4 Settembre 2025

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consigliato per te

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    Quattro materie e orale d’obbligo, così cambia l’esame di maturità

    Cambia nome e cambia pelle l’esame di Stato dal 2026. Sforbiciati i commissari, ridotto il potere d’assegnare punti bonus a tutti, rivoluzionato il colloquio orale che diventa obbligatorio, pena la bocciatura per chi protesta facendo, volontariamente, scena muta, e sarà incentrato su sole quattro materie scelte per ogni indirizzo dal ministero dell’Istruzione e del Merito. Uguali a prima restano, insomma, solo gli scritti. Eccola la maturità di Valditara, il ministro che ha deciso di lasciare la sua firma su quasi tutto nella scuola, dai programmi al voto di condotta fino al sequestro degli smartphone.
    La novità più superficiale ma più evidente è terminologica: via «esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione», d’ora in poi si chiamerà solo «esame di maturità». Una scelta, spiega Valditara, «d’indirizzo culturale e pedagogico» per sottolineare «un passaggio cruciale che non rappresenta solo un momento di verifica delle competenze, ma anche uno snodo identitario e una sintesi conclusiva del percorso scolastico». L’esame, dice il ministro, sarà dunque «una valutazione a 360 gradi della persona», certificata dal diploma al quale sarà allegato il curriculum dello studente che riassumerà i risultati Invalsi, le attività extrascolastiche, lo sport, il teatro, le lingue, l’impegno solidale.
    «Ridiamo centralità agli studenti», esulta Valditara dopo il via libera in Consiglio dei ministri. «Un tuffo nel passato che cancella i percorsi multidisciplinari e le capacità di creare connessioni», replica da Avs Elisabetta Piccolotti. Il Movimento Cinque Stelle parla addirittura di «ritorno alla preistoria», al «Ventennio», di «una scuola che non aiuta, non accompagna, punisce e basta».
    Nel decreto c’è anche qualche risorsa: sono previsti 240 milioni di euro per il contratto della scuola, «una misura una tantum ma importante», rivendica viale Trastevere. Altri 15 milioni di euro servono a estendere l’assicurazione integrativa sanitaria al personale precario.
    Ancora: dopo lo scontro tra un pullman e un tir sulla Pedemontana con una vittima, il bus finito contro un albero a Torino con cinque feriti o quello precipitato a marcia indietro nel Po, arrivano «misure più stringenti» per le gite scolastiche e la scelta dei mezzi di trasporto. Infine, la filiera tecnologico-professional del 4+2, voluta dal ministro, da sperimentale diventa ordinamentale.

    Scuola, dall’8 settembre suona la campanella per milioni di studenti

    a cura della redazione Cronaca nazionale

    02 Settembre 2025

    Il colloquio
    Le quattro discipline scelte a gennaio
    L’orale verterà su quattro materie caratterizzanti che verranno scelte ogni anno a gennaio dal ministero dell’Istruzione. Scompare la discussione sul documento che aveva sollevato perplessità negli studenti: «I ragazzi — spiega Valditara — si trovavano davanti una foto di Guernica o l’immagine di un vulcano e da lì dovevano inventare collegamenti strampalati. Ora affronteranno un esame più serio e più sereno». L’orale valuterà non solo le loro conoscenze ma anche il grado di autonomia raggiunto durante gli studi, l’impegno in azioni meritevoli, la partecipazione ad attività sportive e culturali. Attenzione anche all’educazione civica (chi arriva col 6 in condotta dovrà portare un compito di cittadinanza attiva) e sulla formazione scuola-lavoro.

    Manovra, il governo studia una detrazione al 19% per i libri di scuola

    di Giuseppe Colombo

    01 Settembre 2025

    L’orale
    Chi si rifiuta di rispondere perderà l’anno
    «Chi fa scena muta all’orale sarà bocciato», promette Valditara che ha scelto la linea dura contro le proteste. E difatti nel decreto c’è scritto che «l’esame di maturità è validamente sostenuto se il candidato ha regolarmente svolto tutte le prove, le due scritte a carattere nazionale e il colloquio». Chi si rifiuta di rispondere alle domande in maniera volontaria dovrà dunque ripetere l’anno e l’esame. La norma va a colmare un vuoto interpretativo ed è la contromisura presa dal ministero davanti a quella decina di studenti che tra giugno e luglio di quest’anno hanno deciso di fare scena muta per protestare contro il sistema di voti e valutazioni delle superiori. Pochi casi che però hanno spinto Valditara alla riforma.

