Giugno 2024

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    Una startup italiana per l’Internet of things subacqueo che protegge i mari

    L’adozione della tecnologia dell’Internet of Underwater Things (IoUT) potrebbe rilevarsi un’opportunità strategica per monitorare l’ecosistema marino nel corso della realizzazione dei grandi collegamenti sottomarini. Nel futuro scenario energetico, infatti, le dorsali strategiche realizzate attraverso cavi elettrici sottomarini saranno sempre più diffuse e la loro realizzazione richiederà l’adozione di soluzioni innovative che garantiscano la sicurezza degli asset e il monitoraggio delle condizioni ambientali nelle vicinanze delle opere. L’Internet of Underwater Things (IoUT) rappresenta un nuovo orizzonte tecnologico in grado di assicurare una gestione più intelligente e sostenibile dei collegamenti sottomarini attraverso il monitoraggio avanzato e la comunicazione in tempo reale di parametri subacquei indicativi per analizzare l’impatto antropico in mare. 

    Per questo motivo, Terna, la società guidata da Giuseppina Di Foggia, ha inaugurato un nuovo capitolo nel suo percorso di innovazione avviando una sperimentazione della tecnologia dell’Internet of Underwater Things (IoUT) in collaborazione con Wsense, startup deep-tech specializzata nel monitoraggio e nei sistemi di comunicazione per l’ambiente subacqueo. 

    “Questo progetto è per noi molto importante sotto due aspetti – ci racconta Chiara Petrioli, CEO e founder della deep-tech WSense – .  Da un lato, ci conferma come attore d’eccellenza nel campo della raccolta e del trasferimento dei Big Data e delle telecomunicazioni wireless sottomarine per la realizzazione di sistemi di monitoraggio e di controllo ambientale in tempo reale. Dall’altro, rileva la crescita di un sistema virtuoso che vede collaborare le migliori realtà italiane nel campo dell’innovazione tecnologica al servizio della transizione energetica e digitale. Le soluzioni e la capacità di sviluppo tecnologico di WSense, insieme alla volontà di innovare dei grandi player come Terna, possono realmente portare il nostro Paese alla leadership internazionale nell’internet dei mari.” LEGGI TUTTO

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    Kumquat (mandarino cinese): coltivazione in giardino o vaso, cura e consigli

    Il kumquat (o mandarino cinese), noto anche come fortunella, è una pianta della famiglia delle rutacee: le sue origini, come tanti altri agrumi, sono da ricercare in Asia. Quando raggiunge il massimo sviluppo, il kumquat è alto circa 4 metri. Il mandarino cinese è apprezzato non solo per la produzione dei piccoli frutti ovali arancioni – che si possono mangiare senza sbucciarli – ma anche per il suo aspetto grazioso, soprattutto quando coltivato in vaso e potato con la classica forma tondeggiante. Le foglie del kumquat sono di colore verde scuro e hanno una consistenza rigida, mentre i fiori sono molto simili a quelli di altri agrumi, cioè di colore bianco e dalla forma a stella.

    La rusticità del kumquat

    Il kumquat si distingue per una buona rusticità, una delle migliori tra gli agrumi. La pianta riesce a sopportare temperature minime prossime ai -10 gradi, senza subire la classica defogliazione. A partire dai -3 gradi circa, però, i frutti cominciano a rovinarsi e si verifica la cascola dei mandarini. Nelle aree settentrionali, il kumquat può essere coltivato in piena terra solo in contesti ideali, ad esempio, con un’esposizione favorevole al sole e un muro alle spalle. Altrimenti è necessario predisporre una protezione con del tessuto non tessuto su tutta la fronda del kumquat. Nel Centro Italia, le aree litoranee e in alcune zone a ridosso dei laghi prealpini è invece possibile coltivare il kumquat in piena terra senza particolari problemi.

    Il terreno ideale per il kumquat

    Il kumquat può essere messo a dimora in un terreno che assicura un elevato drenaggio e, al tempo stesso, che sia sufficientemente ricco e non si inaridisca troppo velocemente. Possiamo quindi usare un mix tra torba, humus e sabbia, con quest’ultima che permetterà di evitare il ristagno idrico e potenziali problemi alle radici. Nel caso di terreni argillosi o calcarei, il kumquat presenta spesso i sintomi della clorosi fogliare, a causa del pH alcalino: il problema può essere risolto usando un concime con una buona componente di ferro.

