Agosto 2024

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    Andrea Manti, il prof che aiuta i precari a trovare la cattedra tra algoritmo, graduatorie e chiamate

    La guida allo shopping del Gruppo Gedi

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    Ola Maciejewska, la performer che racconta il cambiamento climatico

    “Noi artisti abbiamo il dovere di prendere posizione nella lotta contro la devastazione ecologica globale: cambiamento climatico è una definizione ormai insufficiente, stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa. E non siamo i soli a dover dire e fare qualcosa: gli squilibri naturali in atto toccano tutti. Un giorno, nessuno potrà dire che non sapevamo quello a cui andavamo incontro”.

    Ola Maciejewska  LEGGI TUTTO

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    La mia dieta anti-spreco con il cibo invenduto

    Ora che ho superato anche la prova – oggettivamente ardua – di Ferragosto, lo posso dire: ho mangiato per una settimana solo con cibo destinato alla discarica. Non fraintendetemi. Non era affatto cibo-spazzatura, quello lo servono in certi fast food che non si curano del nostro colesterolo né del fegato grosso. Si è trattato sempre di cibo ancora buonissimo ma – attenzione – solo per un giorno o due, più spesso solo per qualche ora. Un cibo-Cenerentola, da consumare prima di una ipotetica mezzanotte. Ho mangiato a volte anche molto bene, spesso condividendo i pasti con la mia mamma; e ho speso, in tutto, 30 euro e 93 centesimi. In sette giorni.

    Troppo buono per buttarlo
    Il vero obiettivo di questo esperimento non era però, o almeno, non dovrebbe essere, il risparmio quotidiano, che pure è clamoroso; è aver contribuito in maniera piccola ma significativa a ridurre una delle piaghe del nostro tempo: lo spreco alimentare, il cibo buono che ogni giorno, per vari motivi, finisce nella spazzatura facendo crescere le emissioni di anidride carbonica che sono la causa principale del riscaldamento globale. I dati dicono che lo spreco alimentare è responsabile del 6 per cento delle emissioni globali di C02; se lo spreco fosse un paese, soltanto Stati Uniti e Cina emetterebbero di più. Insomma, nei giorni scorsi mi sono nutrito più che decorosamente, ma stavo anche facendo la mia parte contro il riscaldamento globale.

    Un gioco di parole per rimettere in circolo il cibo
    L’idea mi è venuta leggendo una storia del Washington Post. Titolo: “Così ho dato da mangiare per giorni alla mia famiglia con cibo destinato ad essere buttato”. Una bella storia che racconta il decollo, negli Stati Uniti, di una app che ormai esiste da qualche anno: Too Good To Go. Un gioco di parole che vuol dire: (questo cibo) è ancora troppo buono per essere buttato. La startup nasce in Danimarca nel 2015: erano gli anni in cui nel mondo si era affermata l’idea che ci potesse essere una app per tutto e che molti problemi potessero essere risolti meglio da una rete di persone con uno smartphone a disposizione. Erano gli anni insomma della sharing economy, l’economia della condivisione, quando un gruppo di giovani sognatori (Thomas Bjørn Momsen, Stian Olesen, Klaus Bagge Pedersen, Adam Sigbrand and Brian Christensen) lancia una app per connettere i ristoranti ed i mercati con chi è disposto ad andarsi a prendere il cibo avanzato, ma ancora buono, in certi orari, a fine turno. Il successo è immediato, di critica non di profitti, per quelli i fondatori dovranno attendere il 2023; ma così funzionano le startup in fase di lancio, conta soprattutto far crescere gli utenti; e così Too Good To Go rapidamente scala in diversi paesi europei e dal 2020 negli Stati Uniti.

    Ecco come è andata
    Quando ho letto la storia del Washington Post ho pensato: facile farlo in America, chissà da noi. E ho cercato invano qualcuno che volesse fare un test per una settimana in una grande città italiana ad agosto. Ma poi ho capito che quel qualcuno ero io: solo a Roma, in piena estate, senza dover spiegare a nessuno “perché oggi invece di fare la spesa andiamo in cerca di cibo avanzato”. Ho scaricato la app, creato un profilo e il test è iniziato. Ecco com’è andata.

