consigliato per te

  • in

    Docente accoltellata a Varese, parla la prof Valentina Petri: “Noi in prima linea come i medici. Ma oggi di maestri c’è ancora più bisogno”

    «Siamo sempre più soli ma essere insegnanti non è diventato un mestiere più pericoloso, è diventato un mestiere più necessario». Sostiene Valentina Petri, prof in un istituto professionale di Vercelli, scrittrice di scuola e della vita da insegnanti.
    Petri, ci sono già state 27 aggressioni a scuola da gennaio, 36 lo scorso anno. Cosa succede?
    «La scuola non è un’isola, succede quel che succede anche fuori. Se nella società c’è un aumento di casi di violenza, aumentano anche in aula».
    Cosa c’è dietro?
    «Ogni caso fa storia a sé ma io credo che ci sia un bisogno educativo fortissimo. Questi episodi sono la spia di un disagio enorme che sfocia in violenza. E i docenti sono in prima linea come lo sono i medici del pronto soccorso, alle prese con una fetta già molto fragile di persone, gli adolescenti, che anche nella più rosea delle ipotesi affrontano le loro difficoltà per l’età che hanno e la fase evolutiva che attraversano».
    Ci sono stati anche casi di presidi schiaffeggiati da genitori, docenti presi a testate da familiari.
    «La presenza delle famiglie si è fatta molto forte. Ed è tanto auspicabile e doverosa quando è costruttiva, tanto è deleteria quando delegittima il lavoro degli insegnanti, quando vuole spiegarti come si fa il nostro lavoro: difficilissimo da gestire».
    Cosa può fare una prof?
    «Solo il nostro mestiere, faticando moltissimo a costruire la relazione con gli alunni. Questo enorme lavoro può durare un quadrimestre, due, a volte cinque anni, talvolta nemmeno sappiamo se abbia dato i suoi frutti ma non possiamo mollare».
    Il ministro Valditara chiede che sia approvata subito la riforma della condotta. Gli studenti dicono che ci vogliono più sportelli psicologici. Lei cosa pensa?
    «Che si possono fare entrambe le cose. La risposta immediata è la sanzione dura, l’imposizione di una regola, ma il voto in condotta da solo è uno slogan sterile: un ragazzo violento non si comporta bene in automatico dopo una sospensione o una bocciatura. Sanzionare va bene ma poi ci dev’essere il momento per capire, costruire, educare. Spesso le richieste dei ragazzi sulle risorse per gli psicologi a scuola si liquidano dicendo: “Noi eravamo più educati e non avevamo nulla”. È una superficialità nella superficialità. Chi ha il potere e gli strumenti per farlo dovrebbe dare una lettura più ampia di così e intervenire».
    Alla violenza concorre la messa in crisi della scuola come istituzione?
    «Il lavoro dell’insegnante non ha più l’attrattiva sociale di un tempo. Nessuno è attratto dagli zeri dello stipendio, la burocrazia ci ha messo il carico da undici, e mentre tutti impazziscono per il prof interpretato da Alessandro Gassman, che prende e porta i ragazzi fuori, noi siamo controllati come i magazzinieri di Amazon. E da fuori siamo ancora vittime dello stereotipo dei privilegiati con tre mesi di ferie».
    Vale ancora la pena insegnare?
    «Per me è come chiedere a qualcuno in guerra se vale la pena salvare vite: vale sempre la pena».
    Lei lo fa in un professionale. Sono davvero le scuole più difficili?
    «Hanno questa fama anche se spesso, lavorandoci, si scopre che non è vero. Certo sono scuole che hanno anche una valenza sociale, dove si ha a che fare con ragazzi più fragili o provenienti da un contesto difficile. Ma sono le scuole dove si ha davvero il polso del Paese, che ti mettono in contatto con la realtà lontana da stereotipi, proclami, fiction. Insegnare qui vale la pena due, tre, mille volte in più perché ogni risultato raggiunto vale triplo ed è utile a tutti. Sembra retorica ma dopo 10 anni al professionale io ancora non cambierei mai scuola». LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, il liceo Virgilio processa i 300 “occupanti recidivi”: rischiano fino a due settimane di sospensione

    ROMA – Giovedì scorso è iniziato il processo per l’ultima occupazione del Virgilio, storico e tumultuoso liceo di Roma che lo scorso autunno ha preso possesso dell’istituto per quattordici giorni consecutivi, con iniziative politiche e culturali, danneggiamenti e bevute di gruppo.
    La preside dell’istituto, Isabella Palagi, da settembre 2019 alla guida di un liceo stimolante e faticoso, ha ottenuto dagli stessi studenti che si sono autodenunciati i nomi di chi ha partecipato sia all’occupazione 2023 che a quella lunga otto giorni del dicembre 2022, quindi ha inserito i recidivi in una circolare con le singole generalità (anche quelle dei minorenni), li ha divisi in gruppi e ha allestito un vero e proprio processo interno per comprendere dinamiche dell’occupazione e autori dei danni. Alla fine delle audizioni-interrogatori saranno decisi i provvedimenti disciplinari, che per i frequentanti della quinta classe potrebbero avere conseguenze sulla valutazione per la prossima Maturità.