    Il rinvaso del kumquat

    Possiamo prevedere il rinvaso del kumquat con una cadenza triennale, soprattutto nel caso di esemplari un po’ più giovani. Con le piante giunte a maturità, invece, la sostituzione del vaso può avvenire su un periodo più lungo, di circa cinque anni. Per rinvasare, usiamo un vaso che sia di circa 2-3 dita più ampio di quello che andiamo a sostituire: in questo modo, il kumquat potrà far sviluppare in modo adeguato le radici. Ciò è molto importante per assicurare una buona fioritura futura e una produzione di frutti soddisfacente. Quando gli esemplari sono particolarmente adulti e coltivati in vasi di grandi di dimensioni, anziché rinvasarli, possiamo sostituire alcune porzioni di terriccio più esterne rispetto al centro del contenitore.

    L’annaffiatura corretta kumquat

    L’annaffiatura del kumquat deve essere effettuata in modo costante su tutto l’arco della stagione vegetativa, cioè tra i mesi di marzo ed ottobre. Prima di innaffiare, però, dobbiamo accertarci ogni volta che il terreno si presenti asciutto. In linea di massima, possiamo prevedere un paio di annaffiature alla settimana durante i periodi più caldi. Teniamo invece presente che, nel corso della stagione invernale, il mandarino cinese non deve essere annaffiato. Soltanto nel caso di un lungo periodo siccitoso, dobbiamo preoccuparci di innaffiare la pianta.

    La concimazione del kumquat

    Quando il mandarino cinese è coltivato in piena terra, la concimazione avviene in particolare durante il periodo primaverile: a questo scopo, si sfruttano i prodotti specifici per gli agrumi, soprattutto quelli a lento rilascio nel terreno. Nel caso di coltivazione in vaso, possiamo invece usare un fertilizzante liquido aggiungendolo all’acqua di annaffiatura con una cadenza di circa 2 volte al mese. La concimazione, in questo caso, va assicurata su tutto l’arco del periodo vegetativo. Quale alternativa al fertilizzante liquido, possiamo anche sfruttare il comodo concime granulare che permette il rilascio prolungato nel tempo delle sostanze nutritive.

    La potatura del kumquat

    In linea di massima, il kumquat non necessita di una potatura particolare. Per mantenere un certo equilibrio nella vegetazione della pianta, però, al termine del periodo della raccolta dei mandarini, si tende a potare i rami che producono i frutti. Nel caso di coltivazione in vaso, una volta completata l’operazione di rinvaso, si è invece soliti asportare i rami morti o rovinati. Possiamo anche considerare la potatura del kumquat per un’esigenza estetica particolare: in tanti casi, infatti, si sceglie di dare la classica forma tondeggiante al mandarino cinese per renderlo particolarmente ornamentale.

    Le avversità che attaccano il kumquat

    Il mandarino cinese (o kumquat) è particolarmente colpito dalla cocciniglia. A questo proposito, è di fondamentale importanza intervenire quanto prima possibile per eliminare l’infestazione. Nei casi meno gravi, infatti, possiamo limitarci ad usare il classico batuffolo di ovatta imbevuto di alcol per ripulire le parti infestate. Con esemplari in cui l’infestazione è fuori della portata di questo tipo di intervento, non possiamo fare a meno di ricorrere a un insetticida ad hoc. Ricordiamoci però di non trascurare l’intervallo di sicurezza che deve esserci tra l’applicazione del prodotto fitosanitario e l’eventuale successiva raccolta della frutta, chiedendo sempre il consiglio di un esperto. LEGGI TUTTO

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    Se concimi con il compost domestico puoi avere uno sconto sulla tassa dei rifiuti

    Concimare giardino e piante in vaso con il compost domestico. Un vantaggio per l’ambiente, perché si riducono i rifiuti, ma anche per le tasche dato che per chi usa il compost prodotto con i rifiuti organici è previsto uno sconto sulla Tari, la tassa sui rifiuti. Le domande per ottenere la riduzione per chi decide di utilizzare questa opportunità vanno presentate ogni anno, con scadenza al 30 giugno. I modelli sono disponibili sul sito del proprio comune.

