Agosto 2024

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    A Cervia una settimana per salvare le api

    Per i benefici che dà alla salute lo chiamano “oro giallo”: perché il miele è ricco di sostanze antiossidanti che aiutano a contrastare l’invecchiamento prematuro, accelera il metabolismo e aiuta a bruciare i grassi aiutando a controllare i livelli di colesterolo, ha comprovate proprietà antisettiche e antiinfiammatorie, se applicato alla pelle è un rimedio naturale contro ustioni, abrasioni e ferite lievi, oltre a contribuire a mantenerla idratata e a proteggerla da freddo, vento e smog. Ma come se tutto questo non bastasse, i laboriosi insetti che lo producono sono anche importanti sentinelle dell’ambiente, nella loro qualità di principali impollinatori e come componenti essenziali della catena della vita.

    “Aiutateci a salvare le api” è infatti il tema dell’edizione 2024 di “Una settimana dolce come il miele”, manifestazione che si tiene a Cervia fino al 28 agosto, giunta alla sua 38esima edizione. Un programma fatto di presentazioni di libri come “Ape, amica mia” (Edizioni Sassi), laboratori per bambini e adulti, degustazioni di mieli di ogni tipo, spettacoli, mercatini, con il suo fulcro nella dimostrazione della smielatura, ovvero dell’antico rito dell’estrazione del miele dei favi. Al centro di tutta la rassegna nella nota stazione balneare romagnola, a cui partecipano apicoltori, produttori, erboristi, esperti assaggiatori, chef e gourmet, ci sono il miele e la sua cultura, con particolare rilievo per la salvaguardia delle api: viste appunto come uno strumento fondamentale per la difesa dell’ambiente.

    Un appuntamento che non per caso si svolge a Cervia: perché la Romagna è una delle regioni italiane in cui storicamente si produce più miele, dove oggi operano numerosi apicoltori noti in tutto il territorio nazionale. Soltanto in provincia di Ravenna ce ne sono più di 500 e fra quelli che più si adoperano per difendere le api, per sottolinearne l’importanza sia come creatrici di un alimento chiave. sia come protettrici dell’habitat naturale, c’è Cesare Brusi, la cui famiglia lavora con questi formidabili insetti da ormai tre generazioni. “In passato, fino ai tempi di mio nonno, soltanto gli addetti ai lavori venivano iniziati ai riti e alla magia del mondo delle api”, dice Brusi, uno dei grandi maestri storici dell’apicoltura, ideatore già trent’anni fa dei mercatini del miele.

    “Ricordo che, quando qualcuno veniva a trovarlo all’alveare, mio nonno diceva di non avvicinarsi, non perché considerasse le api pericolose, ma perché il segreto doveva rimanere legato alla famiglia ed essere tramandato di padre in figlio. Ebbene, adesso noi stiamo tentando di fare l’operazione opposta, vogliamo avvicinare la gente alle api, perché sappiano apprezzare quello che esse fanno producendo il loro nettare dorato e difendendo l’ambiente”. Dalla vecchia tradizione contadina dell’Ottocento, i suoi nonni fecero sorgere a Case Murate, una frazione dei comuni di Ravenna e di Forlì, i primi esempi di apicultura razionale. “La Romagna è stata la prima regione in Italia a creare i corsi di apicoltura”, spiega Brusi. “Siamo stati i primi a portare le api dalla collina alla campagna e viceversa, perché in questo modo la produzione aumentava, ispirati dagli antichi egizi che lo facevano sul Nilo con i barconi”. Ma in che modo le api aiutano a proteggere l’ambiente? “In tanti modi”, risponde l’apicoltore cervese. “Innanzi tutto, perché fanno parte del ciclo naturale della vita, come si vede nella pineta di Ravenna, con i suoi duemila ettari di parco incontaminato, un habitat naturale per le api, che lì sopravvivono senza necessità dell’intervento dell’apicoltore. Poi aiutano la produzione agricola con metodi naturali grazie al loro ruolo di impollinatori: per questo ci chiamano a portare le nostre api, a Vignola per le ciliegie, in Trentino per mele e pere, perché la frutta, impollinata dalle api, viene più bella e abbondante. All’inizio gli agricoltori erano un po’ scettici, ora ci vogliono tutti. E poi perché le api sono indicatori ambientali, se metti due alveari in una zona industriale sei in grado di capire e prevedere l’equilibrio dell’ambiente, per intervenire a difenderlo quando è necessario”.

