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    Invalsi, effetto Covid: crollano le competenze scolastiche nel mondo. Gli studenti italiani recuperano in Matematica, Lettura e Scienze

    ROMA – Il lungo biennio Covid ha gelato le competenze degli studenti nel mondo. Lo dice l’ultima indagine Pisa, quella del 2022, che arriva quattro stagioni dopo la precedente. La rilevazione si è occupata di valutare in che misura gli studenti abbiano acquisito conoscenze e abilità essenziali per la piena partecipazione alla vita economica e sociale in Lettura, Matematica, e Scienze. Hanno partecipato 83 Paesi, inclusi i 38 membri Ocse. In Italia, 347 scuole, 10.564 studenti e 9.000 genitori.

    L’incompetenza globale
    I risultati di Pisa 2022 mostrano una situazione dell’istruzione mondiale sconfortante. Il rendimento medio nei Paesi avanzati sul piano industriale è sceso di 15 punti in Matematica e di 10 punti in Lettura. Equivale a tre quarti di anno scolastico nel primo caso e a mezzo anno scolastico nel secondo. Il rendimento medio in scienze non ha subito variazioni significative.
    Per capire la gravità di questi risultati, è importante considerare il contesto. In due decenni di test Pisa, infatti, il punteggio medio Ocse ha subito variazioni molto limitate tra un ciclo e l’altro, con un massimo di quattro punti in Matematica e cinque in Lettura. Il calo repentino dei risultati suggerisce uno shock negativo che ha colpito molti Paesi nello stesso momento, e il Covid-19 sembrerebbe essere un fattore ovvio. In verità, però, l’analisi dei risultati prima del 2018 rivela che i punteggi in Lettura e Scienze hanno iniziato a diminuire ben prima della pandemia. Hanno raggiunto il massimo, rispettivamente, nel 2012 e nel 2009, prima di calare.

    Il riallineamento dei nostri alunni
    È interessante notare che questa media si è andata sensibilmente abbassando nelle diverse rilevazioni sulla competenza matematica, il dominio più importante in quest’ultima analisi. Infatti, nel 2003, primo anno in cui la competenza matematica ha rappresentato l’ambito principale, la media Ocse fu stabilita a 500. Nella rilevazione del 2012 scese a 494 punti, mentre nel 2022 è stata di 472 punti.
    L’analisi dei risultati italiani offre spunti significativi. In Matematica, i punteggi degli studenti italiani si sono allineati a quelli dei Paesi Ocse, mentre in Lettura li hanno superati. In Scienze, l’Italia, per la prima volta, ottiene un risultato (471 punti) in linea con quello della media Ocse (472 punti), anche se significativamente minore rispetto alla rilevazione del Pisa 2012.
    I risultati pongono l’Italia in una posizione comparabile a nazioni come Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti in Matematica e a Paesi come Svezia e Norvegia in Lettura.
    Singapore (575 punti) ha il risultato migliore nella materia, seguito da 5 Paesi dell’Est asiatico: Cina Macao, Cina Taipei, Hong Kong, Giappone e Corea. Nel continente europeo, l’Estonia (510 punti) risulta la nazione con i migliori risultati, seguita da Svizzera (508 punti), Paesi Bassi (493 punti), Irlanda (492), Belgio, Danimarca, Polonia e Inghilterra (489), Austria (487), Slovenia (485), Finlandia (484), Lettonia (483) e Svezia (482). La Finlandia, che nella rilevazione del 2012 era il quarto riferimento europeo come risultati, ha perso parecchie posizioni e 35 punti.
    Rispetto a tutti i Paesi che hanno preso parte all’indagine Pisa 2022, l’Italia occupa una posizione compresa tra la 19a e la 38a, mentre, se si considerano solo gli Ocse, la posizione che occupa è tra la 16a e la 31a.

    La débacle femminile
    in nessun altro degli 81 sistemi scolastici censiti, il divario di genere in Matematica è così pronunciato: 21 punti, l’equivalente di un anno di scuola. Record mondiale negativo per l’Italia: la media Ocse è di soli 9 punti di distacco tra maschi e femmine, ma ci sono 14 Paesi dove le ragazze superano i ragazzi. Le nostre studentesse sono paragonabili ai loro compagni nella fascia bassa, ma non riescono ad eccellere. Già al momento della scelta delle superiori, i ritardi sono in gran parte già cristallizzati. E il divario sta aumentando.