    Primo giorno: 4,99 euro LEGGI TUTTO

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    La App che aiuta l’ambiente eliminando gli scontrini cartacei

    A quanti di noi sarà capitato di perdere uno scontrino? Di cercarlo nelle tasche oppure nei meandri della borsa, senza trovarlo? A molti, forse troppi. Fastidiosi quando riempiono le tasche, ma spesso utili per cambiare la taglia di un articolo, senz’altro difficili da smaltire. A superare il problema degli scontrini di carta arriva in aiuto la startup toscana Recivu, con l’obiettivo principale di eliminare lo spreco dei foglietti delle ricevute di pagamento. Nata a metà del 2023 a Scandicci (Firenze), dall’idea di Dariush Haghighi Tajvar, trentenne, attuale amministratore delegato, questa startup innovativa fa leva sul digitale per ridurre l’impatto ambientale.

    Lo scopo di Recivu, che ha come mantra “paperless is more”, è quello di eliminare il consumo di carta per la stampa di scontrini, offrendo un sistema di invio e conservazione digitale automatica, con l’obbiettivo di trasformare ciò che prima era un semplice rifiuto in uno strumento utile per poter ottimizzare l’esperienza dei clienti. “Recivu nasce con la missione di ridurre l’impatto ambientale, ma l’idea la devo ad una ex fidanzata che mi rimproverava spesso di non riuscire a conservare gli scontrini per fare i resi e per indicare le spese mediche nella dichiarazione dei redditi”, racconta, Dariush Haghighi, fondatore di Recivu, con già una exit alle spalle.

    Il risultato è una startup che incoraggia a collezionare scontrini digitali all’interno di una app tramite partership con le “aziende di cassa” che gestiscono i servizi di pagamento elettronico ai commercianti. Nel dettaglio, si tratta di una app per smartphone, che permette l’archiviazione digitale degli scontrini senza dover fornire dati in cassa, e soprattutto senza più il pericolo di perdere scontrini importanti per resi, garanzie e dichiarazioni dei redditi.

    Eliminare gli scontrini di carta con una App
    Recivu si pone come obiettivo di ridurre, entro il 2026, 3 miliardi di scontrini stampati per la corrispettiva riduzione di 8 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2. E lo fa grazie ad un sistema di invio e conservazione digitale automatica. “I modelli di cassa si basano su sistemi chiusi, sviluppati internamente – precisa Haghighi – Recivu ha provato a superare questa barriera tecnologica sviluppando un prodotto molto semplice con API che possano essere installati con grande facilità nei registratori di cassa, la nostra abilità è stata quella di riuscire a chiudere accordi commerciali che permettano alle aziende di cassa di dividere i profitti di Recivu che può vendere il suo servizio alla rete dei loro commercianti”.

    Gli esercenti che accettano di installare l’app Recivu vedranno dimezzare il costo speso per la carta degli scontrini (l’acquisto di carta termica costa in media ai commercianti circa 100 euro al mese) e potranno contare su una serie di informazioni sui clienti che permetta loro di analizzare le abitudini di acquisto, definire meglio i target di utenti per attività di social advertising e avere un contatto diretto con la clientela. “La nostra priorità è stata assumere un Data protection officer (Dpo) per lavorare nel pieno rispetto della privacy e delle normative sulla protezione dei dati, come il General data protection regulation (Gdpr) nell’Unione Europea”.

    Come funziona il servizio tech
    Al momento dell’acquisto, davanti al registratore di cassa, troverete un cartone di cellulosa riciclata con indicato il qrcode (in inchiostro ecologico). Basta scansionarlo per ricevere lo scontrino in formato digitale sulla propria app e conservarlo. La app consente anche di inoltrare le spese al commercialista o anche di produrre scontrini cortesia per i regali da consegnare. L’obiettivo di Recivu a medio termine (entro i prossimi due anni) è collegare la app con i sistemi di pagamento online delle banche, superando anche la fase di scansione del qrcode.

