Giugno 2025

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    Maturità, consigli d’autore contro la paura del foglio bianco

    Fissare il foglio bianco, come ipnotizzati. Per quanto? Ma guarda, è già tardi. Sfogliare il vocabolario in cerca di ispirazione. Una sorta di grazia improvvisa dovrebbe raggiungerti nel compulsare il volumone. O no? E se al banco accanto si sedesse non un suggeritore qualunque ma uno scrittore o una scrittrice di professione, che cosa chiederesti in un sussurro? Un incipit buono? Una parola chiave in senso letterale? Una chiave che apra qualche porta, la spalanchi sulla creatività.

    Maturità 2025, le tracce possibili: da D’Annunzio a Levi ma anche l’elezione del Papa e la guerra

    Giulia D’Aleo

    14 Giugno 2025

    Melania Mazzucco si siede in un’aula del Mamiani, il liceo romano in cui ha studiato, come se dovesse ripetere un esame invalidato. Come se l’interrogata fosse lei. In qualche modo lo diventa, perché maturande e maturandi in semicerchio — comincia Francesco — le fanno domande semplici solo in apparenza. Lei scrive per mestiere, che cosa consiglia? Come scegliere la traccia giusta? Leggere tutto con attenzione, fiondarsi su ciò che colpisce? «Direi di spettare un attimo. Pensarci. Ognuno di voi — risponde la scrittrice — riconosce sicuramente gli argomenti che gli interessano di più, quelli che sa di poter affrontare meglio, quelli su cui crede di avere qualcosa da dire. Scegliete con calma la traccia che vi assomiglia di più».

    Melania Mazzucco
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    Se la benzina “verde” si produce direttamente dall’aria

    Immaginiamo una macchina grande quanto un frigorifero modulare in grado di trasformare aria e acqua in benzina. È l’ultima invenzione di una startup. Si chiama Aircela, con sede a New York, è stata fondata nel 2019 dai coniugi Eric e Mia Dahlgren, e mediante un processo di reazioni chimiche e processi fisici, riesce a produrre combustibile direttamente dall’ambiente. Alla base di tutto c’è l’utilizzo di un sistema di cattura della CO2 presente nell’aria, combinata con acqua e trasformata attraverso vari passaggi in carburante verde. La startup a fine maggio 2025 ha fatto la sua prima dimostrazione pubblica sui tetti del Garment District di Manhattan, segando un momento storico: per la prima volta negli Stati Uniti, è stata prodotta benzina sintetica in tempo reale, partendo dall’aria urbana. Il risultato è un carburante purissimo, privo di zolfo, metalli pesanti ed etanolo, compatibile al 100% con qualsiasi motore a benzina. “La parte migliore? – affermano i fondatori – Non è necessario cambiare l’auto o il sistema di alimentazione: funziona con quello che abbiamo già”.

    Come funziona: il processo di elettrolisi
    Mia e Eric Dahlgren, fondatori di Aircela, hanno trascorso anni di test per perfezionare questo processo, basandosi sulle ricerche pioneristiche di Klaus Lackner, il fisico che nei primi anni 2000 propose per primo la cattura diretta dell’aria. Lackner stesso ha partecipato all’evento dimostrativo dello scorso maggio, spiegando le basi scientifiche del processo di cattura del carbonio. La tecnologia di Aircela si basa sui suoi vent’anni di ricerca presso il Center for Negative Carbon Emissions dell’Arizona State University, dove ha sviluppato i concetti di base per la cattura passiva dell’anidride carbonica. La macchina Aircela utilizza solo aria, acqua ed elettricità rinnovabile. Gli ingegneri hanno progettato la struttura a nido d’ape completamente modulare, per essere facilmente trasportata. Il vantaggio competitivo – e unico nel suo genere – è quello di produrre e-fuel ovunque, anche off-grid. Il carburante prodotto è utilizzabile nei motori a benzina senza modifiche, e privo di zolfo o metalli pesanti.

