11 Luglio 2024

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    Scuola, stop ai cellulari in classe e ritorno dei diari cartacei. Valditara: “Smartphone sono fonte di distrazione”

    No all’uso dei cellulari in classe anche per le attività educative e didattiche in vista dell’avvio dell’anno scolastico 2024-2025, perché distraggono e un loro uso eccessivo può incidere negativamente sul naturale sviluppo cognitivo dei ragazzi. Sì a pc e tablet, ma sotto la guida dei docenti. E’ quanto si legge nella circolare del ministero dell’Istruzione e del Merito, a firma del ministro Giuseppe Valditara, che fornisce alle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione indicazioni finalizzate a introdurre il divieto dell’uso dello smartphone a scopo didattico.
    Il rapporto Unesco
    “Importanti studi internazionali hanno rilevato la diretta correlazione fra l’uso del cellulare in classe, anche a scopo educativo e didattico, e il livello degli apprendimenti degli alunni. – si legge nella circolare – In particolare, merita di essere richiamato il Rapporto Unesco ‘Global education monitoring report, 2023: technology in education: a tool on whose terms?’ nel quale si evidenzia che i dati delle valutazioni internazionali su larga scala, come quelli forniti dal ‘Programma per la valutazione internazionale degli studenti’ (Pisa), mettono in luce un legame negativo tra l’uso eccessivo delle TIC e il rendimento degli studenti. In 14 Paesi è stato infatti riscontrato che la semplice vicinanza a un dispositivo mobile distrae gli studenti provocando un impatto negativo sull’apprendimento”.
    Minore livello di attenzione
    “Più nello specifico nel Rapporto Ocse Pisa 2022 (Volume II) Learning during – and from – disruption, si evidenzia come gli smartphone siano fonte di distrazione per gli studenti che lo usano con maggior frequenza a scuola facendo diminuire il livello di attenzione, in particolare durante le lezioni di matematica e, quindi, mettendo a rischio il rendimento nella materia. – evidenzia la circolare del Mim – È stato altresì rilevato che l’uso continuo, spesso senza limiti, dei telefoni cellulari fin dall’infanzia e nella preadolescenza incide negativamente sul naturale sviluppo cognitivo determinando, tra l’altro, perdita di concentrazione e di memoria, diminuzione della capacità dialettica, di spirito critico e di adattabilità. Recenti analisi, inoltre, hanno dimostrato un aumento preoccupante anche in Italia di minori affetti dalla sindrome dell’Hikikomori, ossia il fenomeno dell’isolamento sociale volontario che comporta il ritiro dei giovani nel chiuso delle proprie case rinunciando ai rapporti con il mondo esterno”.
    Consentito l’uso di pc e tablet
    “Alla luce delle considerazioni che precedono, a tutela del corretto sviluppo della persona e degli apprendimenti, si dispone il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato, come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per documentate e oggettive condizioni personali. – spiega la circolare – Potranno, invece, essere utilizzati, per fini didattici, altri dispositivi digitali, quali pc e tablet, sotto la guida dei docenti.
    Restano fermi, dunque -si legge nel documento- il ricorso alla didattica digitale e la sua valorizzazione, cosi come l’impegno a rendere edotti gli studenti sul corretto ed equilibrato uso delle nuove tecnologie, dei telefoni cellulari e dei social e sui relativi rischi, come previsto anche dal DigComp 2.2”.
    Le sanzioni per gli studenti
    “Le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione provvederanno, pertanto, ad aggiornare i propri regolamenti e il patto di corresponsabilità educativa, anche prevedendo, nella scuola secondaria di primo grado, specifiche sanzioni disciplinari per gli alunni che dovessero contravvenire al divieto di utilizzo in classe dello smartphone”, conclude la circolare.
    Il ritorno dei diari cartacei
    Dall’anno prossimo compiti scritti anche sul diario cartaceo di ogni ragazzo, non solo sul registro elettronico che spesso richiede l’intervento di genitori per le password, allo scopo di sviluppare la responsabilità e l’autonomia degli alunni nella gestione dei propri compiti. E’ quanto prevede la circolare del ministero dell’Istruzione e del merito, a firma del ministro Giuseppe Valditara, che evidenzia come “negli ultimi anni si è diffusa la consuetudine, tra i docenti, di assegnare i compiti da svolgere a casa esclusivamente mediante notazione sul registro elettronico”.
    Una modalità questa, spiega la circolare, che “comporta, di fatto, che gli alunni consultino sistematicamente il registro elettronico attraverso dispositivi tecnologici, pc, smartphone e tablet, per verificare quali attività debbano essere svolte a casa e per quale giorno, spesso con la mediazione dei genitori, titolari delle password di accesso. Al fine di sostenere, fin dai primi anni della scuola primaria e proseguendo nella scuola secondaria di primo grado, lo sviluppo della responsabilità degli alunni nella gestione dei propri compiti dosando, al contempo, il ricorso alla tecnologia, si raccomanda di accompagnare la notazione sul registro elettronico delle attività da svolgere a casa con la notazione giornaliera su diari/agende personali”.
    “In questo modo, e tenendo conto delle scadenze assegnate dai docenti nello svolgimento dei compiti, ciascun alunno potrà acquisire una crescente autonomia nella gestione degli impegni scolastici, senza dover ricorrere necessariamente all’utilizzo del registro elettronico”, conclude la circolare. LEGGI TUTTO