    Il Nord Est non è più capofila
    Il Nord Ovest, nell’apprendimento delle matematiche tra i quindici-sedicenni, non ha mostrato differenze significative rispetto ai cicli precedenti: il trend lineare medio ha fatto registrare un aumento di due punti. Il Nord Est, invece, ha mostrato una flessione nel 2022 rispetto ai cicli a partire dal 2012, con un decremento medio di 10 punti.

    Sprofondo Sud sui numeri
    Nord Ovest e Nord Est hanno risultati significativamente superiori agli studenti delle altre tre macroaree (rispettivamente 500 punti e 496 punti). La macroarea del Centro (472 punti) ha risultati significativamente superiori alle due macroaree Sud e Sud Isole (434 e 441). Ci sono 66 punti di differenza all’interno dell’Italia, pari a un livello di competenze.
    In Matematica metà degli studenti dei licei raggiunge il livello 3 di competenza. Negli istituti tecnici metà alunni raggiunge il livello 2 di competenza e nei professionali e nei centri di formazione metà raggiunge il livello 1a.

    Bravi nel ragionamento
    Sui processi di apprendimento, il nostro Paese registra risultati significativamente superiori nel “Ragionare”, dove ottiene 474 punti (media Ocse 473). Sulla scala del “Formulare” gli studenti italiani ottengono 464 punti (media Ocse 469), in quella dell’“Utilizzare” 470 punti (media 474) e in quella dell’“Interpretare” 471 punti (Ocse 474). Gli alunni nazionali, in tutti e quattro i processi, raggiungono un livello di competenza paragonabile a Germania, Spagna, Portogallo e Stati Uniti. L’Estonia si conferma il miglior Paese dell’Unione europea,
    Rispetto al ciclo 2018, nella stessa materia, l’Italia è sotto di 15 punti, in linea con il punteggio medio internazionale (la Germania fa registrare -25).
    Sia a livello medio Ocse, sia a livello nazionale, è aumentata la percentuale di studenti che si trovano al di sotto del livello minimo di competenza (livello 2) e, parallelamente, è diminuita la percentuale di studenti che si trovano nei livelli più alti (5 e 6) nella Scala di competenza di Matematica. In media, gli studenti con un livello inferiore al minimo richiesto sono aumentati di 6 punti percentuale. Solo le aree del Nord Ovest e del Sud Isole non hanno mostrato un decremento significativo.

    Lettura, qui il Meridione cresce
    L’Italia riporta un punteggio medio pari a 482 sulla scala di lettura, un risultato che colloca il nostro sistema scolastico tra i venti, compresi quelli già citati, che hanno riportato risultati degli studenti superiori alla media Ocse.
    Il risultato medio dell’Italia, pur essendo un indicatore che denota una buona collocazione delle capacità di lettura dei nostri studenti nel confronto internazionale, è costituito in realtà da notevoli differenze interne alla popolazione. Le differenze nei risultati medi tra le macroaree continuano a restare marcate: 56 punti sulla scala di lettura separano i punteggi medi che rappresentano, rispettivamente, il risultato più alto e più basso per raggruppamento geografico. Mentre le regioni del Centro riportano un risultato medio in linea con la media Italia, gli studenti delle altre aree geografiche sembrano essere inseriti in diversi sistemi educativi: rispetto alla media nazionale, gli studenti che vivono e vanno a scuola nelle regioni del Nord (Est e Ovest) hanno un vantaggio superiore a 20 punti, quelli delle regioni del Sud Isole e del Sud hanno uno svantaggio, rispettivamente, di -26 e -32 punti sulla scala di lettura.
    A fronte della stabilità del dato medio nazionale, si registra una tendenza al peggioramento, anched qui, dei risultati in lettura nelle regioni del Nord Est (-22 punti rispetto al 2000) mentre le regioni del Sud Isole registrano una tendenza al miglioramento di 21 punti rispetto al 2003 e 31 punti rispetto al 2006.
    E le ragazze ottengono in lettura un risultato medio superiore di 19 punti a quello dei ragazzi: 491 contro 472, differenza che si rileva tanto più grande tra gli studenti che ottengono i risultati più bassi.

