Aprile 2025

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    Educazione sessuale ma con ok dei genitori, il preside Dradi: “Così si limita autonomia scolastica”

    «Credo che il tema dell’educazione alla sessualità sia assolutamente rilevante e meritevole di attenzione, nella mia scuola però non l’ho ancora proposto perché è un argomento delicato e le indicazioni che provengono dal ministero dell’Istruzione non sono particolarmente favorevoli”. Gianluca Dradi – per molti noto come il “preside dei diritti” perché diede il via libera al congedo mestruale per le studentesse, istituì la carriera alias e creò una nursery a scuola per consentire a un alunna neo mamma di frequentare le lezioni – dirige ora il liceo artistico e musicale di Ravenna. E ha appena letto le novità proposte in Cdm dal ministro Valditara.
    Per l’educazione sessuale servirà il via libera dei genitori. Cosa ne pensa?
    “Credo che il fatto che si richieda un consenso preventivo da parte delle famiglie e cioè di tutti i genitori di tutti gli alunni di fatto ostacoli lo svolgimento di attività di educazione sessuale e affettiva a scuola”.
    Lede, come sostengono opposizioni e associazioni, l’autonomia scolastica e la libertà d’insegnamento?
    “Quell’autonomia è stata riconosciuta dalle Sezioni unite della Cassazione, il massimo organo della giurisdizione italiana, che in una sentenza del 2019 stabilisce che l’educazione scolastica può entrare in conflitto con gli indirizzi educativi adottati dalla famiglia e con le loro impostazioni culturali, perché sono due ambiti distinti e la scuola può svolgere la sua funzione senza bisogno del consenso dei genitori. L’attuale ministero auspicherebbe invece una coincidenza tra i due indirizzi, una posizione certamente legittima, ma che ostacola l’operatività di iniziative come l’educazione sessuo-affettiva”.
    Perché l’educazione sessuale resta un tabù?
    “È una questione di impostazione culturale. I partiti al governo ritengono che il tema dell’educazione sia monopolio della famiglia, anche se così, oltre a fare un passo indietro rispetto alla giurisprudenza, si rischia di escludere proprio quei ragazzi che vengono da contesti in cui le discussioni sul proprio corpo, le relazioni, la sessualità incontrano difficoltà e resistenze. Per accedere allo sportello psicologico nelle scuole è previsto il consenso informato dei genitori, ma in questo caso la ragione sta nel fatto che siamo sulla soglia o già dentro un trattamento terapeutico. Mentre per l’educazione sessuo-affettiva si tratta di una scelta didattica e dunque non dovrebbe essere necessario”.
    Accanto al sesso nomina sempre l’aspetto affettivo. Perché crede che siano inscindibili e necessarie?
    “Perché credo che l’educazione non debba limitarsi alla sessualità in senso stretto, ma affrontare il tema di come si intrattiene un rapporto affettivo nel rispetto delle differenze di genere. Riuscire a riflettere su questo significa aiutare gli adolescenti a riconoscere le proprie emozioni ed esprimerle in parola prima che in atti, mediando l’impulsività con la razionalità e riuscendo a controllare quel che provano. E’ questo il problema che hanno i ragazzi e che necessita di momenti di riflessione”. LEGGI TUTTO

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    Lezioni di sessualità in classe solo con il consenso dei genitori