    Il compost per ridurre i rifiuti

    Il bonus riconosciuto a chi produce il compost  punta a incentivare la riduzione dei  rifiuti. I rifiuti domestici biodegradabili, costituiti da scarti di cucina, scarti da orto e giardino, sono infatti circa il 35% del rifiuto urbano totale. Sottrarre parte di questi quantitativi alla gestione del servizio pubblico consente un risparmio notevole in termini di risorse a livello locale, oltre ad essere un vantaggio per l’ambiente riducendo la quota di rifiuti da trattare. Per questo la gran parte dei Comuni ha deciso di incentivare offrire l’opportunità di avere una riduzione della Tari per i contribuenti che decidono di produrre concime domestico per le proprie aree verdi, terrazzi compresi. 

    Il tutorial

    Tutto sul compostaggio fai-da-te

    di Gaetano Zoccali

    28 Gennaio 2023

    Cosa serve per il fertilizzante fai da te

    Il compost è il prodotto finale del processo di trasformazione biologica delle sostanze organiche che dà  vita a un fertilizzante naturale molto simile all’humus, utilizzabile per concimare i terreni o i vasi. 

    Per ottenere un corretto processo di compostaggio occorre una buona miscelazione tra scarti di cucina e resti vegetali (per garantire il necessario apporto di ossigeno all’interno della massa di rifiuto), e un giusto contenuto d’umidità, che deve essere tale da evitare lo sviluppo dei cattivi odori e favorire l’attività dei microrganismi). Il tempo di formazione del compost varia a seconda della miscela di scarti utilizzati, considerando comunque che più gli scarti da inserire nella compostiera sono piccoli e sminuzzati, migliore sarà il compost e più veloce risulterà la sua preparazione. 

    In particolare in genere viene consigliato di inserire nella compostiera: foglie, fiori e rametti, gusci di uova, pane raffermo, bucce e residui di frutta (ma non i noccioli interi); verdure crude e scarti della pulitura, fondi di caffè, the e camomilla (senza involucri né capsule in plastica o  alluminio), cenere del camino e segatura di legno.

    L’intervista

    “In un pugno di compost il mio amore per la terra”

    di Gaia Scorza Barcellona

    11 Aprile 2023

    Le regole a livello comunale

    Per quanto riguarda il dettaglio dei rifiuti utilizzabili occorre comunque seguire le regole del proprio Comune. Alcuni enti, ad esempio, consentono di inserire nella compostiera anche scarti di carne e pesce, e altri no. In alcuni casi il compostaggio può essere effettuato utilizzando composter realizzati in proprio, come pure cumuli o concimaie nel caso di terreni. Può anche essere richiesta una dimensione minima del terreno, o previsto un massimo di scarti da conferire, parametrato al numero dei componenti della famiglia, o la scelta della struttura di compostaggio effettuata in relazione alle caratteristiche qualitative e quantitative del materiale da trattare. In generale, comunque, al momento della presentazione della domanda viene richiesta la documentazione d’acquisto o fotografica della struttura di compostaggio.

    Biodiversità

    Un tappeto di foglie in giardino? Lasciatele lì, se volete proteggere la natura

    di redazione Green&Blue

    21 Dicembre 2023

    Quanto vale lo sconto sulla Tari

    Per  ottenere la riduzione della Tari occorre compilare una domanda ad hoc. La percentuale di sconto riconosciuta per chi decide di produrre e usare il compost parte da un minimo del 10% e può arrivare fino al massimo del 30%. Lo sconto è calcolato sulla quota variabile della tariffa, ossia sulla parte determinata dal Comune in base al numero di persone che occupano l’immobile. LEGGI TUTTO

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    È la stagione degli uragani nell’Atlantico: ne sono previsti da 8 a 13

    Da 17 a 25 tempeste. Di queste, da 8 a 13 diventeranno uragani veri e propri. Sono previsioni nere, anzi nerissime, quelle del National Hurricane Center, divisione della National Oceanic and Atmospheric Administration e del National Weather Service, responsabile del monitoraggio delle perturbazioni negli oceani Atlantico e Pacifico, la cui stagione è ufficialmente iniziata il 1° giugno per terminare il 30 novembre. 

    Le condizioni nell’oceano Atlantico

    Ma come si generano questi eventi estremi? Durante l’estate, l’Atlantico si riscalda, determinando condizioni generalmente favorevoli alla formazione di uragani. In particolare, l’acqua calda superficiale, a circa 26 gradi, fornisce una crescente energia termica, che viene rilasciata nell’atmosfera attraverso l’evaporazione. Tale energia innesca un movimento verso l’alto, contribuendo alla creazione di gruppi di nuvole temporalesche e di vortici.