    Top performer nelle Scienze
    Ancora, in Italia, gli studenti che frequentano i licei hanno mediamente punteggi più alti in Scienze rispetto ai colleghi degli altri indirizzi di studio. Sempre in Scienze, il 76 per cento degli studenti raggiunge almeno il livello 2 e, nonostante la pandemia Covid-19, ottiene un punteggio statisticamente superiore rispetto al 2018 di 9 punti, con un aumento nella percentuale di studenti top performer di 1,5 punti.
    Anche da noi la differenza nel rendimento in Scienze tra maschi e femmine non è statisticamente significativa, ma la percentuale di ragazzi top performer è significativamente superiore a quella delle ragazze. LEGGI TUTTO

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    Il dimensionamento toglie presidi e trasferisce alunni: via ai tagli nelle scuole di Veneto ed Emilia Romagna

    Con lo spadone sguainato, e un’allegria per il taglio delle risorse pubbliche non esattamente spiegabile, il ministro Giuseppe Valditara mostra il primo scalpo: il Veneto. Sarà la Regione guidata dall’assessora di destra Elena Donazzan, già Movimento sociale italiano, a tagliare per prima il numero di istituti scolastici del Paese. Se ne prevedono 700 in meno […] LEGGI TUTTO

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    Scuola e conservatori, parla il maestro Accardo: “Troppa ignoranza nella classe politica, così dimenticano la musica”

    ROMA – Maestro Salvatore Accardo, Repubblica ha analizzato la manovra finanziaria del Governo Meloni e ha scoperto che la parola Afam, l’Alta formazione artistica e musicale, non è mai citata nel testo. Dentro questa amnesia ci sono i 60 conservatori italiani in cui si tramanda, tra le altre cose, la grande musica della tradizione.
    “Di fronte a queste indicazioni, si può solo pensare una cosa: c’è molta, troppa ignoranza nella classe politica italiana di oggi. C’è una mancanza di sensibilità nei confronti della musica che poi si riverbera sulle scelte amministrative. Di finanza e leggi di bilancio non so nulla, ma, certo, non occuparsi della musica a scuola è un delitto”.
    Abbiamo raccontato che i conservatori italiani vivono in una situazione di sospensione perenne: alla riforma del 1999 non sono mai seguiti i decreti attuativi. Che impressione ha, lei, delle nostre università della musica?
    “Dal mio punto di vista posso dire che c’è una generazione di ottimi insegnanti, giovani, capaci. C’è un problema, però. Il programma di studio dei nostri conservatori è troppo rigido e predilige l’attività teorica. Per crescere su uno strumento devi suonarlo, suonarlo. Devi lavorare con lui diverse ore al giorno. Gli insegnanti migliori dei conservatori italiani si sganciano dal programma e in questo mondo riportano alla musica i loro discenti. Tutti, va detto, devono essere pagati per il ruolo importante che rivestono”.
    I risultati di questi buoni insegnamenti si vedono?
    “Ci sono strumentisti validi in circolazione, come nella tradizione del nostro Paese. E le nostre accademie musicali continuano ad attrarre studenti stranieri, richiamati dalla storia del Paese delle arti e dalla qualità contemporanea del suo insegnamento. Va detto, però, che da una dozzina di anni gli italiani arrivano tardi alla musica di alto livello. Bisogna tornare in conservatorio prima, dall’età preadolescenziale”.
    Oggi, invece?
    “Con la concezione dell’accademia formato università, un giovane aspirante musicista inizia un percorso musicale di alto livello solo a 19 anni. A quell’età, se hai talenti, devi già suonare in un’orchestra, aver vinto premi nel mondo. Spesso i ragazzi del nostro Paese arrivano al Conservatorio con limiti tecnici e scarsa scrittura. La musica si apprende da bambini, dopo i vent’anni la si suona”.
    Ha parlato di una dozzina di anni trascorsi. Tra il 2008 e il 2010, non a caso, in Italia si è realizzata la Riforma Gelmini, che prevedeva, al suo interno, la nascita dei licei musicali, nuovo percorso di approdo al conservatorio in età matura. Dopo dodici anni i licei musicali attraggono lo 0,7 per cento degli studenti delle scuole superiori e il dato è in calo.
    “L’insegnamento medio nei licei musicali non è di buon livello, forse il loro insuccesso dipende anche da questo”.