    La startup Recivu, ha vinto il premio GoBeyond, la piattaforma di innovazione responsabile di Sisal, durante DigithON 2023. L’azienda è stata premiata con una menzione speciale del valore di mille euro. Tra le motivazioni che hanno spinto GoBeyond a scegliere Recivu c’è l’impegno per la sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale. Non solo, Recivu è stata da poco selezionata per partecipare all’ultima edizione del programma di accelerazione Hubble con Fondazione Cr Firenze e Nana Bianca. LEGGI TUTTO

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    Licypriya Kangujam, la giovanissima attivista indiana riconosciuta tra gli eco-eroi del pianeta

    Ha solo 12 anni, ma Licypriya Kangujam si batte per i cambiamenti climatici da quando ne aveva sei. Ora la giovanissima attivista climatica indiana è una delle vincitrici dell’International Young Eco Hero Award 2024 per la fascia d’età 8-12 anni. Il premio, che include un riconoscimento in denaro, viene assegnato ogni anno a giovani studenti di tutto il mondo che hanno dimostrato una leadership e una dedizione eccezionali nell’affrontare le sfide ambientali critiche. Così l’impegno costante di Licypriya nella lotta all’inquinamento da plastica e nella promozione dell’educazione al clima ha colpito i membri della giuria che le hanno assegnato il prestigioso riconoscimento internazionale.

    Ambiente

    Hawaii, 13 adolescenti impongono al governo la decarbonizzazione dei trasporti

    di Giacomo Talignani

    22 Giugno 2024

    La lotta alla plastica monouso
    A convincerli è stato il suo progetto “Plastic Money Shop” lanciato dall’attivista nel 2022. Un’iniziativa innovativa: si tratta di un negozio mobile alimentato ad energia solare in cui le persone sono incoraggiate a portare articoli di plastica monouso da scambiare con beni essenziali come riso gratuito, articoli di cancelleria o piante. La plastica raccolta viene poi riciclata in modo ecologico riducendo gli sprechi e promuovendo pratiche sostenibili. Licypriya infatti ritiene che “l’inquinamento da plastica sia diventato la nuova normalità”.

    Il “Child Movement”
    La sua dedizione alla giustizia ambientale si estende anche alla sua campagna “Child Movement”, che incoraggia i bambini a unirsi alla lotta contro il cambiamento climatico compiendo azioni concrete. Per questo ha avviato campagne di piantumazione di alberi e programmi educativi sul cambiamento climatico, mentre sostiene il suo governo per politiche più pulite per aria e acqua. “Ogni bambino può guidare il cambiamento”, ha dichiarato “per questo vogliamo lavorare insieme per un futuro sostenibile”. É sua la proposta di inserire l’eduzione alla tutela ambientale nei corsi di studio nelle scuole di tutto il mondo.
    I giovani eco eroi del pianeta
    “Siamo incredibilmente orgogliosi di onorare questi giovani eco-eroi che stanno guidando in modo significativo il cambiamento in tutto il pianeta” ha dichiarato Beryl Kay, presidente di Action for Nature. “Dalla lotta all’inquinamento dalla plastica, alla protezione della barriera corallina, la protezione dei delfini, la ricerca sulle api mellifere e la cattura della pioggia: questi straordinari giovani attivisti e gli scienziati stanno aprendo la strada con soluzioni innovative e stimolanti per la grandi sfide ambientali diventate così urgenti”.

    Le trattative

    Cop28, nella nuova bozza di accordo salta l’uscita dai fossili. Ma ora iniziano le trattative

    di Luca Fraioli

    11 Dicembre 2023

    Giovanissima Licypriya Kangjam (nata nel 2011) è diventata nota in tutto il mondo dopo aver preso parte soli alla conferenza Onu sul clima Cop25 a Madrid insieme a Greta Thunberg. Ad oggi è la più giovane speaker mai intervenuta all’Onu. Per il suo impegno verso l’ambiente ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il World Children Peace Prize e l’India Peace Prize. Ad “illuminarla” sui pericoli di cambi climatici e inquinamento con tutti i rischi per lo sviluppo dei bambini sono stati proprio gli interventi degli scienziati ascoltati durante una conferenza Onu di ministri dell’Ambiente in Mongolia, dove la portò il padre all’inizio del 2018. Tornò a casa e fondò il “Movimento dei bambini” guidando un piccolo corteo con slogan e cartelli scritti a pennarello nelle strade di Delhi invece dallo smog che la rendono da anni una delle città più inquinate del mondo. “Ho abbandonato la scuola – scrisse in un tweet virale – dal febbraio 2019 (prima dell’esame finale di 1° grado) quando avevo solo 7 anni a causa delle mie proteste ogni settimana davanti al Parlamento indiano”.
    Sempre lei rese popolarissimo il famoso zainetto trasparente con dentro una pianta capace di assorbire carbonio e produrre ossigeno da “respirare” grazie a un tubo connesso a una mascherina di plastica sul tipo di quelle ormai diffusissime per proteggere dal Covid. Le immagini di Lycipryia nelle strade di Delhi con in spalla l’invenzione – suggerita da un medico suo ammiratore – fecero il giro dei media nazionali.