    Oltre a questa variazione stagionale di temperatura, entra in gioco anche un fenomeno di lungo periodo, chiamato Oscillazione multidecennale atlantica (Atlantic multidecadal oscillation, Amo). “D’estate la superficie dell’Atlantico può essere più calda o più fresca del solito per molte stagioni consecutive, a volte per decenni”, spiega Jhordanne Jones, ricercatrice alla Purdue University, negli Stati Uniti. “Le fasi calde generano più energia per lo sviluppo di uragani, mentre quelle fredde ne sopprimono l’attività. Ebbene, l’Atlantico è in una fase calda dal 1995, il che ha causato per tanti anni uragani molto violenti”. 

    L’influenza di El Niño e La Niña

    A determinare gli uragani atlantici concorrono, però, anche le temperature dell’oceano Pacifico, che, proprio come avviene nell’Atlantico, oscillano tra fasi calde, chiamate El Niño, e fasi fredde, chiamate La Niña, ma con intervalli di tempo più brevi tra le une e le altre.

    Clima

    La fine di El Niño è arrivata. Ci darà un’estate meno calda? Se non succede abbiamo un problema

    di Giacomo Talignani

    16 Aprile 2024

    La Niña promuove il movimento ascendente dell’aria sull’Atlantico, che alimenta consistenti nubi di pioggia e precipitazioni più intense. Inoltre, indebolisce gli alisei, venti regolari in direzione e costanti in intensità tipici delle regioni tropicali, riducendo il wind shear verticale, ovvero una variazione nell’intensità e nella direzione del vento tra l’atmosfera superiore e l’atmosfera inferiore, vicina alla superficie terrestre. E quando il wind shear diminuisce aumenta la probabilità di uragani. Al contrario, El Niño favorisce alisei forti, incrementando il wind shear. Inoltre, concentra il movimento ascendente e le precipitazioni nel Pacifico, innescando un movimento discendente e il bel tempo sull’Atlantico.

    Crisi climatica

    El Niño, gli effetti che preoccupano gli scienziati: eventi meteorologici estremi e temperature record

    di Matteo Marini

    15 Giugno 2023

    La preoccupazione degli scienziati

    Negli ultimi anni le elevate temperature dell’Atlantico si combinano con La Niña e ciò ha determinato, per esempio, il record di uragani del 2020. I meteorologi si aspettano che lo stesso avvenga quest’anno. “Ci sono sicuramente tutti gli elementi per una stagione molto attiva”, conferma Ken Graham, direttore del National Weather Service, “e gli scienziati sono preoccupati. Anche perché, in presenza di un oceano caldo, le tempeste possono intensificarsi anche in ambienti moderatamente sfavorevoli. È accaduto nel 2019, quando la tempesta, pur circondata da aria secca, si è rapidamente intensificata fino a diventare un potente uragano che si è abbattuto sulle Bahamas, provocando morti, feriti e ingenti danni”. LEGGI TUTTO

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    Via l’arsenico dall’acqua: una membrana contro l’inquinante

    L’arsenico è uno degli elementi più tossici presenti sulla Terra e può essere presente anche in una sostanza primaria per la nostra vita: l’acqua. Secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, l’arsenico viene classificato come un cancerogeno di Classe 1, motivo per cui l’Oms ha stabilito una soglia massima di concentrazione nell’acqua di 10 microgrammi per litro, superata la quale diventa potenzialmente nocivo per l’organismo umano. L’arsenico è naturalmente presente nelle acque sotterranee, ma gli organismi preposti al controllo dell’acqua potabile, applicano un costante monitoraggio, per garantire un elevato standard qualitativo. 

    Ma è altrettanto importante verificare, che l’acqua potenzialmente “contaminata” non venga utilizzata per l’irrigazione, perché l’elemento tossico finirebbe comunque nella catena alimentare. Rimuovere l’arsenico non è semplice, infatti, ci sono numerosi studi a livello internazionale per sviluppare le tecnologie più idonee in grado di rimuoverlo in maniera efficiente dalle acque. Un team di ricerca dell’Istituto per la tecnologia delle membrane (Cnr-Itm) ha sviluppato una nuova membrana che può selezionare l’arsenico, abbattendone la sua concentrazione nelle acque, grazie al finanziamento da parte della Regione Calabria, del progetto denominato “Separazione dell’arsenico dalle acque mediante processi a membrana”.

