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    Tra siepi e bambù, così i labirinti promuovono (in modo originale) un approccio eco

    Passeggiando tra siepi di bosso, corridoi di tasso o gallerie di bambù, ci si perde nella natura, alla ricerca di una via che può diventare cammino di consapevolezza. I labirinti vegetali sono veri e propri ecosistemi, spazi in cui il verde può essere parte di un progetto ecologico utile a purificare l’atmosfera, ospitare biodiversità, promuovere l’educazione ambientale. Dedali da percorrere senza mappa, in cui sostenibilità e bellezza si intrecciano a ogni svolta.
    Labirinto della Masone a Fontanellato, Parma
    È uno dei più grandi labirinti del mondo, esteso su circa otto ettari di terreno. Progettato dal grafico ed editore Franco Maria Ricci e inaugurato nel 2015, è costituito da circa 300mila bambù di varie specie, piante a crescita rapidissima che fungono da vero e proprio polmone verde, dato che sono in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera restituendo ossigeno. Alcune varietà riescono a sequestrare circa 5,09 tonnellate di carbonio per ettaro, ovvero 1,46 volte quelle di un bosco di abeti e 1,33 volte quelle delle foreste pluviali tropicali.

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    L’ultimo addio tra funghi e fibre di canapa

    All’espressione “andar per funghi” in futuro potrebbe aggiungersene un’altra, che suona più come un epitaffio: “Andar coi funghi”, nel senso stretto di lasciare la vita terrena proprio all’interno di una capsula fatta di miceti. L’idea di farsi seppellire all’interno di una bara “vivente” totalmente ecologica, dopo le prime sperimentazioni in Europa sta ora prendendo piede […] LEGGI TUTTO

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    Cop30, follia prezzi per partecipare alla conferenza sul clima: fino a 22mila euro a notte

    Là dove il mondo è chiamato a trovare una soluzione globale per fermare la crisi del clima, per sviluppare quelle politiche di adattamento e mitigazione che ci aiuteranno ad affrontare le temperature più elevate e i drammi causati dal surriscaldamento, siamo arrivati alla follia. Per poter dormire e partecipare alla Cop30 di Belem in Brasile, in un soggiorno di poco più di due settimane, c’è chi chiede persino quasi 400mila euro di affitto. Una pazzia che sta già spaventando molte delegazioni dei Paesi meno abbienti, pronti a ritirarsi se i prezzi non torneranno nella norma in tempi brevi.

    In attesa i delegati di 190 Paesi
    Per capire cosa sta accadendo in Brasile dobbiamo fare un passo indietro: a novembre, fra cinque mesi, nella città di Belem in piena Amazzonia brasiliana si terrà la Cop30, ovvero la trentesima Conferenza delle Parti sul clima dove i leader e i delegati di tutto il mondo si riuniranno per trovare una intesa planetaria su come combattere davvero il cambiamento climatico. Se c’è un vertice, multilaterale e dove ogni Paese teoricamente ha lo stesso peso, questa è proprio la Cop, Conferenza a guida dell’Onu tramite l’Unfccc (United Nations Climate Change Conference), a cui partecipano i rappresentanti di oltre 190 Paesi.

    Un esempio di prezzi per alloggio durante la Cop30 a novembre a Belem  LEGGI TUTTO

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    Disabilità e viaggi: World4All mette ordine nel caos dell’accessibilità

    Organizzare un viaggio per chiunque abbia mobilità ridotta o disabilità di tipo cognitivo è un’impresa: lo 0,57?% dei 7.904 comuni italiani ha la “Bandiera Lilla” per l’accessibilità turistica (solo 45 comuni). Eppure si stima che i viaggiatori con disabilità cresceranno del 70?% entro il 2035, mentre la carenza di servizi accessibili genera ogni anno perdite economiche globali per 142?miliardi di euro e frena la creazione di circa 3,4?milioni di posti di lavoro.