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    Inquinamento, le batterie al litio sono una (nuova) sorgente di PFAS

    Sebbene il loro nome scientifico sia Pfas, sigla che sta per “sostanze perfluoroalchiliche”, sono note anche come forever chemicals, ossia “sostanza eterne”, in virtù della loro capacità di permanere nell’ambiente per tempi lunghissimi. Sono una classe di composti chimici largamente utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi; ma purtroppo sono anche molto nocivi per l’ambiente e per la salute degli esseri viventi. “Largamente utilizzati” vuol dire che sono praticamente ovunque: contengono Pfas tappeti, pelli, rivestimenti dei contenitori per il cibo, pentole, vernici, tessuti, perfino cannucce di carta. E a quanto pare anche le batterie agli ioni di litio, come ha svelato uno studio condotto dagli esperti della Texas Tech University e recentemente pubblicato sulle pagine della rivista Nature Communications.

    Lo studio

    Le cannucce di carta possono contenere Pfas

    di Sandro Iannaccone

    22 Gennaio 2024

    Anche alle batterie agli ioni di litio si addice l’attributo di “largamente utilizzate”: si trovano praticamente in qualsiasi dispositivo elettronico, e la crescente diffusione di autoveicoli elettrici le ha rese ancora più comuni. Proprio in virtù di questo, gli autori dell’articolo appena pubblicato hanno sottoposto diversi tipi di batterie agli ioni di litio a diversi test di laboratorio per saggiarne il contenuto e l’eventuale predisposizione al rilascio di sostanze nocive: in questo modo, hanno evidenziato che effettivamente le batterie al litio contengono e rilasciano bis-perfluoroalchilsulfomidi (o bis-Fasi, una sottoclasse di Pfas), sostanza le cui persistenza ambientale ed ecotossicità sono comparabili a quelle di composti noti da più tempo, tra cui il famigerato acido perfluoroottanoico, o Pfoa.
    “I risultati della nostra analisi”, spiega Jennifer Guelfo, una degli autori del lavoro, “mettono in luce un problema legato alla produzione, allo smaltimento e al riciclaggio di queste batterie, che tendenzialmente si associano all’idea di ‘energia pulita’. Ridurre le emissioni di anidride carbonica con innovazioni come le auto elettriche è fondamentale, ma bisogna stare attenti agli effetti collaterali, come, in questo caso, l’aumento dell’inquinamento da Pfas. È necessario facilitare tecnologie, controlli di produzione e soluzioni di riciclaggio che possano contemporaneamente mitigare la crisi climatica senza rilasciare inquinanti altamente persistenti nell’ambiente”.