    Il dossier

    È l’uomo la specie più esposta all’inquinamento chimico

    di Cristina Nadotti

    19 Gennaio 2023

    “La problematica maggiore è stata sviluppare una membrana che potesse selezionare due forme chimiche dell’arsenico inorganico, As(III) e As(V), le più tossiche, che le tecnologie attualmente applicate, le nanofiltrazioni e l’osmosi inversa non riescono a rimuovere”, spiega Alberto Figoli, direttore del Cnr-Itm, che per produrre la tecnologia innovativa ha esteso la collaborazione all’Università della Calabria, l’Università di Pisa, l’Istituto di nanotecnologie del Cnr ed altri centri di ricerca accademici internazionali. 

    “Il nostro studio si è concentrato sull’altopiano della Sila in Calabria, dove abbiamo analizzato delle acque con un’elevata variabilità chimica, generate dalla diversità e complessità geologica calabrese, dove a seconda delle varie zone esaminate, c’era una maggiore o minore presenza di arsenico, determinata da alcuni tipi di rocce”, ha aggiunto Figoli, che insieme al suo team è partito dalla mappatura per risalire alle zone in cui la presenza di rocce, fosse responsabile del rilascio dell’arsenico nell’acqua di falda. Dopodiché è entrata in azione la membrana innovativa realizzata in laboratorio.

    Il caso

    Nel Mar Baltico 300mila tonnellate di munizioni che inquinano e preoccupano l’Ue

    di Fiammetta Cupellaro

    29 Settembre 2023

    Di fatto la membrana è come se fosse un foglio, che potrebbe essere inserito direttamente negli impianti di potabilizzazione o applicato sul rubinetto in cui da un lato c’è la soluzione che permea l’acqua con l’arsenico, mentre dall’altro lato esce il liquido purificato. “Abbiamo sviluppato una membrana porosa che permette di far passare acqua e sali in essa disciolti, quindi tutto il contenuto minerale già presente, ma che rimuovesse solo l’arsenico. Nello specifico abbiamo disegnato un liquido ionico polimerizzabile con delle funzioni a base di zolfo, che interagiscono con la molecola dell’arsenico, lo legano e lo bloccano, lasciando passare solo l’acqua. Una volta assorbito l’arsenico, l’acqua poteva essere rigenerata”, sottolinea ancora Figoli.L’idea alla base del progetto, dunque, non era tanto indagare il contenuto dell’acqua in bottiglia o di quella che arriva nelle nostre case, che subiscono rigidi controlli, piuttosto l’acqua usata in agricoltura per irrigare, che finirebbe in ortaggi e frutta, “per questo avevamo pensato di realizzare un impianto di filtrazione da mille litri al giorno con la nostra membrana, del tutto sostenibile collegato con l’energia solare, in modo da poter essere trasportato anche in zone più remote a scopo agricolo”, aggiunge Figoli. Finito l’esperimento in laboratorio, il gruppo di ricerca del Cnr-Itm auspica che ci sia interesse di aziende nel produrre la membrana per rendere il bene primario, oltre che prezioso, anche più sicuro. LEGGI TUTTO

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    Sull’e-mobility l’Italia arranca: fanalino di coda tra le grandi economie europee nella corsa agli investimenti

    Lo sviluppo delle auto elettriche porta con sé investimenti ingenti in tutto il mondo e tra i vari Paesi è accesa la concorrenza per attirare insediamenti produttivi (non solo per la realizzazione dei veicoli, ma per il settore delle batterie e per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica) e tecnologici. Lo studio sugli investimenti A questo […] LEGGI TUTTO

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    “E’ improbabile che l’Unione europea stravolga il Green deal”

    “Mi pare improbabile uno stravolgimento del Green deal a Bruxelles. E per quanto riguarda il governo italiano, un compito fondamentale lo avrà l’opinione pubblica che dovrà chiedere conto all’esecutivo di eventuali contraddizioni”. Enrico Giovannini, ex ministro e ora direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, non è d’accordo con chi intona il de profundis per le politiche climatiche europee dopo i risultati elettorali dello scorso weekend.

