Agosto 2024

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    Pericolo zecche in montagna, come proteggersi

    A causa dei cambiamenti climatici diventa sempre più frequente incontrare le zecche quando si va a camminare per prati e boschi: anche se fa caldo potrebbe non essere una buona idea optare per l’accoppiata trekking e shorts, soprattutto se ci troviamo in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Liguria ed Emilia-Romagna.

    La zecca dei boschi
    Sono animali (aracnidi, per la precisione) entomofagi e bucano la pelle di vari organismi – che intercettano con l’aiuto di sensori per l’anidride carbonica – grazie al rostro per riuscire ad arrivare al sangue. Posso purtroppo testimoniare che la loro puntura non si sente, quindi il problema non è il dolore associato al momento in cui oltrepassano la nostra barriera epidermica, ma le malattie che sono in grado di trasmettere. Nel caso della zecca dei boschi (Ixodes ricinus) sono due: l’encefalite da zecca e la malattia di Lyme. I sintomi non sono sempre semplici da riconoscere, perciò l’azione migliore che si possa compiere è quella preventiva e, nel caso sfortunato in cui non basti, rimuoverle in maniera tempestiva.

    In Alto Adige grande afflusso per la vaccinazione contro le zecche  LEGGI TUTTO

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    Donatella Mondin: “Ho lasciato la tv per vivere nella pace dei Campi di Borla”

    Donatella Mondin, ex educatrice ed ex volto televisivo, sceglie di lasciare Milano ed intraprende un percorso lavorativo e di vita in cui la tutela, l’ascolto e il rispetto dei ritmi della natura, sono il focus per grandi e piccoli: “i campi di Borla”, in provincia di Piacenza, è un progetto incentrato sulla produzione agricola biologica, la fattoria didattica e l’agriturismo.

    ”Ho lavorato per molti anni a Milano – spiega Mondin – come educatrice dell’infanzia e animatrice teatrale, interpretando il ruolo di “zia Berta”, uno stravagante personaggio che con i suoi racconti incantava i bambini nella trasmissione l’Albero Azzurro. Ad un certo punto, ho avvertito il richiamo della terra e della campagna, probabilmente perchè i miei genitori ero contadini. Era come se questo destino fosse già scritto. Proprio per questa ragione ho deciso far nascere questo progetto partendo dalla creazione di un’azienda agricola nel 2002. Ancora oggi gestisco l’attività in autonomia, solo quando si tratta di affrontare lavori di straordinaria amministrazione, come ad esempio la lavorazione dei terreni con mezzi agricoli pesanti, allora chiedo collaborazioni all’esterno”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, gli idonei fantasma del concorso 2020, sorpassati e accantonati a ogni nuova selezione: “Ci hanno messi in panchina. Ma adesso basta”

    Trentamila idonei al concorso a cattedre del 2020 rischiano di non essere mai assunti. Per la scuola dell’infanzia e primaria verranno scavalcati dai vincitori del concorso Pnrr 2023 e, nonostante ci siano ancora migliaia di cattedre vacanti, verranno utilizzati per le supplenze. LEGGI TUTTO

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    Il mirto: coltivazione, cura, esposizione e potatura

    Quando si parla di mirto si è soliti menzionare un arbusto aromatico appartenente alla famiglia delle myrtaceae e al genere del myrtus. Questo cespuglio cresce spontaneamente nelle regioni che si affacciano sul mar Mediterraneo ed è soprattutto diffuso in Sardegna e in Sicilia.

    Le specie e varietà del mirto
    Del mirto esiste una sola varietà, quella che conosciamo tutti con il nome di myrtus communis, mentre di varietà ne sono disponibili diverse. In pratica, si tratta di piante che vengono collegate soprattutto all’area in cui si trovano come per esempio il myrtus communis variante Tarentina. Una variante abbastanza similare a questa è quella che possiamo trovare in alcune zone dell’Algeria che pare essere addirittura tra le piante che vi erano in antichità sul deserto del Sahara. Altre varietà del mirto sono quelle orticole: queste vengono sfruttate a scopo ornamentale nei giardini.

    È possibile trovare in vendita mirti che sono caratterizzati dalla presenza di bacche di colore giallo, ma anche altri esemplari con fiori molto grandi. In commercio sono disponibili anche varietà di mirto nane che non superano i 75 centimetri e si possono tenere facilmente in vaso. Ogni varietà di mirto è contraddistinto dalla presenza di fiori aromatici a cui seguono i frutti che sono di colore nero-blu. Questi sono sfruttati in Sardegna e in Corsica per la preparazione del celebre liquore.