    Caro scuola, il Pd contro il governo: “Fugge dalla realtà, i libri siano gratuiti”

    a cura della redazione Politica

    01 Settembre 2025

    La commissione
    I prof scendono a cinque: due esterni, due interni, più il presidente
    I commissari d’esame si riducono da sette a cinque per «ottimizzare le procedure connesse all’esame di Stato, rendendole più sostenibili sotto il profilo organizzativo». Ogni commissione sarà composta da due commissari esterni e due commissari interni, più un presidente. I prof saranno afferenti alle aree disciplinari, caratterizzanti i diversi percorsi di studi. «La riduzione non pregiudica la qualità della valutazione — sostiene il ministro — Con i risparmi finanzieremo la formazione specifica per ogni commissario d’esame che dev’essere capace di tenere conto anche delle sfumature psicologiche di una tappa così importante». La formazione sarà criterio preferenziale per fare i commissari.

    Scuola, 9 istituti su 10 sono irregolari: “Mancano le certificazioni di sicurezza”

    di Viola Giannoli

    31 Agosto 2025

    L’esito
    Si saprà solo alla fine. Con 97 possibile bonus di altri 3 punti
    In una bozza del decreto circolata prima del consiglio dei ministri la scoperta dell’esito delle prove scritte era posticipata al termine del colloquio, nel testo definitivo del decreto – al contrario di quanto anticipato – questa misura non compare. La commissione avrà il potere di assegnare un massimo di tre punti bonus, anziché cinque, e solo a quegli studenti che, tra credito scolastico e punteggio complessivo delle prove, abbiamo ottenuto almeno un novantasette. La convinzione del ministro è che «un margine di flessibilità nella valutazione» debba concentrarsi «sui soli candidati di particolare merito».

    Caro libri, una famiglia su tre li acquista usati: i consigli per non sbagliare

    di Federico Formica

    02 Settembre 2025

    Le gite
    La sicurezza dei bus prioritaria nei contratti
    Se i «viaggi di istruzione e le uscite didattiche rappresentano un momento qualificante dell’offerta formativa», come scrive il ministero, allora particolare attenzione va riservata all’affidabilità dei conducenti e alla sicurezza dei mezzi di trasporto per andarci, in gita. Tradotto significa mezzi moderni, di certo con frenata assistita, di società valide che scongiurino ogni incidente. Il decreto prevede che i contratti per i pullman e i bus «valorizzino gli elementi qualitativi dell’offerta», più che quelli economici. Ad esempio «la disponibilità di sistemi e dispositivi per la sicurezza, l’accessibilità per le persone con disabilità, le competenze tecniche dei conducenti».

    Voti bassi alla scuola, sul nuovo numero del Venerdì

    04 Settembre 2025

    Cambio scuola
    Si dovrà fare un esame per cambiare indirizzo
    Per chi vorrà cambiare scuola alle superiori, spostandosi da un indirizzo all’altro, sarà più facile farlo nel primo bienno che dopo. Fino al terzo anno sarà lasciata alle istituzioni scolastiche la possibilità di individuare, nell’ambito della propria autonomia didattica e organizzativa, le modalità più idonee per accompagnare il passaggio dello studente da un percorso a un altro attraverso interventi didattici utili a colmare gap di conoscenze, abilità e competenze. Dal terzo anno in poi, invece, gli studenti dovranno superare un esame integrativo che dovrà svolgersi in un’unica sessione, prima dell’inizio dell’anno scolastico. Sarà il ministero a dettare, con una successiva ordinanza, le regole per l’esame. LEGGI TUTTO

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    Filtri di sigaretta tra i più inquinanti del pianeta, ma ancora non c’è il divieto

    Il duplice danno del fumo di sigaretta. Per la salute di chi è dipendente dalla nicotina. Per la salute dell’ambiente, visto che i filtri sono fatti di una plastica chiamata acetato di cellulosa: un materiale non biodegradabile, ma fotodegradabile, cioè che si disgrega sotto l’azione della luce UV, frammentandosi in microplastiche, inquinando fiumi e oceani. Per dissolversi nell’ambiente impiegano diversi anni, dai 5 ai 12 a seconda delle condizioni. Il risultato è un danno ambientale di dimensioni enormi e difficilmente contenibile.