    Gli elenchi differenziati
    Sono 286 i presenti nell’elenco “Ho partecipato all’occupazione del Virgilio”, 47 dei quali maggiorenni. Sono, i 286, tutti i “recidivi”, coloro che hanno partecipato alle ultime due occupazioni. Sono 126, invece, le matricole dell’autogestione di fine 2023: per loro è già stato verbalizzato sul registro un richiamo ufficiale.
    La “Contestazione di addebito disciplinare” per i 286 occupanti di lungo corso prevede che ogni singolo studente entri in aula magna, dedicata in questo periodo alla questione, si segga di fronte a quindici docenti, ovvero il Consiglio d’istituto, la stessa dirigente scolastica e la rappresentante dei genitori, quindi venga interrogato sui comportamenti tenuti durante i quattordici giorni di fermo delle lezioni: “Hai partecipato all’inizio dell’occupazione? Per quanti giorni? Hai partecipato o visto qualcuno fare atti vandalici?”. Cinque minuti a studente. Domani si chiuderà il ciclo di interrogatori.

    Danneggiamenti per oltre 11.000 euro
    I danni fin qui accertati dalla presidenza sono pari a 11.257 euro: porte forzate e danneggiate (compresa quella della preside), allarme rotto, cavi spezzati, prese portate via. La dirigente Palagi, dopo il richiamo per i ragazzi alla prima occupazione, ha in mente di irrogare la sanzione più dura per i sei-sette portavoce (tre di loro contestano questo ruolo, una è considerata collaborativa nella soluzione dei problemi): sospensione di 15 giorni con obbligo di presenza e ripristino degli arredi maltrattati, come già accaduto l’anno precedente. Una sospensione più breve dovrebbe riguardare gli altri 286 recidivi. L’atto disciplinare avrà consequenziali riflessi sul voto in condotta, la pagella del secondo quadrimestre e, appunto, per chi frequenta l’ultimo anno, la stessa Maturità. I precedenti del Liceo Tasso di Roma, con intervento plaudente del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, e del Liceo Mamiani fanno ipotizzare la conferma della linea dura.

    Il Collettivo: “Siamo tutti responsabili”
    Il Collettivo del Virgilio, a fine gennaio, ha contestato il percorso intrapreso dalla dirigenza per gestire l’ennesima occupazione, in particolare la differenziazione delle colpe – collegata al fatto di essere la prima occupazione oppure una recidiva – e quindi delle pene. “Chi ha partecipato per la prima volta”, scrivono gli studenti, “non è uno studente che ‘non si è reso conto delle conseguenze del proprio comportamento’”, come sostiene la circolare della presidenza, “ma un ragazzo che ha dimostrato il contrario appoggiando, partecipando e assumendosi le responsabilità dell’occupazione nello stesso modo di tutti gli altri: con una firma”. In alcuni casi erano studenti del primo anno, quattordicenni. Ancora: “Chi, invece, si trova ad aver rivendicato per la seconda volta la partecipazione a questa protesta, avendo firmato anche l’anno scorso nella medesima occasione, si trova davanti una prospettiva ben diversa”. Le sanzioni disciplinari, aggravate per i sei-sette che hanno imbracciato la funzione di portavoce.
    Il Collettivo considera l’atto di incolpazione in conflitto con il Regolamento di Istituto e chiede una sanzione scritta per tutti: la pena minima, una sorta di sei politico dell’occupazione. I genitori del Virgilio sono sulla stessa linea degli studenti incolpati, considerando la circolare di convocazione degli occupanti “un atto intimidatorio” e la maggior parte degli studenti che si sono autodenunciati “non responsabili delle accuse mosse”. Entrambi, studenti organizzati e genitori, si dicono pronti ad avviare collette per risarcire i danni inferti alla scuola a dicembre 2013. LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, stipendio di 1 euro. Il conguaglio fiscale manda presidi e dirigenti in rosso

