20 Settembre 2024

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    Verbena, che profumo: come coltivarla

    La sua fioritura è prolungata e generosa, le tonalità che tingono i fiori sono a tinta unita o screziate. La verbena è affascinante ed estremamente versatile; la sua coltivazione può essere sia in vaso, sia in aiuole in piena terra o in classici basket sospesi. Originaria del Sud America, la verbena è una pianta erbacea ornamentale perenne o annuale dalle proprietà medicinali. Dai piccoli fiorellini riuniti in ombrelle si ricava un olio essenziale unico nel suo genere, utilizzato sia come base di infusi e decotti.

    Verbena, che profumo: le caratteristiche della pianta
    In tempi antichi era considerata “pianta sacra” da poeti e scrittori, oggi è una delle piante più conosciute al mondo sia per la sua bellezza oggettiva, sia per il suo inebriante profumo, sia per i suoi usi in campo erboristico. La verbena appartiene alla famiglia delle Verbanaceae e si è soliti trovarla o in giardini rocciosi, o su balconi, scelte strettamente connesse alla sua estetica e al suo portamento ricadente molto decorativo. La pianta della solidarietà (è questo il suo significato nel “linguaggio dei fiori) è formata da numerosi steli erbacei di un verde intenso e foglie lanceolate dai margini dentati e leggermente “pelosi”. I suoi piccoli fiori si riuniscono in infiorescenze a ombrello o a sfera simili a “pon-pon” e si tingono di tonalità vivaci che vanno dal rosa, al rosso acceso fino a toccare punte meravigliose di viola o di porpora.

    Le varietà della verbena
    Di questa pianta dai fiorellini dalle mille proprietà esistono numerose varietà. Oggi, infatti, le specie di verbena conosciute superano le duecentocinquanta, ma tra quelle più comuni (e conosciute a livello erboristico, oltre che floreale), ci sono: la verbena Officinalis, la verbena nana, la verbena Bonariensis, la verbena Canadensis, la verbena Peruviana, la verbena Venosa e la verbena ibrida.

    Verbena: le proprietà benefiche della pianta
    L’erba della croce, o verbena, contiene circa 20 composti vegetali considerati benefici. Alla pianta dai fiorellini a ombrello si attribuiscono funzioni curative e il suo utilizzo erboristico è frequente. Solitamente la si trova sotto forma di olio essenziale, mixata ad altri oli vegetali o come tisana.

    Coltivazione: dove piantare la verbena
    Alla domanda: “Dove mettere la verbena?”, si può rispondere in più modi. Questa pianta dai fiorellini colorati, infatti, può essere seminata all’esterno a terra o in vaso nei mesi di aprile e di maggio, ma può essere seminata e/o piantata in ambiente protetto (letto caldo o semenzaio) nei mesi di marzo e di aprile. Viene da sé che, se la si vuole coltivare come pianta annuale, sarebbe meglio farla crescere in vaso, così da poterla mettere al riparo in inverno. In realtà la si vede spesso anche in giardini, aiuole o bordure, alcuni dei suoi habitat preferiti.

    Quando seminare la verbena: i periodi migliori
    Per quanto riguarda la semina, la verbena può essere coltivata sia a partire dal seme, sia acquistando la pianta già cresciuta. Il periodo ottimo per la semina è febbraio: i semi di verbena vanno sistemati in una miscela di terriccio e sabbia e organizzati in semenzaio, tenendo conto della giusta distanza (30-35 cm) e assicurandosi che il terriccio sia ben umidificato. Se si vuole ottenere una fioritura più densa e visivamente più “compatta”, si consiglia sempre di diminuire la distanza tra i gruppi di semi a 20 cm.

    Concimazione e irrigazione della verbena: cosa sapere
    Una volta seminata in vaso o in semenzaio e nelle varie operazioni di rinvaso, è importante mescolare al terriccio un concime granulare adatto alle piante fiorite. Se invece la verbena piantata è adulta, l’ideale sarebbe utilizzare un fertilizzante liquido per piante da fiore, meglio se arricchito da alghe brune. La verbena come quasi ogni pianta esistente al mondo ha bisogno di acqua, ma in modo regolare. È giusto bagnarla con regolarità ed è giusto soprattutto aumentare la frequenza di irrigazione durante i periodi più caldi, ma senza esagerare. La verbena, infatti, teme i ristagni idrici, quindi il terreno in cui cresce deve sempre essere leggero, fertile e ben drenato. In inverno, invece, l’irrigazione può essere quasi del tutto sospesa.