    Salute

    Pfas nelle giacche a vento per bambini: rintracciate le sostanze chimiche nocive nel 63% dei test

    di Paolo Travisi

    25 Aprile 2024

    I ricercatori, in particolare, hanno raccolto e analizzato campioni di acqua, neve, suolo e sedimenti nei pressi di stabilimenti di produzione in Minnesota, in Kentucky, in Belgio e in Francia, registrando in tutti i siti una concentrazione di bis-Fasi molto sopra la norma. I dati, inoltre, evidenziano come queste sostanze riescano a viaggiare molto velocemente e molto lontano muovendosi nell’aria, il che può aumentare la dimensione delle aree potenzialmente contaminate. E ancora: i test hanno mostrato che i bis-Fasi non si decompongono con il tempo, proprio come accade agli altri Pfas; fortunatamente, alcuni trattamenti (per esempio l’uso di carbone attivo granulare e lo scambio ionico, già usati con gli altri Pfas) sembrano essere efficaci nella rimozione dei bis-Fasi dall’acqua.
    “I nostri risultati”, proseguono gli autori, “dimostrano che gli approcci di purificazione progettati per altri Pfas, tra cui il Pfoa, sono efficaci anche per rimuovere i bis-Fasi. Auspicabilmente, queste tecniche saranno utilizzate sempre di più e gli impianti di trattamento saranno aggiornati per essere conformi ai livelli massimi di contaminazione da Pfas recentemente emanati dall’Agenzia per la protezione ambientale statunitense (Epa)”. LEGGI TUTTO

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    Biometano, idrogeno, elettrico: così i camion tagliano le emissioni

    “Nel trasporto su gomma la sostenibilità oggi si può ottenere con la transizione verso carburanti alternativi e l’ottimizzazione dei processi e degli stessi asset di trasporto”, sostiene Alberto Curnis, ricercatore presso l’Osservatorio Contract Logistics Gino Marchet del Politecnico di Milano. Si parla quindi di biometano, HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) e un domani l’idrogeno verde, senza contare lo sviluppo dell’elettrico. E poi la ricerca costante di un’ottimale saturazione degli spazi presenti nei mezzi, la riduzione dei ritorni a vuoto, semirimorchi a doppio piano o l’utilizzo dei doppi semirimorchi – già presenti in Spagna e Danimarca.”In Italia troviamo il Progetto 18, avviato nel 2009 dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e da ANFIA, rivolto all’impiego di una combinazione ottimizzata trattore-semirimorchio con lunghezza complessiva di 18 metri consentendo il posizionamento di 36 pallet invece dei 33 consoni dei mezzi da 16,5 metri, abilitando una riduzione del numero dei camion circolanti, dei viaggi e delle emissioni”, aggiunge l’esperto.
    Un altro fronte è quello della multimodalità di trasporto sulle lunghe distanze. Ad esempio una consegna che prevede una tratta su treno e una via camion, oppure un trasporto effettuato in parte via mare e in parte su strada. In questo contesto si parla in particolare del trasporto intermodale, dove non avviene la “rottura” del carico, che rimane all’interno della stessa unità, dall’inizio alla fine del ciclo di trasporto. Per altro la via ferroviaria e quella marittima in molti casi hanno un impatto ambientale inferiore rispetto a quello stradale alimentato a fossile. La grande flessibilità si ritrova anche nei carburanti. “Il biometano liquefatto e l’HVO vanno bene per le lunghe percorrenze, mentre l’elettrico, oggi già applicato nelle brevi distanze, è interessato da diverse iniziative sul mercato per lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale al fine di abilitarne un’efficace implementazione sulle tratte più lunghe. L’idrogeno verde è in una fase di studio e di sviluppo iniziale, spinto in gran parte in Italia dai fondi messi a disposizione dal Pnrr, ed, infine, la sfida degli e-fuels, ossia i combustibili sintetici prodotti dalle rinnovabili, che richiederanno ancora anni di sviluppo prima di potenzialmente giungere sul mercato”, conclude Curnis.

    I vantaggi del biometano liquefatto
    La società di autotrasporti LC3 Trasporti – pioniera nel settore della logistica sostenibile – da tempo sta puntando sul cosiddetto BIO-Lng (biometano liquefatto). Dispone infatti di 250 veicoli (autoarticolati), di cui il 70% alimentati con questo carburante. È considerato sostenibile poiché è il frutto di un processo di lavorazione che prevede la decomposizione biologica di materia organica. Rispetto al comune gasolio e a parità di percorrenze permette di abbattere i consumi di CO2 (-78%), gli ossidi di azoto (-60%) e il particolato (-96%). Nel caso di LC3 si tratta per lo più di mezzi Iveco e la prospettiva è di aumentare ulteriormente il parco macchine green. Dopodiché, come spiega il fleet manager di LC3 Giuliano Baldassari, dal 2021 vengono già impiegati semirimorchi con impianto di refrigerazione ad azoto liquido (-180°C), che abbattono l’inquinamento acustico e anche il rumore percepito. Una soluzione che non genera emissioni inquinanti nell’atmosfera, al contrario dei consueti impianti di refrigerazione che sfruttano il gasolio per l’alimentazione. L’ulteriore evoluzione è nel nuovo semirimorchio Powered Trailer sviluppato da SolarEdge e-Mobility, che sarà consegnato in versione definitiva e commerciale a settembre.

