Giugno 2025

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    Maturità 2025, i compensi per presidenti e commissari sono fermi dal 2007

    Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato l’elenco dei commissari d’esame e dei presidenti di commissione della Maturità 2025. Un lavoro extra che viene retribuito. Ma quella somma è ferma dal 2007: diciotto anni durante i quali non c’è stato alcun adeguamento all’inflazione o al costo della vita. Una immobilità che desta perplessità e malumori tra i […] LEGGI TUTTO

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    Se la geopolitica dimentica di salvare la Terra

    La Giornata dell’Ambiente, dedicata quest’anno alla lotta contro l’inquinamento della plastica, vede l’impegno per la difesa del clima indebolito dal duello strategico fra Usa e Cina. Il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre, violando per la prima volta i limiti al surriscaldamento dell’atmosfera stabiliti dall’Accordo di Parigi, con una serie di eventi estremi — dai grandi incendi ai cicloni tropicali — che hanno causato il più alto numero di senzatetto dal 2008, secondo le stime dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).

    Questa onda di devastazioni dovute al surriscaldamento del clima avrebbe dovuto portare le maggiori potenze industriali ad accrescere gli impegni presi per la riduzione dei gas nocivi, fino all’obiettivo di azzerarli. Ma quanto sta avvenendo sul terreno è l’esatto opposto.

    Le promesse della Cina di arrivare a “quota zero” nel 2060 e dell’India nel 2070 si allontanano nel tempo con un percorso parallelo agli Stati Uniti, che il presidente Donald Trump ha portato fuori dagli Accordi di Parigi. Mentre l’Unione Europea, pur mantenendo l’obiettivo di “zero emissioni” del 2050, si avvia ad una delicata revisione della tappa intermedia del 2040 destinata ad avere conseguenze di lungo termine, con l’allentamento di molti parametri. Si tratta di una chiara inversione di rotta rispetto al “Green Deal” firmato da Ursula von der Leyen durante il primo mandato da presidente della Commissione europea.

    Per comprendere la genesi di questa globale inversione di tendenza bisogna partire dalla guerra dei dazi che oppone anzitutto Washington e Pechino. Le decisioni di Trump di uscire dall’intesa di Parigi, bloccare i “fondi verdi” alle banche previsti dall’“Inflaction Reduction Act” di Joe Biden, sospendere le autorizzazioni ai nuovi progetti di energia rinnovabile e di espandere l’estrazione dei carburanti fossili nascono dalla convinzione che le politiche per lo sviluppo dell’energia “verde” costituiscono una “minaccia alla sicurezza nazionale” per via del fatto che implicano l’aumento dell’importazione di materiali e tecnologia dalla Cina. È un timore che nasce dalla supremazia di Pechino in alcuni mercati strategici, dai pannelli solari alle batterie verdi, e la scelta di Xi Jinping è stata di rilanciare su questo terreno immaginando, attraverso alcuni suoi consiglieri, un “Piano Marshall per la tecnologia pulita” destinato a creare una coalizione internazionale di Paesi sempre più legati, sul piano strategico, alla Cina.

    Come ben riassume Huang Yiping, rettore dell’Istituto di cooperazione e sviluppo Sud-Sud dell’Università di Pechino, “il piano di Xi può stimolare la domanda per manifatture cinesi sostenendo la trasformazione verde a livello globale”. Diplomatici cinesi sono stati nelle ultime settimane in missione nelle isole del Pacifico per declinare singole versioni del “Piano Marshall” e Pechino ha iniziato un pressing anche sulle capitali della Ue per offrire l’accelerazione dei legami commerciali proprio sulla base della convergenza sulla difesa dell’ambiente. Poco importa che Pechino ha la responsabilità di un terzo delle emissioni nocive del Pianeta e, assieme a New Delhi, guida all’interno del G20 un fronte di “falchi” convinto che il Sud Globale ha una sorta di diritto storico nell’usare più a lungo i gas serra perché i Paesi occidentali “colpevoli della colonizzazione” avrebbero accumulato un vantaggio nello sviluppo che ora deve obbligarli a frenare prima sulle emissioni rispetto a Paesi asiatici, africani e latinoamericani.

