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    Ecco i 25 primati più a rischio di estinzione

    Quattro specie di lemuri, l’orango di Tapanuli, il gorilla del Cross River: sono solo alcune delle 25 specie di primati più a rischio di estinzione, inserite nella lista stilata dagli esperti della International Union for Conservation of Nature (Iucn), della Conservation International (Ci) e della International Primatological Society (Ips). L’elenco viene aggiornato ogni due anni e quello appena pubblicato contiene ben otto primati che non erano mai apparsi prima fra quelli maggiormente minacciati.

    Parliamo di animali originari dell’Africa continentale, del Madagascar, dell’Asia e del Sud America, che secondo gli autori del report sono minacciati soprattutto dal cambiamento climatico, dalla distruzione degli habitat, dalla caccia e dal commercio illegale. Fra le specie elencate c’è appunto l’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis), diffuso nelle foreste pluviali dell’isola di Sumatra e scoperto nel 2017. Al momento, si legge nella pubblicazione, si contano meno di 800 esemplari e, insieme al gorilla del Cross River (Gorilla gorilla diehli), è la specie meno numerosa in assoluto fra le grandi scimmie.

    Microcebo di Madame Berthe (Microcebus berthae) (ap) LEGGI TUTTO

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    Fondi del Pnrr anche per impianti fotovoltaici già realizzati destinati a una comunità energetica

    Spazio ai contributi del PNNR anche per gli impianti fotovoltaici già realizzati e destinati ad una Comunità energetica, con la possibilità di presentare la domanda al Gse anche se la Cer non è stata ancora costituita. Le novità grazie al decreto Bollette, che consente di recuperare risorse altrimenti destinate a rimanere inutilizzate. Si consente infatti […] LEGGI TUTTO

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    La morte dei coralli potrebbe aumentare la capacità degli oceani di assorbire la CO2

    Una delle conseguenze delle emissioni di gas serra, e in particolare dell’aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica, è la progressiva acidificazione degli oceani. Un fenomeno che sta lentamente indebolendo gli scheletri dei coralli e minacciando le molte specie che abitano le barriere coralline. Ma la morte dei coralli potrebbe avere anche un effetto “positivo”, se così si può definire, dato che sembra aumentare la capacità degli oceani di assorbire l’anidride carbonica presente in atmosfera. È quanto emerge dai risultati di una ricerca presentata nel corso di una conferenza della European Geophysical Union, tenutasi dal 27 aprile al 2 maggio a Vienna (Austria). Gli autori e le autrici dello studio definiscono questo possibile meccanismo di compensazione naturale un “paradosso critico”, dato che il conto da pagare in termini di perdita della biodiversità marina potrebbe essere elevato.

    Cosa si intende per “acidificazione degli oceani”
    Mari e oceani assorbono circa il 30% della CO2 presente in atmosfera, che una volta disciolta in acqua forma acido carbonico. Ciò significa che più anidride carbonica c’è in atmosfera, più acido carbonico si forma negli oceani, e più questi ultimi si acidificano. Secondo la statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), da quando è iniziata la rivoluzione industriale ad oggi il pH degli oceani è diminuito di circa 0,1 unità. Il che potrebbe non sembrare molto, ma bisogna tenere presente che la scala del pH è logaritmica, e in termini percentuali la variazione è pari più o meno a un aumento del 30% dell’acidità. Tutt’altro che poco. L’acidificazione degli oceani, infatti, sta già avendo delle conseguenze, soprattutto sugli organismi marini che costruiscono il proprio guscio o il proprio scheletro a partire dagli ioni calcio e dagli ioni carbonato presenti in acqua. La concentrazione di ioni carbonato diminuisce via via che il pH di mari e oceani diventa più acido, perché tendono a legarsi all’eccesso di ioni H+. E la conseguenza è che coralli e molluschi finiscono per non avere una quantità sufficiente di “materiali da costruzione” per formare i loro scheletri o i loro gusci.