    Per far entrare l’educazione alla sessualità nelle classi servirà il consenso informato, preventivo e scritto, dei genitori degli alunni. Nella scuola dell’infanzia e primaria, invece, ci si dovrà limitare a quanto previsto dai programmi nazionali dettati dal ministero dell’Istruzione e del Merito, e cioè a ciò che dice la biologia sul corpo umano e la riproduzione.
    Mentre l’Italia attende ancora — ed è uno dei pochi Paesi europei a non averla — una legge che renda obbligatorio l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, il governo tenta una stretta sui corsi extracurricolari o di ampliamento dell’offerta formativa che si occupano di quelli che il ministro Giuseppe Valditara definisce «temi sensibili». E cioè il sesso.
    In sostanza, dice un disegno di legge approvato ieri in Consiglio dei ministri, mamme e papà dovranno visionare e valutare in anticipo il materiale didattico e informativo che verrà distribuito ai ragazzi, conoscere le modalità e le finalità di svolgimento delle attività proposte, sapere chi sono le eventuali associazioni o gli esperti esterni chiamati in cattedra. Questi saranno esaminati e autorizzati dal Consiglio di istituto e dal Collegio docenti, che ne peseranno l’esperienza professionale e il curriculum scientifico o accademico, come già accade.
    La vera novità è dunque il passaggio obbligato dal via libera delle famiglie che sono le uniche titolate, secondo l’idea della maggioranza di governo, a occuparsi di sesso, affettività e relazioni tra i ragazzi. Per gli studenti che non otterranno l’ok dei genitori, le scuole dovranno immaginare un’ora alternativa, esattamente come avviene per l’insegnamento della religione cattolica.
    «Noi — ha spiegato il ministro — agiamo per rafforzare l’alleanza tra scuole e famiglie, rispettando l’articolo 30 della Costituzione che sancisce il diritto-dovere dei genitori a educare i propri figli». E se l’iniziativa, ispirata da due proposte di legge presentate da Lega e Fratelli d’Italia, ha incassato il plauso della maggioranza, non la pensano così opposizioni, associazioni e collettivi studenteschi. Cecilia d’Elia del Pd è convinta che la mossa di Valditara «tradisca una cultura sessuofobica», Daniela Sbrollini di Italia Viva parla di «approccio ideologico e burocratico», le parlamentari dell’M5s temono nascano «discriminazioni», Elisabetta Piccolotti di Avs denuncia che così «si farà un grande favore ai fondamentalismi» e chiede a Valditara: «Pensa che i genitori di Saman Abbas avrebbero firmato l’autorizzazione a partecipare all’educazione sessuale e affettiva?». Così pure la Rete degli studenti medi, secondo cui «la destra strizza l’occhio alla crociata anti-Lgbt di ProVita & Famiglia e delude il mondo studentesco che chiede da decenni l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole». O i docenti di Educare alle differenze che sottolineano come «tra collaborazione con le famiglie e controllo ci sia una enorme differenza».
    Ma non è questo l’unico provvedimento partito da viale Trastevere e finito sul tavolo del Cdm. Tra le altre novità, c’è un secondo disegno di legge che, davanti all’aumento negli ultimi due anni dei pestaggi dei genitori ai danni dei prof, rende obbligatorio l’arresto in flagranza o semi flagranza di reato per chi aggredisce fisicamente docenti o presidi e aumenta le pene passando da 6 mesi a 3 anni attuali a un minimo di 2 anni fino a un massimo di 5 di reclusione in caso di lesioni lievi ai danni del personale scolastico.
    E ancora, alle superiori, con il 5 in condotta, esteso anche a episodi di bullismo grave, si viene bocciati. Con il 6, invece, si viene rimandati a settembre e si dovrà superare una sorta di esame di riparazione. Cambia anche la sospensione: gli studenti non resteranno più a casa ma dovranno continuare a frequentare le lezioni e saranno chiamati a riflettere sulla cattiva condotta con compiti supplementari. Per le sospensioni superiori ai due giorni, scatteranno attività di cittadinanza solidale. LEGGI TUTTO

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    Il legame con il proprio cane: simile a quello con figli e amici stretti