    Ciò che tiene assieme i tasselli del mosaico del Dragone è la scelta strategica di trasformare la difesa del clima in un tassello della sfida globale alle democrazie, per separare gli Usa dall’Europa, ed accelerare la corsa verso la leadership del pil del Pianeta. Anche per questo gli investimenti sulla collaborazione “green” di Xi guardano anzitutto ai Paesi con cui condivide la “Nuova Via della Seta”, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ed il forum delle economie “Brics”: Russia, Brasile, India e Sudafrica.

    La commistione che si viene a creare fra decarbonizzazione e geopolitica spiega perché due senatori repubblicani vicini alla Casa Bianca, Bill Cassidy e Lindsey Graham, propongono il “Foreign Pollution Free Act” per sostenere l’esistenza di un “legame fra le azioni legislative su clima, sicurezza nazionale, economia ed energia” legittimando la politica di tariffe contro la Cina anche per difendersi dallo sviluppo di tecnologie rinnovabili “importate”.

    È questo scenario che pesa sull’Unione Europea impegnata da una parte a negoziare sui dazi con Washington per arrivare ad un’intesa entro inizio luglio e dall’altra a difendere quanto possibile il “Green Deal”. Senza per questo essere obbligata ad entrare nella sfera d’influenza del “Piano Marshall” del Dragone. Insomma, la geopolitica ruba il palcoscenico del clima a ciò che resta delle manifestazioni di Fridays for Future mentre il surriscaldamento dell’atmosfera accelera. LEGGI TUTTO

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    Il glaciologo Felix Keller: “Così possiamo salvare i ghiacciai”

    Nel cuore delle Alpi svizzere, dove le cime si specchiano nei laghi cristallini e il silenzio è interrotto solo dal sussurro del vento, si racconta una storia di resistenza e speranza. Proprio qui Felix Keller, docente del dipartimento di Scienze dei sistemi ambientali al Politecnico di Zurigo, ha dato vita, con la passione di un artigiano e la determinazione di un custode del tempo, il progetto MortAlive per proteggere i ghiacciai. Un piano audace, un gesto d’amore verso la montagna, un tentativo di preservare un patrimonio prezioso, che rischia di scomparire a causa del progressivo innalzamento delle temperature globali.
    Un’idea nata per caso
    L’idea gli balenò sette anni fa. Il naturalista stava pranzando con un collega, che gli disse: “Dato che sei un glaciologo, dovresti impegnarti per salvare i nostri ghiacciai”. “Scordatelo, non c’è modo di farlo”, fu la risposta. Ma il giorno dopo, mentre pescava in un torrente, Keller iniziò a pensarci su. Appassionato di violino, era solito trascorrere mezz’ora ogni mattina a esercitarsi. “Suonare apre la mente”, sostiene. “Mi aiuta a trovare nuove soluzioni”. LEGGI TUTTO

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    Tutti i numeri della crisi climatica

    Giornate cononde di calore e anomalie mediedi temperatura
    2024, anno dei record. Spicca l’ennesimo record di temperature globali registrato dal programma europeo Copernicus che indica il 2024 come l’anno più caldo da inizio registrazioni con, per la prima volta, il superamento della soglia di 1,5 °C sopra i livelli pre-industriali.

    Il mese di novembre 2024 è stato il secondo più caldo a livello globale, dopo il novembre 2023, con una temperatura media dell’aria superficiale di 14,1°C, +0,7°C al di sopra della media di quel mese del periodo compreso tra il 1991 e il 2020. Il novembre 2024 è stato di 1,6°C al di sopra del livello pre-industriale ed è stato il 16° mese in un periodo di 17 mesi in cui la temperatura superficiale media globale dell’aria ha superato di 1,5°C i livelli pre-industriali. Anche la temperatura superficiale media marina per il mese di novembre 2024 ha registrato livelli record, con 20,6°C, il secondo valore più alto registrato per il mese, e solo 0,13°C al di sotto del novembre 2023. LEGGI TUTTO

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    Maturità 2025, pubblicati i nomi dei commissari esterni, oltre 500 mila gli studenti coinvolti