    Crisi climatica

    Grande Barriera Corallina: negli ultimi anni temperature mai viste che hanno causato lo sbiancamento

    26 Agosto 2024

    I risultati delle simulazioni
    Non solo. Se il pH continuerà ad abbassarsi, scheletri e gusci potrebbero addirittura iniziare a dissolversi. Ed è proprio questa eventualità che il gruppo di ricercatori e ricercatrici della Sorbonne Université di Parigi (Francia) e dell’Università di Berna (Svizzera) ha preso in considerazione. Secondo le loro simulazioni, condotte utilizzando un modello computazionale chiamato Nemo-Pisces, la riduzione nella formazione degli scheletri dei coralli o addirittura la loro dissoluzione, previste anche nel caso di scenari di emissioni moderate, potrebbe aumentare la capacità degli oceani di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera di circa 340 milioni di tonnellate l’anno. Questo perché la dissoluzione del carbonato di calcio di cui sono fatti gli scheletri dei coralli porterebbe alla liberazione di ioni carbonato che, essendo basici, aumenterebbero il pH di mari e oceani, contrastandone l’acidificazione e aumentando la loro capacità di assorbire la CO2.

    Un “paradosso critico”
    Nel corso del ventunesimo secolo, questo meccanismo di compensazione naturale potrebbe avere un impatto paragonabile a quello della scomparsa della foresta boreale, “ma di segno opposto”, spiegano autori e autrici della ricerca. Tutto questo, però, a spese della biodiversità marina: “Ciò mette in evidenza un paradosso critico: la conservazione degli organismi calcificanti, come le barriere coralline, può contrastare un meccanismo naturale di mitigazione dei cambiamenti climatici, ma a costo di proteggere una biodiversità vitale – concludono i ricercatori – Questo mette in discussione il quadro ‘all-carbon’ spesso utilizzato per affrontare le questioni ambientali, evidenziando i complessi compromessi tra la regolazione del ciclo del carbonio e la conservazione della biodiversità”. LEGGI TUTTO

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    La crisi climatica rischia di far scomparire le banane

    Addio alle banane? Purtroppo, quello che si configura è la scomparsa delle colture nei Paesi che oggi garantiscono il consumo di banane in tutto il mondo. Il frutto giallo, talmente universale da essere trasformato in opera d’arte venduta addirittura per 6 milioni di euro, come la famosa banana di Cattelan, è oggi sempre più minacciato dalla crisi climatica.

    Un mix letale, fatto di aumento delle temperature medie, degli eventi meteorologici estremi e delle diffusioni di malattie e parassiti – agevolati proprio dal nuovo clima – sta infatti riducendo sempre di più l’area del mondo dove le banane sono oggi coltivabili. Un nuovo studio che ha coinvolto più ricercatori internazionali ed è confluito nel rapporto diffuso da Christian Aid chiamato “Going Bananas: How Climate Change Threatens the World’s Favourite Fruit” spiega come il frutto preferito al mondo secondo le attuali tendenze potrebbe essere non più disponibile al consumo di massa intorno al 2080.

    L’ANALISI

    Vino e global warming: così il clima rivoluziona la mappa della viticoltura

    20 Aprile 2025

    Fra poco più di cinquant’anni quasi due terzi delle aree oggi dedicate alla coltivazione di banane – soprattutto in America Latina e nei Caraibi – rischiano di non risultare più idonee alle coltivazioni, mettendo in ginocchio interi settori economici chiave per molti Paesi in via di sviluppo.

    Considerate oggi al quarto posto fra le colture alimentari più importanti del Pianeta dopo grano, riso e mais, le banane fanno parte di quei frutti che stanno pagando a carissimo prezzo l’aumento delle temperature legate alla crisi climatica innescata dalle emissioni antropiche. Fra i Paesi produttori più colpiti risultano già oggi Guatemala, Colombia e Costa Rica, dove le comunità rurali stanno già sperimentando cosa significa una riduzione dei raccolti. Soprattutto in questi Paesi e in altre aree del Sudamerica le banane – che in generale sono il frutto più consumato al mondo – sono fonte importantissima per l’apporto calorico giornaliero delle persone, si parla di circa il 15-30% del fabbisogno e almeno 400 milioni di persone dipendono da quello che è inteso come un vero e proprio oro giallo nel mondo vegetale.