    Inquinamento

    Plastica, mozziconi e cotton fioc: sulle spiagge 892 rifiuti ogni 100 metri

    a cura della redazione di Green&Blue

    02 Aprile 2025

    Si stima che i mozziconi di sigaretta siano il rifiuto più diffuso sul pianeta. Ogni anno sono scartati 4,5 trilioni di filtri e circa 800.000 tonnellate di questa plastica finiscono nell’ambiente. Insomma un problema non da poco, che si somma anche alla poca consapevolezza, da parte dei fumatori, sul ruolo marginale del filtro delle sigarette (introdotto negli anni Cinquanta), nel ridurre i danni da fumo. L’industria del tabacco lo introdusse ormai 70 anni fa, quando iniziò a crescere la preoccupazione pubblica che il fumo di sigaretta fosse correlata al cancro ai polmoni. Vennero introdotti i filtri, come protezione dalle sostanze tossiche del fumo, ma le ricerche scientifiche successive hanno smentito quella che ancora oggi è una falsa credenza.

    Ma torniamo al tema che ci riguarda più da vicino: l’inquinamento ambientale da mozziconi di sigaretta. Il problema è che mentre le istituzioni internazionali hanno preso di petto certe tematiche, come la recente legislazione europea che ha limitato le plastiche per prodotti monouso come cannucce e piatti, i filtri delle sigarette sono riusciti a sfuggire alle maglie di questo tipo di regolamentazione. Infatti, in base alla Direttiva europea sulla plastica monouso (direttiva UE 2019/904), i filtri delle sigarette che contengono plastica non sono stati vietati, ma sono soggetti a misure per ridurne l’impatto ambientale.

    Tra le principali disposizioni c’è la responsabilità in capo ai produttori dell’industria del tabacco che sono obbligati a coprire i costi della gestione dei rifiuti, dei mozziconi e delle campagne di sensibilizzazione. Inoltre le confezioni di prodotti del tabacco con filtri contenenti plastica devono riportare un’etichetta che informa i consumatori della presenza di plastica e dell’impatto ambientale negativo del filtro, se disperso nell’ambiente. In Italia, non è stata approvata una legge che vieta la commercializzazione di sigarette con filtri non biodegradabili, ma è stato presentato in Senato un disegno di legge (DDL S. 765) per obbligare i produttori a utilizzare filtri naturali e biodegradabili. Tuttavia, non è ancora diventata legge.

    Il trattato

    Accordo globale sulla plastica: ancora un fallimento per la tutela dell’ambiente e della salute

    di Luca Fraioli

    14 Agosto 2025

    Di fatto i filtri delle sigarette non sono ancora stati vietati, anche se ci si avvicina lentamente. La Convenzione quadro dell’Organizzaizone Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco consiglia di evitare misure che mantengano la percezione di un danno ridotto. Il riferimento è ai filtri delle sigarette che rientrano pienamente in questa categoria. Vietarli rimuoverebbe sia l’illusione di sicurezza nei fumatori, ed eliminerebbe una delle fonti di inquinamento di plastica più diffuse, prevenendo centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti plastici ogni anno.

    Invece nelle scorse settimane di agosto a Ginevra, i leader mondiali hanno preso parte al Comitato Intergovernativo di Negoziazione per un trattato globale sull’inquinamento da plastica; è stato il primo trattato ONU legalmente vincolante per affrontare la questione. Le negoziazioni, però, si sono concluse senza un accordo di fatto. I principali ostacoli all’accordo hanno riguardato la necessità di introdurre un tetto alla produzione di plastica, con alcuni Paesi – tra cui gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita – che preferiscono un approccio volontario incentrato solo sulla gestione dei rifiuti, e altri tra cui l’Unione Europea che spingono per misure vincolanti lungo l’intero ciclo di vita della plastica.