    Sul Lago di Garda, nel 2022, quel numero esiguo di “comuni accessibili” lo ha raccontato con i fatti un uomo che ha vissuto in prima persona la difficoltà di muoversi: Marco Bottardi, soprannominato “Mastro”, imprenditore di Desenzano del Garda e atleta prima di diventare paraplegico in seguito a un incidente in moto. Dalle ceneri di quella vicenda è nata una visione: un’app in grado di trasformare tempeste personali in opportunità collettive. “Voglio far capire che l’accessibilità non è un costo, ma un’opportunità di business per le attività”, racconta Bottardi, impegnato a spostare il focus da un approccio no profit a uno imprenditoriale. World4All è infatti formalmente nata nel 2022 come startup innovativa, evolvendo dalla vecchia associazione Zero Barriere Odv. Oggi ha lanciato una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, con l’obiettivo di espandere la propria piattaforma tecnologica, rafforzare la rete territoriale e accelerare lo sviluppo internazionale.

    Una piattaforma certificata
    L’app di World4All – già disponibile per iOS e Android – aiuta gli utenti a individuare strutture realmente accessibili. “La piattaforma consente agli utenti di identificare strutture realmente accessibili, grazie a un sistema alimentato da machine learning, sopralluoghi tecnici volti alla verifica dei dati caricati e rilascio di una certificazione che misura il rating di accessibilità”, spiega il fondatore. Il progetto non si limita alla mobilità: coinvolge persone con disabilità cognitive, anziani, famiglie con passeggino e utenti con fragilità temporanee. Come dice Bottardi, “l’accessibilità non riguarda solo le persone con mobilità ridotta, ma si estende a una vasta gamma di utenti”.

    Verso la versione 2.0: autonomia e comunità
    Bottardi e il suo team hanno in mente una svolta: portare la responsabilità dell’accessibilità direttamente nelle mani delle strutture, attraverso autodichiarazione e carico autonomo di schede tecniche, foto e documentazione. In parallelo, sta lavorando a una versione desktop dell’app, con supporto vocale e interfaccia facilitata per utenti con difficoltà motorie severe. Anche la community diventa protagonista. “Ogni segnalazione sull’app renderà più semplice la vita di chi ha ridotta mobilità”, spiega il fondatore. Oltre a questo, sono già previste funzionalità di smart parking, navigazione oculare, rating accessibilità e analisi predittive via AI. Non si tratta solo di tecnologia, ma anche di formazione: world4All è dotata di una vera Academy per tecnici, imprese e pubbliche amministrazioni. “L’inclusione è culturale e organizzativa. È un percorso che richiede consapevolezza e formazione”, sottolinea Bottardi, portando la sua storia personale all’interno dei corsi. Sull’esperienza del Garda, dove è stato pilota il progetto, Bottardi racconta: “E’ un sogno che si avvera, ma anche una missione. Il Garda è in gran parte accessibile, ma è un’accessibilità che va comunicata”.

    Numeri, collaborazioni e crescita
    World4all è un progetto che non resta confinato: sono 13 milioni le persone con mobilità ridotta in Italia, oltre 1 miliardo nel mondo, un mercato ancora sotto-servito, spesso affrontato con un approccio assistenzialista o generico. In un momento in cui la sostenibilità sociale è una leva competitiva, World4All costruisce un’infrastruttura scalabile e replicabile. Offre a territori, imprese e investitori l’occasione di trasformare l’accessibilità da ostacolo a opportunità. World4All non è solo un’app o una startup: è la storia di chi ha trasformato una barriera personale in un progetto collettivo. Vuole rappresentare la promessa di un’Italia – e di un mondo – in cui viaggiare, abitare, vivere non dipenda più dalle barriere architettoniche o dall’impreparazione culturale di chi accoglie. LEGGI TUTTO

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    Bioedilizia, mattoni “viventi” che puliscono l’aria

    Un team dell’Eth Zurigo ha sviluppato un materiale da costruzione “vivo” combinando cianobatteri, idrogel e funghi. La produzione del cemento, materiale fondamentale nell’edilizia è però uno dei processi più inquinanti che esistano: responsabile dell’8% di emissioni globali di carbonio. Da tempo gli istituti di ricerca stanno studiando materiali alternativi a minor impatto, e sembra che al Politecnico di Zurigo, l’Eth abbiano trovato una soluzione molto interessante. Ma anche molto antica. Stiamo parlando di cianobatteri, organismi fotosintetici, cioè che si trasformano ed interagiscono con la luce, comparsi sulla Terra qualcosa come 3,5 miliardi di anni fa.