    Il dispositivo integra tre processi: cattura diretta della CO2 (con la tecnologia DAC, Direct-Air-Capture), elettrolisi dell’acqua per ottenere idrogeno, e sintesi catalitica in carburante liquido. La CO2 viene assorbita tramite un solvente a base di KOH (idrossido di potassio), una sostanza fortemente alcalina che reagisce con l’anidride carbonica atmosferica formando carbonati. Un trattamento elettrochimico successivo rigenera il KOH e rilascia CO2 pura, pronta per essere utilizzata nella sintesi. L’idrogeno ottenuto per elettrolisi dell’acqua viene poi combinato con la CO2 per produrre metanolo, successivamente trasformato in benzina secondo il processo MTG (Methanol-to-Gasoline) sviluppato dalla metà degli anni 70. “Per produrre gas da aria e acqua, la macchina utilizza l’elettrolisi – spiega Dahlgren -. Processo che scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno. Questo idrogeno rappresenta una delle componenti fondamentali nel successivo processo di produzione della benzina. Innovazioni nell’elettrolisi avanzata sono necessarie per migliorare l’efficienza di produzione dell’idrogeno, riducendo al contempo il consumo energetico necessitato. Gli sviluppi continuano a rendere questo processo economicamente ed energicamente sostenibile, con l’obiettivo di minimizzare perdite e di massimizzare la resistenza operativa nel lungo termine, rendendo l’idrogeno prodotto una risorsa affidabile e conveniente per la generazione di carburante”.

    A fine procedura, l’utente estrae la pompa situata lateralmente alla macchina e versa il gas – privo di combustibili fossili – in un contenitore pronto per l’uso. Dahlgren precisa, inoltre, che per ogni gallone (3,8 litri) di e-fuel prodotto con questo sistema sono necessarie circa 10 kg di CO2. L’innovazione di Aircela punta su casi d’uso specifici: luoghi remoti, ambienti militari o aree senza infrastrutture. L’azienda prevede di avviare la produzione su larga scala alla fine del 2025 “Migliaia di sistemi Aircela prodotti in serie opereranno insieme come server farm per carburante verde”. LEGGI TUTTO

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    Cactus: tutto quello che c’è da sapere

    Resistenti, affascinanti e straordinariamente adattabili: i cactus sono piante grasse che conquistano per la loro estetica esotica e la facilità di coltivazione. Perfetti per chi desidera un tocco di verde senza impegni eccessivi, i cactus si rivelano alleati ideali sia per giardini assolati, sia per appartamenti luminosi. Ecco tutto quello che c’è da sapere su queste straordinarie piante.

    Le caratteristiche dei cactus: tipi e varietà principali
    Quando si parla di cactus, ci si riferisce a una famiglia botanica, le Cactaceae, che conta circa 3.000 specie suddivise in oltre 100 generi. Originari delle zone aride dell’America e dell’Africa, questi vegetali hanno sviluppato nel tempo incredibili strategie di sopravvivenza, diventando veri e propri campioni di adattabilità.

    Il loro elemento distintivo è il fusto succulento, capace di immagazzinare acqua e svolgere la fotosintesi in assenza di foglie vere e proprie. Al posto di queste ultime, infatti, i cactus sono spesso dotati di spine, una soluzione evolutiva che riduce la dispersione d’acqua e li protegge dai predatori. Alcune specie presentano una lanugine biancastra che aiuta a schermare i raggi solari, mentre altre sviluppano fiori spettacolari, spesso effimeri ma incredibilmente scenografici.

    La fioritura, che varia a seconda della specie, regala tonalità vivaci che vanno dal bianco puro al rosso acceso, dal giallo brillante al rosa intenso. In alcuni casi, come per il fico d’India, dal fiore si sviluppano frutti commestibili, apprezzati sia per il loro sapore dolce, sia per le proprietà nutrizionali.

    Quali sono i tipi di cactus più diffusi e quali i suoi frutti
    Tra le tipologie di cactus più conosciute sono da menzionare:

    Echinocactus grusonii: conosciuto come “cuscino della suocera”, ha una forma sferica e spine dorate;
    Opuntia ficus-indica: il classico fico d’India, con pale piatte e frutti commestibili;
    Mammillaria: piccoli cactus con spine morbide e fiori colorati;
    Schlumbergera: il cactus di Natale, che fiorisce in inverno;
    Astrophytum: caratterizzato da una forma geometrica e una crescita lenta.