    Il semirimorchio elettrico di SolarEdge con più fonti di energia
    Il colosso internazionale SolarEdge, sulla base della sua competenza nei settori degli inverter e dei pannelli per il fotovoltaico, ha sviluppato grazie alla sua declinazione e-Mobility, situata a Perugia, una piattaforma semirimorchio (circa 13,5 m) elettrica che sfrutta diverse fonti energetiche. In pratica l’elemento che normalmente si aggancia a un trattore stradale che consente il trasporto su gomma di materiali e beni si evolve. Come spiega il sales manager Francesco Mittica di SolarEdge e-Mobility la novità consta in una serie di apparecchiature modulari che possono essere applicate – grazie al lavoro di uno specialista – a un semirimorchio tradizionale per renderlo elettrico e green. Nello specifico si parla della possibilità di avere un’unità dotata di pannelli solari (24 mq2 di superficie), batterie, tecnologia plugin e un assale per il recupero dell’energia capaci di contribuire non solo allo spostamento ma anche all’alimentazione dell’eventuale unità di refrigerazione. Ovviamente le prestazioni variano a seconda delle condizioni ambientali, i percorsi e gli allestimenti. Già, perché senza l’unità di refrigerazione, i soli pannelli, l’assale e il dimensionamento del pacchetto batterie (max 75 kWh) consentono di migliorare le performance e di conseguenza migliorare ulteriormente la riduzione dell’impatto ambientale.

    Uno degli ultimi test su strada a Roma ha confermato che su una tratta di oltre 250 km è stato possibile ridurre di circa il 24% il consumo di carburante, con un consistente abbattimento dei livelli di emissioni e anche dei costi. Secondo l’azienda 19 veicoli con i rispettivi semirimorchi elettrici sono in grado di abbattere l’emissione di 1,4 tonnellate di CO2 in un solo giorno di operatività. Da rilevare che in una consueta giornata assolata più dell’80% dell’energia viene generato dall’assale e il sistema di recupero, quindi l’apporto dei pannelli risulta quasi più strategico quando il mezzo è fermo rispetto a quando è in movimento. La condizione ideale, come spiega Mittica, è quella di disporre di un quartier generale o un hub per autoarticolati dotato di pannelli solari, batterie e inverter. Il tutto sfruttando anche soluzioni telematiche avanzate per il monitoraggio e la gestione dei veicoli, nonché l’efficienza energetica, giocando anche la carta della ricarica bidirezionale. In questo modo tutti i pannelli, compresi quelli montati sui mezzi che generano 2-3 kWh, possono dar vita a un sistema unico capace di alimentare i servizi della sede, stivare energia nelle batterie delle infrastrutture oppure direttamente in quelle dei mezzi, ricaricare altri veicoli elettrici e in caso di sovrabbondanza vendere alla rete nazionale.Infine c’è un tema normativo che si è appena sbloccato. L’associazione di categoria International Association of the Body and Trailer Building Industry (CLCCR) ha contribuito negli ultimi tre anni all’approvazione di una nuova definizione comunitaria che agevolerà le omologazioni dei semirimorchi elettrici. In pratica a breve non ci sarà più bisogno di omologare ogni singolo mezzo, ma applicare le stesse regole previste per la produzione in serie.

