Costruire posate dai metalli della centrale nucleare dismessa
Mentre in Italia si discute di ritorno del nucleare, anche se il nostro Paese aspetta da oltre trent’anni un deposito nazionale per le scorie radioattive che probabilmente non sarà attivo prima del 2039, nella Francia regina dell’atomico d’Europa pensano già ad alternative per le centrali che sono state chiuse. Una, per esempio, è quella di convertire la centrale nucleare di Fessenheim chiusa nel 2020 in un centro capace di riciclare i metalli a bassa radioattività per trasformarli in…posate. Per ora siamo solo nella fase ipotetica e progettuale, perché è dal dibattito pubblico che durerà 4 mesi e incentrato sulla riconversione della centrale che dovranno uscire certezze.
L’impianto nucleare era stato chiuso nel giugno 2020 ed è attualmente ancora in fase di smantellamento. Dopo la chiusura si è iniziato a ragionare sul futuro di questa grande struttura: la proposta odierna, sostenuta dalla direzione della centrale, è realizzare entro il 2031 un Technocentre, vicino alla struttura, dove recuperare tutta una serie di metalli e altri elementi con basso indice di radioattività per trasformarli in forchette, cucchiai e coltelli, ma anche pentole o maniglie per le porte. Da ottobre e fino a febbraio la comunità francese di Fessenheim discuterà proprio di questo. “Ascolteremo tutti i punti di vista e le preoccupazioni su tutto l’impatto che c’è sull’ambiente, sulla biodiversità, sull’acqua. Ascolteremo anche i diretti interessati, come i residenti locali, che chiedono risposte in termini di posti di lavoro e poi decideremo insieme” ha detto Jean-Louis Laure, presidente del dibattito pubblico. Nel luglio 2025 la EDF, azienda elettrica francese, deciderà se portare avanti o meno il progetto e poi saranno necessarie le varie autorizzazioni per le “posate radioattive”.
IL CASO
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“L’apertura è prevista per il 2031, si tratta di un investimento di 450 milioni di euro e 200 posti di lavoro in gioco. Si estenderà su 15 ettari, in edifici annessi alla centrale in fase di smantellamento” ha precisato Laurent Jarry, ex direttore della centrale. Ovviamente, solo i metalli “a bassissimo livello radioattivo” saranno trasformati in oggetti di ghisa o acciaio da poter riutilizzare, precisano dalla società, mentre i materiali non idonei saranno inviati agli impianti di trattamento dei rifiuti nucleari. “Ciò consentirebbe di trattare 500.000 tonnellate di metalli a bassa radioattività nell’arco di quarant’anni” ha aggiunto Laurent Jarry. Come per l’Italia, dove nessun territorio si è realmente proposto per ospitare ad esempio il Deposito nazionale per le scorie radioattive di quelle centrali chiuse dagli anni Novanta, anche in Francia c’è incertezza se puntare realmente su strutture che dovranno trattare comunque materiale nucleare. Per la Francia impianti di questo tipo – quelli di recupero – sono una novità, ma esistono già in Svezia, Germania o Stati Uniti dove vengono utilizzate tecniche per “ripulire” i metalli, metterli in sicurezza e poi fonderli per ottenere la base con cui realizzare oggetti.
Proprio perché non tutti sono favorevoli alla seconda vita dei prodotti radioattivi, il dibattito pubblico francese sarà determinante nello stabilire se il progetto potrà andare o meno avanti. Inoltre, serviranno anche modifiche al codice sanitario pubblico francese per poter dare il via all’operatività del nuovo impianto. Attualmente, mentre parte della comunità è favorevole all’idea di un’opera che porterà sia al riciclo del materiale sia a nuovi posti di lavoro, un’altra parte ricorda che anche nel prodotto riciclato, come hanno dimostrato studi della Commissione francese per la ricerca e l’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad), può rimanere sempre una piccola (e variabile a seconda dei metalli) quantità di radioattività. Anche basandosi su studi dedicati al tema, fino al 2022 la legge in Francia proibiva il recupero di rifiuti a bassa radioattività, un decreto che però è stato recentemente rivisto rendendo possibile il recupero in determinate condizioni. Ora, dopo il dibattito, in Francia decideranno o meno se avallare davvero l’idea delle “posate radioattive”. LEGGI TUTTO