    L’impegno non è passato inosservato
    Ha incontrato leader mondiali e parlato in numerose istituzioni in oltre 32 paesi, amplificando le voci dei giovani persone nella conversazione globale sul clima. “La storia di Licypriya Kangujam è una testimonianza del potere della passione, della determinazione e la fede incrollabile in un futuro migliore – hanno scritto gli organizzatori del Premio – la sua dedizione alla giustizia ambientale e La sua capacità di ispirare gli altri la rende una vera eco-eroina e un modello per i giovani mondiale”. Il premio sarà consegnato a Licypriya LIVE il 24 agosto LEGGI TUTTO

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    La buddleja: come coltivarla, cura, fioritura e potatura

    La buddleja è un genere di arbusto che appartiene alla famiglia delle buddlejacee, al cui interno si trovano numerose specie. Quella più diffusa nel nostro paese è la buddleja davidii, che con i suoi caratteristici fiori lilla possiamo trovare in tante aree settentrionali. La buddleja raggiunge un’altezza compresa tra i 3-5 metri e si caratterizza per le sue foglie caduche, dalla forma lanceolata, con dei peli sul lato inferiore. Originaria del sud-ovest della Cina e Tibet, dove la troviamo negli altipiani, la buddleja è conosciuta anche come “lillà dell’estate” o “arbusto delle farfalle”.

    La buddleja è invasiva?
    In alcuni paesi europei, la buddleja è ritenuta un genere particolarmente invasivo. L’arbusto non incontra difficoltà nella diffusione, soprattutto a ridosso dei fiumi, grazie in particolare alla fioritura abbondante. L’infiorescenza assicura infatti la dispersione di una quantità molto importante di semi – compresa tra diverse centinaia di migliaia ed alcuni milioni – che germinano senza difficoltà particolari. Per evitare questo problema, possiamo monitorare la fioritura e, all’occorrenza, eliminare le “pannocchie” prima che compaiano i semi.

    Coltivare la buddleja in vaso
    Possiamo coltivare l’arbusto delle farfalle anche in vaso, a patto di scegliere un contenitore di almeno 40 centimetri di diametro.

    L’esposizione consigliata per la buddleja
    La posizione ideale per mettere a dimora la buddleja è nei luoghi molto luminosi, dove la pianta può trovare l’esposizione in pieno sole per gran parte della giornata. L’arbusto si adatta comunque a crescere senza problemi anche in penombra. La rusticità della buddleja ci consente di coltivarla anche nelle aree dal clima più rigido: può sopportare infatti fino a -20 gradi. In alcuni casi, il freddo intenso e prolungato può comportare il disseccamento della parte aerea. Ciò nonostante, l’arbusto riprende a vegetare regolarmente nel periodo primaverile.

    La fioritura della buddleja
    L’arbusto della buddleja regala una fioritura particolarmente ricca che giunge al culmine nel cuore del periodo estivo. I fiori si contraddistinguono per il loro colore viola di tonalità chiara o più intensa, a seconda della specie. Alcune cultivar di buddleja producono invece una fioritura di colore bianco. I fiori hanno l’aspetto di una sottile pannocchia, ricchissima di tantissime piccole infiorescenze, nonché un profumo che ricorda quello del miele. A causa di questa caratteristica, la pianta è in grado di attirare tantissime farfalle: questo è anche il motivo per il quale è nota come “arbusto delle farfalle”.

    Il terreno per la coltivazione della buddleja
    Si tratta di un arbusto che non è particolarmente esigente per quanto riguarda le caratteristiche del terreno. In natura, la troviamo a ridosso dei fiumi, in terreni rocciosi o addirittura lungo le linee ferroviarie. Per una coltivazione ottimale, però, dovremmo preferire i terreni che non sono troppo pesanti, giacché l’arbusto può soffrire a causa del ristagno idrico. Al terriccio possiamo quindi aggiungere del materiale che favorisca il drenaggio e la traspirazione, come ad esempio la perlite. Il momento migliore per la messa a dimora è nel periodo tardo autunnale.