    Salvatore Accardo bambino agli esordi con il violino e poi adolescente
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    Feste a scuola e vacanze. In quali regioni c’è il Ponte dell’Immacolata. E il calendario di Natale

    D’estate come d’inverno, le vacanze delle scuole sono uno dei fari della stagione turistica. E tuttora, nonostante il baby-boom sia ormai lontano, sono la linea guida che definisce l’alta, la media e la bassa stagione. Nel breve periodo, potrà ad esempio essere utile conoscere le piccole differenze esistenti nei calendari regionali per quanto riguarda le imminenti vacanze di Natale. E ancor prima, per il prossimo ponte dell’Immacolata. Magari per decidere dove andare a sciare o a fare shopping prenatalizio con qualche chance di ressa in meno
    Immacolata, ponte sì o no
    Può ad esempio giovare sapere che la metà circa delle regioni (dieci, più una provincia aut abbia deciso ufficialmente per un ponte scolastico in occasione della prossima Immacolata, con l’8 dicembre che cade di venerdì. Le regioni o province dove le scuole resteranno chiuse il sabato 9 dicembre sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e Provincia Autonoma di Trento. Nelle altre, almeno in teoria, le scuole potrebbero aprire, al netto però dell’autonomia didattica, in base a cui già molte scuole elementari e medie, e non poche superiori, restano chiuse nel canonico “prefestivo” settimanale. In tal senso, risulta meno eclatante la scelta della Lombardia, che ha omesso il ponte, benché nel suo capoluogo, Milano, che celebra la festa patronale il 7 dicembre, giovedì, per Sant’Ambrogio, in teoria gli studenti – e le rispettive famiglie – dovrebbero rinunciare a un break di 4 giorni, per andare a scuola al sabato. Spiegazione analoga trova la discrepanza tra le province di Trento (ponte sì) e Bolzano (no). In Alto Adige scuole elementari e medie hanno un calendario settimanale di 5 giorni, come le superiori: per queste ultime, si lascia delega ai singoli istituti per un’eventuale apertura il sesto giorno. In altre parole, la differenza pratica sui banchi – e quella conseguente di trovare piste sci meno affollate dai residenti per i turisti – sono insignificanti.
    Natale e oltre
    Per quanto riguarda le Feste di Natale, le differenze sono giocoforza minime. Con Natale che cade di lunedì, la vigilia di domenica, e il 23 di sabato, e con la Befana a sua volta di sabato, il lunedì 8 sarà rientro obbligato per tutti. A inizio feste, la sola Umbria prevede lo stop già dallo squillo della campanella di giovedì 21. Tra le altre regioni, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Veneto e Provincia autonoma di Trento chiudono ufficialmente le scuole 24 ore dopo, mentre le altre teoricamente – ma vale quanto sopra – sono aperte anche il sabato 23.
    Tra le altre curiosità che emergono dal calendario scolastico 2023-2023 il lungo ponte di 4 giorni (più sabato) previsto dalla Liguria, che “salta” il 9 dicembre come ha fatto per il 2 novembre, per il 29 e il 30 aprile 2024, che sono un lunedì e un martedì a ridosso della Festa dei Lavoratori. Una piccola ma significativa differenza si nota poi per le Vacanze di Pasqua, quando la sola Valle d’Aosta farà tornare gli studenti in classe il martedì 2 aprile, anziché il 3. Per tutti stop a partire dal 28 marzo incluso. LEGGI TUTTO

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    Sciopero scuola, il docente non può permettersi di perdere la giornata: si astiene solo il 6,5%. Ma nel 2022 fu l’1,81%

    Per comprendere che esiste ancora una coscienza da insegnante – nonostante l’arruolamento nonsense degli ultimi trent’anni, gli stipendi comunque bassi, una considerazione generale che, in modo suicida, è andata calando nella collettività e nei giovani – basta leggere i messaggi arrivati al sito di Repubblica a ridosso dello sciopero di venerdì scorso. Sosteneva Giovanni Damaggio: […] LEGGI TUTTO

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    Scuola, parte il primo concorso con i fondi Pnnr: ma le cattedre sono quasi tutte al Nord

    Ai nastri di partenza il primo concorso a cattedre Pnrr. Ma i posti sono quasi tutti al nord. Ieri mattina, i tecnici del ministero dell’Istruzione e del merito hanno illustrato ai sindacati il bando del primo concorso che si svolgerà secondo le nuove regole per la formazione iniziale e il reclutamento stabilite dal Pnrr: il Piano nazionale di ripresa e resilienza. La pubblicazione del bando è prevista, stando ai tempi indicati dal ministero, per l’ultima decade di novembre. Un mese di tempo, poi, per presentare domanda.