    ROMA – Fabio Amici, dirigente amministrativo di Tivoli, mostra su Facebook, gruppo “Noi Dsga”, l’ultima emissione ordinaria del ministero dell’Istruzione e del Merito: 1 euro. E’ la busta paga di inizio febbraio, riferita al maturato di gennaio, visibile attraverso il portale NoiPa. Un euro di stipendio. Il dirigente commenta: “Mi chiedo se questo è ancora […] LEGGI TUTTO

  • in

    Docenti di sostegno, Dario Ianes: “Alunni disabili affidati a tutti gli insegnanti. Vi spiego cos’è la cattedra inclusiva e perché fa bene alla scuola”

    Dario Ianes, docente Pedagogia dell’inclusione all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, è uno dei proponenti della cattedra inclusiva. Ci può spiegare il senso, professore? “Il perché è pedagogico, va a mescolare le competenze degli insegnanti per una scuola inclusiva dove non ci sia una separazione netta e perversa tra insegnanti […] LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, gli insegnanti italiani vogliono eleggere il loro preside

    ROMA – I docenti italiani, baluardo della democrazia applicata, vogliono poter eleggere il loro dirigente scolastico, dal quale si sentono ogni giorno più lontani. Lo rivela un sondaggio Swg coordinato dal sindacato Gilda degli insegnanti: “School monitor 2023”. Due su tre, si legge, sono favorevoli: il 63 per cento, con un 23 per cento che […] LEGGI TUTTO

  • in

    “Ministro Urso, non cancelli il liceo economico sociale per il Made in Italy”: la lettera dei docenti

    Una lettera per chiedere al ministro Adolfo Urso chiarimenti sul destino del Les, il Liceo Economico Sociale, che nei piani del governo potrebbe essere sostituito dal liceo del Made in Italy, laddove questo dovesse prendere quota. A inviarla il Comitato Salviamo il Les, oltre 7mila firme alle spalle, per salvaguardare l’esperienza di questo indirizzo liceale avviato dieci anni fa e molto richiesto. «Liceo del Made in Italy e Liceo Economico Sociale – scrivono i firmatari della lettera – potranno vivere insieme e completarsi a vicenda, il primo come Liceo autonomo fin dal suo nascere, il secondo come opzione delle Scienze Umane». Se infatti il liceo del Made in Italy voluto da Fratelli d’Italia difficilmente riuscirà a partire già il prossimo anno (le adesioni al momento sono pochissime), il timore resta per il futuro. «La nostra è un’esperienza decennale – osserva la presidente del Comitato Cinzia Cotti che insegna in una scuola di Piacenza – che in tanti ci siamo impegnati per far crescere e che sta dando ottimi esiti. Crediamo sia giusto sia per i docenti sia per ragazzi e famiglie fare chiarezza».

    Pochi sì dalle scuole al liceo del Made in Italy. Falsa partenza per il sogno della destra

    di Ilaria Venturi

    16 Gennaio 2024

    Il testo della lettera
    “Onorevole Ministro Urso,
    siamo diverse centinaia di docenti di tutte le regioni d’Italia e le scriviamo per avere una risposta chiara e inequivocabile sul destino del Liceo Economico Sociale, indirizzo nel quale crediamo fortemente e che è stato messo in forse da circa un anno a causa della nascita del nuovo indirizzo Made in Italy, da Lei con altrettanta forza voluto. Come liberi cittadini abbiamo il diritto di sapere e Lei come nostro Ministro ha il dovere di rispondere.
    Ha veramente intenzione di estinguere con la forza un indirizzo valido ed in crescita, con la sola motivazione economica di farne nascere uno nuovo, ancora debole, a costo zero? Noi continuiamo a credere di no, nonostante ci stiano ripetendo insistentemente che sarà così. Noi la legge 206 del 27 dicembre 2023 l’abbiamo studiata con attenzione e l’interpretazione del comma 4 dell’articolo 18 ci sembra chiara: dove si attiverà una classe di Made in Italy e ci sarà un congruo numero di iscritti, questa prenderà il posto di una del LES, dove invece gli studenti continueranno a scegliere l’indirizzo Economico Sociale la loro libertà di scelta verrà rispettata.
    Un nuovo Liceo ha bisogno di tempo e di cure per crescere, ha bisogno di gente di scuola che ci investa e lo supporti, non può essere soltanto imposto. Moltissime infatti sono state le perplessità sollevate a questo riguardo negli ultimi giorni un po’ ovunque in Italia, prova ne è l’esiguo numero di classi di cui è stata chiesta l’attivazione.
    Liceo del Made in Italy e Liceo Economico Sociale potranno vivere insieme e completarsi a vicenda, il primo come Liceo autonomo fin dal suo nascere, il secondo come opzione delle Scienze Umane. Alcune persone hanno scritto, senza saperne nulla, che questi due Licei, MiI e LES, sono praticamente uguali, il che non è vero perché hanno orientamenti completamente differenti, infatti, nel Made in Italy scompaiono completamente le scienze umane, ma è proprio nella diversità che si può trovare un arricchimento.Aspettiamo fiduciosi la Sua risposta Signor Ministro e siamo certi che questa volta arriverà.
    Cordiali saluti”. LEGGI TUTTO