    Una strategia green diversificata
    Michele Ambrogi, presidente di LC3, sottolinea che la complessità della logistica, sotto il profilo ambientale, dovrebbe essere affrontata con una strategia diversificata capace di mettere insieme più tecnologie. Anche nel rispetto delle esigenze di mercato e degli equilibri finanziari. “Proprio qui a Piacenza, dove c’è la filiale più importante per LC3, stiamo realizzando uno dei primi impianti a idrogeno per l’alimentazione dei trattori (stradali) in collaborazione con Edison Next”, sottolinea Ambrogi. “Per i veicoli invece abbiamo un accordo con Iveco e i primi modelli dovrebbero arrivare in Italia nel 2025-2026”. Senza contare il contratto di fornitura di 30 trattori full electric Daimler Truck eActros 600 equipaggiati da un tris di batterie da complessivi 621 kWh/600 kWh capaci di assicurare un’autonomia di circa 500 km. La prospettiva è che l’idrogeno diventi la tecnologia di riferimento per il lungo raggio, andando progressivamente a sostituire i mezzi a BIO-Lng. L’elettrico invece dovrebbe assicurare la copertura del breve e medio raggio. LEGGI TUTTO

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    Il match di Wimbledon per la sostenibilità: così il tennis diventa verde

    Wimbledon quest’anno è più verde del solito. Non solo per i suoi celebri campi, ma anche per un approccio alla sostenibilità che guarda lontano. Lo spiega Hattie Park, responsabile della sostenibilità dell’All England club che organizza il torneo: “Wimbledon è essenzialmente un giardino inglese. Se vogliamo continuare a giocare e seguire il tennis all’aperto, dobbiamo garantire un ambiente resiliente”. Cambiamento climatico e inquinamento mettono a rischio il fragile equilibrio dell’erba; e decine di migliaia di tifosi impattano direttamente sulle emissioni, la produzione di rifituti e i consumi energetici.

    Wimbledon, torneo seguito in tutto il mondo, è il palcoscenico perfetto per creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile per i grandi eventi sportivi. La transizione sta accelerando, e quest’anno lo si nota subito appena ci si avvicina ai campi: sulle strade solo veicoli elettrici, attenzione spasmodica ai rifiuti e al riciclo, fontanelle per ricaricare d’acqua le bottigliette. E poi molti dettagli nascosti da scoprire. Il lavoro però è ancora tanto, a Wimbledon così come in tutto il settore degli eventi sportivi: uno studio del 2017 dell’Università di Cardiff ha rivelato che la partecipazione a eventi sportivi aumenta in media di sette volte l’impronta ecologica delle persone, principalmente a causa dei viaggi e del consumo di cibo e bevande.

    Euro 24 ha già vinto la partita della sostenibilità

    di Riccarlo Luna

    14 Giugno 2024

    Obiettivo net zero ed elettrificazione
    Wimbledon si è impegnato a raggiungere zero emissioni nette entro il 2030. Già oggi i campi sfruttano solo energia rinnovabile, e su tetti e coperture sono usati pannelli fotovoltaici che alimentano gli edifici. La decarbonizzazione ha coinvolto tutto il parco auto, bus e tosaerba, elettrici al 100%. Entro il 2027 verranno eliminati gli ultimi fornelli a gas dalle cucine.

    Cibo a bassa impronta di carbonio
    Alcuni cambiamenti richiedono tempo, spiega Hattie Park, altri una rivoluzione nelle abitudini, a partire da ospiti e spettatori: “Le persone possono essere incredibilmente resistenti ai cambiamenti, forse la sfida più grande è proprio questa. Durante il torneo possiamo fare piccole modifiche per persuaderli e così raggiungere i nostri obiettivi”. Gli esempi di queste ‘spinte gentili’ partono dal cibo. “L’anno scorso abbiamo introdotto nel menù delle segnalazioni per mostrare i piatti con impronta di carbonio molto bassa, segnate con una A; e quelle a impronta bassa, segnate con la B”. Un modo per affrontare la sostenibilità a tavola uscendo dalle sole categorie vegetariano o vegano.

    No alla plastica monouso e riciclo dei rifiuti
    La plastica monouso è praticamente scomparsa e ogni bicchiere è riutilizzabile, anche nelle fontanelle d’acqua: viene pagata una cauzione di una sterlina, ma chi vuole può gettare il bicchiere in un contenitore, così donando la sua sterlina alla fondazione del torneo, che la userà per iniziative di beneficenza. “L’anno scorso abbiamo raccolto 139.102 sterline”, spiega Park. “È necessario un approccio olistico, capace di unire diversi settori e creare nuove pratiche che facciano capire i benefici della sostenibilità a tutto tondo”. Tutti i rifiuti sono differenziati e nessuno finisce in discarica.