    Ogni varietà ha esigenze specifiche, ma tutte condividono la necessità di un substrato drenante e un’esposizione alla luce adeguata.
    Molte persone non sanno che alcuni cactus producono anche frutti commestibili. Tra i più noti, troviamo: il Fico d’India, la Pitaya e la Pereskia aculeata. Apprezzati per il loro sapore esotico e le loro proprietà, i frutti del cactus sono spesso utilizzati anche in cosmetica e in molti integratori alimentari.

    Come coltivare il cactus all’aperto
    Se il clima lo consente, la coltivazione in giardino o su un terrazzo soleggiato è la soluzione ideale per i cactus. In particolare, nelle regioni del Sud Italia queste piante riescono a prosperare senza problemi anche durante l’inverno, grazie alle temperature miti. Nelle aree più fredde, invece, è consigliabile optare per la coltivazione in vaso, così da poter spostare le piante al riparo nei mesi più rigidi.
    L’esposizione è un fattore cruciale: il cactus ha bisogno di molta luce per crescere sano e forte. L’ideale è collocarlo in un punto ben illuminato e riparato dai venti freddi. Anche il substrato gioca un ruolo fondamentale: il terreno deve essere specifico per piante grasse, caratterizzato da una miscela di sabbia e torba per garantire un ottimo drenaggio. I ristagni d’acqua, infatti, rappresentano una delle principali minacce per la sopravvivenza di queste piante, causando rapidamente marciumi radicali.

    Cactus: irrigazione e concimazione all’aperto
    L’irrigazione deve essere moderata e calibrata in base alla stagione: in estate, un’annaffiatura ogni due settimane è sufficiente, mentre in inverno è bene ridurre drasticamente le somministrazioni, arrivando a bagnare la pianta al massimo una volta al mese.
    Un altro aspetto da considerare è la concimazione. Se coltivato in vaso, il cactus può beneficiare di un fertilizzante specifico per piante grasse durante i mesi estivi, mentre se piantato in piena terra spesso riesce a trarre da solo i nutrienti necessari.
    Per garantire uno sviluppo armonioso, è consigliabile effettuare il rinvaso ogni primavera, scegliendo un contenitore leggermente più grande del precedente. Se alla base della pianta madre compaiono nuovi germogli, questi possono essere separati con cura e piantati in nuovi vasi, dando così vita a nuove piante.

    Come coltivare il cactus in appartamento
    Anche chi non dispone di uno spazio esterno può godere della bellezza di un cactus. Queste piante si adattano infatti perfettamente alla vita in appartamento, purché si rispettino alcune semplici accortezze.
    La luminosità resta il fattore chiave: il cactus va posizionato vicino a finestre esposte a sud o a ovest, dove possa ricevere il massimo della luce naturale. Durante l’inverno, è fondamentale evitare di collocarlo vicino a fonti di calore come termosifoni o camini, mentre in estate, se l’ambiente è climatizzato, è meglio spostarlo all’esterno per qualche ora al giorno.

    Irrigazione e concimazione in appartamento
    Le regole per il substrato e l’irrigazione restano le stesse della coltivazione all’aperto: terriccio ben drenante e annaffiature sporadiche, soprattutto nella stagione fredda. Anche la concimazione segue un ritmo stagionale, con apporti di fertilizzante nei mesi caldi e un periodo di riposo vegetativo in inverno.

    La fioritura, generalmente, avviene attorno al terzo anno di vita e rappresenta una gratificazione straordinaria per chi ha seguito con costanza e attenzione la crescita della pianta. Alcune specie, come l’Echinopsis, producono fiori spettacolari che si aprono di notte e durano solo poche ore, rendendo l’attesa ancora più affascinante.

    Cactus da interno: quali scegliere
    Sebbene siano amanti delle zone all’aperto, i cactus sono perfetti anche per gli interni. Questo è dovuto alla loro grande capacità di adattarsi agli ambienti domestici. Ma quali scegliere per un appartamento? Di seguito alcune opzioni particolarmente apprezzate:
    Haworthia: piccola e facile da curare, ideale per scrivanie e mensole;
    Sansevieria cylindrica: purifica l’aria e resiste a condizioni di scarsa illuminazione;
    Schlumbergera: adatta per ambienti con luce indiretta, fiorisce in inverno;
    Echinopsis: dalle fioriture spettacolari, necessita di molta luce.