    Startup

    I mozziconi di sigaretta diventano imbottiture per piumini e cuscini

    di Paolo Travisi

    05 Aprile 2025

    La bozza del trattato include nel divieto, anche i filtri delle sigarette, ma solo parzialmente. Il trattato, infatti, include due Allegati: X e Y. Nel primo, i filtri di plastica delle sigarette sono soggetti a restrizioni volontarie o obbligatorie, ma possono essere commercializzati purché contengano meno plastica, quindi riducano il danno ambientale, senza risolvere il problema dell’inquinamento. Invece nell’Allegato Y s’impone un divieto completo per i prodotti elencati. Se i filtri delle sigarette fossero inseriti in questo secondo allegato, il loro uso e la loro produzione a livello globale sarebbero totalmente vietati. Ma le negoziazioni di agosto sono proseguite senza un accordo finale, ma con una bozza. Le trattative riprenderanno in futuro, senza una data, nella speranza di una direzione comune. LEGGI TUTTO

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    I commissari, l’orale su 4 materie e la bocciatura per chi non lo fa: via libera alla nuova maturità

    Cambia, dal 2026, la maturità. Una novità che riguarderà da giugno prossimo 7 milioni di studenti. La riforma è stata approvata oggi in Consiglio dei ministri. Un testo in 7 articoli che modifica l’ultimo scoglio delle superiori. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato anche che «ci sono 240 milioni di euro da destinare al contratto del personale della scuola, è una misura una tantum ma è molto importante, 240 milioni di euro per il contratto, per gli stipendi, del personale scolastico».
    Ma torniamo alle novità. La prima riguarda il nome. D’ora in avanti, nelle carte ufficiali si chiamerà solo e soltanto «esame di maturità». Cambia pure il nome ai Pcto, d’ora in avanti si chiamerà «formazione scuola-lavoro, per sottolineare l’importanza di questo collegamento che noi riteniamo particolarmente significativo».
    L’orale
    Il colloquio orale verterà su quattro materie che verranno individuate ogni anno entro il mese di gennaio dal ministero. Una forte scrematura per concentrarsi di più, si legge nella relazione che accompagna il decreto, sulle materie d’indirizzo.
    Le commissioni d’esame
    Anche le commissioni d’esame subiranno una modifica: i componenti verranno ridotti da 7 a 5. “Una novità che non pregiudica la qualità della valutazione”, scrive il ministero. Ciascuna commissione sarà ora composta da due commissari esterni e due commissari interni per ognuna delle due classi abbinate più il presidente, in sostituzione dei tre esterni e tre interni previsti dalla normativa precedente.
    Bocciatura per chi non sostiene il colloquio
    Prevista la bocciatura per gli studenti che si rifiutano di sostenere l’orale alla maturità. Il decreto-legge chiarisce infatti che l’esame di maturità si considera validamente superato solo con il regolare svolgimento di tutte le prove, che includono due prove scritte a carattere nazionale e un colloquio. Se un candidato si rifiuta deliberatamente di sostenere una delle prove, l’esame non è considerato valido.
    La valutazione finale
    L’altra news riguarda la valutazione finale: la commissione d’esame avrà la facoltà di integrare il punteggio con un massimo di 3 punti se il candidato ha raggiunto un punteggio complessivo di almeno 97 punti tra crediti e prove orali e scritte.
    Viene, inoltre, introdotta una disposizione per chiarire che l’elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale, attribuito in sede di scrutinio finale a seguito di sei in condotta, sarà oggetto di discussione da parte della studentessa o dello studente in sede di integrazione dello scrutinio finale.

