Giugno 2024

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    Nicoletta Polla Mattiot: “Felice di essere stata scelta per una traccia della Maturità, il silenzio è il lusso della nostra epoca”

    “Il silenzio è un importante strumento della comunicazione e, insieme al tempo, è uno dei grandi lussi dell’epoca contemporanea”. Così Nicoletta Polla-Mattiot, docente del Dipartimento di Comunicazione, arti e media dello Iulm, parlando del suo brano proposto ai maturandi 2024. “Aldilà della felicità per il fatto che sia stato scelto un mio testo, sono molto contenta che questo tema sia entrato nelle tracce della Maturità e che i ragazzi possano cimentarsi con questo argomento”, commenta a Repubblica la giornalista e scrittrice, autrice del libro Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura tra ascolto e comunicazione (Baldini Castoldi Dalai), dal quale è stata tratta una delle tracce della prima prova dell’esame di Stato.

    Il testo della traccia
    Tipologia B – Testo argomentativo. Proposta B3
    Testo tratto da: Nicoletta Polla-Mattiot, Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione, BCDe, Milano, 2013, pp.16-17
    “Concentrarsi sul silenzio significa, in primo luogo, mettere l’attenzione sulla discrezionalità del parlare. Chi sceglie di usare delle parole fa un atto volontario e si assume dunque tutta la responsabilità del rompere il silenzio.
    Qualsiasi professionista della comunicazione studia quando è il momento opportuno per spingersi nell’agone verbale: la scelta di «smettere di tacere» è un atto rituale di esiste un pubblico, un ascoltatore. Si parla per impostare uno scambio. Per questo lavorare sull’autenticità del silenzio e, in particolare, sul silenzio voluto e deliberatamente scelto, porta una parallela rivalutazione del linguaggio, la sua rifondazione sul terreno della reciprocità. Dal dire come getto verbale univoco, logorrea autoreferenziale, al dialogo come scambio contrappuntistico dì parole e silenzi.
    Ma il silenzio è anche pausa che dà vita alla parola. La cesura del flusso ininterrotto, spazio mentale prima che acustico. […] Nell’intercapedine silenziosa che si pone tra una parola e l’altra, germina la possibilità di comprensione. Il pensiero ha bisogno non solo di tempo, ma di spazi e, come il linguaggio, prende forma secondo un ritmo scandito da pieni e vuoti. È questo respiro a renderlo intelligibile e condivisibile con altri. Il silenzio è poi condizione dell’ascolto. Non soltanto l’ascolto professionale dell’analista (o dell’esaminatore, o del prete-pastore), ma della quotidianità dialogica. Perché esista una conversazione occorre una scansione del dire e tacere, un’alternanza spontanea oppure regolata (come talk show o nei dibattiti pubblici), comunque riconosciuta da entrambe le parti. L’arte salottiera e colte dell’intrattenimento verbale riguarda non solo l’acuta scelta dei contenuti, ma la disinvoltura strutturale, l’abile dosaggio di pause accoglienti e pause significanti, intensità di parola e rarefazione, esplicito e sottinteso, attesa e riconoscimento. Si parla «a turno», si tace «a turno»”.
    Comprensione e analisi
    Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.
    1. Riassumi contenuto del brano e individua la tesi con le argomentazioni a supporto.
    2. Perché ‘la scelta di «smettere di tacere» è un atto rituale di riconoscimento dell’altro’? Illustra il significato di questa frase nel contesto del ragionamento dell’autrice.
    3. Quali sono le funzioni peculiari del silenzio e i benefici che esso fornisce alla comunicazione?
    4. La relazione tra parola, silenzio e pensiero è riconosciuta nell’espressione ‘spazio mentale prima che acustico’: illustra questa osservazione.
    Produzione
    Commenta il brano proposto, elaborando una tua riflessione sull’argomento come delineato criticamente da Nicoletta Polla-Mattiot. Condividi le considerazioni contenute nel brano? Elabora un testo in cui esprimi le tue opinioni organizzando la tua tesi e le argomentazioni a supporto in un discorso coerente e coeso.
    Le parole dell’autrice
    “Me ne occupo da tanti anni, l’idea è che il silenzio possa essere uno strumento di comunicazione molto potente. Oggi siamo continuamente iperconnessi e ipersollecitati, inserire dei piccoli momenti di quiete nel nostro quotidiano può solo migliorare la qualità della nostra vita”.
    Un silenzio inteso non come ritiro dal mondo o come imposizione, dunque, ma come “mezzo per liberare energie creative, che può rivelarsi molto utile soprattutto per i ragazzi”, spiega Polla-Mattiot, che nel 2010 è stata tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio.
    Il silenzio come valore positivo: “Esalta le parole”
    “Siamo abituati a pensare al silenzio come a qualcosa di negativo, di punitivo, ma non è sempre così – prosegue l’autrice – Scegliere di non parlare può essere un potente strumento di comunicazione e di esaltazione del valore delle parole, dell’ascolto e della reciprocità”.
    Perché, come si legge nel brano scelto tra le tracce di testo argomentativo, “la scelta di smettere di tacere è un atto rituale di riconoscimento dell’altro” e il silenzio è anche “pausa che dà vita alla parola. La cesura del flusso ininterrotto, spazio mentale prima che acustico. Nell’intercapedine silenziosa che si pone tra una parola e l’altra, germina la possibilità di comprensione. Il pensiero ha bisogno non solo di tempo ma di spazi e, come il linguaggio, prende forma secondo un ritmo di pieni e di vuoti”.
    L’importanza del silenzio sui social
    Un discorso che vale anche per i social network: “Anche in questo caso, l’obiettivo non è smettere di comunicare, non è uscire del tutto dalla piattaforme ed estraniarsi – precisa Polla-Mattiot – Ma penso che pure all’interno di questi sistemi di comunicazione delle dosi di silenzio possano essere utili per comunicare di più e meglio”.
    “Anche sui social, trovare il giusto ritmo e la giusta capacità di alternare presenza e assenza è cruciale. Come diceva il grande psicoanalista Masud Khan, la mente è come un campo che ogni tanto deve essere lasciato a maggese. Il nostro cervello a volte ha bisogno di qualche momento di pausa”. LEGGI TUTTO