    Biodiversità

    Troppe api per poco nettare: la lotta per sopravvivere tra quelle selvatiche e da miele

    di Fiammetta Cupellaro

    21 Marzo 2025

    Più o meno l’80% delle esportazioni di banane, quelle che poi arrivano nei supermercati italiani e di tutto il mondo, e in particolare le note Cavendish, provengono da America Latina e Caraibi, entrambi aree estremamente vulnerabili all’aumento delle temperature, dove l’inasprimento di fenomeni come la siccità o per contro la potenza di determinate piogge stanno causando la lacerazione delle foglie e rendendo sempre più complesse le coltivazioni.

    Idealmente, l’intervallo di temperatura necessario per le coltivazioni è fra i 15 e i 35 gradi ma servono anche acqua a sufficienza e terreni fertili. Con l’avanzata della crisi climatica, non solo è più difficile coltivarle in generale, ma è anche più complessa persino la fotosintesi del raccolto. Inoltre le condizioni meteorologiche estreme contribuiscono anche alla diffusione di malattie fungine: il fungo noto come Black Leaf può ridurre la capacità di fotosintesi dell’80% e prospera in condizioni di umidità, come durante le inondazioni. E poi ci sono altre malattie, come quelle riscontrate a Panama, che si diffondono attraverso il terreno e compromettono quella che oggi è la varietà più nota e predominante, la Cavendish appunto. Di conseguenza entro poche decadi a sperimentare questi cambiamenti secondo i ricercatori non saranno soltanto Costa Rica o Guatemala, ma anche India e Brasile per esempio.

    Per paradosso poi, molte delle realtà insulari o latine da cui provengono più banane, sono però da considerarsi come territori meno responsabili – a livello di emissioni – del riscaldamento globale. A Christian Aid la coltivatrice del Guatemala Aurelia Pop Xo ha raccontato per esempio come “il cambiamento climatico sta uccidendo i nostri raccolti. Questo significa che non ci sono entrate perché non possiamo vendere nulla. Quello che sta succedendo è che la mia piantagione sta morendo”.

    La giornata internazionale

    Dispensa naturale e rete di sicurezza: in che modo le foreste contribuiscono a sfamare il mondo

    di QU Dongyu

    21 Marzo 2025

    Per questo, nel tentativo di preservare il futuro delle banane, Christian Aid lancia un appello ai leader del mondo chiedendo loro di non “scivolare sulla buccia” facendo cadere quello che è oggi un comparto importantissimo, ma al contrario di impegnarsi erigendo nuovi e pragmatici piani nazionali per il clima che possano ridurre le emissioni. “Chiediamo inoltre ai Paesi ricchi, le cui emissioni attuali e storiche stanno causando la crisi climatica, di impegnarsi a versare la loro giusta quota di finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi a queste mutate condizioni” scrivono. “Le banane – conclude Osai Ojigho, direttore delle politiche e delle campagne di Christian Aid – non sono solo il frutto più amato al mondo, ma anche un alimento essenziale per milioni di persone. Dobbiamo renderci conto del pericolo che il cambiamento climatico rappresenta per questa coltura vitale”. LEGGI TUTTO

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    Quali fiori fioriscono in primavera: tutti i tipi

    La primavera è il sipario che si apre sul palcoscenico della natura. Tra balconi in festa e giardini che si risvegliano, è tempo di scoprire i protagonisti floreali che rendono indimenticabile il ritorno della bella stagione. Fiori profumati che sbocciano in primavera: quali sono I fiori primaverili sono tanti, quasi infiniti, ma tutti accomunati da […] LEGGI TUTTO