    L’attesa è terminata. Dopo giorni di trepidazione, di indiscrezioni e di presunte date, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato i nomi dei docenti e dei dirigenti scolastici che esamineranno oltre mezzo milione di studenti dell’ultimo anno delle superiori. A questo punto, sarà possibile conoscere tutti i nominativi dei commissari esterni e dei presidenti di commissione collegandosi all’apposito motore di ricerca predisposto da viale Trastevere: (https://matesami.pubblica.istruzione.it/). E le famiglie potranno avviare la caccia al professore.
    I numeri
    A sondare la preparazione di 524mila ragazze e ragazzi che frequentano l’ultimo anno dei licei, degli istituti tecnici e professionali saranno 13mila e 900 presidenti di commissione, professori di esperienza e dirigenti scolastici, 41mila e 700 commissari esterni per le discipline individuate lo scorso mese di gennaio: italiano, filosofia e scienze naturali al liceo classico e allo scientifico; italiano, che avrà anche il compito di correggere il compito scritto, lingua straniera 1 e storia dell’arte al liceo linguistico; italiano, lingua straniera scienze naturali al liceo delle scienze umane; italiano, matematica ed elettronica nell’omonimo indirizzo dell’istituto tecnico; italiano, inglese e matematica all’alberghiero. Le commissioni, una ogni due quinte classi di scuola statale e paritaria, sono completate da 83mila e 400 membri interni, tre per ogni classe, designati dagli stessi consigli di classe per le discipline non assegnate ai commissari esterni. Per un totale di circa 139mila addetti ai lavori.
    Il balletto delle rinunce
    I nominativi presenti nel motore di ricerca sono quelli individuati dal ministero. Ma l’esperienza insegna che una parte di questi nominativi “rinuncerà”, quasi sempre per malattia, e saranno altri i docenti che condurranno gli esami. Anche perché i compensi per i membri delle commissioni sono fermi al 2007, 18 anni fa.
    I maturandi
    Il grosso dei candidati alla maturità frequenta i licei. Saranno infatti oltre 268mila coloro che si presenteranno al cospetto delle commissioni per affrontare le due prove scritte e il colloquio. Quasi 170mila saranno invece gli studenti che concluderanno gli studi in un istituto tecnico e 86mila i compagni che usciranno dagli istituti professionali. Un folto drappello di studenti, 13mila circa, proverà ad affrontare gli esami con una preparazione fai da te: sono i cosiddetti privatisti o candidati esterni. Alcuni si preparano a salti di diversi anni perché bocciati durante il corso di studi regolare. Ma dal prossimo anno scolastico, grazie al decreto-legge approvato ieri dal parlamento, non sarà più possibile accorciare di troppo i percorsi. In 511mila hanno invece seguito un regolare corso di studi.
    Lo scoglio dell’ammissione
    Prima di approdare alle prove, i 524mila studenti in pole position dovranno vedersela con l’ammissione agli esami. Sono gli stessi docenti interni a decretare chi potrà arrivare alle prove e chi dovrà frequentare un altro anno la quinta classe. Lo scorso anno, venne fermato in anticipo il 3,6% degli studenti. Mentre quasi tutti, il 99,8%, sono stati promossi agli esami.
    Le prove
    Per la tornata 2025, la prova scritta di Italiano è prevista per mercoledì 18 giugno. L’indomani sarà la volta della seconda prova scritta: Latino al liceo classico; Matematica al liceo scientifico; lingua e cultura straniera 1 al Liceo linguistico; lingua inglese per gli Istituti tecnici del settore economico indirizzo “Turismo”; geopedologia, economia ed estimo per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”. LEGGI TUTTO

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    Rinnovabili, il solare va bene mentre l’eolico vola

    Bene, ma non abbastanza. Si può riassumere così il cammino globale delle energie rinnovabili nel corso del 2024 e nei primi mesi del 2025. Bene, perché in tutto il mondo, sono stati aggiunti quasi gigawatt di potenza fotovoltaica e 117 di eolica. Non abbastanza, in quanto la crescita non riesce ancora a raggiungere i livelli necessari per centrare l’obiettivo globale di triplicare l’energia rinnovabile entro il 2030 fissato alla Cop28 di Dubai: ciò richiederebbe una crescita della capacità del 16,6% ogni anno fino al 2030, mentre l’anno scorso l’aumento è stato del 15,1% rispetto al 2023, raggiungendo i 4.448 gigawatt totali. Il che fa dire all’Agenzia internazionale per l’energia (Iea): “Prevediamo che la capacità globale di energia rinnovabile crescerà di 2,7 volte entro il 2030, superando le attuali ambizioni dei Paesi di quasi il 25%, ma non riuscendo a triplicarla”.