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    Pirandello, “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” tra le tracce della prima prova di maturità 2024: “Scelta molto originale”

    Una delle due tracce scelte per l’analisi del testo alla Maturità di quest’anno è “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” di Luigi Pirandello. Si tratta di un romanzo sul cinema dell’autore siciliano, pubblicato la prima volta nel 1916 da treves con il titolo di “Si gira…”, LEGGI TUTTO

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    Tu quale traccia avresti scelto?

    Tutti quelli che hanno già fatto la maturità ricordano la traccia che scelsero e quali invece rifuggirono. Chi deve ancora farla è solo spaventato. Chi la sta facendo, ormai ha dovuto fare una scelta (e potrà dircela solo oggi pomeriggio). Ma voi lettori, quale traccia avreste scelto se foste dei maturandi 2024? Leggi le tracce […] LEGGI TUTTO

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    Valditara avrebbe scelto (dice) la traccia su Galasso alla maturità

    Quale traccia avrebbe svolto il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara se oggi avesse dovuto fare la maturità? Il ministro ha dichiarato a caldo che avrebbe “scelto una traccia storica. La storia mi piace molto è una materia di grande rilievo, di grande importanza perché costruisce il nostro passato, la nostra identità e risponde alla domanda chi […] LEGGI TUTTO

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    Pak choi: coltivazione e cura del cavolo cinese

    Il cavolo cinese o pak choi è una cultivar di Brassica Rapa diffusa soprattutto nel continente asiatico; negli ultimi anni, però, sta prendendo sempre di più piede negli orti italiani, offrendo un’alternativa vegetale dal gusto delicato. 

    Cos’è il pak choi?