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    Come ridurre il consumo degli elettrodomestici in casa: consigli e accorgimenti

    Ridurre i consumi degli elettrodomestici significa alleggerire la bolletta a fine mese, ma anche contenere le emissioni prodotte e di conseguenza il nostro impatto ambientale. Il tema della gestione dell’energia all’interno delle abitazioni ricopre quindi un ruolo cruciale sia per le sue implicazioni sul bilancio familiare, che per la salvaguardia del Pianeta. Se risparmiare energia in casa può sembrare un’ardua sfida, in realtà, con i giusti accorgimenti e rivedendo le proprie abitudini quotidiane diventa semplice, riducendo i consumi elettrici con facilità e contando su un risparmio concreto senza rinunciare a nessun comfort.

    Risparmiare energia in casa con gli elettrodomestici giusti
    Per risparmiare in bolletta e seguire uno stile di vita più sostenibile è necessario ridurre il consumo degli elettrodomestici in casa. Spesso, nelle giornate frenetiche che ciascuno di noi vive ci si lascia prendere dalle cattive abitudini, responsabili di sprechi quotidiani, da abbandonare per rendere la propria abitazione più efficiente a livello energetico. Per ridurre i consumi in casa si può agire su più fronti: un aspetto molto importante riguarda la scelta degli elettrodomestici, dovendo munirsi di modelli dall’alta efficienza energetica, sostituendo quelli vecchi che, seppur ancora funzionanti, consumano molta più elettricità. Questo vale in particolare per gli apparecchi di grandi dimensioni e usati regolarmente, come lavatrice, frigorifero e lavastoviglie. È necessario dotare la propria abitazione di elettrodomestici a basso consumo, grazie ai quali ridurre l’impatto ambientale e contare su un risparmio in bolletta. Nella scelta è opportuno prediligere dispositivi con una buona classe energetica, tenendo presente che le vecchie classi energetiche, dalla G alla A+++, sono state sostituite da una nuova scala, che va da G ad A. Attualmente la vecchia classe A+++ corrisponde alla D. Quando si acquista un elettrodomestico è fondamentale quindi verificare l’etichetta energetica su cui sono indicate tutte le informazioni in merito alla classe di efficienza e ai consumi.

    Buone abitudini per contenere il consumo energetico degli elettrodomestici
    Oltre a dotarsi di elettrodomestici dalla classe energetica più alta, per risparmiare energia elettrica in casa è necessario introdurre nel quotidiano delle abitudini che puntano alla sostenibilità. Si tratta di semplici azioni riguardanti l’uso degli elettrodomestici che se protratte nel tempo e con costanza incidono in modo significativo sui propri consumi. Per esempio nel caso del frigorifero, apparecchio che consuma di più visto che è sempre attivo, è importante mantenere la sua temperatura tra i 4 e i 6 gradi, mentre per quanto riguarda il vano del congelatore tra -21 e -18 gradi, non solo per conservare gli alimenti in modo ottimale, ma anche per evitare consumi di energia smisurati. Una buona abitudine è poi quella di non aprire e chiudere ripetutamente il frigorifero, azione che porta il compressore a mettersi in moto, aumentando di conseguenza l’elettricità impiegata. Inoltre, è cruciale pulire e sbrinare l’apparecchio regolarmente per assicurare un raffreddamento più efficiente.