    Il boom del solare
    Nel dettaglio, gli impianti solari nel 2024 hanno fatto registrare un impressionante aumento del 33% rispetto all’anno precedente (ma nel 2023 si era toccato addirittura un +85%). Il solare ha rappresentato l’81% di tutta la nuova capacità di energia rinnovabile aggiunta a livello mondiale. Pur restando un contributo modesto alla produzione complessiva di elettricità, la quota del solare è salita al 7% nel 2024, quasi raddoppiando in soli tre anni. Merito della “migrazione” degli investimenti.

    Secondo la Iea, tra il 2015 ed il 2024, gli investimenti globali in combustibili fossili sono scesi da 1.374 miliardi di dollari a 1.116, mentre quelli nel settore delle energie pulite sono incrementati del 78%, passando da 1.080 miliardi di dollari nel 2015 a ben 1.923 miliardi nel 2024.La produzione di elettricità fotovoltaica è dominata dalla Cina. Ma nel 2024 gli Stati Uniti hanno raggiunto un record di 50 gigawatt, con un aumento del 54%. E l’India ha registrato una notevole ripresa, con un aumento del 145% a 30,7 gigawatt, riconquistando il terzo posto. Spagna, Italia e Giappone si collocano al 6°, 8° e 9° posto, con installazioni rispettivamente di 8,7, 6,8 e 6,2 gigawatt.

    Il record dell’eolico

    L’industria eolica, invece, nel 2024 ha installato un record di 117 gigawatt di nuova capacità a livello globale. In prospettiva futura, lo scorso anno è stata assegnata in tutto il mondo una capacità eolica offshore di 56,3 gigawatt. L’Europa ha fatto da apripista, con 23,2 gigawatt assegnati in Europa, seguita dalla Cina con 17,4.Considerando la capacità rinnovabile installata totale, inclusi solare ed eolico, la Cina ha raggiunto 1.456 gigawatt nel febbraio 2025, superando per la prima volta la capacità di energia termica. Il boom di fotovoltaico ed eolico impone una accelerazione nei sistemi di accumulo. E in effetti nel 2024 sono stati installati in Europa 21,9 GWh, segnando l’undicesimo anno consecutivo di installazioni record e portando la flotta di batterie totale europea a 61,1 GWh. Tuttavia, il tasso di crescita annuale è rallentato al 15% nel 2024, dopo tre anni consecutivi di raddoppio della capacità aggiunta.
    L’Europa e l’Italia
    Dopo la Cina, l’Unione europea è l’area in cui le rinnovabili sono cresciute di più tra il 2017 e il 2023. Un secondo posto che, secondo la Iea, la Ue conserverà anche nel periodo 2024-2030, con 552 gigawatt in più rispetto ai 498 degli Stati Uniti. E nello scenario più ottimistico, l’Europa al 2030 si troverà a ospitare il 13% della capacità rinnovabile installata, contro il 45% della Cina e il 9% degli Usa.E in Italia? A monitorare la situazione nel nostro Paese, tra gli altri, è Legambiente che poche giorni fa ha pubblicato l’edizione 2025 del suo storico rapporto Comuni Rinnovabili. “Vent’anni di nuove installazioni hanno permesso di arrivare, alla fine del 2024, a una copertura del 41,2% del fabbisogno elettrico nazionale”, scrivono gli esperti dell’associazione.

    “Una rivoluzione che non ha portato solo megawatt installati, ma anche ad una crescita di posti di lavoro nel settore e che nel mondo tocca quota 16 milioni di unità, di cui 1,81 milioni nell’Unione europea e 212mila in Italia, seconda tra gli stati membri dopo la Germania”.
    Chi produce i pannelli
    Resta uno squilibrio cruciale per il futuro delle rinnovabili e l’indipendenza energetica: ancora nel 2030 la Cina sarà il principale produttore di tecnologie per il fotovoltaico, con oltre l’80% del mercato. Nel frattempo altri Paesi potrebbero aver recuperato terreno, soprattutto Stati Uniti e in India. “Anche se oggi – fa notare la Iea – costruire moduli fotovoltaici negli Usa e in India costa da due a tre volte di più che in Cina. Un divario destinato a perdurare nel prossimo futuro”.