    Che ruolo hanno i cani domestici nella vita degli esseri umani? E che tipo di relazione è quella che ci lega al nostro cane? Sono domande a cui si cerca da tempo di dare una risposta, dato che i cani sono di fatto parte della società umana ormai da un pezzo a questa parte. Nel corso del tempo, il loro “posto” nel mondo degli umani ha certamente assunto sfaccettature diverse, e un gruppo di ricercatori e ricercatrici della Eötvös Loránd University di Budapest (Ungheria) ha provato ad indagare che tipo di ruolo ricoprono oggi i cani nel contesto per esempio familiare o, più in generale, relazionale.
    Gli autori e le autrici dello studio pubblicato su Scientific Reports, hanno creato un questionario online a cui hanno preso parte 717 persone. Ai partecipanti è stato chiesto di valutare, attraverso apposite domande a risposta chiusa, 13 aspetti che caratterizzano la relazione con il proprio cane, ma anche quella con quattro persone care: un familiare stretto, il partner romantico, il migliore amico e il figlio.

    Biodiversità

    Lavori green, il guardiaparco: “Insegniamo a vivere a contatto con la natura”

    di Pasquale Raicaldo

    26 Marzo 2025

    Il livello di supporto percepito
    Le persone che hanno risposto al sondaggio avrebbero dichiarato di sentirsi mediamente più soddisfatte dalla relazione che hanno con il proprio cane rispetto alle altre prese in considerazione, ad eccezione di quella con il proprio figlio. Lo stesso per quanto riguarda il livello di supporto percepito. Dal punto di vista delle interazioni definite come negative, i partecipanti ne avrebbero sperimentate di meno con i loro cani rispetto a qualsiasi altro partner umano, ad eccezione del loro migliore amico.

    Biodiversità

    Pettorano sul Gizio, il primo paese a misura d’orso

    di Fiammetta Cupellaro

    10 Aprile 2025

    “La soddisfazione nasce dal pieno controllo”
    In sostanza, la relazione fra cani ed esseri umani sembrerebbe quindi avere delle caratteristiche in comune sia con il rapporto che si ha con i propri figli, sia con quello che si instaura con gli amici molto stretti. C’è però un fatto importante da tenere in considerazione: “A differenza delle relazioni umane, i proprietari mantengono il pieno controllo sui loro cani, dato che prendono la maggior parte delle decisioni, e questo contribuisce all’elevata soddisfazione che riferiscono”, sottolinea Enik? Kubinyi, fra gli autori principali dello studio e direttore del Dipartimento di Etologia. Allo stesso tempo, prosegue Kubinyi: “I risultati evidenziano che i cani occupano un posto unico nel nostro mondo sociale, offrendo la vicinanza emotiva di un figlio, la leggerezza di un migliore amico e la prevedibilità di una relazione modellata dal controllo umano, e rivelano perché i nostri legami con loro sono spesso così profondamente appaganti”.

    Relazioni umane solide e legami forti con i cani
    Un altro aspetto interessante emerso dallo studio è che le relazioni umane solide sembrano essere correlate a legami più forti con i cani. Ossia, al contrario di quello che ci si potrebbe aspettare, sembra che il rapporto con il proprio cane tenda ad essere complementare alle relazioni con i propri cari più che compensarne la mancanza. Su questo punto, però, gli autori invitano alla cautela e specificano che lo studio potrebbe rappresentare una fetta di popolazione particolarmente soddisfatta della propria rete sociale. Dato che la partecipazione al sondaggio era su base volontaria, infatti, risulta difficile valutare se le persone che hanno risposto costituiscono un campione sufficientemente eterogeneo. Certamente, si legge nella pubblicazione, hanno partecipato soprattutto donne, fatto che potrebbe introdurre delle distorsioni nei risultati rispetto alla popolazione generale. “Le ricerche future – concludono – dovrebbero integrare i risultati attuali includendo una gamma più diversificata di proprietari di animali domestici”. LEGGI TUTTO

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    EcoWarrior e BeThatGirl, questione di sostenibilità: i giovani scelgono borracce plastic-free e smart bottles

    Dagli EcoWarrior alle BeThatGirl, sostenibilità ed estetica come baluardi principali nella scelta dei contenitori con cui bere, dalle borracce plastic-free alle bottiglie intelligenti. Sono due dei profili giovanili emersi da uno studio delle professoresse Silvia Biraghi e Angela Beccanulli del Laboratorio di Ricerche sulla Comunicazione Aziendale dell’Università Cattolica, campus di Milano, pubblicato sulla rivista Corporate Reputation Review, che esplora le motivazioni che spingono i giovani consumatori, in particolare Millennials (i nati tra 1981 e 1996) e Gen Z (tra ’97 e 2012), a scegliere marchi sostenibili, concentrandosi sull’adozione di bottiglie smart plastic-free e borracce.