    Non bisogna avere paura delle api, dunque? “Assolutamente no”, conclude Brusi, che trascorre con loro molto del suo tempo. “I laboratori che facciamo a Cervia nella settimana dedicata al miele servono proprio a questo: fare capire alla gente il valore di questi insetti per la difesa del pianeta, la differenza che c’è tra le api e le vespe, gli effetti benefici del loro operoso lavoro”. Il grande poeta romagnolo Tonino Guerra, amico di Fellini e sceneggiatore del suo film “Amarcord”, definiva il miele come “la dolcezza che ti tocca l’anima, un sapore che serve a consolare”. Ma è importante sapere che, attraverso le api, serve anche a proteggere la Terra. LEGGI TUTTO

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    “A scuola fa troppo caldo, si riapra a ottobre”. La proposta dei prof che fa arrabbiare i genitori

    Tornare in classe a ottobre anziché a settembre. Non è una boutade, ma la proposta lanciata da diverse associazioni di docenti e sindacati che chiedono al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di rivedere, al rialzo, il calendario scolastico prolungando ulteriormente la pausa estiva in scuole che spesso gelano d’inverno e bollono d’estate perché non attrezzate, tra termosifoni spenti e ventilatori o condizionati che mancano, a far fronte al caldo/freddo, figuriamoci a stagioni estreme. Proposta-incubo, però, per i genitori che, se lavoratori, esauriscono ben prima del rientro ordinario le ferie e sono comunque schiacciati dai costi spesso insostenibili dei centri estivi, dei campus e delle vacanze-studio.
    La proposta dei docenti
    Mentre a Bolzano ci si prepara a rientrare sui banchi già il 5 settembre, prima Regione (o meglio Provincia autonoma) in cui suonerà la campanella 2024/2025, è il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani ha insistere sull’opportunità di attendere un mese ancora “visti i cambiamenti climatici in corso e il forte caldo che ha caratterizzato i mesi estivi”. Per questo il Cnddu (questa la sigla) ha scritto al presidente della Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano, al presidente della Federazione italiana medici pediatri, Antonio D’Avino, e al presidente dell’Associazione nazionale pedagogisti, Maria Angela Grassi, chiedendo un parere scientifico sull’opportunità di posticipare l’avvio dell’anno scolastico. “Riteniamo necessario ritornare sull’argomento in modo da ipotizzare soluzioni adeguate e tempestive”, ha scritto il coordinatore del Cnddu Romano Pesavento in una lettera indirizzata al ministro Valditara e alle regioni, sottolineato l’importanza di valutare lo slittamento del calendario per evitare possibili malori sia per gli studenti fragili che per gli insegnanti, la cui età media è spesso elevata.
    Non è una posizione isolata la loro. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, è tra i principali sostenitori di questa proposta: “Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre. Ci vuole buon senso e lungimiranza. Anche i cicli produttivi devono cambiare e la pubblica amministrazione deve avviare questi cambiamenti secondo il clima”, ha dichiarato Pacifico.
    La reazione dei genitori
    Nessuna famiglia va in vacanza tre mesi l’anno, figuriamoci quattro. Anzi, assieme a Lettonia e Malta, l’Italia ha già una delle pause estive più lunghe d’Europa. Per questo, davanti alla proposta di allungare ulteriormente le vacanze, i genitori si sono infuriati. Ci sono diverse ragioni: nessuno ha ferie così lunghe, i costi dei centri estivi (o delle vacanze stesse) o delle baby sitter sono sempre più elevati, non tutti possono contare sui nonni o sul famoso “villaggio” in cui crescere i figli e conciliare il lavoro e la famiglia crea difficoltà a volte enormi e acuisce le disparità sociali.
    In primavera una petizione lanciata dall’organizzazione WeWorld e dal duo Mammadimerda ha raccolto più di 60mila firme per chiedere di rimodulare il calendario scolastico italiano. Ma in senso inverso. “La lunghissima pausa scolastica moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”, scrivono i genitori. Che alle istituzioni chiedono piuttosto di aprire le scuole anche nei mesi di giugno e luglio con attività extra-scolastiche, rimodulando le altre pause durante l’anno, sul modello del resto d’Europa.
    Il calendario scolastico 2024/2025
    Mentre insomma si riaccende ancora una volta un grande dibattito sul calendario scolastico, quello del 2024/2025 prevede che i primi a tornare sui banchi saranno i cittadini dell’Alto Adige, a scuola dal 5 settembre. Poi toccherà al Trentino il 9, seguiranno marche, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto l’11. Il 12 sarà la volta di Campania, Lombardia, Molise, Sardegna e Sicilia. Ultimi Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Puglia, Toscana il 16 settembre. O almeno così dicono i calendari regionali; le singole scuole hanno però la facoltà di anticipare le riaperture. LEGGI TUTTO