    Prezzo dei cactus: quanto costano in media?
    Il prezzo di un cactus varia ovviamente a seconda della specie, della dimensione e del punto vendita in cui lo si acquista. Indicativamente e per avere una panoramica più o meno fissa, possiamo dire che i piccoli cactus da interno possono andare dai 3 ai 15 euro, mentre i cactus medi dai 15 ai 50 euro. Per gli esemplari grandi e rari, infine, le cifre si alzano e possono oltrepassare anche i 200 euro.

    Capaci di prosperare dove altre specie fallirebbero, i cactus non sono solo piante ornamentali. Longevi, resistenti, dallo spirito di adattamento formidabile, queste piante sono perfette per tutti coloro che desiderano un angolo di natura senza troppo impegno. LEGGI TUTTO

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    Maturità 2025: da Maria De Filippi a Giorgia Meloni, i voti dei vip all’esame

    C’è chi si è diplomato per un soffio – come Enrico Mentana o Andrea Delogu – e chi invece ha brillato, come le due protagoniste dell’agone politico nazionale, la premier Giorgia Meloni e la leader del Pd Elly Schlein, entrambe promosse con il massimo dei voti. La maturità si avvicina e, come ogni anno, in molti si chiedono: come se la sono cavata all’esame vip e rappresentanti delle istituzioni?
    Meloni, Conte, Renzi: la maturità dei politici
    Il sito Skuola.net ha raccolto le performance di politici, sportivi, e personaggi dello spettacolo. A cominciare dalla presidente del Consiglio Meloni, che rientra nel novero dei diplomati eccellenti: 60/60 alla maturità linguistica, quando il voto era ancora in sessantesimi. Con un voto in condotta pari a 7, però, oggi non avrebbe potuto raggiungere il massimo. Tra i membri dell’attuale governo anche Marina Calderone, ministra del Lavoro, ha raggiunto il massimo, all’Istituto Tecnico Commerciale. Stesso risultato per la segretaria del Pd Schlein, diplomata a pieni voti (6/6, secondo il sistema del cantone svizzero in cui ha studiato). All’esame hanno brillato pure il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e Matteo Renzi: entrambi diplomati con 60/60. Anche se il fondatore di Italia Viva ammette di essere “stato rimandato in Scienze, al quarto anno. Penso di essere stato l’unico al Classico”.

    Maturità 2025, anche i famosi piangono: ecco i più noti bocciati dalla scuola italiana

    di Luigi Gaetani

    10 Giugno 2025

    Meno brillante Matteo Salvini. Il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio ha concluso il suo percorso scolastico con un 48 su 60. Stesso voto di Antonio Tajani, presidente di Forza Italia. Quanto all’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha solo sfiorato il massimo: 56/60 alla maturità classica.
    La Maturità dei vip: da De Filippi a Sinner
    Tra i conduttori tv si è distinto Carlo Conti, uscendo dalle scuole superiori con 60/60. Voto massimo anche per la giornalista Cristina Parodi, diplomata al Classico. Buon punteggio – ma lontano dal top – anche per una delle regine del piccolo schermo, Maria De Filippi: diplomata con 52/60. La conduttrice televisiva e radiofonica Andrea Delogu, invece, se l’è cavata con il minimo indispensabile per portarsi a casa il diploma. Stessa cosa accaduta a Enrico Mentana. Anche il giornalista ha dovuto accontentarsi della sufficienza, uscendo dal liceo con un 36/60.
    In molti hanno solo sfiorato l’eccellenza. Come il giovane Leo Gassman: l’attore e cantautore è uscito dalla scuola con 96/100, a un passo dal voto massimo. Performance ottima, a pochi punti dal massimo, anche per Tiziano Ferro, che è uscito dalla Maturità con un punteggio di 55/60. Più basso il risultato per Chiara Ferragni, che ha frequentato il classico Daniele Manin di Cremona: diplomata con 78/100, solo un punto in più rispetto all’attore Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra.
    La maturità degli sportivi
    In generale meno brillanti le performance tra i banchi delle stelle dello sport. Se l’è cavata più che bene Gregorio Paltrinieri, che ha concluso il suo percorso scolastico allo Scientifico con 80/100. Più travagliato il cammino di Gianluigi Donnarumma: la prima volta all’esame ha dato forfait per andare in vacanza, ma ha recuperato l’anno successivo, diplomandosi con 70/100. L’ex campionessa di tuffi Tania Cagnotto si è accontentata di 67/100, mentre Mario Balotelli se l’è cavata con il minimo. Jannik Sinner, invece, ha lasciato la scuola pubblica al quarto anno, per poi diplomarsi di recente da privatista in Amministrazione, Finanza e Marketing (l’ex Ragioneria) a Bolzano. Ma sul voto aleggia il mistero. LEGGI TUTTO

