9 Luglio 2024

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    Tetti e pareti verdi, i bonus per risparmiare energia

    Tetti e pareti verdi negli edifici per il risparmio e l’efficienza energetica. Interventi da effettuare sugli immobili pubblici ma anche su quelli privati, approfittando dei bonus ancora attivi di qui fino a fine anno. Per far rendere al massimo gli interventi si possono trovare tutte le indicazioni nella guida messa a punto dal dipartimento Unità […] LEGGI TUTTO

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    Cento firme per le rinnovabili e contro il nucleare

    Cento firme per le rinnovabili e contro il nucleare in Italia. Cento adesioni da parte di movimenti, associazioni che operano nel sociale, mondo accademico. E’ l’obiettivo dell’Appello per un “100% Rinnovabili Network” che sarà presentato domani mattina a Roma. Hanno già sottoscritto il documento, tra gli altri, personaggi di spicco della società civile: Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, Luigi Ciotti, di Libera, il chimico Vincenzo Balzani, l’economista Fabrizio Barca, il biologo Roberto Danovaro, il meteorologo Luca Mercalli, oltre ai leader delle principali associazioni ambientaliste: Wwf, Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club, Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

    Ma di cosa si tratta? “In Italia, come in altri Paesi, le rinnovabili sono in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno di energia, sia attuale, sia dei prossimi anni, utilizzando in modo integrato le diverse fonti, adeguando e gestendo in modo intelligente le reti, governando la domanda e migliorando l’efficienza e il risparmio energetico, investendo in sistemi di accumulo”, si legge nell’Appello. Ma invece di accelerare lo sviluppo delle rinnovabili per arrivare alla piena decarbonizzazione della produzione di elettricità, “il nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) prevede uno scenario di ritorno al nucleare a fissione… I nuovi modelli di reattori nucleari a fissione, anche se più piccoli dei precedenti, generano comunque grandi quantità di isotopi altamente radioattivi, producono rifiuti radioattivi, pericolosi per molte migliaia di anni, contaminano impianti e siti per lunghissimi periodi, sono pur sempre impianti a rischio di incidenti che, anche se con una probabilità bassa, possono causare impatti devastanti. La disinvoltura con la quale, nell’attuale dibattito sul ritorno al nucleare, si trascurano, o addirittura si negano, impatti e rischi ambientali delle nuove centrali nucleari a fissione, è un indice di come in certi settori sia ancora bassa l’attenzione alla tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza”.

    La mobilitazione si è resa necessaria, secondo i promotori, perché “in Italia è in corso una campagna, condotta dalla lobby filonucleare, a senso unico, senza contraddittorio, che punta a far credere che, per decarbonizzare l’energia, sia necessaria una quota significativa di energia nucleare, mentre in Germania, in prima fila nelle misure per il clima, sono state recentemente chiuse tutte le centrali nucleari”. Per tutta una serie di motivi (sostenibilità economica, mancanza di prototipi di reattori di nuova generazione in Occidente, rischio sismico e idrogeologico, densità di popolazione, assenza da decenni di un deposito nazionale per le scorie radioattive…), i firmatari dell’appello ritengono che “il programma di costruzione di reattori nucleari in Italia sia poco credibile e freni l’impegno per accelerare lo sviluppo – possibile, necessario e conveniente – delle rinnovabili”. LEGGI TUTTO

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    Allenarsi in vigna: la palestra all’aperto tra uva e pannelli solari

    Allenarsi tra i vigneti? Sei anni fa era sembrata un’idea un po’ folle ma l’iniziativa di Villa Sandi, la cantina trevigiana della famiglia Moretti Polegato, sperimentata inizialmente nella Tenuta di Crocetta del Montello, in Veneto, ha funzionato a tal punto che il progetto proprio in questi giorni è stato replicato, questa volta in Friuli, nella Tenuta di Borgo Conventi. Il concetto è oramai sdoganato da tempo, i vantaggi dell’allenamento all’aperto sono innumerevoli, ma ce n’è uno decisamente non trascurabile: incide positivamente sul benessere mentale, riducendo, rispetto alle attività indoor, stati di tensione e di depressione, migliorando l’umore.