    Bioedilizia

    Circolari, immerse nel verde, inondate di luce: le nuove scuole sono green

    di Marco Angelillo

    27 Marzo 2025

    Materiali fotosintetici
    Nei laboratori svizzeri, hanno avuto l’intuizione di usare questi batteri che assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera ed “impiantarli” all’interno di un materiale destinato alla costruzione. Il motivo? Questi batteri incorporati in un gel stampabile, insieme ad altri organismi quali alghe e funghi, diventano una sorta di mattoni viventi, che nell’arco della loro vita catturano CO2 attraverso la fotosintesi ed allo stesso tempo, la trasformano in biomassa. Dunque il team del professor Mark Tibbitt dell’Eth di Zurigo potrebbe aver trovato la chiave per una bioedilizia davvero ecologica, grazie ad un materiale che catturerebbe due volte il carbonio. Spieghiamo meglio.
    Luce, acqua salata e anidride carbonica
    Il processo sperimentato a Zurigo, consente ai batteri immessi all’interno di questa struttura in gel stampabile di crescere e nutrirsi di tre ingredienti fondamentali per la loro sopravvivenza: luce solare, acqua salata e anidride carbonica. Come spiegano i ricercatori nello studio pubblicato su Nature Communications, i cianobatteri non solo immagazzinano la CO2 prelevata dall’atmosfera, ma modificano il loro ambiente chimico in seguito alla fotosintesi, attraverso un processo chiamato “precipitazione di carbonati solidi”, cioè minerali che permettono nuovamente la cattura della CO2 trasformandola in un composto solido e stabile all’interno del materiale. Ecco la doppia cattura che ha quasi del miracoloso, pensando alle possibili applicazioni.

    Cozze e noci, dai gusci nasce cemento bio. La start up pugliese: “Così combattiamo lo smaltimento illegale”

    Valeria D’Autilia

    12 Agosto 2024

    Secondo gli autori dello studio, questo doppio meccanismo permette al materiale di catturare 2,2 milligrammi di CO2 per ogni grammo di idrogel nell’arco di un mese. Calcolando la cattura di anidride carbonica per un periodo piuttosto lungo di tempo, 400 giorni, il processo di cattura ha raggiunto i 26 milligrammi di anidride carbonica per grammo di materiale. Una quantità significativamente superiore a quella di molti approcci biologici e paragonabile alla mineralizzazione chimica del calcestruzzo riciclato.
    La longevità
    Ma un’altra peculiarità di questa innovazione risiede nella longevità: infatti, i cianobatteri durante l’esperimento sono rimasti attivi per oltre un anno, mentre il processo di mineralizzazione trasforma il materiale plastico stampabile in 3D, in un composto sempre più duro e resistente nel tempo.
    Per i ricercatori svizzeri, questo materiale vivente potrebbe essere utilizzato come rivestimento nelle facciate di edifici, che in questo modo avrebbero un ruolo attivo nella cattura del carbonio. Organismi che vivono, crescono all’interno di materiali da costruzione che diventerebbero dei veri e propri pozzi di carbonio, e farebbero la loro parte contribuendo al benessere dell’ambiente urbano. La sfida è poter trasferire dal laboratorio questa innovazione e renderla adatta a molteplici usi, in cui gli edifici si trasformerebbero da consumatori di risorse a collaboratori dell’ecosistema.
    Installazioni sperimentali alla Biennale 2025
    Nel frattempo, una sorta di test sul campo è già avvenuto, nel campo dell’arte, Infatti due strutture simili a tronchi di albero sono stati esposti all’interno del Padiglione Canada alla Biennale di Architettura di Venezia 2025: strutture che potenzialmente potrebbero legare fino a 18 kg di anidride carbonica in un anno, la quantità di un pino nell’arco di 20 anni. Ed un’altra opera, chiamata Dafne’s Skin, è in mostra all’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. Si tratta di una superficie lignea in cui il colore verde è dato dai microrganismi che formano una patina, che con il processo di cattura di CO2 cambia colore, come risultato della reazione chimica.
    Dal laboratorio di ricerca al laboratorio artistico il passo non è stato così lungo, ma la strada verso l’applicazione commerciale è certamente più lunga e necessita di ulteriori verifiche. I cianobatteri, infatti, hanno bisogno di condizioni controllate di umidità per sopravvivere, perché in zone aride, la loro vita non è assicurata, per cui all’Eth di Zurigo si sta lavorando allo sviluppo di organismi più resistenti alla disidratazione. LEGGI TUTTO