  • in

    Atlante, ogni docente conta: il premio per i progetti dalle scuole diventa più grande

    C’è qualcosa di straordinario in ogni docente. Soprattutto: nella scuola i professori contano, e l’incontro con il docente o la docente “giusti” ha cambiato le vite di chissà quanti di noi. Sono le convinzioni che accompagnano “Atlante – Italian Teacher Award”, premio per il miglior insegnante italiano, istituito nel 2018 da United Network in collaborazione con “Repubblica@Scuola” e in partnership con la Varkey Foundation (il “premio Nobel” dei docenti). E che torna per questa edizione 2024 (questo è il sito: www.italianteacheraward.it/). Con una importante novità: alle candidature dei docenti che presentano i propri progetti si aggiungeranno quelle di studentesse e studenti (ma anche genitori) che vorranno candidare i loro o le loro prof.
    Ma lo scopo non è solo quello di partecipare ad un contest (per quanto prestigioso) dedicato ai professori. Quello più ambizioso è di far conoscere quanto di bello, utile e importante si fa nelle scuole spesso tra mille difficoltà, riconoscere il valore e il ruolo sociale degli insegnanti in Italia, far emergere il loro lavoro, spesso poco considerato, nonché le iniziative creative e originali che promuovono.
    E’ l’obiettivo già realizzato con la piattaforma pubblica online nella quale tutti i progetti sono mostrati, consultati, valorizzati (l’archivio è diviso in due sezioni: fino al 2022 scuola.repubblica.it/archive/ ; e quella dal 2023 che continua ad alimentarsi con i progetti di questa edizione 2024 che già stanno arrivando scuola.repubblica.it/contest/teacher/atlante-ogni-docente-conta-torna-il-premio-per-i-progetti-dalle-scuole ).
    E con i quasi duemila progetti arrivati in tre anni, Atlante è già divenuta probabilmente la più grande piattaforma pubblica di questo genere in Italia.
    Tutti i docenti possono candidarsi. Le candidature potranno essere presentate dagli insegnanti di ogni ordine e grado (dalle scuole dell’infanzia alle secondarie di secondo grado) tramite una procedura on line (ecco il link per esteso se ci fossero problemi scuola.repubblica.it/contest/teacher/atlante-ogni-docente-conta-torna-il-premio-per-i-progetti-dalle-scuole ) disponibile sul sito di Repubblica@Scuola o sul sito di Atlante.
    Ma quest’anno, dicevamo, c’è una importante novità. In linea con le modalità di candidatura della Varkey Foundation (il celebre “Nobel mondiale dei docenti”), studentesse e studenti, ma anche genitori, potranno candidare docenti che ritengono siano importanti con il loro lavoro. E’ una proposta che poi verrà girata agli interessati che decideranno se proseguire e inviare un loro progetto. Questo il link per le candidature: https://scuola.repubblica.it/news/insegnante-vita-votano-gli-studenti.
    C’è tempo fino al 30 marzo 2024. In palio, tre viaggi didattici a New York nel 2024, alla scoperta delle realtà didattiche più innovative della Grande Mela. I tre vincitori (uno per le scuole dell’infanzia e primarie, uno per le scuole secondarie di primo grado e uno per le scuole secondarie di secondo grado) saranno proclamati venerdì 10 maggio 2024, alle ore 10, durante una cerimonia che si terrà a Roma, al Teatro Brancaccio. L’evento sarà trasmesso in streaming su Repubblica.tv. LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, Valditara precisa: “In questa Finanziaria investiamo sull’istruzione 1,2 miliardi in più”