    Si individuano anche gli Outdoor Travelers e le Neo-Moms: ad accomunarli tutti la spasmodica ricerca della cura di sé e dei propri cari, una spinta verso il benessere personale.

    “I giovani considerano sostenibili quei brand che non solo adottano politiche ambientali, ma che offrono anche prodotti e servizi che contribuiscono al loro benessere personale – spiegano. La sostenibilità si intreccia così con la “body culture” e il culto del corpo, tendenze che vediamo anche emergere da altri studi che stiamo conducendo. Per esempio, il concetto di purificazione – tanto fisica quanto emotiva – è centrale: i giovani cercano prodotti che li facciano sentire sicuri, protetti, supportati e, al tempo stesso, appagati esteticamente”.

    Obiettivi dello Studio
    Lo studio mira a comprendere come i giovani consumatori discutano e inquadrino le loro scelte di consumo sostenibile sui social media, identificando le motivazioni specifiche che li guidano verso marchi senza plastica.

    Le esperte hanno condotto un’analisi netnografica approfondita delle conversazioni sui social media riguardanti le borracce senza plastica. La netnografia (dalla fusione di rete e “etnografia”) è una forma di ricerca culturale che utilizza un insieme di pratiche qualitative per indagare fenomeni tecno-culturali o dinamiche identitarie e sociali che avvengono sulle piattaforme e sui social media. “Abbiamo scelto questo approccio perché, a differenza delle ricerche quantitative o sperimentali, ci permette di cogliere la dimensione più culturale e simbolica della sostenibilità – spiegano le esperte. Instagram, TikTok e YouTube sono oggi veri e propri spazi di confronto per i giovani consumatori, dove informarsi, discutere e negoziare le proprie scelte sostenibili. Per questo abbiamo analizzato pratiche discorsive e contenuti generati dagli utenti, focalizzandoci su borracce plastic-free e smart bottles: prodotti che si collocano all’incrocio tra diverse tendenze di consumo tra cui la battaglia contro l’utilizzo della plastica, l’adozione di soluzioni pratiche e alternative facilmente adottabili come i packaging plastic-free e la crescente ossessione social per l’idratazione. Abbiamo potuto osservare in modo naturale come Millennials e Gen Z esprimano il proprio giudizio sui brand sostenibili e costruiscano il racconto delle proprie scelte responsabili”.

    Le smart bottles (bottiglie intelligenti) sono contenitori dotati di tecnologia – come sensori, Bluetooth o app – che monitorano l’assunzione di liquidi o farmaci. Quelle per l’idratazione tracciano quanto bevi durante il giorno, ti ricordano di bere, e sincronizzano i dati con app per il fitness. Secondo i dati del Rapporto McKinsey 2023 sul mercato delle borracce, il mercato globale, stimato a 7,9 miliardi di dollari nel 2022, dovrebbe raggiungere una dimensione rivista di 11,2 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita del 4,5% nel periodo 2022-2030.

    Risultati
    “Dal nostro lavoro sono emerse quattro principali comunità di giovani consumatori appassionati di borracce plastic-free e smart bottles: gli EcoWarrior, gli Outdoor Travelers, le Neo-Moms e le #BeThatGirl”, spiegano.