    Il pak choi, pianta appartenente alla famiglia delle brassicacee o crucifere, si presenta come un ortaggio meno conosciuto, ma comunque ricco di nutrienti proprio come le verze e i cavoli. Infatti, è considerato un superfood ricco di vitamina A, C, K, B6, folati, calcio e manganese. Dal punto di vista estetico, presenta diverse similitudini che potrebbero farlo associare ad una bieta. Infatti, le sue foglie larghe con coste di colore bianco-verde chiaro e foglie verdi la richiamano alla mente. Si tratta di una pianta poco ingombrante che, oltre a poter essere coltivata in giardino, si può sistemare in vaso. 

    La semina del pak choi

    Se si vuole coltivare nel proprio orto il pak choi è necessario considerare delle accortezze. A partire dal mese di febbraio si può iniziare a seminare il pak choi utilizzando un classico semenzaio. Il terriccio dovrà essere soffice durante il momento della semina: successivamente, quando le piantine inizieranno a crescere, si potrà passare alla fase della ripicchettatura. In pratica, bisogna suddividere le piantine cresciute vicine tra di loro, separando delicatamente le radici e rimuovendo il terriccio. In questo momento, sarà fondamentale capire anche quante piante trapiantare, per evitare inutili sprechi di cibo. 

    Come si coltiva il pak choi?

    Quando il pak choi ha raggiunto la giusta dimensione (10 cm di altezza), si può coltivare direttamente in piena terra. In tal caso, è necessario effettuare un trapianto delle piantine tra il mese di marzo e settembre sistemando le stesse ad una distanza di 30-40 centimetri le une dalle altre. In una aiuola da circa 1 metro di larghezza, si può ottenere una serie di 3 file di cavoli cinesi. 

    Questa pianta si può anche coltivare in balcone in maniera semplice: infatti, non appena spuntano le prime quattro foglie, si può trapiantare in vaso il pak choi. In una cassetta da 40 centimetri si possono sistemare al massimo due piante. 

    Qual è il terreno ideale per il pak choi?

    Per il pak choi il terreno deve essere uniforme e privo di sassi. È importante lavorare la terra con una zappa e rastrello per rompere le zolle più dure e livellare il terreno, favorendo la corretta piantumazione della pianta. Nel caso in cui si scegliesse di coltivare in vaso il pak choi, è importante selezionare un terriccio specifico per gli orti e dopo circa un mese si potrà concimare con un fertilizzante biologico destinato proprio per gli ortaggi. 

    L’annaffiatura del pak choi

    L’eccesso di annaffiature non è gradito da questo ortaggio: è importante mantenere una corretta idratazione del terreno, senza eccedere. Infatti, i ristagni idrici possono mettere in serio pericolo la salute della radice del pak choi. Queste possono andare incontro a marciume. Nel caso in cui il terreno prescelto per la coltivazione di questo cavolo risultasse troppo pesante, si suggerisce una coltivazione rialzata in aiuole. In questo modo, si possono evitare gli eccessi d’acqua!

    L’esposizione ideale per il pak choi

    Il pak choi è un ortaggio che ama le aree soleggiate; proprio per questo, si possono selezionare appezzamenti di terreno con ottima esposizione oppure balconate dove non manca l’esposizione in pieno sole. Naturalmente, sarà di fondamentale importanza garantire sempre un terreno umido per non far mancare mai la giusta idratazione all’ortaggio.

    Le malattie e gli insetti dannosi per il pak choi

    Purtroppo, proprio come tutte le piante da orto, il pak choi teme determinati parassiti e può incorrere in malattie che necessitano il trattamento con prodotti fitosanitari specifici.In particolare, queste sono le principali problematiche a cui può andare incontro il pak choi:

    Malattie fungine comuni come la peronospora e l’alternariosi;
    Attacco da parte di parassiti come afidi, cavolaia e altica;
    Marciume dell’apparato radicale per eccesso di annaffiature;

    Per evitare di incorrere nelle malattie da fungo, si suggerisce di effettuare dei trattamenti naturali rinforzanti della pianta, ma anche di fare molta attenzione al drenaggio del terreno e alla distanza tra una piantina e l’altra. LEGGI TUTTO