    In riferimento all’articolo pubblicato il 24 dicembre su La Repubblica online a firma Corrado Zunino, dal titolo “Scuola, l’anno di Valditara”, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara precisa:
    “L’articolo rileva che, secondo le previsioni di spesa della Legge di bilancio, il Governo avrebbe deciso di definanziare il settore Istruzione per circa 3,3 miliardi nei prossimi tre anni, passando da 52,24 miliardi nel 2024 a 48,902 miliardi per il 2026. Questa analisi, però, tiene conto delle previsioni di bilancio e non del finanziamento effettivo. Tutte le previsioni di bilancio triennali, infatti, hanno un tendenziale in diminuzione. La Legge di bilancio 2022, per esempio, ha previsto un investimento di circa 51 miliardi nel 2022, 49 miliardi per il 2023 e 47 miliardi per il 2024. Quindi si sarebbe dovuto desumere che il Governo Draghi, in carica all’epoca, per la scuola stesse perseguendo una politica di disinvestimento. Per valutare le scelte politiche di un Governo, il dato più significativo è quello che si riferisce all’esercizio successivo, in questo caso il 2024: rispetto ai 51 miliardi nel 2022, la spesa messa a bilancio da questo Governo indica un incremento di circa 1,2 miliardi, che porta l’investimento a 52,2 miliardi (al netto degli ingenti investimenti sull’istruzione previsti dal Pnrr). L’articolo inoltre trascura di considerare l’importanza dei rinnovi contrattuali previsti nella Legge di bilancio 2024. Per la contrattazione collettiva nazionale del pubblico impiego è previsto infatti un incremento di 3 miliardi di euro per il 2024 (più le risorse per l’indennità di vacanza contrattuale, erogata a dicembre 2023) e, a regime, di 5 miliardi di euro annui a partire dal 2025: rispetto a questi ultimi la quota destinata al personale della scuola è molto significativa.
    Va anche sottolineato che le nuove misure introdotte dalla Manovra sono supportate da risorse ulteriori che consentono, per esempio, di ripristinare il fondo per la formazione destinata a docenti e personale Ata, incrementandolo rispetto alla dotazione ai tempi della cosiddetta “buona scuola”. Un’altra informazione sottaciuta è che gli 84 milioni destinati ai docenti tutor non rappresentano un definanziamento dei 150 milioni stanziati dalla scorsa legge di bilancio, ma costituiscono invece un incentivo aggiuntivo, tenuto conto che la figura del docente tutor è stata nel frattempo inserita nel contratto collettivo nazionale.
    Giuseppe Valditara
    La replica
    Nell’articolo non è trascurato né sottaciuto nulla, al contrario di quanto prova a precisare il ministro dell’Istruzione e del Merito.
    Andiamo con ordine. Il disinvestimento triennale è un dato di fatto: ci sono 3,3 miliardi di previsioni di spesa in meno sull’istruzione scolastica. Punto. Che poi anche la triennale scolastica di Draghi fosse in calo, peggiora solo le cose: non c’è governo contemporaneo che riesca a comprendere che l’istruzione è il cuore delle istituzioni italiane (Piero Calamandrei), e non investa di conseguenza.
    Nell’articolo, tra l’altro, si ricorda come gran parte dei ministeri della Repubblica abbiano la prossima “triennale” in calo (non quello dell’Università e della Ricerca, per esempio) e che la situazione per il ministero dell’Istruzione e del Merito sia aggravata dalla crisi delle nascite.
    Non si comprende da dove il ministro dell’Istruzione e del Merito abbia tratto la tesi che l’articolo trascuri l’importanza dei rinnovi contrattuali. L’articolo titola sui rinnovi contrattuali e nello stesso si legge: “La decisione vincente del ministro, fin qui, è stata l’aver onorato il rinnovo dei contratti: gli aumenti per i dirigenti e anche (con bonus natalizio già previsto) per i docenti. Valditara, appena insediato, ha chiuso il contratto triennale precedente, 2019-2021: 124 euro medi e lordi di aumenti per ogni insegnante”. Questo abbiamo scritto: non si comprendono le doglianze.
    Certo, in mezzo ad alcuni risultati raggiunti dal punto di vista di un governo votato alla trasformazione di una parte del ceto studente in prossimi lavoratori (l’avvio della discussione parlamentare sugli istituti tecnico-professionali, per esempio), ci sono diverse inefficienze e un’assenza di visione: i concorsi per l’arruolamento degli insegnanti, oltre a portarsi dietro un puntuale strascico di contestazioni, non stanno risolvendo una precarietà dei docenti endemica; gli stessi supplenti troppe volte attendono mesi per vedere il primo stipendio in banca; l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – anche in questo settore – fatica; i finanziamenti sulla decisiva edilizia scolastica vengono spostati di manovra in manovra. Di tutto questo, nel pezzo pubblicato sulla newsletter Dietro la lavagna e poi sul sito di Repubblica abbiamo dato conto. (c.z.) LEGGI TUTTO