    La coltivazione da seme
    Chi fosse interessato a piantare il mirto da seme, deve sapere che non è molto conveniente. Infatti, è difficile arrivare ad avere una piantina dalle dimensioni ottimali e spesso ci vogliono alcuni anni. Per questo motivo è suggerito propagare la pianta per talea in vaso (mix di sabbia e terriccio sub-acido), con rami giovani di 20 centimetri di lunghezza. Se si vuole comunque far germogliare un seme di mirto è possibile collocare una bacca intera del mirto – che contiene proprio il seme – ad una profondità di 15 millimetri, nelle vaschette nere da vivaio o in vaso.

    La coltivazione in vaso e in piena terra
    Un aspetto da non tralasciare circa la coltivazione in vaso del mirto riguarda il suo sviluppo. Infatti, con l’avanzare degli anni la pianta tende a svuotare la parte inferiore del vaso. In questo modo, diventa necessario effettuare costanti cimature della pianta, così da farle mantenere sempre una bella forma compatta. Se desideri realizzare una siepe di mirto in giardino, dovrai sistemare le piante distanti tra di loro circa 35-70 centimetri a seconda della densità che si vuole ottenere per la propria siepe.

    Qual è il terreno migliore per il mirto?
    Per ottenere arbusti sani e rigorosi è importante offrire un buon terreno al mirto. Lo stesso deve essere drenante, ma al tempo stesso ricco di sali minerali, acido o neutro. In questo modo, il terreno offre uno spazio accogliente alla pianta del mirto, facendola crescere sana e forte. Prima di piantumare il mirto, però, è importante lavorare la terra con del compost organico.

    L’annaffiatura del mirto
    Anche se sopravvive in zone siccitose, in realtà per una crescita migliore del mirto è necessario non dimenticarsi mai dell’acqua. Il terreno deve essere annaffiato tra i mesi di marzo e settembre, senza mai esagerare. Sarà fondamentale controllare che tra un’innaffiatura e la successiva la terra sia asciutta, sia per quanto riguarda la coltivazione in piena terra sia per quanto concerne quella in vaso. È possibile anche sfruttare l’irrigazione naturale offerta dalla pioggia, ma se si presentano periodi prolungati di siccità, è necessario annaffiare la pianta almeno 2 volte a settimana durante la primavera e l’autunno.

    L’esposizione ideale per il mirto
    Per quanto riguarda l’esposizione, invece, il mirto ama aiuole soleggiate, con esposizione in pieno sole. Se in vaso, invece, è meglio far attenzione e sistemarlo nei momenti più caldi della giornata all’ombra. Va detto, comunque, che è una pianta che riesce ad adattarsi a zone di mezz’ombra.

    La concimazione del mirto
    Per la concimazione del mirto si può utilizzare un concime granulare a lenta cessione, mescolato con il terriccio e posto alla base della pianta, oppure liquido. È possibile eseguire tale operazione ogni 3-4 mesi circa e si dovrà tenere conto della composizione del fertilizzante. È sempre bene selezionarne uno dove sia presente azoto, fosforo e potassio in quantità bilanciata o comunque con azoto in quantità maggiore rispetto a fosforo e potassio. La concimazione va fatta alla fine dell’inverno oppure con l’arrivo della primavera.

    La potatura del mirto
    Solitamente non è mai richiesto chissà quale intervento di potatura del mirto, poiché la pianta tende ad avere una forma di cespuglio con tanti fiori. Ad ogni modo, si può intervenire a marzo, momento in cui il mirto è in ripresa vegetativa. In questo modo, si possono eliminare le parti secche, favorendo la sua crescita. Una seconda potatura si può effettuare in estate con lo scopo di regolarizzare la forma dell’arbusto, rendendolo più armonioso.

    La raccolta del mirto
    Chi fosse interessato alla raccolta dei frutti del mirto può farlo tra novembre e gennaio, anche se il mese di dicembre sembra essere il migliore. Le bacche possono essere raccolte manualmente oppure sfruttando un pettine ideato proprio per staccare delicatamente le bacche.