    Restando in cucina anche un uso sbagliato del forno può appesantire la bolletta. Quando questo apparecchio è in funzione è fondamentale non aprirlo in continuazione ed è bene optare per la cottura ventilata, grazie alla quale far circolare uniformemente l’aria calda al suo interno, consentendo di rendere più veloce la cottura e di conseguenza di ridurre i tempi in cui è in funzione, diminuendo nettamente i consumi. Un alleato per ridurre il consumo dell’elettricità in casa è il forno a microonde visto che, rispetto al forno classico, consuma la metà, dovendo però ricordarsi di non lasciarlo mai in stand-by, essendo uno degli apparecchi che consuma di più in questa modalità. Altre strategie utili per risparmiare sui consumi domestici riguardano l’uso corretto della lavastoviglie, azionandola sempre a pieno carico, in modo tale da diminurne i cicli di funzionamento. È consigliato poi optare per un programma eco, che richiede meno acqua ed energia e temperature più basse, ed evitare il ciclo di asciugatura, che consuma moltissimo, spegnendo la lavastoviglie subito dopo il lavaggio, per poi lasciare aperto lo sportello in modo da far asciugare le stoviglie all’aria. Per assicurarsi che l’apparecchio sia energeticamente efficiente è fondamentale anche occuparsi della sua manutenzione, rimuovendo eventuali residui di cibo, verificando lo stato delle guarnizioni e pulendo regolarmente i filtri. Oltre a tutto questo è cruciale scegliere l’orario giusto per azionare la lavastoviglie: in caso si abbia una tariffa bioraria, i momenti di maggior risparmio vanno dalle 19 alle 8 del mattino, dal lunedì al venerdì, e tutto il giorno durante il fine settimana e i festivi, fasce in cui i costi sono più contenuti in quanto la richiesta di energia è minore.

    Ottimizzare i consumi energetici nella propria abitazione: altri consigli utili
    Per quanto riguarda la lavatrice, come nel caso della lavastoviglie, questa deve essere avviata a carico pieno, senza tuttavia esagerare, evitando inoltre i programmi ad alte temperature. Un’ottima opzione è il programma a 30 gradi, con cui risparmiare e preservare i capi delicati: se il bucato necessita di un lungo lavaggio è meglio prediligerne uno eco. Altra dritta utile riguarda la fase del prelavaggio che, eccetto in caso di panni molto sporchi, è possibile saltare visto che aumenta i consumi di acqua ed elettricità. Qualora questa fase sia imprescindibile è possibile avviarla per una decina di minuti, per poi spegnere il dispositivo, lasciando in ammollo i panni, procedendo in seguito con il ciclo di lavaggio scelto. Per garantire l’efficienza energetica della lavatrice, questa deve essere sottoposta a una manutenzione costante, pulendo per esempio il filtro regolarmente. Altro accorgimento riguarda l’orario dovendo, al pari della lavastoviglie, avviare la lavatrice nelle fasce orarie più convenienti, sfruttando i giorni festivi e il week-end per lavare i panni oppure le ore serali.

    Un dispositivo che incide molto sui consumi è poi il climatizzatore: quando lo si attiva, per evitare la dispersione dell’aria, è necessario ricordarsi sempre di chiudere porte e finestre. Durante l’estate il climatizzatore non va impostato a una temperatura troppo bassa, optando per i 26 gradi. In generale, guardando all’uso degli elettrodomestici un’azione fondamentale è non lasciarli mai in stand-by, spegnendoli sempre dall’interruttore on/off. Questo passaggio viene spesso dimenticato nella fretta quotidiana, cosa che incide sulle bollette. Per evitare di spegnere ogni singolo elettrodomestico si può ricorrere a una presa multipla in cui raggruppare diversi dispositivi: in un paio di secondi si potranno così spegnere più apparecchi insieme, tagliando in modo considerevole i propri consumi. LEGGI TUTTO

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    Le crocchette “taglia emissioni” per cani e gatti: a base di farina d’insetti e carne sintetica