    “Attraverso l’estrazione e l’analisi delle conversazioni su Instagram, TikTok e YouTube intorno agli hashtag #waterbottle, #smartbottle e #hydrate, abbiamo realizzato una “visual network analysis” che ci ha permesso di mappare la struttura delle discussioni e di individuare i temi dominanti. Approfondendo questi cluster tematici, abbiamo identificato i quattro profili:

    • #EcoWarrior: Giovani consumatori radicalmente impegnati nella sostenibilità, attivisti consapevoli che calcolano gli impatti delle proprie scelte e sentono il dovere di educare gli altri verso stili di vita meno impattanti. Si vedono come veri e propri difensori del pianeta.
    • Outdoor Travelers: Viaggiatori solitari o in piccoli gruppi che privilegiano esperienze a contatto con la natura. La protezione dell’ambiente è per loro una conseguenza diretta del desiderio di preservare i luoghi che amano esplorare.
    • Neo-Moms: Neomamme, perlopiù alla prima esperienza di maternità, particolarmente attente all’idratazione per sé e per la propria famiglia. Per loro, la sostenibilità è strettamente connessa al benessere personale e familiare.
    • #BeThatGirl: Giovani donne che adottano uno stile di vita incentrato sul benessere e l’estetica, condividendo le proprie pratiche sostenibili sui social con l’obiettivo di ispirare le proprie community. Per loro, la sostenibilità è anche (e soprattutto) un atto estetico. La nozione di “cura” emerge come priorità chiave, con il consumo sostenibile visto come una forma olistica di auto-cura.

    L’aspetto estetico e le caratteristiche funzionali delle bottiglie sono importanti, con preferenze per design “carini” e funzionalità come cannucce pacificanti e sistemi di filtraggio. Quindi tecnologia ma anche estetica che ha un che di rassicurante, aiuta anche a “distrarre” dai rischi e dalle preoccupazioni, trasformando il consumo sostenibile in uno stile di vita appagante e desiderabile, adatto ad essere mostrato.

    Quindi, lo studio evidenzia che, contrariamente alla percezione comune del consumo sostenibile come astratto, i giovani consumatori lo vedono come un percorso significativo verso il benessere personale.

    “Il nostro studio mostra come per Millennials e Gen Z le scelte sostenibili siano vissute prima di tutto come un autentico progetto di cura personale – sottolineano. Diversamente da quanto si pensa, i giovani non agiscono principalmente per senso di responsabilità collettiva o motivazioni etiche, ma integrano la sostenibilità nella costruzione di un sé sano, equilibrato e curato. Fatta eccezione per gli #EcoWarrior, che mantengono una forte dimensione collettiva, per la maggior parte dei giovani la sostenibilità è vissuta come un’opportunità per armonizzare il proprio benessere personale con un impatto positivo sul mondo. Non si tratta più di “sacrificarsi per il bene altrui”, ma di vivere la sostenibilità come un valore che arricchisce l’individuo, senza rinunce ma piuttosto con gratificazioni estetiche ed emotive”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, educazione sessuale solo con l’ok dei genitori. Arresto in flagranza per aggressioni ai prof