    Le avversità del mirto
    In linea di massima, il mirto non teme i parassiti, ma in primavera può accadere che gli afidi attaccano i boccioli e i nuovi germogli. Va altresì sottolineato che un ambiente sin troppo umido non consente alla pianta di essere al miglior stato di salute. Anche eccessive annaffiature possono danneggiare l’apparato radicale della pianta, causando un ingiallimento delle foglie, malattie da funghi alle radici e, nei casi peggiori, la morte della pianta. Infine, non bisogna dimenticare che le gelate invernali, quelle intense e prolungate, sono molto pericolose per il mirto, poiché bruciano le foglie! LEGGI TUTTO

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    Cinghiali, l’emergenza che spaventa allevatori e agricoltori

    Anche quest’anno – basta fare un giro sulle varie piattaforme social – non mancano gli episodi in cui i protagonisti sono cinghiali che, per niente intimoriti dall’affollamento delle spiagge, provano ad arraffare gli zaini e le borse dei bagnanti, oppure branchi che scorrazzano indisturbati per le vie di borghi e città in cerca di cibo.
    E naturalmente anche quest’anno non mancano le polemiche. Già, perché i cinghiali possono causare incidenti stradali (170 nel 2023, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente), ma soprattutto creano gravi danni all’agricoltura. Coldiretti parla di 200 milioni di euro solo nell’ultimo anno, mentre l’Ispra ha calcolato che nel periodo 2015-2021 la stima complessiva dei danni all’agricoltura è stata di circa 120 milioni di euro. In ogni caso, il danno è evidente. Dal 2022 si è aggiunta anche la minaccia della peste suina africana, una malattia virale altamente contagiosa per i suini e i cinghiali selvatici, ma innocua per gli esseri umani che ne sono immuni, con una letalità alta.
    Da una parte, insomma, ci sono gli agricoltori e gli allevatori che si scagliano contro la proliferazione incontrollata dei cinghiali e chiedono a gran voce piani straordinari di contenimento della specie. Dall’altra, ci sono le associazioni animaliste che puntano il dito contro i cacciatori e invocano una convivenza pacifica tra uomo e fauna selvatica. Ora, accertato che il problema esiste ed è complesso, la domanda è: come siamo arrivati a questo punto? Ma soprattutto, come bisogna gestirlo?

    Cinghiali su una spiaggia in Sardegna  LEGGI TUTTO

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    Auto connesse, mercato in crescita: la spinta della telematica e della guida autonoma

    Computer su ruote, in grado di dialogare con le infrastrutture e gli altri veicoli intelligenti su strada per rendere gli spostamenti più sicuri e confortevoli. Le auto connesse sono tra i protagonisti della smart mobility, una mobilità che sfrutta la potenza dei dati e delle nuove tecnologie – dal 5G alla guida autonoma – per migliorare l’esperienza di viaggio. Il mercato globale del comparto sta registrando un trend positivo secondo le stime di Markets and Markets: oggi si attesta a 12,4 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere i 26,4 miliardi entro il 2030 a un Cagr (tasso composto di crescita annuale) del 13,3%.

    A sostenere questa tendenza sono diversi fattori. I governi stanno promuovendo lo sviluppo di reti di trasporto intelligenti, mentre aumentano le offerte di soluzioni tecnologiche e di funzionalità di connettività che riguardano diversi ambiti, dalla gestione remota del veicolo ai servizi di intrattenimento, fino alla sicurezza avanzata. Le auto connesse sono infatti degli hub di scambio di dati in tempo reale: comunicano in maniera bidirezionale con altri veicoli smart e con l’ambiente circostante, fornendo informazioni importanti al conducente e favorendo la prevenzione e la rilevazione degli incidenti.

    Nel dettaglio, come sottolinea il report, si prevede che l’adozione di diverse norme che richiedono l’introduzione di nuove funzionalità di sicurezza comporterà un aumento dell’utilizzo dei servizi connected car nel mondo. Tra le funzionalità, vengono menzionati i sistemi di navigazione e quelli di avviso di collisione, e ancora le e-call, vale a dire le chiamate di emergenza. L’e-call è stata resa obbligatoria a partire dal 31 marzo 2018 su tutti i nuovi modelli di autoveicoli, si legge in un articolo dell’Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano: un sistema integrato nelle smart car, che permette di contattare in autonomia i soccorsi in caso di incidente, comunicando le informazioni necessarie alla centrale operativa attraverso sensori fissati nel telaio del veicolo: nell’elenco di dati forniti all’operatore, ci sono ad esempio, l’orario preciso dell’incidente stradale, la posizione della vettura e il senso di marcia.

