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    Il testo della versione di latino: un brano dal De amicitia di Cicerone

    Ecco il testo della versione di latino della seconda prova della maturità, un brano dal dialogo De amicitia di Cicerone. L’oratore romano mancava all’esame di Stato dal 2009.

    Pre testo
    Saepissime igitur mihi de amicitia cogitanti maxime illud considerandum videri solet, utrum propter imbecillitatem atque inopiam desiderata sit amicitia, ut dandis recipiendisque meritis quod quisque minus per se ipse posset, id acciperet ab alio vicissimque redderet, an esset hoc quidem proprium amicitiae, sed antiquior et pulchrior et magis a natura ipsa profecta alia causa.
    Testo
    Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est causa ut benevolentia coniungatur. Nam utilitates quidem etiam ab iis percipiuntur saepe qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa, in amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium.
    Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest; deinde cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur.
    Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus. Quis est qui C. Fabrici, M’. Curi non cum caritate aliqua benevola memoriam usurpet, quos numquam viderit? quis autem est, qui Tarquinium Superbum, qui Sp. Cassium, Sp. Maelium non oderit? Cum duobus ducibus de imperio in Italia est decertatum, Pyrrho et Hannibale; ab altero propter probitatem eius non nimis alienos animos habemus, alterum propter crudelitatem semper haec civitas oderit.
    Qui pubblicheremo la soluzione della seconda prova di latino. LEGGI TUTTO

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    La prova di inglese alla maturità 2025: testo

    Due letture per la comprensione del testo, una serie di domande a risposta chiusa e una produzione testuale sull’educazione, con una citazione dell’ex Segretario generale Onu Kofi Annan. Ecco la prova di inglese (aggiungeremo soluzione corretta e un possibile svolgimento su questa pagina appena possibile) LEGGI TUTTO

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    Cos’è il De amicitia: il dialogo con cui Cicerone esplora il significato di un sentimento universale

    «Cosa c’è di più dolce che avere qualcuno con cui parlare così come con se stessi?». Così scrive Marco Tullio Cicerone nel dialogo De amicitia, “Sull’amicizia” (titolo esteso Laelius seu De amicitia), selezionato per la seconda prova della maturità al classico, la versione di latino. All’esame di Stato Cicerone mancava dal 2009 e con questa […] LEGGI TUTTO

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    Quelle tracce belle e disperatissime che ci parlano di un mondo in fiamme

    Sono belle le tracce per i temi di maturità di quest’anno. Belle e disperatissime. Il mondo è in fiamme, certo, e i ragazzi stanno male. C’è poco da essere ottimisti. Così gli argomenti su cui vengono chiamati a esprimersi sono l’orrore del livore social, l’impatto devastante dell’uomo sul pianeta, la solitudine e l’estraneità del ragazzo di fronte al mondo, come dal testo di Pasolini. Persino l’articolo di Riccardo Maccioni, che commenta la scelta dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani di nominare “rispetto” parola del 2024, parte da un’apocalisse.

    Quando tutto va a rotoli, anche la minima etica dei rapporti tra esseri umani, deve essere tenuta in piedi con grande sforzo e “le parole devono essere il cemento necessario a edificare case solide e confortevoli, la colla capace di tenere insieme una relazione a rischio di rottura”. Che cosa stiamo dicendo ai ragazzi e le ragazze che fanno la maturità quest’anno? Che il mondo che gli abbiamo lasciato in eredità è un disastro, che siamo costernati, ma questo è quello che siamo riusciti a fare. Che a loro sono rimaste le macerie di una civiltà che sta alle spalle e non ritornerà.
    Il testo di Paolo Borsellino è emblematico in questo senso. Si rivolge ai giovani, dicendo che sono la ragione del suo ottimismo. Che i giovani adesso capiscono che devono ribellarsi alla mafia, anche se questo comporta un prezzo da pagare. E racconta la storia dei due ragazzi uccisi involontariamente dalla macchina che lo scortava, investiti per sbaglio. Dice, Borsellino, che in quell’occasione i giovani hanno capito e gli sono stati vicini, aiutandolo a superare l’angoscia che quell’episodio aveva causato in lui. Mi chiedo cosa pensino oggi i ragazzi di questa vicenda, se c’è ancora qualcuno disposto ad accettare, in nome della lotta all’illegalità, la morte di Biagio Siciliano,14 anni, e Giuditta Milella, 17. Me lo chiedo davvero, e se lo devono essere chiesti anche quelli che hanno scelto proprio questo brano.
    Nel mondo in fiamme in cui viviamo, c’è bisogno di riaccendere l’attenzione sulla possibilità del sacrificio individuale in nome di un obiettivo più grande? Non resta che rivolgersi al passato, all’immenso Tomasi di Lampedusa. Mi fa felice che sia stato scelto un brano del Gattopardo, che anche la scuola, come la serie Netflix e il bel libro di Francesco Piccolo, La bella confusione”, abbia deciso di festeggiare questo meraviglioso romanzo. E mi commuove che per farlo sia stato scelto un brano non politico – niente “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” – ma la presentazione della bellissima Angelica.
    A noi che abbiamo perso tutto – la comunità, il rispetto l’amore per la natura e il coraggio di sacrificarsi per gli altri – non rimane che guardare al passato per trovare un po’ d’amore, di desiderio e soprattutto d’incanto. LEGGI TUTTO

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    Aurelio Picca: “Alla maturità un Pasolini inedito. Poesia pura, ancora lontana dall’ideologia”

    «Pasolini? Ancora? Ci manca solo che lo fanno santo adesso!», ci scherza su Aurelio Picca alla notizia che c’è anche Pier Paolo Pasolini tra le tracce del tema di maturità, con la poesia Appendice 1, tratta dall’opera Dal diario (1943-1944). Si tratta di «una poesia che ci offre un incantamento e un poeta in qualche modo inedito», ammette subito Picca, che nella sua carriera di insegnante ha fatto anche il commissario per la maturità e ora sta lavorando a un saggio proprio su Pasolini, in cui mette a confronto la «morte offesa» dello scrittore con quella di Yukio Mishima «che offesa non è», ci rivela. Del resto quando scrive questa poesia «sono gli anni in cui era ancora un ragazzo, poco più che ventenne, prima ancora che gli uccidessero il fratello, gli ultimi anni della guerra. C’è un turbamento ancora adolescenziale».

    Aurelio Picca  LEGGI TUTTO