    L’innaffiatura e la concimazione della buddleja
    Soprattutto nella fase che segue la messa a dimora, dobbiamo annaffiare in modo regolare la nostra buddleja, tra le 2-3 volte alla settimana. Gli esemplari un po’ più adulti richiedono invece una minor frequenza di irrigazione, salvo nei periodi siccitosi prolungati. In questi casi, ricordiamoci di innaffiare l’arbusto con una cadenza settimanale. Possiamo concimare la buddleja in primavera e in autunno, distribuendo del concime organico alla base della pianta. In alternativa, possiamo utilizzare anche del concime organico a lento rilascio per favorire la fioritura, oppure, aggiungere del fertilizzante liquido all’acqua dell’innaffiatura due volte al mese.

    Quando eseguire la potatura della buddleja
    Il periodo dell’anno più indicato per potare la buddleja è durante la seconda metà dell’inverno e, più precisamente, tra i mesi di febbraio e marzo. Di solito, la potatura si concentra sui rami esterni che si sono sviluppati durante l’anno prima, riducendoli ad un’altezza di circa una spanna. Anche tutti i rami troppo fragili possono essere asportati, in modo tale da dare vigore alla pianta. È anche possibile sfoltire la parte centrale, soprattutto per arieggiare correttamente l’arbusto. In questo modo, la buddleja ritroverà il miglior slancio per la sua crescita.

    Le avversità che possono colpire la buddleja
    La buddleja è una pianta che si contraddistingue per una buona rusticità ed è difficile che possa essere colpita dalle avversità. In rari casi, le foglie possono essere attaccate dagli afidi: in questo caso, è possibile ricorrere ad un rimedio naturale, come ad esempio del macerato di ortica. Con terreni particolarmente pesanti, alcune specie di buddleja possono essere colpite a livello radicale da parte dal fungo della phytophthora: in questo caso è possibile eseguire un trattamento con fungicida. LEGGI TUTTO

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    Le vacanze sostenibili? In camper

    La vacanza in camper è amica dell’ambiente. Lo conferma la recente ricerca Turismo in camper, impatto economico ambientale del camperista realizzata da Ergo, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con Caravanbacci, rivenditore di van a Lavoria, nella provincia pisana. L’indagine, che ha coinvolto 1.958 partecipanti, si è svolta da agosto 2022 ad aprile 2023 sulla base di un questionario online.

    Meno emissioni e risparmio di acqua
    Adatto soprattutto per famiglie e gruppi di amici, il camper è l’emblema del turismo sostenibile. Secondo lo studio, l’efficienza energetica viene massimizzata con quattro o cinque passeggeri a bordo, anche se si ottengono benefici ambientali con qualsiasi equipaggio. In particolare, il van ha un impatto inferiore del 70% sulle emissioni di anidride carbonica, inferiore del 64% sul consumo di risorse fossili, inferiore del 73% sull’uso di acqua rispetto alla vacanza tradizionale in auto e hotel, la quale incide al 100% su tutte le voci considerate.

    A pesare su quest’ultima percentuale sono vari fattori: le notti in albergo per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica (42%) e l’uso di combustibili fossili (46%); i pasti al bar o al ristorante per quanto concerne le risorse idriche (72%); l’automobile per le emissioni di particolato nell’aria (43%). “Chi sceglie il camper sposa volentieri l’idea di un viaggio ecologico adottando anche corrette abitudini quotidiane, come il riciclo dei rifiuti, l’impiego di pannelli fotovoltaici, l’eliminazione di materiali usa e getta”, spiega Paolo Bacci, titolare di Caravanbacci.

    L’identikit del camperista
    Il report traccia anche il profilo del camperista, che in media si concede una vacanza di 15 giorni, durante i quali percorre oltre 2.300 chilometri, con una spesa media giornaliera per persona di 97,80 euro. Di solito organizza il viaggio circa un mese prima (40%), informandosi soprattutto tramite ricerche online (69%). Si tratta di un turista che ama la natura, che si reca al mare e in montagna (57%) o in piccoli borghi (21%), principalmente in Italia (72%). Una volta parcheggiato il veicolo, si sposta a piedi o in bicicletta. Viaggia soprattutto durante l’estate optando per campeggio (38%), aree di sosta (34%), sosta libera (23%), agricampeggio (5%). Consuma un pasto su tre fuori dal camper, frequentando soprattutto ristoranti tipici. Compra, inoltre, molto spesso prodotti enogastronomici locali (91% degli acquisti).“I camperisti amano poter scegliere dove e quanto fermarsi, cambiando i programmi senza avere mete prestabilite, ma andando alla scoperta dei territori e delle comunità”, commenta Ester Bordino, presidente di Assocamp.