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    Maturità 2025, lo studio con l’intelligenza artificiale: “Ecco i rischi e i vantaggi”

    Affidarsi all’Intelligenza artificiale per superare la maturità è come contare sull’amico secchione che non perde però occasione di mettere a segno una burla. Sì, perché oltre ad essere illecito, l’Ai presenta ancora molti rischi. Eppure secondo un sondaggio condotto da Skuola.net su un campione di 1000 studenti un maturando su 3 sta cercando strategie per utilizzare i chatbot durante l’esame e il 23% è sicuro di riuscire a consultare l’assistente virtuale alla maturità.

    Maturità 2025, le tracce possibili: da D’Annunzio a Levi ma anche l’elezione del Papa e la guerra

    Giulia D’Aleo

    14 Giugno 2025

    “Conosciamo le potenzialità – mette in guardia Chiara Panciroli, docente di Scienza dell’educazione didattica all’Università di Bologna, che si occupa di intelligenza artificiale legata all’insegnamento – ma pure le imperfezioni e, al di là del valore della trasparenza, il rischio reale di allucinazioni, come si chiamano gli abbagli dell’Ai, esiste”. Perché ormai si sa, l’Ai è come lo studente che interrogato alla lavagna, non sapendo rispondere tira a indovinare, a sviare. Con esiti non sempre fortunati.
    “Dove l’Ai è davvero un’alleata preziosa – continua Panciroli – è però nello studio, nel ripasso, ne fare sintesi di contenuti”. I maturandi sembrano averlo compreso: sempre secondo skuola.net il 47% degli studenti afferma di sfruttare l’Ai per ripassare, il 33% per generare contenuti da presentare alla commissione come tesine ed elaborati, il 14% chiede ai chatbot di indovinare autori e tracce possibili per la prima prova, mentre solo il 6% usa l’intelligenza artificiale per il ripasso della materia d’indirizzo.

    Maturità 2024, tutti gli strafalcioni: dallo stretto di Gargamella all’Oscar a Pirandello

    di Emanuela Giampaoli

    13 Giugno 2025

    “Nello studio – continua Panciroli – i chatbot possono offrire un aiuto formidabile, a patto, anche in questo caso, di non fidarsi ciecamente. Un consiglio semplicissimo ma efficace è chiedere al prompt di mostrare insieme alla risposta la fonte da cui è stata ricavata così compare subito il link dove verificarne l’esattezza e non si perde tempo». Il livello successivo è quello di crearsi un chatbot su misura, personalizzato. Un tutor virtuale che abbia studiato sui nostri stessi libri e appunti.

    Maturità, Valentina Petri: “I miei alunni al primo esame in presenza. Ma sono più in ansia di loro”

    di Ilaria Venturi

    12 Giugno 2025

    “È una funzionalità a pagamento, occorre essere iscritti al piano di OpenAI, ChatGPT Plus, a quel punto si può allenare il chatbot con materiali forniti da noi, appunti o libri di testo nel caso si abbia la versione digitale. In questo modo l’Ai andrà a cercare risposte non solo da fonti sicure e controllate, ma da quelle da dove ci si aspetta sia avvenuta la nostra preparazione per la maturità”.
    Molto utili in questo senso anche gli applicativi studiati per dare una mano nella creazione di mappe concettuali o visive. “Tra i più noti Algor, che appunto utilizza l’intelligenza artificiale per supportare il processo di studio. Lo stesso fa GitMind”. C’è poi una schiera di chatbot pronti a interrogarci, a patto però di sborsare qualche euro. “Parliamo di cifre tra gli 8 e i 10 euro al mese. Forse il più noto è Magic School, che permette la creazione di test, quiz e altre attività valutative ma pure Flint”.