    Addio ai cellulari e nuova maturità, a scuola si cambia

    di Viola Giannoli

    27 Agosto 2025

    Risultati Invalsi
    Novità anche per quanto riguarda i risultati Invalsi: il dl modifica il curriculum dello studente, specificando che i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove nazionali saranno indicati in una sezione specifica in forma descrittiva, solo al termine dell’esame di maturità.
    “L’intervento normativo – spiega il ministero – mira a valorizzare la funzione formativa e orientativa dell’esame di Stato, che non rappresenta solo un momento di verifica delle competenze acquisite, ma anche uno snodo identitario e una sintesi conclusiva del percorso scolastico. L’esame non si limita, quindi, a documentare i risultati di apprendimento delle discipline, ma si propone di valutare le competenze maturate in termini di autonomia e responsabilità, offrendo così un quadro dinamico dell’identità dello studente”.
    Gite scolastiche
    Non è tutto. In vista dell’imminente avvio dell’anno scolastico il testo prevede anche “di mettere tempestivamente a disposizione delle istituzioni scolastiche un quadro di riferimento chiaro che consenta una gestione più sicura dei servizi di trasporto connessi alle uscite didattiche e ai viaggi di istruzione”. Un faro sulla sicurezza delle gite scolastiche. La novità è che i contratti relativi ai servizi di trasporto nell’ambito delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione verranno annoverati tra quelli che devono essere aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, con un tetto massimo del 30% per il punteggio economico, “attribuendo in tal modo una maggiore rilevanza alla qualità dell’offerta tra i criteri di aggiudicazione”.
    Gli esami integrativi
    Il decreto introduce, inoltre, gli “esami integrativi” per gli studenti che desiderano cambiare indirizzo di studio a partire dal terzo anno. Si svolgeranno in un’unica sessione, prima dell’inizio delle attività didattiche.
    Stanziati pure 10 milioni di euro aggiuntivi all’anno, a partire dal 2026, per il Piano per la formazione dei docenti. Infine, la norma estende la copertura assicurativa sanitaria integrativa anche ai docenti e al personale Ata con contratto a tempo determinato fino al 30 giugno.
    Il 4+2
    Ancora: “la riforma del 4+2, l’istruzione tecnico-professionale che abbiamo avviato in via sperimentale e che quest’anno conta circa 10 mila iscritti tra primo e secondo anno, diventa ordinamentale”. LEGGI TUTTO

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    La crisi climatica rende i raccolti imprevedibili

    Il riscaldamento globale che porta il clima ad essere più caldo e secco sta rendendo i raccolti più imprevedibili e la produzione alimentare più altalenante, provocando gravi danni economici ma anche vere e proprie carestie. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università della British Columbia (UBC) e pubblicato su Science Advances.

    Le idee

    La nuova Pac e i dazi Usa: così l’Europa rischia di restare indietro

    di Francesco Sottile

    27 Agosto 2025

    La ricerca è la prima a mostrare su scala globale come il cambiamento climatico stia influenzando le oscillazioni delle rese di tre delle colture alimentari più importanti al mondo: mais, soia e sorgo. Per ogni grado di riscaldamento, la variabilità annuale delle rese aumenta del 7 per cento per il mais, del 19 per cento per la soia e del 10 per cento per il sorgo. Mentre le ricerche precedenti si sono concentrate sui cali dei rendimenti medi causati dal clima, questo studio evidenzia un ulteriore pericolo: l’instabilità.

    Consumo sostenibile

    Spreco alimentare: le strategie di 21 scienziati per salvare un’area più grande dell’Africa

    di Pasquale Raicaldo

    20 Agosto 2025

    Per molti agricoltori, queste oscillazioni non sono astratte. Sono la differenza tra sopravvivere e fallire. “Gli agricoltori e le società che li pagano non vivono di medie, ma di ciò che raccolgono ogni anno”, ha affermato Jonathan Proctor, professore presso la facoltà di sistemi territoriali e alimentari dell’UBC e autore principale dello studio. “Un forte shock in un anno negativo può comportare reali difficoltà, soprattutto in luoghi senza un accesso adeguato alle assicurazioni sui raccolti o alle scorte alimentari”. Sebbene le rese medie potrebbero non crollare da un giorno all’altro, con l’aumentare delle oscillazioni annuali aumenta anche la possibilità di raccolti fallimentari.