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    Una foglia artificiale per produrre idrogeno verde

    Un’innovativa foglia artificiale modulare potrebbe essere la chiave di volta per l’aumento della produzione di idrogeno verde. Un gruppo di ricercatori dell’UNIST (Ulsan National Institute of Science and Technology) ha sviluppato infatti un sistema capace di generare idrogeno direttamente dalla luce solare e dall’acqua, senza l’impiego di elettricità esterna e senza produrre emissioni di carbonio. […] LEGGI TUTTO

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    La siccità miete vittime e alimenta ingiustizie sociali: l’allarme dell’Onu

    Un “killer silenzioso”. Così Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (Unccd) ha definito la siccità. Lo ha fatto presentando i disastrosi dati del report “Drought Hotspots Around the World 2023-2025”, una mappa dei luoghi dove la mancanza di acqua sta pesando di più e delle sue conseguenze sulla popolazione. Un report che deve funzionare da monito per tutti, perché i rischi sono per il mondo intero, hanno ripetuto gli esperti. Ciò detto, il report redatto dall’Unccd in collaborazione con lo U.S. National Drought Mitigation Center (Ndmc), e l’International Drought Resilience Alliance (Idra), si focalizza su alcune aree: sono le zone del Mediterraneo, alcune dell’America centrale-meridionale (come Panama, Messico e Amazzonia), l’Africa orientale e meridionale e il Sud-est asiatico. Sono quelle che, secondo i dati raccolti dall’Ndmc – che comprende tanto rapporti ufficiali che notizie diffuse sui media – sono quelle dove la siccità negli ultimi anni, complice anche il fenomeno del El Niño – ha fatto più danni, e che stanno pagano un prezzo più caro di altri, sottolinea il report.

    Il documento è pieno di numeri che aiutano a fotografare la dimensione del problema. Servono a prendere consapevolezza e misura degli interventi che sono più necessari, e dove, scrivono gli autori. Siccità non significa solo mancanza di acqua. Gli impatti che a cascata questo agiscono praticamente a tutti i livelli: se manca l’acqua, allevatori e agricoltori non possono far crescere capi e colture. I raccolti diminuiscono ovunque, i prezzi di mais, riso ed olio schizzano. Questo li costringe a muoversi e migrare, ma non sempre questo è possibile: spesso le zone colpite sono aree socialmente e politicamente instabili, controllate da gruppi che controllano anche i movimenti della popolazione, come accade in alcune zone dell’Africa, sottolinea il report. E non sempre ci sono fondi per gli aiuti, né le risorse e le possibilità tecniche per distribuirli. La perdita di acqua nei fiumi, inoltre, mette a rischio anche le fonti energetiche, nel caso di impianti idroelettrici, ma anche la vita degli animali che ci vivono o vi dipendono. Ma non solo: senza acqua aumenta il rischio di incendi.