    Sport

    Ambiente, diritti umani e accessibilità: così gli Europei di calcio diventano sostenibili

    di Luca Fraioli

    14 Giugno 2024

    Un evento a “biodiversità positiva”
    Wimbledon è celebre anche per i suoi fiori, che ogni anno conquistano sempre più spazio. Sulla facciata del campo campo numero 1 è stato creato un Living Wall, ricco di piante e fiori che attirano diverse specie di insetti impollinatori. Nel ‘Central court’ invece è stato installato un bug hotel, una struttura che può ospitare api e altri insetti. Per il 2030 Wimbledon vuole raggiungere un ‘net gain’ sulla biodiversità, ovvero creare un’area capace durante l’anno di ospitare e far prosperare sempre più specie vegetali e animali. Una missione che Martyn Falconer, capo giardiniere, ha preso a cuore: “Certo, ci sono specie invasive che dobbiamo eliminare per garantire la sicurezza degli ospiti, ma a Wimbledon c’è spazio per tutti”.

    Per fertilizzare le piante vengono usati i fondi dei caffé dei bar e delle lounge degli sponsor e l’uso di torba è ridotto di anno in anno e nel 2027 dovrebbe terminare. Persino le ghiande che cadono dagli alberi non vanno sprecate: se ne raccolgono 100.000 all’anno che vengono consegnate ai vivai della città di Londra. L’obiettivo di quest’anno è creare la prima analisi ecologica della biodiversità della struttura, così da avere indicatori più accurati a disposizione. I pilastri della sostenibilità di Wimbledon si basano sulle buone pratiche, la scienza e la capacità di influenzare spettatori e sportivi. Basta passeggiare tra un campo e l’altro per capire che la partita verde di Wimbledon si sta vincendo: chiunque trovi un rifiuto per terra, magari caduto per sbaglio da uno spettatore sbadato, lo raccoglie e lo butta nel cestino giusto, a costo di prendere un po’ di pioggia in più. “La nostra influenza ha un potere enorme qui a Wimbledon, possiamo raggiungere così tante persone”, conclude Park. LEGGI TUTTO

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    Europarlamentari green/6. Camilla Laureti, vice presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici: “Uniti contro le forze nazionaliste”

    “Ci troviamo a uno snodo cruciale nella storia dell’Unione. Il mandato che sta per iniziare vedrà la destra e non solo attaccare il Green Deal, chiedere di indebolire la dimensione sociale e verde della Politica agricola comune, chiedere meno investimenti pubblici e più liberalizzazioni in nome della competitività. Dobbiamo essere uniti contro le forze nazionaliste”. Così Camilla Laureti, 49 anni nata a Spoleto, eurodeputata del Pd (62 mila preferenze nella circoscrizione centro) ha commentato la sua elezione a vicepresidente del gruppo socialista. È stata scelta come vicaria della presidente Iratxe Garcia Perez. Al suo secondo mandato a Strasburgo e Bruxelles, dove è entrata nel gennaio 2022 dopo la morte dell’ex presidente dell’Eurocamera Davide Sassoli. È una giornalista professionista. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Invalsi: gli studenti migliorano in Inglese. Bene Italiano solo in quinta superiore. Il grande buco della Matematica al Sud

    ROMA – La curva che segnala il livello di apprendimento di oltre 7 milioni di studenti italiani torna a salire: i picchi negativi segnati dal biennio della pandemia da Covid iniziano ad essere assorbiti. La rilevazione annuale che Invalsi presenta basandosi sui test di cinque classi – seconda e quinta elementare, terza media, seconda e […] LEGGI TUTTO

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    Scuola, Valditara ribadisce: stop ai cellulari in classe fino alla terza media

    ROMA – Dallo stop ai cellulari in classe anche per scopi didattici fino al ritorno al diario cartaceo per riabituare i ragazzi a scrivere. E’ quanto indicano nero su bianco le circolari firmate dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, illustrate mercoledì 10 luglio nel corso di un convegno a Palazzo San Macuto, a […] LEGGI TUTTO