    Con un riscaldamento di soli due gradi superiore al clima attuale, i disastri agricoli potrebbero diventare più frequenti. I fallimenti dei raccolti di soia, che un tempo si verificavano una volta ogni 100 anni, si verificherebbero ogni 25 anni. I fallimenti del mais passerebbero da una volta ogni secolo a ogni 49 anni, e quelli del sorgo a ogni 54 anni. Se le emissioni continueranno ad aumentare, entro il 2100 i problemi della soia potrebbero verificarsi anche ogni otto anni.

    Startup

    Caffè e cacao si coltiveranno in laboratorio

    di Gabriella Rocco

    01 Settembre 2025

    Alcune delle regioni più a rischio sono anche quelle meno attrezzate per far fronte alla situazione, tra cui parti dell’Africa subsahariana, dell’America centrale e dell’Asia meridionale, dove molte aziende agricole dipendono fortemente dalle precipitazioni e dispongono di reti di sicurezza finanziaria limitate. Le conseguenze non si limiteranno alle regioni a basso reddito. Nel 2012, ad esempio, una siccità e un’ondata di caldo nel Midwest degli Stati Uniti hanno causato un calo di un quinto delle rese di mais e soia, costando miliardi agli Stati Uniti e suscitando preoccupazione nei mercati di tutto il mondo. Nel giro di pochi mesi, i prezzi globali dei prodotti alimentari sono aumentati di quasi il 10%.

    Lo studio dimostra che l’irrigazione può ridurre efficacemente l’instabilità delle rese laddove l’acqua per l’irrigazione è disponibile. Molte delle regioni più a rischio, tuttavia, devono già far fronte a carenze idriche o mancano di infrastrutture per l’irrigazione. Per rafforzare la resilienza, gli autori chiedono investimenti urgenti in varietà di colture resistenti al caldo e alla siccità, migliori previsioni meteorologiche, una migliore gestione del suolo e reti di sicurezza più solide, tra cui l’assicurazione sui raccolti. Ma la soluzione più affidabile è ridurre le emissioni che causano il riscaldamento globale. LEGGI TUTTO

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    I Paesi insulari senza territorio saranno ancora considerati Stati?

    Tra le tante questioni che pone la crisi climatica, ce n’è anche una che riguarda il diritto internazionale: se una nazione vedesse sparire il suo territorio, magari perché sommerso dall’innalzamento dei mari, potrebbe anche essere considerata uno Stato? “E’ fondamentale che gli Stati riconoscano che la sovranità e i diritti sulle zone marittime devono essere preservati anche in caso di perdita di territorio causata dal cambiamento climatico”, risponde Francesca Mingrone, esperta di diritto climatico a Ginevra presso il Center for International Environmental Law (Ciel). Il quesito, sollevato da due giuristi della University of East Anglia in un articolo pubblicato su The Conversation, è tutt’altro che accademico. Alcune nazioni insulari, come Tuvalu, Kiribati, le Maldive o le Isole Marshall, rischiano effettivamente di finire sott’acqua a causa del riscaldamento globale. Sarebbe un disastro per gli abitanti, che perderebbero la casa, il lavoro, ma anche il loro patrimonio culturale e di tradizioni. Ma se a tutto questo si aggiungesse anche la perdita del riconoscimento di Stato, “queste nazioni potrebbe essere private del controllo sulle loro preziose risorse naturali e persino perdere il loro posto in organizzazioni internazionali come l’Onu”, scrivono gli studiosi Zana Syla e Avidan Kent.

    L’intervista

    “Le nostre isole rischiano di scomparire, i Paesi ricchi devono intervenire”

    di Giorgio Brizio

    12 Dicembre 2024

    Alcuni governi stanno correndo ai ripari. Quello di Tuvalu, per esempio, ha firmato un trattato con l’Australia perché sia garantito il riconoscimento come Stato, indipendentemente dall’impatto del cambiamento climatico sulle isole: “la sovranità e la statualità di Tuvalu continueranno… nonostante l’impatto dell’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico”. Ma l’Australia si è anche impegnata ad accogliere i cittadini tuvaluani che desiderano emigrare e ricominciare una nuova vita su un terreno più sicuro. Al netto però degli accordi bilaterali tra vicini, c’è il diritto internazionale che lega il riconoscimento dello Stato a quattro requisiti fondamentali: l’esistenza di una popolazione, di un territorio, di un governo indipendente e della capacità di gestire relazioni internazionali. Nel caso una nazione insulare venisse sommersa per l’innalzamento dei mari, non sarebbe solo il territorio a venir meno, ma, evidentemente, anche gli altri tre requisiti. “Tuttavia”, fanno notare Syla e Kent, “il diritto internazionale riconosce che uno Stato, una volta istituito, continua a esistere anche se alcuni degli elementi che lo caratterizzano sono compromessi. Ad esempio, i cosiddetti ‘Stati falliti’ come la Somalia o lo Yemen sono ancora considerati Stati nonostante la mancanza di un governo efficace – uno degli elementi fondamentali richiesti”.