    Biodiversità

    Le mappe del riscaldamento globale: uno studio individua le zone a rischio e i “rifugi climatici”

    di Marco Angelillo

    12 Giugno 2025

    Tutto questo causa malnutrizione, morte, sfollamenti, aumenta il rischio di malattie, di violenze e ingiustizie sociali, come abbandoni scolastici e matrimoni combinati per giovanissime ragazze, spesso forma di scambio per avere sostegno economico, riportano gli autori. Ecco allora qualcuno di quei numeri che fotografano, parzialmente la situazione, solo a titolo di esempio: oltre 90 milioni di persone che soffrono la fame in Africa; perdita del 50% della produzione di olio di oliva in Spagna; perdita del 70% dei raccolti di mais nello Zimbabwe. Le diverse aree coperte dal report soffrono in maniera e con intensità differenti tutti questi effetti dovuti alla siccità. Ma è sbagliato pensarli come un problema locale, non solo perché ogni paese intesse relazioni economiche con altri, ma perché la crisi climatica in atto potrebbe allargare a tutto il mondo il fenomeno, come ha ricordato Mark Svoboda a capo del Nmdc e tra gli autori del report: “Le difficoltà incontrate da Spagna, Marocco e Turchia per assicurarsi acqua, cibo ed energia a causa della persistente siccità offrono un’anteprima sul futuro dell’acqua in un scenario di riscaldamento globale incontrollato. Nessun paese, a prescindere dalla ricchezza o dalla capacità, può permettersi di essere compiacente”. Ecco allora, che accanto ai rinnovati imperativi per arginare la crisi climatica, gli autori raccomandano azioni a più livelli, che prevedano la riduzione dei consumi, dove possibile, e delle perdite; un adeguato sistema di monitoraggio e allerta sulla disponibilità di risorse idriche; e ancora strategie di sviluppo agricolo e urbano che favoriscano la conservazione dell’acqua. E infine, un appello per tutti: queste azioni, con piani contro la siccità, devono entrare nell’agenda politica dei governi. LEGGI TUTTO

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    Il mar Tirreno è bollente, c’è il rischio di eventi estremi

    Due indicatori, stesso gigantesco problema. Tra fine giugno e inizio luglio l’Agenzia spaziale europea, l’Esa, ha pubblicato sui suoi social una immagine abbastanza eloquente: una sorta di mappa dell’Europa centrale dove tutto è rosso, con però un dettaglio importante in più. In un riquadro di color ancor più scuro viene mostrato come in questi giorni le temperature superficiali dell’acqua nel Mar Tirreno siano arrivate a oltre 28 gradi, una cifra altissima se si pensa che solitamente i valori dei mari, come il Mediterraneo e che impiegano tempo per accumulare calore, sono più caldi soprattutto a ridosso della fine dell’estate. Questo primo importante indicatore, unito alle misurazioni delle temperature del suolo in Europa (con picchi di 54° a Siviglia, 49° a Foggia o 45° a Madrid e Roma) ci raccontano come l’ondata di calore che sta trasformando questo giugno in un mese record per molti Paesi europei, stia contribuendo a scaldare i mari e ad accumulare una pericolosa energia che, molto probabilmente, verrà scaricata in autunno sotto forma di eventi meteo estremi.

    Crisi del clima

    L’Europa nella morsa della prima ondata di calore 2025: temperature sopra i 42°C

    di Fiammetta Cupellaro

    30 Giugno 2025

    Monitorare la temperatura della superficie terrestre così come quella della superficie marina è dunque “fondamentale per comprendere e prevedere i modelli meteorologici e climatici, tenere traccia dei rischi di incendi boschivi, supportare gli agricoltori nella pianificazione dell’irrigazione e orientare la progettazione urbana per mitigare al meglio il calore” scrivono dall’Esa. Parallelamente alle immagini Esa anche Copernicus, con i dati rilevati dal satellite Sentinel-3, mostra in maniera chiara quanto sta accadendo in questa settimana: una intera Europa praticamente senza copertura nuvolosa e con un fortissimo sistema di alta pressione associato a calore prolungato. “Un’intensa ondata di calore è in corso in gran parte d’Europa – scrive Copernicus – causando disagi diffusi, impatti sulla salute e stress ambientale” e gli scienziati ricordano come alcune zone di Spagna, Portogallo e Francia hanno registrato record storici di calore per il mese di giugno, con la Spagna arrivata addirittura a 46 gradi. Ondate di calore e mari più caldi secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) potrebbero dunque portare a decine di migliaia di “morti inutili e in gran parte evitabili”. LEGGI TUTTO