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    Clima, ghiacciaio sul Monte Bianco ha perso 300 metri di spessore in 174 anni

    Il Monte Bianco, la vetta più alta dell’Europa occidentale, ha perso 300 metri di spessore negli ultimi 174 anni a causa del, marcato ritiro del ghiacciaio Mer de Glace. Un grande “mare di ghiaccio” che sta diventando sempre meno profondo: un fenomeno che ha subito un’accelerazione significativa a partire dagli anni ’90, quando ha registrato una riduzione di 190 metri. E se si guarda solo negli ultimi due anni (2022-2023), il ghiacciaio ha perso ulteriori 30 metri di spessore.

    Sono i primi dati che arrivano dalla campagna “Carovana dei Ghiacciai 2024” di Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, diffonde in occasione della prima tappa in Francia, sul Monte Bianco il tetto d’Europa. Obiettivo della campagna – giunta alla quinta edizione e con partner sostenitori FRoSTA, Sammontana, FPZ, partner tecnico Ephoto, media partner La Nuova Ecologia e L’Altra Montagna – è il monitoraggio dello stato di salute dei ghiacciai alpini, in Italia e anche oltre confine.

    Lo stato del ghiacciaio della Marmolada  LEGGI TUTTO

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    Ilaria Fiorillo, professione cicloattivista: “Il futuro delle città è nelle bici”

    Professione cicloattivista. Ilaria Fiorillo, 32 anni, pedala, da sempre o quasi, perché vorrebbe generare un cambiamento. Mentre lo fa, racconta e si racconta. E la seguono in tanti, sui social (oltre 33 mila follower su Instagram al profilo @milano_in_bicicletta) o attraverso la newsletter settimanale “Cose di bici”. “La bicicletta è il prolungamento delle mie gambe”, dice. Ma il medium, mai come in questo caso, è il messaggio. “Incentivare l’utilizzo della bicicletta e favorire il trasporto pubblico sono azioni fondamentale per rendere le nostre città più ospitali e inclusive e migliorare la qualità della vita delle persone”, sottolinea Ilaria. “Pedalando ci avviciniamo a 11 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 dell’ONU, forse anche qualcuno in più”, sorride. Al suo grande amore, e a quel che può rappresentare nel contrasto al cambiamento climatico, Ilaria Fiorillo – pugliese di nascita ma milanese d’adozione – ha dedicato il libro “Di biciclette e altre felicità. Le storie e i consigli di una ciclista appassionata sulla vita più sana, sostenibile e libera di tutte” (De Agostini, pagine 92, euro 16,90), appassionato inno a un mezzo di trasporto che può essere una delle soluzioni ai problemi della contemporaneità. LEGGI TUTTO

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    “Festa di Ferragosto sulla spiaggia, ho raccolto 35 sacchi di rifiuti lasciati dai miei coetanei”

    Nella notte di Ferragosto in tutta Italia si festeggia e spesso in quest’occasione ci si dimentica dell’ambiente presi da musica e divertimento. Un aspetto che non possiamo più trascurare, ma che a molti interessa poco quando si mezzo c’è una festa. Purtroppo io lo so bene perché da anni dedico il mio Ferragosto a difendere la spiaggia della località che frequento per le vacanze da festeggiamenti irresponsabili e rifiuti.