    L’articolo è tratto dal numero di Green&Blue in edicola il 4 giugno, allegato a Repubblica e dedicato al Festival di Green& Blue (Milano, 5-7 giugno)
    La partecipazione al G&B Festival è gratuita previa registrazione. LEGGI TUTTO

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    Jessica McKenzie: “Fermiamo l’Orologio dell’Apocalisse, non c’è più tempo da perdere”

    C’è un tic-tac che non indica il tempo che passa, ma è il suono della consapevolezza che dovremmo avere. Se impareremo ad ascoltarlo – sostiene la giornalista americana Jessica McKenzie – forse ci renderemo conto davvero che “non c’è più tempo da perdere” e allora cominceremo a intervenire per cambiare l’inesorabile scadenza a cui siamo destinati. La scadenza in atto è quella dell’Orologio dell’Apocalisse, il famoso “Doomsday clock”. Uno strumento, simbolico ma estremamente efficace, che da quasi ottant’anni ci ricorda i rischi per la sicurezza globale derivanti dall’accelerazione dei progressi tecnologici, quelli che possono avere conseguenze negative per le vite di tutto il Pianeta.

    Il programma

    G&B Festival 2025, dal 5 al 7 giugno a Milano: il programma

    31 Maggio 2025

    Nel 1945 furono Albert Einstein, J. Robert Oppenheimer e altri scienziati dell’Università di Chicago a creare il Bulletin of the Atomic Scientist, l’organizzazione no profit che due anni dopo ideò l’orologio con l’idea di usare l’immaginario dell’apocalisse, ovvero la mezzanotte, per darci conto di come le esplosioni nucleari e altri fattori potessero minacciare l’umanità.

    Dopo la Guerra Fredda però l’orologio, pur sempre con un’attenzione al rischio nucleare, è stato doverosamente aggiornato inserendo nel suo tic-tac anche le minacce legate ai cambiamenti climatici innescati dalle emissioni umane e all’effetto delle tecnologie più dirompenti, tra cui quelle dei combustibili fossili e oggi anche di un uso errato dell’intelligenza artificiale. Dall’avvento di internet ogni gennaio il Bulletin of Atomic Scientist ci dà conto sul web di come si stanno spostando le lancette e metaforicamente nel 2024 si è arrivati al punto più vicino alla mezzanotte: mancano infatti solo 89 secondi all’Apocalisse, uno in meno rispetto ai 90 dell’anno precedente.

    Un secondo potrebbe sembrarci poco, ma come spiega Jessica McKenzie, giornalista del Bulletin of the Atomic Scientists che al Festival di Green&Blue venerdì 6 giugno alle ore 18:30 racconterà in dettaglio quanto siamo vicini alla fine del mondo, è un’unità di tempo che contiene una marea di informazioni. Ad esempio il fatto che stiamo superando diversi punti di non ritorno potenzialmente irreversibili: “Penso alla foresta pluviale amazzonica che si sta trasformando da pozzo a fonte di carbonio, alla perdita della calotta glaciale della Groenlandia, al collasso della circolazione atlantica meridionale” ricorda McKenzie, specificando però come potremmo ancora allungare il tempo di avvicinamento all’apocalisse “attraverso drastici tagli alle emissioni di gas serra”. Sfruttare i “punti di svolta positivi” come ad esempio le energie rinnovabili – sostiene la giornalista appassionata di natura e di trekking e i cui articoli sono stati pubblicati anche su The New York Times e National Geographic – “sarà fondamentale per scongiurare il peggio della crisi climatica” anche se purtroppo gli attuali segnali che arrivano dall’amministrazione Donald Trump negli Stati Uniti vanno nella direzione opposta, dato che “ha sistematicamente attaccato e indebolito l’azione per il clima e la ricerca”.

    Editoriale

    Ascoltiamo la scienza

    di Federico Ferrazza

    03 Giugno 2025

    A queste criticità vanno poi aggiunti i rischi nucleari che, soprattutto con la guerra in Ucraina, sono sempre presenti; così come quelli biologici dettati da malattie “emergenti e riemergenti” scrivono dal Bullettin, fra cui per esempio la “persistenza dell’influenza aviaria”, e infine quelli legati all’intelligenza artificiale che necessita di regole più ferree per evitare che in futuro le macchine prendano al posto nostro perfino “decisioni militari”. Se però ascolteremo bene il ticchettio dell’Orologio dell’Apocalisse, conclude la giornalista, allora ci renderemo conto come le lancette non vogliono “terrorizzare le persone ma ricordare loro che queste minacce sono create dall’umanità, la stessa che può anche trovare le soluzioni per salvarci”.

    La partecipazione al G&B Festival è gratuita previa registrazione. LEGGI TUTTO