    Nell’era in cui gli animali domestici sono parte integrante del nucleo familiare e la qualità della nostra alimentazione è diventata una priorità, non sorprende che sempre più persone stiano cercando di estendere gli stessi standard elevati al cibo dei loro amici a quattro zampe. “Durante il Covid il mio cane, un boxer di nome Iron e la cagnolina della mia amica Martina, si sono ammalati. La causa, un’alimentazione sbagliata che aveva provocato ad entrambi l’insorgere di gravi dermatiti. Da quel momento è nato il nostro interesse per il pet food. Nel giro di poco, ci siamo rese conto che non c’erano sul mercato alimenti personalizzati. Spesso i cibi in commercio non erano compatibili con razze, età, peso, patologie. Così è scattata la scintilla. Abbiamo messo da parte la nostra professione di future avvocate ed imboccato la strada da imprenditrici”. A parlare è Giada Iacopini, fondatrice insieme a Martina Terigi, Rebecca Ottanelli e Samuele Nannini di Hygge startup innovativa fondata a Lucca nel 2020 specializzata in alimenti personalizzati per animali domestici, con l’introduzione di proteine alternative, come farine d’insetti, di ingredienti naturali e diete su misura, studiate in collaborazione con medici veterinari e nutrizionisti.
    Crocchette a base di farina d’insetto
    Gli alimenti sono prevalentemente a base vegetale e di proteine alternative, tra cui proteine d’insetto. Sin dalla sua nascita, infatti, la startup ha scelto di non inserire carne di manzo nelle proprie ricette. La proteina d’insetto si è rivelata ottimale per far fronte alla crescente richiesta di cibi ipoallergenici e altamente digeribili e, al contempo, consente il taglio delle emissioni inquinanti, nonché un minor consumo di suolo e acqua.

    Il libro

    “Lasciate crescere l’erba del vostro giardino, il Pianeta vi ringrazierà”

    di Agostina Delli Compagni

    29 Marzo 2025

    “I nostri studi dimostrano che la farina d’’insetto è una proteina alternativa perfetta per l’alimentazione dei cani. Si tratta di una proteina nobile, nutriente ed ecologica che permette un risparmio fino all’80% di acqua, suolo e CO2 rispetto alla carne tradizionale.Non solo. L’insetto contiene i dieci amminoacidi essenziali per una nutrizione completa – cosa che le carni non hanno – e riduce del 60% l’impronta ambientale dei cani, tutt’altro che trascurabile. Se pensiamo che un cane di taglia media consuma in un anno – per essere alimentato – circa 10.000 mq di suolo (quanto la superficie del Duomo di Milano) e genera emissioni di CO2 pari a un volo aereo da Tokyo a Milano per una persona. Alternando la proteina animale tradizionale con proteine vegetali o alternative, è possibile ridurre l’impatto ambientale del cane fino al 60%. In un Paese come l’Italia, dove ci sono circa 7,5 milioni di cani, l’effetto su scala è enorme”.

    La guida

    Dalle crocchette alla ciotola, ecco le scelte green per il tuo cane

    di Paola Arosio

    23 Gennaio 2025

    Prossimo passo: carne sintetica per gatti
    Lo stato di emergenza affrontato negli ultimi anni ha avuto fra i suoi effetti quello di aumentare il livello di attenzione al tema della salute. Tale comportamento ha portato a una ricerca sempre più intensa di prodotti per la cura e l’igiene, ma anche per un’alimentazione più salutare possibile. Inoltre, la vita sempre più a stretto contatto tra proprietario e animale all’interno dell’ambiente domestico ha favorito una crescita della consapevolezza dei bisogni immediati di cani e gatti. In questo percorso, il concetto di cibo per cani si basa sull’idea di fornire agli animali domestici alimenti che rispettino gli stessi standard. Il prossimo passo sarà l’utilizzo di carne sintetica per gatti. LEGGI TUTTO

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    Un mare sempre più blu: effetto della perdita dei ghiacciai

    La lista degli effetti prodotti dalla perdita dei ghiacci si allunga. O meglio si allarga a considerare aspetti finora meno evidenti. Diverse ricerche hanno mostrato il rischi relativi alle variazioni nel livello dei mari, nelle correnti, nelle temperature delle acque, e ai cambiamenti nell’atmosfera che mettono in pericolo la sopravvivenza degli ecosistemi e nostra. Ma […] LEGGI TUTTO