    Anche quest’anno a Lido di Volano (Comacchio) i festeggiamenti per la notte di Ferragosto sono stati un disastro. Gruppi di giovani si sono organizzati per fare festa nella notte di Ferragosto occupando le spiagge libere della località. Tra alcool, musica e luci con i generatori, i festeggiamenti sono degenerati rapidamente e sono stati abbandonati molti rifiuti di ogni tipo. I principali sono bicchieri e cannucce di plastica, bottiglie in plastica e vetro per bibite e alcolici e lattine in grande quantità. Sono state abbandonate anche tende, ciabatte spiate, una piscinetta gonfiabile e altri oggetti sprecati.
    Ogni anno dedico la notte e il giorno di Ferragosto per cercare di ripulire la spiaggia, dunque quest’anno ho cercato di anticipare il disastro cercando di sensibilizzare gli organizzatori fornendogli sacchi per i rifiuti, contenitori e chiedendo di fare il possibile per limitare il disastro. In diversi hanno seguito i miei consigli, ma molti non si sono interessati e tra prese in giro e qualche battuta con gli amici hanno continuato senza curarsi minimamente del luogo in cui si trovavano. LEGGI TUTTO

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    L’edera: varietà, coltivazione e come curare la rampicante in vaso e in giardino

    L’edera, appartenente alla famiglia delle araliaceae, è una pianta perenne molto rustica che si adatta a diverse condizioni climatiche offrendo un manto folto di foglie.

    Il significato della pianta dell’edera
    Molto spesso dietro al nome di una pianta si cela un significato particolare, che si rifà proprio ad una leggenda. Anche per l’edera possiamo dire che è così: infatti, questa pianta è raccontata in una delle tante leggende mitologiche. La stessa è citata in occasione della nascita del dio Dioniso: la pianta si generò per proteggerlo dal fuoco che bruciava il corpo della madre per via di un fulmine lanciato da Zeus.

    Le specie di edera più conosciute per la coltivazione
    La pianta può crescere in giardino o nel balcone. Ne esistono molte specie e varietà. Qui di seguito le più diffuse:

    Hedera Helix: è la più comune, può raggiungere fino i 30 metri di altezza e ha foglie verde lucido con macchie color argento sulle nervature;
    Hedera Himalaica o Nepalensis: cresce a 1000-3000 metri sul livello del mare e raggiunge sempre i 30 metri di altezza con foglie lunghe 15 cm e fiori gialli;
    Hedera Canariensis: è originaria delle Canarie e si presenta con foglio verde-bronzo e qualche foglia bianca;
    Hedera Colchica: è tipica dell’Iran ed ha foglie molto grandi che possono essere lunghe 25 cm e larghe 20 cm;

    In generale, la pianta è considerata altamente velenosa in ogni singola parte, incluse anche le bacche che produce in tarda età.
    La coltivazione in giardino dell’edera

    Se si è interessati a coltivare l’edera è sempre meglio partire da una talea della pianta già esistente: infatti, basta collocare questa parte direttamente in piena terra o in vaso, eliminando le foglie poste maggiormente in basso. Nel giro di qualche settimana spunteranno dei nuovi germogli in sostituzione delle foglie vecchie. Naturalmente, il momento migliore per eseguire una talea e piantare l’edera in giardino è in primavera. La temperatura migliore per il benessere della pianta è intorno ai 18°C durante la primavera-estate, mentre in inverno è necessario fare attenzione che la temperatura non scenda mai al di sotto dei 7°C.

    La coltivazione in vaso dell’edera
    La coltivazione dell’edera in vaso è possibile. Ricordiamo che il rinvaso dell’edera è suggerito ogni 2-3 anni: in pratica è necessario selezionare un vaso leggermente più grande rispetto al precedente. L’operazione di rinvaso è da svolgersi in primavera.

    Il terreno migliore per l’edera
    Questa pianta apprezza particolarmente i terreni soffici e ricchi di sostanze nutritive, meglio ancora con sottofondo calcareo. Se si desidera coltivare la pianta in vaso, invece, è meglio prediligere un tipo di terriccio suggerito per piante verdi e palme. In questa maniera, la pianta si può sviluppare al meglio.

    L’irrigazione dell’edera
    L’edera in giardino deve essere bagnata in maniera regolare le prime settimane che viene messa a dimora: in questa maniera, il terreno potrà essere idratato correttamente e mantenersi a lungo umido. Successivamente, quando la pianta inizierà a svilupparsi, si possono diminuire le annaffiature. Se si è deciso di sistemare l’edera in vasi sul balcone è importante essere regolari nelle annaffiature: questa pianta non apprezza periodi prolungati di aridità o troppa acqua stagnante.