    Mentre in Italia manca ancora una legge sull’educazione sessuale obbligatoria a scuola, il governo stringe le maglie sulle attività extracurricolari di formazione sull’affettività e il sesso in classe. Alle superiori ci vorrà il consenso scritto dei genitori che potranno vedere e valutare libri di testo, materiale informativo, conoscere modalità e finalità dei corsi proposti e i soggetti esterni coinvolti. Alla materna e alle elementari ci si dovrà fermare a ciò che si insegna in biologia e dunque allo studio del corpo umano e della riproduzione.
    Il consenso scritto dei genitori all’educazione sessuale
    Il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di disegno di legge in materia di “consenso informato in ambito scolastico” proposto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
    In sostanza la norma prevede che siano i genitori ad autorizzare i corsi che ampliano l’offerta formativa su, spiega il ministro, “temi sensibili” come quelli sull’educazione sessuale e affettiva. Mamme e papà dovranno essere informati e dovranno dare, preventivamente, il loro assenso scritto. E questo perché, secondo la destra, sono le famiglie a doversi occupare di certi argomenti. In questo modo si evita dunque che i genitori siano scavalcati dalle scelte educative degli istituti scolastici. “Lo dice l’articolo 30 della Costituzione che sancisce il diritto-dovere delle famiglie di educare i propri bambini – spiega Valditara – E con questa misura vogliamo rafforzare l’alleanza tra scuole e famiglia”.
    Cosa acade se il consenso viene negato? Le scuole dovranno fornire ai ragazzi una attività formativa alternativa.
    Non solo: in caso di coinvolgimento di esperti esterni, occorrerà anche la delibera del Collegio dei docenti previa autorizzazione del Consiglio di istituto. Nella scelta di associazioni o formatori esterni andranno inoltre tenuti presenti i criteri di selezione fissati dal Collegio docenti per la comparazione e la valutazione dei loro titoli, oltre che della loro comprovata esperienza professionale, scientifica o accademica.
    Per le scuole dell’infanzia e della primaria i temi affrontabili “sono solo quelli contenuti nelle indicazioni nazionali, e cioè biologia, corpo umano, riproduzione biologica”, ha aggiunto Valditara.
    L’iniziativa del ministro riprende due testi di legge che Fratelli d’Italia (con Alessandro Amorese) e Lega (con Rossano Sasso), certi del presunto dilagare dell’inesistente “teoria gender” nelle scuole, hanno presentato negli scorsi mesi.
    Anche il disegno di legge Valditara non sarà subito in vigore, ma dovrà passare al Parlamento per essere discusso, eventualmente modificato e poi approvato dal Senato e dalla Camera.
    L’arresto in flagranza per chi aggredisce i prof
    Il Cdm ha approvato pure uno schema di disegno di legge in materia di tutela del personale docente della scuola e dei dirigenti scolastici. Con una modifica al Codice penale, per gli adulti che aggrediscono fisicamente prof e presidi, arrecando lesioni, è previsto un aggravamento delle pene (si passa dall’attuale pena che va da 6 mesi a 3 anni attuali a una reclusione da 2 a 5 anni) e l’arresto obbligatorio in flagranza o quasi flagranza di reato.
    “Il personale scolastico è quello più soggetto ad aggressioni, dopo il personale sanitario. Nel 2022-2023 la maggior parte di aggressioni erano di studenti, dal 2023-2024 sono soprattutto i genitori che picchiano prof o dirigenti scolastici”, dichiara Valditara che poi racconta alcuni tra gli episodi più gravi: “A Roma una collega è arrivata a farsi scortare a casa dai colleghi perché aveva paura dopo episodi di stalking dei genitori. Alla fine questi si sono presentati a scuola e l’hanno presa a bastonate. In Calabria, dagli insulti si è passati all’aggressione fisica: un docente è stato preso a pugni dai genitori, è caduto a terra, ha battuto la testa ed è rimasto in prognosi riservata in ospedale”.
    “Il nostro principio nel cambiare le norme – sottolinea Valditara – è molto chiaro: un docente non si tocca. La funzione di un educatore deve essere preservata e vanno garantite condizioni di serenità per chi lavora con i nostri figli”.
    Bullismo grave, arriva il 5 in condotta e la bocciatura
    Tra le altre misure esaminate dal Cdm anche due Dpr che, modificando lo Statuto degli studenti e delle studentesse, rendono operative alcune norme della riforma della valutazione della condotta degli studenti. Per esempio, la sospensione dalle lezioni per i casi più gravi, da 3 a 15 giorni, verrà sostituita alle superiori da attività di cittadinanza attiva e solidale. Ancora: con il 5 in condotta, esteso anche a episodi di bullismo grave, si verrà bocciati, con il 6 si viene rimandati a settembre e si dovrà superare un “esame di riparazione” con un elaborato critico su temi che riguardano il suo comportamento negativo LEGGI TUTTO

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    Nelle città italiane è emergenza smog. Padova, Milano, Brescia e Torino le peggiori

