei nodi nel vasto network di ospiti che si scambiano continuamente patogeni, più che come un bacino di raccolta di microbi zoontici”, sottolinea François Balloux, co-autore dello studio e docente presso il Genetics Institute dello University College di Londra (UCL). Per lo studio, il gruppo di ricercatori ha analizzato circa 12 milioni di genomi virali depositati in database pubblici, a partire dai quali è stato possibile ricostruire la storia evolutiva e i salti di specie relativi a 32 famiglie di virus. Le analisi hanno inoltre permesso di individuare le mutazioni acquisite a seguito degli eventi di spillover. 

    Lo studio

    Negli ultimi vent’anni la crisi del clima ha causato 4 milioni di morti

    di Giacomo Talignani

    31 Gennaio 2024

    I ricercatori hanno osservato che, mediamente, le probabilità di mutazioni aumentano per quei virus che nella loro storia evolutiva hanno effettuato almeno un salto di specie, a differenza di quelli che hanno continuato ad evolversi all’interno dello stesso ospite. Fatto comprensibile anche a livello intuitivo, data la probabile necessità di adattamento al nuovo contesto. Allo stesso tempo, dalle analisi è emerso che i virus che di base infettano molte specie diverse hanno una minore necessità di adattamento (ovvero di andare incontro a mutazioni) quando compiono un salto di specie, ossia quando iniziano ad infettare un ospite diverso da quelli che già infettavano prima. È possibile, ipotizzano gli autori dello studio, che i virus che già di per sé infettano molte specie diverse possiedano intrinsecamente delle caratteristiche che gli conferiscono questa abilità senza dover andare incontro a ulteriori adattamenti.Come anticipato, è poi emerso che, al contrario di quello che si è portati a pensare, i salti di specie dall’essere umano verso gli altri animali sono addirittura più frequenti del contrario. Fatto che è decisamente degno di attenzione: “Quando gli animali contraggono virus dagli umani, questo può non solo arrecare danno all’animale e potenzialmente rappresentare una minaccia per la conservazione della specie, ma può anche causare nuovi problemi per gli umani, incidendo sulla sicurezza alimentare se un elevato numero di animali da allevamento deve essere abbattuto per prevenire un’epidemia”, spiega Cedric Tan, primo autore dello studio e dottorando presso il Genetics Institute e il Francis Crick Institute di UCL. “Inoltre – prosegue il ricercatore -, se un virus portato dagli esseri umani infetta una nuova specie animale, il virus può continuare a prosperare anche se eradicato fra gli umani, o addirittura evolvere nuovi adattamenti prima di finire ad infettare ancora una volta gli esseri umani”. 

    Oceani

    Un virus da record scoperto nelle profondità della fossa delle Marianne

    di Simone Valesini

    06 Ottobre 2023

    Secondo gli autori della ricerca, studiare come i virus evolvono, specialmente dopo aver effettuato un salto di specie, è fondamentale per comprendere sempre meglio il modo in cui nuove malattie virali emergono e diventano pericolose per gli umani o per gli animali. E, in effetti, sembra che ci sa ancora molto da imparare. Lo studio ha infatti messo in luce che molte delle mutazioni associate allo spillover non riguardano necessariamente le proteine virali coinvolte nel processo di fusione con la cellula d’ospite – come l’ormai ben nota proteina spike del SARS-CoV-2. Questo indica che il processo di adattamento del virus al nuovo ospite è probabilmente più complesso di quello che pensiamo e deve ancora essere compreso fino in fondo. “Monitorando la trasmissione dei virus tra animali ed esseri umani, in entrambe le direzioni – conclude Balloux -, possiamo comprendere meglio l’evoluzione virale e, auspicabilmente, essere più preparati a futuri focolai ed epidemie di nuove malattie, favorendo al contempo gli sforzi di conservazione”. LEGGI TUTTO

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    “Nel giardino il romanticismo che ci serve per combattere la crisi del clima”

    Maurizio Zarpellon lo dice con quella voce pacata che fa pensare alla contemplazione di un bel giardino profumato, capace di parlare alla mente e al cuore, ma si sente che quanto afferma è più di una constatazione, è il rivendicare un ruolo: “Il giardiniere professionale sarà sempre più il guerriero in prima fila che dovrà battersi per contrastare il cambio climatico, perché ha i mezzi per portarci a condizioni almeno accettabili sui nostri piccoli pezzi di terra”.

    È anche su riflessioni intorno alla nuova sensibilità ambientale che ruota il suo libro Anime da giardino (Gribaudo, euro 16,90) “un viaggio nel giardino della passione e del sentimento”. Il testo del garden designer Zarpellon sta bene sul comodino come quelli di poesia, da riprendere in mano di tanto in tanto, come su un tavolaccio all’aperto, usato come manuale d’istruzioni. LEGGI TUTTO