    L’esposizione preferita dalla pianta dell’edera
    L’edera è una di quelle piante che apprezza aree esposte al sole (meglio durante le ore centrali della giornata) o a mezza ombra. Per aiutare la crescita dell’edera, magari lungo un muretto, potrete aggiungere dei sostegni in legno utili a creare un angolo davvero molto curato.

    La concimazione da svolgere per l’edera
    Per prendersi correttamente cura dell’edera è necessario pensare anche alla concimazione. Si può effettuare con compost oppure un fertilizzante liquido. La regola vale sia per le piante in piena terra sia per le piante coltivate in terrazza in un vaso. In questo caso, è suggerito darlo due volte a settimana, facendo una sospensione di 6-8 settimane durante la stagione invernale.

    La potatura dell’edera

    I primi anni della coltivazione dell’edera non si assiste a chissà quale crescita, tanto che è reputato superfluo potare la pianta. Il suggerimento è di praticare la potatura dal momento in cui la pianta inizia a crescere in maniera rigorosa: in questo modo, si può avere sotto controllo la forma dell’edera. Il momento migliore per occuparsi della potatura dell’edera è tra luglio e agosto, meglio quando il tempo è fresco e nuvoloso. Le piante più anziane possono richiedere un ulteriore potatura tra ottobre e aprile. Una potatura completa, invece, è suggerita solo con la pausa invernale.

    Le problematiche per l’edera
    Come avviene per molte piante, anche l’edera teme alcuni parassiti: si tratta degli afidi e del ragnetto rosso. Gli afidi vanno a intaccare le foglie più giovani provocando il deperimento e la formazione di melata che, a sua volta, può far emergere ruggine. Il ragnetto rosso, invece, provoca l’ingiallimento e disseccamento delle foglie, nella zona della punta. Anche le malattie fungine possono intaccare l’edera: la maculazione delle foglie porta a far seccare e staccare la stessa dalla pianta. LEGGI TUTTO

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    Salute degli oceani: essenziale proteggere gli squali

    Gli squali esistono di tutte le taglie: oltre 500 specie che vanno dai giganteschi squali balena ai microscopici squali lanterna nani, non più lunghi di 17 centimetri. Sono predatori che occupano moltissime nicchie ecologiche diverse in tutti i mari e gli oceani del pianeta, svolgendo un ruolo essenziale per mantenerli in salute. E purtroppo, nell’era dell’antropocene la loro sopravvivenza è sempre più a rischio a causa delle attività umane e dei cambiamenti climatici, come sottolinea uno studio appena pubblicato su Scienceda un gruppo di ricerca internazionale, che ha approfondito l’importanza ecologica degli squali per gli ecosistemi marini, e quanto sia quindi urgente il problema del loro declino.

    La missione di salvare gli squali dalla minaccia dell’uomo

    di Pasquale Raicaldo

    15 Luglio 2024

    Un ruolo fondamentale
    In effetti, dal 1970 ad oggi la popolazione globale di squali del nostro pianeta si è ridotta di oltre il 70%, a causa della pesca, dell’inquinamento, della perdita di habitat e dei cambiamenti climatici. “È il momento di discutere seriamente di tutto quello che gli squali fanno per mantenere in salute gli oceani – commenta Simon Dedman, ricercatore della Florida International University che ha guidato lo studio – solo in questo modo possiamo dare la priorità alle iniziative di conservazione che garantiscono l’impatto maggiore”.
    In molti casi, non è facile rendersi conto di quanto sia estesa l’influenza che hanno gli squali sul loro ambiente. Prendiamo ad esempio lo squalo tigre, un feroce predatore che con la sua mera presenza bilancia l’ecosistema delle praterie di alghe dell’Australia occidentale, riducendo il numero di grandi erbivori, come tartarughe marine e dugonghi, che lasciti a loro stessi distruggerebbero l’ambiente creato dalle alghe, dove trovano riparo pesci di piccole dimensioni e crostacei, che rappresentano a loro volta le prede di altri animali marini.