    Ed è proprio a partire da questa evidenza, che nel 2018 Villa Sandi realizzò la prima palestra tra i vigneti, diventata punto di riferimento per migliaia di appassionati di sport e wellness outdoor: oggi la cantina, ha deciso di alzare l’asticella replicando il progetto e di fatto creando una enorme palestra all’aperto, che si snoda per un totale di 10 ettari (14 campi da calcio per intenderci) tra le due tenute, dando a tutti la possibilità praticare sport, immersi nel silenzio dei vigneti e circondati da un panorama straordinario, tra le uve dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

    L’acquisizione di Borgo Conventi risale al 2019: anche qui, come a Crocetta del Montello, è stato realizzato un percorso che si snoda tra i vigneti, delle colline del Collio goriziano, dove grazie ad un’area cardio-isotonica dotata di attrezzi innovativi per lo sviluppo della muscolatura di gambe, braccia e addominali è possibile allenarsi. Nel lungo viale che porta alla cantina è stata installata una specifica cartellonistica che propone esercizi mirati da svolgere a corpo libero o di corsa. Il sabato inoltre, per chiunque lo desideri, verrà messo a disposizione gratuitamente un personal trainer per quanti lo vorranno, per ricevere consigli personalizzati, piani di allenamento su misura, assistenza durante gli esercizi e suggerimenti su come raggiungere i propri obiettivi di fitness in modo efficace e controllato.L’attività avviene in un ambiente altamente controllato: i vigneti di Villa Sandi e Borgo Conventi sono certificati ‘Biodiversity Friend’ grazie all’adozione di misure agricole sostenibili, mirate a preservare la biodiversità e garantire un ambiente sano per le numerose specie animali e vegetali che popolano i vigneti. L’attestazione, rilasciata da un’organizzazione indipendente, conferma l’impiego di pratiche agricole volte al rispetto della biodiversità nell’agrosistema, ovvero a garantire e incrementare, la presenza di altre specie vegetali e animali attorno ai filari, allontanando il rischio di una monocultura a vigneto. Misure di cui beneficiano l’ambiente in generale, chi ci vive e lavora, ma anche la stessa produzione viticola.Un approccio alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale, che Villa Sandi abbraccia da tempo: nella tenuta del Montello ad esempio, l’irrigazione avviene attraverso la centrale idroelettrica che si trova all’interno del complesso aziendale, che sfrutta l’acqua del Brentella, producendo 100 kWh di energia continua, utilizzata per irrigare i vigneti, raffreddare le cisterne e le autoclavi e mantenere l’umidità ottimale nelle cantine sotterranee. Inoltre, dal 2012, Villa Sandi ha installato pannelli solari, contribuendo ulteriormente alla sostenibilità energetica.Il Presidente di Villa Sandi Giancarlo Moretti Polegato “Abbiamo scelto di replicare l’iniziativa già avviata con successo diversi anni fa in Villa Sandi, con la volontà di continuare a valorizzare un patrimonio prezioso e sano. Da sempre lavoriamo per adottare un sistema virtuoso di agricoltura sostenibile, cercando di attuare il più possibile pratiche a basso impatto ambientale capaci di rendere le nostre tenute aree adatte per ogni attività, compresa quella sportiva.” LEGGI TUTTO

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    Tecnologia a ultrasuoni contro le microplastiche: l’invenzione di due studenti del Texas

    Ogni anno una quantità di rifiuti plastici tra i 6 e i 15 milioni di tonnellate finisce nell’ambiente. Sotto l’influenza della luce del sole, del vento, delle onde e di altri fattori, la plastica si degrada in piccoli frammenti di dimensioni, comprese tra 0,001 e 5 mm, noti come microplastiche. Si stima che negli oceani di tutto il mondo ci siano almeno 14 milioni di tonnellate di microplastiche e che ogni anno se ne aggiungano circa 1,5 milioni di tonnellate.Negli ultimi anni, la preoccupazione per gli impatti ambientali e sulla salute derivanti dall’inquinamento da microplastiche è aumentata esponenzialmente. C’è molta incertezza su questi impatti, ma l’esposizione cronica alle microplastiche è parte integrante della nostra vita. Le microplastiche vengono ingerite da tutti i tipi di organismi viventi, dal plancton, ai pesci, ai grandi mammiferi negli ambienti marini, agli animali terrestri e agli esseri umani. Oltre all’ingestione di microplastiche dall’acqua e dal suolo, vengono inalate particelle sospese nell’aria sia in ambienti indoor che outdoor. Le microplastiche sono state segnalate in una vasta gamma di cibi e bevande umani, inclusi frutti di mare, acqua potabile, birra, sale e zucchero. Ognuno di noi, riportano studi recenti, inala e ingerisce l’equivalente di una carta di credito di plastica ogni settimana. E sono diversi i riscontri scientifici che confermano la presenza di queste particelle nel corpo umano, dal sangue agli organi.Victoria Ou e Justin Huang, studenti 17enni di Woodlands in Texas, per far fronte a questa emergenza ambientale hanno realizzato un dispositivo che rimuove le microplastiche dall’acqua utilizzando onde sonore ultrasoniche ad alta frequenza. L’innovativa invenzione ha vinto il primo posto nella categoria Terra e Scienze Ambientali, (sponsorizzata da Google) della Regeneron International Science and Engineering Fair (ISEF) di Los Angeles, dove si sfidano i migliori concorrenti di fiere scientifiche di tutto il mondo per aggiudicarsi premi del valore di 9 milioni di dollari. Non solo, il dispositivo ideato dai due giovanissimi amici texani ha vinto anche il premio di 50 mila dollari del Gordon E. Moore Award for Positive Outcomes for Future Generations.