    Inoltre, come fa notare uno studio di Global research consulting, lo sviluppo dei veicoli autonomi, dell’Iot e della telematica, favorisce la crescita del mercato delle auto connesse. Il report ricorda che in Europa, l’European Transport Safety Council – un’organizzazione indipendente e no-profit per la sicurezza dei trasporti – ha sostenuto la diffusione di tecnologie quali le auto collegate alla rete 5G, vetture senza conducente e sistemi di trasporto su chiamata, che possono essere realizzate con i veicoli connessi, sottolineando poi che la maggiore connessione tra auto è alimentata anche dall’uso crescente di sistemi di infotainment, navigazione, sicurezza e gestione del veicolo. Fattori che hanno rafforzato l’attenzione degli Oem (Original Equipment Manufacturer) sullo sviluppo di nuove tecnologie e funzionalità.

    Gli analisti di Markets and Markets evidenziano che a promuovere la domanda di servizi di auto connesse è anche l’aumento delle vendite di automobili di lusso e di fascia alta, lo sviluppo di tecnologie legate all’Intelligenza artificiale, la diffusione delle reti 5G, e la popolarità dell’automazione e dei servizi di mobilità, come il ridesharing. In ogni caso, il mercato crescerà fintanto che continuerà lo sviluppo di hardware e software. E citano un esempio: nel novembre 2021, Continental ha realizzato un programma intelligente che consente di effettuare in maniera automatizzata complesse manovre di guida come soluzione tecnologica per la guida autonoma. A livello geografico, la regione dell’Asia Pacifico dovrebbe guidare la crescita del mercato con la Cina in prima linea, grazie anche all’espansione delle sue infrastrutture di connettività.
    Sfide, driver e opportunità di crescita
    Il rafforzamento del mercato della telematica – favorito dalle maggiori richieste di connettività e sicurezza – spinge la crescita del settore delle smart car. Nel dettaglio, il comparto della telematica dovrebbe raggiungere i 750 miliardi di dollari entro il 2030 (dati Global System for Mobile Communications); quello legato all’industria automobilistica dovrebbe salire a quota 16.111 milioni di dollari entro il 2030 (dai 9.041 milioni del 2024), a un tasso di crescita composto (Cagr) di 10,1% dal 2024 al 2030. Un’opportunità di sviluppo, si legge nel report di Markets and Markets, è rappresentata dai veicoli a guida autonoma, che possono contribuire alla diffusione del ride sharing e di nuovi servizi di mobilità. Servono naturalmente infrastrutture efficienti e il sostegno dell’IoT per favorire lo sviluppo di questi servizi con le auto autonome: Wi-Fi, 4G, 5G, GPS e Bluetooth sono quindi indispensabili.

    Tuttavia, a remare contro l’espansione del settore dei veicoli connessi è la mancanza di adeguate infrastrutture IT su strade statali e autostrade nelle economie in via di sviluppo, come Messico, Brasile e India: ad esempio, le reti 4G-LTE e 3G sono disponibili solo in aree urbane e semi-urbane. Inoltre, rimane un’importante sfida da affrontare: i rischi in ambito cybersecurity, con le minacce alla sicurezza degli utenti e alla privacy dei dati trasmessi. In particolare, le architetture di veicoli mal progettate finiscono per agevolare l’accesso degli hacker a sistemi critici della vettura, come freni e sterzo, che possono così causare incidenti. In più, i dati personali raccolti e comunicati dalle vetture possono essere più facilmente violati e utilizzati per scopi criminali.

    Un esempio che mostra bene questa preoccupazione è il test realizzato da alcuni ricercatori nel 2015, che dimostrarono come hackerare da remoto i sistemi di una Jeep Cherokee, prendendo il controllo del mezzo e spegnendo il motore in autostrada. Secondo i ricercatori, bisogna quindi dare priorità agli aspetti della cybersicurezza – favorendo l’adozione di standard globali e irrobustendo le difese tecnologiche – per guadagnarsi la fiducia dei consumatori e consentire al comparto di esprimere tutte le sue potenzialità.
    I segmenti del mercato
    Gli analisti di Markets and Markets sottolineano che uno dei settori del mercato delle auto connesse più grande nel periodo considerato è quello dei sistemi integrati di connettività: queste soluzioni permettono di ottenere benefici in termini di costi e di capacità di soddisfare i requisiti normativi, e aumentano performance e sicurezza. In particolare, i sistemi integrati consentono ai produttori di veicoli di fornire servizi basati sul cloud come diagnostica da remoto, aggiornamenti Over-the-air, informazioni sul traffico in tempo reale, che migliorano l’esperienza di guida ottimizzando i costi per i consumatori.