    Professor Giovannini, cosa comporterà il voto europeo per le politiche green di Bruxelles?”Molto del Green Deal è già stato deciso. Ci saranno ovviamente delle verifiche, ma non mi sembra all’orizzonte nel Parlamento europeo una maggioranza che voglia smontare tutto quello che è stato fatto finora: anche il Ppe, che pure è stato critico su una serie di questioni, intende comunque procedere, anche se con molta più attenzione alle politiche industriali. D’altra parte, il resto del mondo sta comunque accelerando la transizione ecologica. Quindi saranno possibili dei ripensamenti, ma il progetto di smontare l’intero impianto mi sembra altamente improbabile, anche perché appunto servirebbe una maggioranza parlamentare con questo obiettivo che al momento non esiste”.

    Ma le sconfitte di Macron in Francia e dell’alleanza socialisti-verdi-liberali in Germania non indeboliscono anche le politiche ambientali europee che poggiavano proprio su quell’asse?”I segnali politici arrivati dai singoli paesi, Italia compresa, verranno certamente utilizzarti per riaprire dei dossier. Ma dobbiamo ricordare che una cosa è il Parlamento europeo, altra è il Consiglio. Che il Consiglio negli ultimi tempi abbia frenato le iniziative Green del Parlamento è cosa nota. Ora potremmo assistere alla dinamica inversa: il nuovo Consiglio a trazione di centrodestra potrebbe spingere per la revisione di norme green, mentre potrebbe essere il Parlamento, con una maggioranza non molto diversa dall’attuale, a frenare. Ma rivedere regolamenti già approvati è paradossalmente più difficile che varare regolamenti ex novo. Inoltre il green deal è un pacchetto ampio, che va dall’agricoltura ai trasporti, e che sarà sempre di più una questione di energia: nel breve termine le rinnovabili saranno vantaggiose anche in un’ottica di sicurezza energetica. Non credo proprio che si tornerà al petrolio o al gas, perché vorrebbe dire esporre ulteriormente il nostro continente a situazioni come quelle che abbiamo visto con l’invasione russa dell’Ucraina”.

    Elezioni europee

    Elezioni europee, i verdi perdono seggi in Parlamento: strada in salita per il Green Deal

    di Giacomo Talignani

    10 Giugno 2024

    Quindi là dove non potrà la politica climatica basata sulla scienza, potrebbero giocare un ruolo la convenienza economica e geopolitica?”Assolutamente sì. Non a caso, l’Italia è andata in minoranza sul pacchetto che prevedeva la riduzione delle emissioni per il trasporto pesante. Vuol dire che nel Consiglio c’era comunque una maggioranza qualificata, indipendentemente dal colore politico dei singoli governi nazionali, che ha ritenuto conveniente quella norma”.

    Il clima e l’ambiente saranno il principale terreno di scontro in Europa?”Ritengo che la vera partita ora si giocherà sul nuovo bilancio dell’Unione. I popolari e i liberali finora non hanno parlato di un nuovo Next Generation Eu. Conserveranno questa posizione oppure accetteranno una maggiore spesa europea, magari indirizzata verso la transizione ecologica e sociale? E’ un passaggio più importante di quello dei singoli dossier. E un ruolo cruciale lo avrà il nuovo presidente della Commissione che dovrà trovare una sintesi tra posizioni anche molto diverse”.

    In campagna elettorale il green deal è stato duramente attaccato dai partiti di governo in Italia. Archiviate le urne, qual sarà secondo lei l’approccio del nostro esecutivo su questi temi a Bruxelles?”Dipenderà molto dall’opinione pubblica, già partire dal G7 della prossima settimana”.

    Che c’entra l’opinione pubblica con il G7?”Siamo ormai abituati a documenti finali di questi vertici molto focalizzati sulla transizione ecologica, penso a quello del G7 clima e ambiente di Torino. Ma l’opinione pubblica deve chiedere conto al governo delle contraddizioni, in un senso o nell’altro. Se si è a favore della transizione bisogna chiedere al governo: perché prendete questi impegni e poi fate il contrario. Se invece ci si oppone al green deal si dovrà dire al governo: ma come avete fato ad approvare queste cose? Sarà insomma molto importante miei prossimi mesi che ogni passo del governo sia attentamente monitorato e valutato da parte della società civile, nell’interesse del Paese e della sua competitività”. LEGGI TUTTO