    Com’è nata l’idea due studenti di sfidare le microplastiche

    Lo scorso autunno, Victoria Ou e Justin Huang, insieme agli altri studenti del college, hanno visitato un impianto di trattamento delle acque nei pressi di Woodlands (Texas). Durante la visita i due amici erano curiosi di sapere se quel tipo di struttura disponesse già di strumenti per rimuovere le microplastiche dalle acque reflue. Tuttavia, gli addetti all’impianto avevano spiegato loro che i metodi di rimozione finora conosciuti, non potevano essere messi in atto perché avrebbero presentato altri tipi di conseguenze, aggravando ancora di più la situazione. Ad esempio, l’uso di coagulanti chimici, come l’idrossido di alluminio, che aggiunto all’acqua aggrega le microplastiche in frammenti più grandi e più facili da filtrare, può inquinare l’ambiente e alterare il pH dell’acqua purificata. Non solo, oltre ad essere pericolosi, i coagulanti chimici sono anche molto costosi. Mentre altri tipi di filtri disponibili sul mercato si intasano facilmente. E le soluzioni biologiche, come l’uso di enzimi per decomporre le plastiche, non sono abbastanza efficienti per affrontare il problema su larga scala.

    È necessaria una soluzione non invasiva, efficiente dal punto di vista energetico e conveniente economicamente. A questo hanno pensato i due studenti quando hanno ideato la loro invenzione. Il dispositivo di Victoria Ou e Justin Huang è piccolo quanto una penna. Si tratta di un tubicino con due stazioni di trasduttori elettrici che utilizzano gli ultrasuoni per agire come un filtro a due stadi. Quando l’acqua passa attraverso il dispositivo, le onde ultrasoniche generano pressione, che respinge le microplastiche permettendo all’acqua di continuare a fluire. Ciò che esce dall’altra estremità è acqua pulita, priva di microplastiche.

    Il dispositivo è stato testato su tre tipi di microplastiche: poliuretano, polistirene e polietilene. In un solo passaggio, il loro dispositivo può rimuovere tra l’84% e il 94% delle microplastiche nell’acqua. Grazie alla tecnologia a ultrasuoni e alle sue solide capacità di intercettare l’inquinamento alla fonte e di pulire le acque contaminate, questa applicazione può essere estesa per rimuovere altri inquinanti particellari.

    Le applicazioni del dispositivo antinuinquinamento

    Le microplastiche sono diventate un problema ambientale globale diffuso, con una stima di 75 trilioni di microplastiche negli oceani oggi. Le microplastiche rappresentano un pericolo per la fauna selvatica e causano gravi problemi di salute per gli esseri umani. Gli attuali metodi di rimozione delle microplastiche sono limitati a causa di spese elevate o di sostanze chimiche potenzialmente pericolose. 

    Victoria e Justin sostengono che la loro tecnologia potrebbe essere utilizzata negli impianti di trattamento delle acque reflue, negli impianti industriali tessili, negli impianti di trattamento delle acque nere e nelle fonti d’acqua rurali. E su scala più piccola, potrebbe filtrare le microplastiche nelle lavatrici e persino negli acquari, ma c’è ancora molto lavoro da fare, come sottolineano gli stessi ragazzi: “Il nostro è un approccio piuttosto nuovo. Abbiamo trovato solo uno studio che cercava di utilizzare gli ultrasuoni per prevedere il flusso di particelle nell’acqua, ma non le filtrava completamente”. 

    Lo studio che ha ispirato i due adolescenti è stato infatti condotto dai ricercatori del New Mexico Tech e pubblicato sulla rivista peer-reviewed Separation and Purification Technology nel 2022. “Abbiamo intenzione di continuare a fare ricerche per migliorare ulteriormente il nostro progetto, nella speranza che un giorno possa essere utilizzato da tutti. Vogliamo migliorarlo innanzitutto con l’obiettivo di ripulire l’acqua dalle lavatrici e dagli impianti di trattamento. Ciò che abbiamo fatto finora è solo il primo passo”, hanno concluso Huang e Ou. LEGGI TUTTO