    La verbena vuole la luce: esposizione della pianta
    Essendo originaria del Sud America, la verbena ha bisogno di sole per potere vivere senza difficoltà. Pianta perenne coltivata come annuale, richiede un’esposizione soleggiata e luminosa ed essendo abbastanza rustica, riesce a crescere bene anche in esterno in condizioni climatiche rigide, ma la temperatura non dovrebbe mai scendere al di sotto dei 7°. La sua predilezione è per il clima mite in zone riparate da vento e da correnti d’aria notevoli e in inverno sarebbe meglio aiutarla con l’aggiunta di paglia, foglie o sabbia al terreno o, per eventualmente, coprirla del tutto con un tessuto non tessuto e ripararla dal freddo.

    Verbena, quanto dura la sua fioritura
    Anticamente considerata pianta magica dal potere afrodisiaco, la verbena era anche associata a Venere e le sue proprietà benefiche hanno origini antichissime. Prendersi cura di questa pianta dalla fioritura rigogliosa non è complicato, ma servono le giuste attenzioni affinché possa crescere in modo sano lontano da problemi e malattie, di cui quelle portate dagli insetti fogliari sono le più comuni. La fioritura è abbondante e duratura: i suoi fiori nascono durante la stagione primaverile-estiva e spesso si prolungano anche fino all’autunno, con tanto di curiosità da parte di api, farfalle e altri insetti di stagione. Tra le varie indicazioni, la cura della verbena comprende anche la potatura, da eseguire nel caso di fiori secchi o foglie non sane: anche questo influisce sulla sua longevità e sulla sua delicata bellezza. LEGGI TUTTO

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    Le città europee con l’aria più pulita

    È soprattutto nel Nord Europa che si respira l’aria migliore del Vecchio Continente. A certificarlo è l’Agenzia europea per l’ambiente, che ha pubblicato la nuova classifica della qualità dell’aria nelle città europee. Tra le 375 aree urbane prese in considerazione dal monitoraggio, solo 13 risultano avere una concentrazione media di particolato fine inferiore alla quantità stabilita dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. E, di queste 13, solo due (Faro e Funchal in Portogallo) non appartengono all’area geografica dell’Europa settentrionale. Guidano la classifica le svedesi Uppsala e Umea, seguite da località come Reykjavik, Oulu, Tampere, Tallinn, Stoccolma e Bergen.
    Le città italiane sono indietro
    L’aria delle città italiane, di contro, non sembra godere di ottima salute. La più alta in classifica è Sassari, al ventunesimo posto, con solo altre quattro il cui livello di particolato fine è considerato “accettabile” dall’Agenzia europea per l’ambiente, ovvero Livorno (65°), Savona (148°), Battipaglia (161°) e Siracusa (167°). Il resto si perde nella parte bassa della graduatoria, specie le città della Pianura Padana: Milano è al 354° posto, Torino al 362°, Venezia al 367°, con Cremona addirittura alla 370° posizione. Peggio fanno solo Nowy Sacz, in Polonia, e la croata Slavonski Brod, dove il carbone è ancora una delle principali fonti energetiche.
    La classifica si basa sui dati raccolti da 500 stazioni di monitoraggio e fotografa la qualità dell’aria negli anni 2022 e 2023, focalizzandosi sulle concentrazioni a lungo termine di Pm2.5, l’inquinante atmosferico coi maggiori impatti negativi sulla salute. Considerando che tre europei su quattro vivono in aree urbane, l’analisi evidenzia come la maggior parte di loro sia esposta a livelli preoccupanti di inquinamento atmosferico. Proprio per ribadire questo concetto, l’Agenzia ha già annunciato un’ulteriore analisi incentrata sul’impatto che la scarsa qualità dell’aria ha sugli ecosistemi e sulla salute umana, includendo stime sui decessi e sulle malattie ad essa attribuibili. L’inquinamento atmosferico è infatti la principale causa ambientale di molteplici malattie mentali e fisiche e di morti premature, specie tra bambini, anziani e cosiddetti “fragili”. Influisce inoltre molto negativamente sulla biodiversità, riducendo la capacità degli ecosistemi di attivare meccanismi difensivi.
    I target del Green Deal
    Per correre ai ripari, il Green Deal varato dalla Commissione europea ha fissato per il 2030 l’obiettivo di ridurre le morti causate dal particolato fine del 55% rispetto ai livelli registrati nel 2005, puntando poi al traguardo di “inquinamento zero” entro il 2050. Oltre all’inquinamento atmosferico, ad essere salvaguardati dovranno essere anche il suolo, arginando le perdite di nutrienti e l’uso di pesticidi chimici, e l’acqua, con la drastica riduzione di rifiuti e microplastiche rilasciate in mare. Per quanto riguarda le città, il piano della Commissione prevede anche un abbattimento della produzione di rifiuti urbani residui e dell’inquinamento acustico causato dai trasporti. LEGGI TUTTO