    A crescere più velocemente sarà però il segmento dell’Aftermarket, che consente ai consumatori di aggiungere funzionalità di connettività ai propri veicoli o di personalizzarle. I fornitori offrono un’ampia gamma di prodotti, quali hotspot WiFi, dispositivi di localizzazione dei veicoli, telecamere che possono essere facilmente installati nelle vetture: ad esempio, Pioneer e Kenwood hanno sviluppato sistemi di infotainment avanzati che includono la navigazione Gps, la connettività Bluetooth e l’integrazione con gli smartphone. Opzioni che possono risultare più economiche rispetto all’acquisto di una nuova auto.

    Tuttavia il segmento relativo all’Obu (On-board unit) manterrà la quota di mercato maggiore nel comparto. Si tratta di una componente fondamentale, perché funge da sistema nervoso centrale dei veicoli moderni: raccoglie dati dai sensori della vettura, monitora il funzionamento del motore, la pressione delle gomme, la localizzazione Gps, e si basa su un server centrale o una piattaforma cloud. Questi dati servono poi a far funzionare al meglio diversi servizi, come la diagnostica da remoto e l’assistenza di emergenza. Questa unità svolge anche un ruolo centrale per l’uso degli Adas (Advanced Driver-Assistance Systems, i Sistemi avanzati di assistenza alla guida), sistemi elettronici che aiutano il conducente in determinate situazioni, dalla normale guida a momenti di pericolo, tra cui la frenata automatica d’emergenza, il cruise control adattivo, il rilevamento di sonnolenza e l’ottimizzazione del controllo della velocità. Un comparto specifico di questo segmento è quello relativo alla Diagnostica di bordo (On-board diagnostics) che a livello globale dovrebbe registrare un cagr del 54,6% dal 2024 al 2030.
    Il mercato in Italia
    Il settore delle auto connesse e della mobilità smart nella Penisola ha riportato nel 2023 una crescita del 17% rispetto al 2022, raggiungendo un valore di 2,9 miliardi di euro. A evidenziarlo è uno studio dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolinea anche l’andamento positivo delle soluzioni tecnologiche per l’auto connessa: queste valgono 1,56 miliardi di euro (+11% in un anno). Riportano un incremento anche i sistemi di Adas integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia, che raggiungono i 950 milioni di euro (+28%); ancora, le soluzioni Smart Mobility nelle città, in primis per la gestione dei parcheggi e la sharing mobility, crescono del 18%, toccando i 400 milioni di euro.

    Alla fine del 2023, in Italia si contavano 16,9 milioni di auto connesse, il 42% del parco circolante, una ogni quattro abitanti. Tra queste, 5,1 milioni nativamente connesse tramite Sim in ambito consumer (+19% vs 2022); 1,5 milioni di auto aziendali connesse per il fleet management (+25%) e 10,3 milioni di box Gps/Gprs per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative (+3%).

    Solo il 15% degli utenti ha detto di essere propenso a usare vetture a guida autonoma nei prossimi anni. I principali motivi tra chi è favorevole sono la comodità di “poter fare altre attività durante il tragitto” (43%), la maggiore sicurezza (34%) e la possibilità di trovare parcheggio autonomamente (29%). LEGGI TUTTO

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    Clima, 28mila morti all’anno per il caldo in Italia entro il 2100 con +3 gradi: tre volte quelli di oggi

    In uno scenario di surriscaldamento di +3 gradi entro il 2100 i morti per il caldo in Italia potrebbero essere più di 28mila all’anno. È quanto emerge da uno studio del Joint Research Centre della Commissione Europea pubblicato su The Lancet Health. Un numero che è quasi il triplo di quello registrato tra il 1991 […] LEGGI TUTTO

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    Lampioni accesi la notte: soffrono le piante e le foglie sono meno appetibili per gli insetti

    L’inquinamento luminoso, che secondo alcune ricerche è aumentato del 10% ogni anno negli ultimi 12, influisce in molti modi diversi sulla vita e sulle abitudini degli animali selvatici: la luce artificiale può rendere più visibili le prede nelle ore notturne, può influenzare le rotte migratorie degli uccelli e può diventare una trappola mortale per gli […] LEGGI TUTTO