    Dalle promesse dello sport a cantanti e influencer: ecco i giovani famosi alla prova Maturità

    di Viola Giannoli

    08 Giugno 2025

    Tra gli applicativi per generare contenuti il più noto è Geminai, mentre NotebookLM semplifica l’azione di prendere appunti. “A me piace fare un paragone – conclude Panciroli – l’Ai è come la fotocopiatrice, molto utile, ma è uno strumento. L’Intelligenza artificiale ha bisogno di quella umana per essere davvero utile”. LEGGI TUTTO

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    Barba di Giove: coltivazione e fioritura

    La barba di Giove è una pianta ornamentale che si presenta con una cascata di fiori di colore dal rosa al fucsia. Con il suo aspetto sembra quasi voler richiamare quello di una folta barba. Scopriamo la sua coltivazione per ottenere una splendida fioritura.

    La coltivazione della pianta perenne
    La barba di Giove o drosanthemum hispidum è classificata come una pianta perenne che si adatta facilmente alla coltivazione in diversi ambienti. È un esemplare che appartiene alla famiglia delle aizoaceae ed è originaria del sud Africa. Le aree mediterranee sono senz’altro quelle migliori per la sua coltivazione, dove può crescere bene, specie durante i periodi più caldi dell’anno.

    La barba di Giove si presenta con foglie di colore verde e fiori che possono ricordare per qualche verso quelli delle margherite. La differenza sta nel fatto che crescono molto vicini tra di loro, sono rosa-violetto e che possono creare una vera e propria cascata floreale o un tappeto fiorito. È importante preparare il terreno per la coltivazione della pianta, selezionando un terriccio ad hoc. Infatti, la barba di Giove ama terreni non eccessivamente fertili, ma soprattutto drenati. È importante selezionare un terreno con un pH compreso tra 6 e 7 per offrire il meglio a questa pianta perenne. Suggeriamo un tipo di terreno pensato per le piante succulenti, con un po’ di sabbia che aiuta a preparare un substrato drenante.

    Barba di Giove in balcone
    È una pianta perfetta da coltivare in vaso e sistemare in un angolo del balcone o sulla ringhiera della stessa. L’effetto scenografico dei fiori consente di creare uno spazio davvero molto colorato e allegro. Inoltre, la barba di Giove attira anche molto le farfalle e gli insetti impollinatori come le api.

    L’esposizione giusta
    Per una buona coltivazione della barba di Giove è necessario esporre la pianta in aree soleggiate. Questa pianta gradisce molto il sole, tanto che produce grandi quantità di fiori. La temperatura migliore per fiorire in quantità deve essere compresa tra i 15°C e i 30°C. Per quanto riguarda la temperatura minima, la barba di Giove tollera fino ai -5°C. È importante munirsi delle corrette protezioni nel caso in cui la pianta dovesse essere sottoposta a temperature ancora più rigide. In alternativa, se si coltiva in vaso, la si può spostare in serra, dove sarà al riparo dalle temperature estreme.

    Quando fiorisce?
    La fioritura della barba di Giove è abbastanza lunga se gode di diverse ore con luce solare diretta e può variare a seconda delle aree in cui viene coltivata. Di solito, è possibile collocare questo momento dalla primavera e può arrivare sino all’autunno. In questa maniera, si ha un giardino o un balcone sempre colorato. Il fiore della barba di Giove è ideale anche per realizzare delle splendide aiuole, bordure o nei terreni rocciosi. È necessario tenere a mente che la fioritura di questa pianta perenne può essere compromessa se è posta in un luogo molto ventilato. Infatti, il vento può disturbare i fiori.

    La potatura
    Di solito questa pianta non richiede una potatura, ma in realtà la si può fare nel caso in cui si volesse mantenere in ordine la crescita. Inoltre, si possono togliere le parti secche o danneggiate, per esempio, da una grandinata. È importante effettuare la potatura alla fine della fioritura, evitando così di compromettere la comparsa di altri fiori della barba di Giove.