    Scuola, i posti ci sono ma mancano i professori. E 30mila cattedre rimangono vuote

    di Salvo Intravaia

    17 Luglio 2023

    La nuova selezione
    Nell’aprile del 2022, il decreto-legge 36 del governo Draghi ha rivoluzionato le procedure concorsuali e i requisiti per parteciparvi. Portando in piazza oltre 200mila lavoratori della scuola. La nuova selezione ormai imminente si svolgerà secondo le disposizioni della cosiddetta fase transitoria che recupera precari non abilitati ma con tre anni di servizio, abilitati secondo le vecchie regole e possessori dei 24 Cfu (i crediti formativi universitari) previsti per partecipare ai concorsi superati dall’attuale normativa. Ma fra qualche anno per diventare docente, oltre alla laurea magistrale per la disciplina che si vuole insegnare, occorrerà avere frequentato e superato 60 Cfu universitari in materie pedagogiche, didattiche e metodologiche. E quindi superare il concorso e il periodo di prova.
    I numeri
    Le selezioni alle porte riguardano tutti gli ordini e gradi di scuola. Saranno in tutto 30.216 i posti: 21.101 di posto comune e 9.115 di sostegno. Più nel dettaglio, le cattedre da coprire saranno 1.315 nella scuola dell’infanzia, 8.326 nella scuola primaria, 7.646 nella secondaria di I grado e 12.929 nella secondaria di II grado. E, in base alle informazioni fornite ai sindacati, due cattedre disponibili su tre sono al nord. I vuoti d’organico nelle regioni settentrionali ammontano a più di 19mila cattedre: il 64% del totale. Che per il sostegno diventano addirittura oltre 7mila e 500: l’84% del totale. La restante parte delle cattedre, poco più del 16%, è libera nelle regioni centrali e il 19%, neppure una su cinque, in quelle meridionali. E’ quindi prevedibile che molti aspiranti meridionali tentino il concorso al Nord per chiedere, dopo qualche anno, il trasferimento al Sud per avvicinarsi alla famiglia. Inoltre, più di 10mila cattedre di scuola media e superiore delle 20mila di posto comune disponibili per il primo concorso Pnrr sono concentrate in una decina di discipline: tra cui Italiano, Informatica, Matematica e Fisica al superiore; Italiano, Matematica e Scienze alla media. I numeri delle cattedre disponibili non sono definitivi. Perché in corso d’opera, il contingente dei 30mila posti attualmente ammessi a concorso potrebbero allargarsi a ulteriori 14.438 posti non assegnati nel corso delle immissioni in ruolo dello scorso luglio, per le quali viale Trastevere ha già chiesto la prevista ‘autorizzazione’ al Mef: il ministero dell’Economia e delle finanze.

    Formazione dei docenti, la scatola vuota della riforma

    di Carlo Cappa (Università Roma Tor Vergata) e Andrea Gavosto (Fondazione Agnelli)

    24 Giugno 2023

    Le regole per partecipare
    Potranno partecipare alle selezioni i docenti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento (o il diploma abilitante) conseguita secondo le regole precedenti, i precari della scuola statale con 3 anni di servizio alle spalle negli ultimi cinque e i laureati magistrali che hanno superato 24 Cfu di materie metodologiche, didattiche e pedagogiche. Per il sostegno occorrerà essere in possesso della prevista specializzazione. La domanda si presenterà esclusivamente online attraverso il sito www.inpa.gov.it. Seguendo il percorso “Argomenti e Servizi > Servizi > lettera P > Piattaforma Concorsi e Procedure selettive, vai al servizio”.
    Le prove
    Le prove saranno due. Uno scritto computer-based con 50 quesiti a risposta multipla da svolgere in 100 minuti. Mentre la prova orale avrà la durata di 30 minuti per la scuola dell’infanzia e primaria e 45 minuti per le classi di concorso della media e del superiore. La commissione sonderà, anche per mezzo di una lezione simulata, le conoscenze e le competenze sulla disciplina oggetto del concorso, le competenze didattiche e la capacità di progettazione didattica. LEGGI TUTTO

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    Sciopero, insegnanti e studenti insieme contro il governo: “Fermiamo il taglio di 900 istituti, il diritto allo studio è scomparso dalla Finanziaria”

    ROMA – La questione, che rende irrequieto il ministro conservatore dell’Istruzione e del Merito, è che domani mattina gli striscioni li srotoleranno in piazza gli insegnanti con le loro due rappresentanze sindacali (Flc Cgil e Uil scuola) e gli studenti con le loro sigle maggioritarie: Rete della conoscenza-Uds, Rete degli studenti medi. Domani c’è sciopero […] LEGGI TUTTO