    Dal cambio automatico alla lavastoviglie
    Dal canto loro, i camper sono sempre più moderni e confortevoli. Dal punto di vista automobilistico, vantano innovazioni nel motore, sistemi avanzati di assistenza alla guida, cambio automatico. E anche dal punto di vista abitativo hanno compiuto molti passi avanti. I modelli più recenti sono, infatti, dotati di ogni comodità: materassi con zone di portanza differenziate, tessuti antimacchia, cabine doccia di alta qualità, letti a scomparsa, superfici realizzate con materiali antigraffio, un’ottima coibentazione. E ancora, frigoriferi con freezer separato, piani di cottura a quattro fuochi, forni a gas con grill, forno a microonde e perfino piccole lavastoviglie. Al top anche connettività e tecnologia.

    Turismo open air in crescita
    Sarà anche grazie a queste innovazioni che il turismo in camper nel nostro Paese gode di ottima salute. Secondo la quarta edizione dell’Osservatorio del turismo outdoor, nell’estate 2024 (da giugno a settembre) sono previsti 56,5 milioni di presenze, di cui circa 30 milioni provenienti dall’estero (53%).
    Non a caso, i camper immatricolati in Europa sono sempre di più: nel secondo semestre del 2023 le immatricolazioni sono aumentate del 19,20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre da settembre 2023 a fine febbraio 2024 l’incremento è stato del 24,95%.
    Numeri positivi, anche in vista della 15? edizione del Salone del camper, che si terrà dal 14 al 22 settembre 2024 alle Fiere di Parma. Uno degli appuntamenti più importanti per il settore (primo in Italia e secondo in Europa), che nel 2023 ha registrato oltre 100mila visitatori, 600 veicoli esposti e più di 70 eventi. LEGGI TUTTO

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    In montagna con il cane: una guida per partire preparati

    Arriva per molti il momento di andare in vacanza, magari salendo di quota per trovare riparo dalla calura: se abbiamo un cane e ci piace camminare, quali sono gli aspetti a cui prestare attenzione per non nuocere al nostro amico e nemmeno alla natura?
    Innanzitutto è importante informarsi e pianificare bene il tragitto: è chiaro che non si può percorrere una via ferrata, ma bisogna avere cautela anche nel caso di sentieri troppo esposti o con passaggi sulla roccia, per non metterlo in pericolo. Proprio come noi, poi, hanno bisogno di allenamento: meglio abituarli gradualmente partendo da percorsi semplici e stare attenti ai segni di stanchezza. Prima di partire chiediamo al nostro veterinario se ci siano particolari accorgimenti da seguire, legati alla razza, all’età o alle condizioni di salute del nostro cane, oppure un consiglio per eventuali antiparassitari o vaccini che potrebbero servire per la zona che vogliamo visitare.

    Incontra due cani randagi in spiaggia in Grecia e la sua vacanza prende tutta un altro significato

    di Isabella Amato

    11 Agosto 2024

    Mai senza ciotola e borraccia

    La cosa più importante da portare con noi è senz’altro l’acqua, con una ciotola o una borraccia dispenser, da offrire frequentemente. Meglio comunque scegliere le ore più fresche e ricordiamoci che i cani fanno più fatica di noi a disperdere il calore. Ruscelli e abbeveratoi, anche se invitanti, potrebbero essere contaminati da batteri problematici per l’apparato gastrointestinale del cane. Non dimentichiamoci i sacchetti per raccogliere i suoi bisogni: pensare che un po’ di concime faccia poco male non è corretto. I propri animali, anche se vaccinati, potrebbero trasmettere malattie alle specie selvatiche – contagio che può avvenire anche in senso contrario, quindi prestiamo attenzione. Non uniamoci al comportamento dilagante, per quanto insensato, di abbandonare i sacchetti chiusi sui sentieri: il fatto che alcuni siano biodegradabili non implica che il processo di decomposizione sia rapido o completo, né che questo avvenga in qualsiasi condizione e senza lasciare residui nocivi. Cibo e snack, oltre a un kit di primo soccorso, possono essere senz’altro utili. Sugli impianti di risalita e in alcuni rifugi può essere obbligatoria la museruola, quindi meglio portarla con sé se richiesto dal nostro itinerario. LEGGI TUTTO