    L’appello

    “L’oceano straripa e non abbiamo scialuppe”, l’Sos globale sull’innalzamento delle acque nel Pacifico

    redazione Green&Blue

    27 Agosto 2024

    Si potrebbe obiettare che la mancanza di un governo può essere transitoria, mentre la perdita di territorio per innalzamento dei mari rischia di essere definitiva. In questo dibattito già acceso da tempo, si è inserita il recente parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (Cig). “La Corte ha confermato che le delimitazioni marittime concordate non devono essere modificate a seguito della perdita fisica di terre emerse”, sostiene Mingrone. “Ha inoltre affermato che la completa scomparsa del territorio di uno Stato non comporta necessariamente l’estinzione di quello Stato. La perdita territoriale non deve essere considerata una condanna a morte per le piccole nazioni insulari”. Non tutti però concordano su questa interpretazione secondo Zana Syla e Avidan Kent, il passaggio in questione nel testo della Corte internazionale di giustizia è “piuttosto criptico”: “una volta che uno Stato è stato istituito, la scomparsa di uno dei suoi elementi costitutivi non comporterebbe necessariamente la perdita della sua statualità”. Ma, come detto, la perdita del territorio quasi sempre porta via con sé anche popolazione, governo e relazioni internazionali. “Il pronunciamento della Corte ha evitato la dichiarazione definitiva in cui molte nazioni vulnerabili avevano sperato”, concludono Zana Syla e Avidan Kent. “Il futuro legale delle isole che affondano rimane incerto”. Una alternativa c’è, per Francesca Mingrone: “Soluzioni scientifiche per contrastare la crisi climatica — a partire dall’eliminazione dei combustibili fossili — esistono già e rimangono il mezzo più efficace per prevenire danni irreversibili. Questi sforzi devono essere accompagnati dalla volontà politica e da un forte impegno a tutelare i diritti umani delle popolazioni colpite. Solo così potremo preservare la sovranità e la dignità delle nazioni più a rischio”. LEGGI TUTTO

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    In Finlandia la batteria di sabbia più grande al mondo

    A Pornainen, cittadina di appena cinquemila abitanti nel sud della Finlandia, è stata appena inaugurata la più grande batteria di sabbia al mondo. Si tratta di una batteria realizzata su scala industriale per servire la rete di teleriscaldamento dell’intero municipio: edifici, uffici, scuole, aziende e complessi residenziali. Il nuovo impianto consentirà alla città di tagliare del 70% le emissioni annuali di CO? legate al riscaldamento: circa 160 tonnellate in meno. L’amministrazione comunale ha voluto introdurre un importante cambiamento che punta ad un sistema di accumulo a lungo termine, immagazzinando elettricità pulita sotto forma di calore, e rilasciandola durante i periodi di gelo e assenza di vento. E garantendo una maggiore sicurezza di approvvigionamento.

    La tecnologia è stata sviluppata dalla startup finlandese Polar Night Energy, nota per essere stata pioniera nella costruzione della prima batteria di sabbia commerciale al mondo, grazie all’ingegno dei suoi fondatori Markku Ylönen e Tommi Eronen.