    La concimazione corretta
    Per fertilizzare correttamente la barba di Giove è necessario selezionare proprio un prodotto suggerito per le piante succulente. Si può selezionare un concime liquido da miscelare con l’acqua delle innaffiature. È importante dare il concime ogni 2-3 mesi, specie nel periodo in cui è prevista la crescita della pianta e la fioritura.

    Quando annaffiare la pianta?
    La barba di Giove non richiede molta acqua e, proprio per questo, è spesso suggerita per quei giardini dove è difficile annaffiare. Con estremo calore, però, anche questa pianta ha bisogno di innaffiature regolari, evitando così i classici problemi delle piante senza la giusta idratazione.

    Barba di Giove secca in estate: che cosa fare?
    In estate la barba di Giove può trovarsi in difficoltà, specie se le temperature iniziano ad essere estreme. In caso di barba di Giove secca in estate si possono notare foglie appassite e un rallentamento dello sviluppo. In questa circostanza, è di vitale importanza intervenire offrendo più irrigazioni frequenti. Solo in questo modo la pianta potrà tornare in forma e non mostrarsi più secca. Va comunque tenuto presente che non bisogna esagerare, poiché la barba di Giove non ama i terreni zuppi d’acqua.

    Malattie e i parassiti che possono attaccare la pianta
    La barba di Giove è una pianta molto resistente e difficilmente incorre in malattie o attacchi da parte di parassiti. L’unica accortezza da tenere sempre a mente riguarda proprio l’irrigazione. Essendo una pianta che non gradisce elevata umidità, è importante fare molta attenzione ai ristagni idrici. In casi rari, può essere attaccato da cocciniglia e da afidi che richiedono l’utilizzo di spray per la loro eliminazione. LEGGI TUTTO

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    Bici rubate addio: a Milano arriva il “maggiordomo” delle due ruote

    Milano ha un problema con le biciclette. Non solo quelle che vengono rubate – quasi un cittadino su due ha subito un furto negli ultimi anni – ma anche quelle che non trovano dove essere parcheggiate in sicurezza durante i grandi eventi. La soluzione arriva da un’idea tanto semplice quanto innovativa: il valet parking per le due ruote.

    Si chiama Dottò ed è il primo servizio di valet bike parking in Italia, nato dalla mente di Scintilla Cicloprogetti, un’associazione di promozione sociale fondata appena un anno fa da un gruppo di ciclisti appassionati guidati da Luigi Costanzo. Il nome è un gioco di parole che strizza l’occhio al dialetto milanese: “Dottò la lascia a noi”, come si dice quando si affida l’auto al parcheggiatore di un ristorante.

    Un servizio pensato per chi pedala
    L’idea è nata dall’esperienza diretta di chi usa la bicicletta quotidianamente. “Quando arrivi a un grande evento in bici, i posti finiscono subito – spiega Tommaso Stefanelli, uno dei fondatori durante una dimostrazione del servizio -. La gente lega al primo palo, poi al secondo, al terzo. Alla quarta bicicletta devi già camminare per centinaia di metri per trovare un posto”.

    Il servizio funziona come un guardaroba: area recintata, check-in all’arrivo, sorveglianza durante l’evento e check-out al ritorno. I ciclisti possono lasciare non solo la bici ma anche accessori come caschi, borse e luci, senza rischi di furto – un altro problema sentito da chi pedala in città.

    Debutto al MI AMI Festival
    Dottò ha fatto il suo esordio al Miami Festival poche settimane fa, gestendo oltre 300 biciclette all’Idroscalo. Il successo della prima sperimentazione ha convinto Nilox, brand italiano di tecnologia per lo sport, a sostenere il progetto. Il servizio è attualmente gratuito per gli utenti: “I tempi non sono anche maturi in Italia per un parcheggio a pagamento per biciclette – ammette il team – ma ci sosteniamo grazie agli sponsor che vedono nell’iniziativa un’opportunità di visibilità presso un pubblico attento alla sostenibilità”. LEGGI TUTTO