    Ambiente

    Il sogno californiano sempre più in crisi: incendi, temperature bollenti e spiagge chiuse per i batteri

    di Giacomo Talignani

    11 Luglio 2024

    Dove la presenza dello squalo tigre si è ridotta eccessivamente, come ad esempio lungo le coste dell’isola di Bermuda, l’aumento della popolazione di tartarughe marine ha portato al collasso dell’ecosistema delle praterie di alghe. Spesso, inoltre, gli squali sono inoltre responsabili del trasporto di nutrienti dalle acque dell’oceano agli ecosistemi costali. È il caso della Florida, dove i giovani di squalo tigre si spingono a largo per nutrirsi e abitano invece lungo le coste, nei pressi delle foci dei fiumi, dove i loro escrementi diventano cibo prezioso per alghe e pesci di piccole dimensioni.

    “Servono aree protette e limiti alla cattura”
    Gli esempi citati nello studio sono moltissimi, e confermano l’incredibile varietà di legami che intrecciano gli squali con gli ecosistemi in cui abitano. E quindi, la loro importanza per la salute dei nostri oceani. “Le normative nazionali e internazionali devono concentrarsi su azioni che puntino a ristabilire le popolazioni di squali”, conclude Mike Heithaus, ecologo della Florida International University e coautore dello studio. “Per farlo servono aree protette, e misure volte a ridurre l’impatto della pesca eccessiva, come limiti di cattura e di equipaggiamento concesso ai pescatori. Se vogliamo degli oceani in salute, abbiamo bisogno di una popolazione di squali sana”. LEGGI TUTTO

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    Torna l’Umbria Green Festival, arte e scienza per l’ambiente

    Diffondere il paradigma sostenibile, unendo tutte le arti e la scienza nel segno della natura. E’ l’obiettivo di ‘Umbria Green Festival’ che, dal 22 agosto al 28 settembre, toccherà le città di Assisi, Perugia, Terni, Narni, Orvieto, Rasiglia (Foligno), Deruta, Acquasparta e Montecastello di Vibio con tanti eventi in programma tra produzioni in esclusiva, prime assolute, nuovi format e progetti reali di sviluppo sostenibile a sostegno del territorio. Un vero e proprio progetto artistico che mette insieme esperti di energia e ambiente, scienziati, artisti e filosofi per raccontare il futuro. Attesi grandi ospiti a partire da Alessandro Baricco (in collaborazione con il Cortile di Francesco), Marco Paolini, Alessandro Quarta, Nicola Piovani (in collaborazione con il Festival della Piana del Cavaliere), Antonella Viola, Piergiorgio Odifreddi, Telmo Pievani, Antonio Rinaldo (Stockholm Water Prize 2023), Carlotta Vagnoli, Loredana Lipperini e altri 100 artisti di livello nazionale e internazionale. “Umbria Green Festival è una realtà in continua trasformazione che ha al suo interno storie da raccontare, sogni, progetti, idee per coltivare la speranza in un futuro sostenibile”, commenta il direttore artistico Daniele Zepparelli.
    “L’ambientalismo del futuro dovrà per forza di cose rappresentare un nuovo umanesimo. Vanno in questa direzione – prosegue – tutti i format che creiamo: da ‘Risorgive Letterarie’ a ‘Rasiglia’ che ha il suo focus sugli obiettivi 5 e 10 dell’agenda 2030 e che sta avendo un successo incredibile, fino al ‘Silent Concert’ presso la Cascata delle Marmore o alla ‘Fabbrica del Mondo, l’evento televisivo creato da Marco Paolini e Telmo Pievani che portiamo ormai da due anni in Umbria, sostenuto anche da Auri Umbria all’interno del progetto ‘La via dell’acqua’, realizzato in collaborazione con Isola Prossima, il Festival di cultura e sostenibilità di Arpa Umbria”. Inoltre “abbiamo aperto questa felice collaborazione con il Sacro Convento di Assisi e con il Cortile di Francesco. Ospiteremo Alessandro Baricco – spiega il direttore artistico – per una lectio in prima assoluta in Italia, già sold out e con oltre 1500 persone che si sono prenotate, presso la Piazza della Basilica Superiore di Assisi.
    Alessandro Baricco realizzerà per l’occasione una conferenza sul tema mente/corpo per seguire il filo rosso dei centenari francescani. Il 2024 è infatti un anno legato al centenario delle stimmate da cui deriva il tema portante che verrà tracciato dall’autore attraverso alcune parole chiave: mente, corpo, cura di sé, trasformazione, incontro, futuro, benessere”. LEGGI TUTTO