    La batteria di Pornainen è alta circa 13 metri e larga 15 metri. Funge da mezzo di accumulo fino a 100 MWh, con un’efficienza di andata e ritorno del 90%. Ciò la rende circa dieci volte più grande della prima batteria brevettata da Polar Night, e in grado di immagazzinare calore per l’intera città: per una settimana in pieno inverno o per un mese durante l’estate, quando la domanda è più bassa. “Le batterie di sabbia significano molto in questa fase storica di cambiamenti climatici. Ci consentono di ridurre drasticamente le nostre emissioni e migliorare l’affidabilità della produzione di calore. Il nostro obiettivo è raggiungere la neutralità climatica entro il 2035 e la sand battery rappresenta un passo importante in questa direzione”, ha precisato il fondatore Markku Ylönen della startup in occasione dell’inaugurazione dell’impianto.

    Energia

    Addio fossili, l’energia per le industrie si accumula con la sabbia

    di Gabriella Rocco

    31 Marzo 2025

    Ecco come funziona
    Sviluppato da Polar Night Energy, la sand battery è un sistema di accumulo di energia termica ad alta temperatura che immagazzina elettricità pulita sotto forma di calore nella sabbia o in materiali solidi simili. Può essere utilizzato per produrre calore sia per le reti di teleriscaldamento che per un’ampia gamma di processi industriali.

    L’impianto in funzione da giugno, misura 15 metri di diametro per 13 di altezza e contiene 2 mila tonnellate di stéatite frantumata, un sottoprodotto dell’industria edilizia. Il principio è semplice: l’energia elettrica da fonti rinnovabili riscalda la sabbia fino a 600 °C. La massa immagazzina calore e lo rilascia lentamente, alimentando la rete di riscaldamento urbano e fornendo energia termica a stabilimenti industriali locali. Un sistema che trasforma una materia prima facilmente reperibile in una riserva di calore affidabile. Non solo, il sistema non si basa su sostanze chimiche, non si degrada e non prende fuoco.

    Con una capacità di stoccaggio di 100 MWh e una potenza termica di 1 MW, questa batteria di sabbia può garantire il riscaldamento dell’intera città di Pornainen per una settimana. La ricarica completa richiede circa quattro giorni. È un’evoluzione notevole rispetto al prototipo da 8 MWh installato a Kankaanpää nel 2022, dalla stessa startup. Un salto di scala che segna il passaggio dalla sperimentazione all’applicazione concreta nell’industria.

    Transizione ecologica

    Tutto quello che c’è da sapere sulla geotermia, l’energia pulita di cui l’Italia è ricca

    Pietro Mecarozzi

    15 Gennaio 2022

    Sebbene la startup chiami la tecnologia “batteria a sabbia”, si possono utilizzare anche altri materiali. Per la nuova installazione a Pornainen, l’azienda si è infatti affidata agli scarti di pietra ollare di un produttore di caminetti della zona. I materiali granulari come la sabbia e la pietra ollare sono termicamente inerti e possono immagazzinare il calore per un tempo particolarmente lungo. Poiché non sono necessarie materie prime rare o sostanze chimiche complesse, il processo è considerato robusto, sostenibile e scalabile. Allo stesso tempo, l’utilizzo di sottoprodotti promuove l’economia circolare. La startup è ora in trattative con altre aziende di servizi pubblici locali per nuovi contratti di fornitura di rete.

    Le batterie di sabbia, riserva di calore affidabile
    Grazie ai continui progressi nella conversione del calore in energia, la batteria di sabbia è destinata a diventare una parte sempre più integrante del panorama energetico globale. Che si tratti di riscaldamento industriale, teleriscaldamento o potenziale produzione di elettricità, rappresenta un importante passo avanti nella ricerca di un sistema energetico più pulito e resiliente. La combustione non è più un’opzione sostenibile per il clima e l’ambiente.

    In Italia pioniera delle batterie di sabbia, è Magaldi Green Energy, startup del gruppo Magaldi (con 55 brevetti) nata nel 2021, le batterie innovative si basano sulla tecnologia del letto di sabbia fluidizzato che accumula e restituisce energia termica. L’azienda ha inaugurato il suo primo impianto di accumulo su scala industriale, in collaborazione con Enel X e cofinanziato dall’Unione Europea, per lo stabilimento IGI che produce grassi e oli alimentari per la Ferrero, a Buccino, in Campania. Oggi Magaldi è l’unica società che utilizza la sabbia silicea, uno dei materiali più comuni sulla terra. LEGGI TUTTO