    Tira una brutta aria a Padova, Milano, Brescia, Torino, dove si respirano polveri sottili oltre i limiti consentiti. E a Palermo, Napoli, Messina e Genova, i cui cieli contengono troppo biossido di azoto. Sono queste le città italiane che guidano la classifica dei centri urbani con il maggior tasso di inquinamento atmosferico, secondo una analisi condotta sui dati relativi al primo trimestre di quest’anno. Sono stati presi in considerazione appunto le polveri sottili (pm2,5) e il biossido di azoto, confrontando le concentrazioni rivelate dalle Arpa in 26 città di 17 regioni. I risultati sono pessimi: “Vari capoluoghi e grandi città hanno già superato, ampiamente e per la maggior parte dei giorni, il limiti di guardia previsti dalla Ue e dall’Organizzazione mondiale della sanità”, dicono gli autori dello studio.

    Per quanto riguarda le pm2,5 la Direttiva europea 2024/2881 prevede un valore limite (dal 2030) di una media giornaliera di 25 microgrammi per metro cubo per non più di 18 giorni l’anno. La normativa attuale non parla invece di media giornaliera, ma solo di una media annua che deve essere al di sotto dei 25 microgrammi/metro cubo. L’Oms invece suggerisce di non superare 15 microgrammi/metro cubo per più di 3/4 volte l’anno. Ebbene, nei primi tre mesi del 2025 Padova ha superato i valori massimi previsti dalla Ue per 52 giorni e quelli dell’Oms per 74. Milano, rispettivamente, per 51 e 74 giorni. Brescia per 50 e 73. Torino per 48 e 65. Seguono, con valori più bassi ma comunque oltre i limiti, Vicenza, Modena, Bergamo, Parma, Trento, Bologna. Insomma città del Nord, con l’unica eccezione di Terni, che compare in nona posizione. LEGGI TUTTO

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    La citizen science per far rinascere la Posidonia: “Portateci i semi spiaggiati”

    La caccia alle “olive” è partita. E può contribuire a far rifiorire le praterie di Posidonia oceanica nel golfo di Napoli, sensibilmente ridotte dagli ancoraggi selvaggi degli ultimi decenni. Così, per riforestare i fondali di Posillipo, partendo da quel piccolo e prezioso laboratorio che è l’area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola, parte un progetto che chiede una mano a tutti, ricorrendo alla citizen science. “Basta raccogliere il frutto della Posidonia, comunemente chiamato ‘oliva di mare’ per la sua somiglianza con le classiche olive, che spesso tende a spiaggiarsi e sarebbe dunque destinato a essiccarsi al sole, e consegnarcelo”, dice Maurizio Simeone, che dell’area marina protetta è il direttore. Già, perché una volta giunto a maturazione il frutto si stacca dalla pianta e sale in superficie, lasciandosi trasportate dalle correnti: una strategia attuata dalla pianta per colonizzare nuove aree, anche a distanza dalla “prateria madre”. Liberandosi della “buccia”, o più propriamente del pericarpo, il frutto libera infatti il seme, che si deposita sul fondale. “Ma questo non avviene, naturalmente, se le olive finiscono lungo le nostre coste”, annota Simeone.

    Biodiversità

    Entro il 2100 potremmo perdere alghe e foreste marine

    di Pasquale Raicaldo

    02 Novembre 2024

    L’idea che ha così animato il progetto PosiFarm è in fondo semplice: raccogliere i semi, con l’aiuto dei cittadini (e di aree marine protette vicine, come il Regno di Nettuno), e farli geminare in laboratorio, per poi piantare le piccole plantule una volta fortificate, sui fondali di Gaiola, dove dal 2023 è peraltro già in corso un altro progetto di riforestazione dei fondali tramite talee. L’obiettivo è di ricreare un hotspot di biodiversità e contribuendo alla salute del pianeta: attraverso la fotosintesi clorofilliana, la Posidonia oceanica genera fino a 20 litri di ossigeno al giorno per metro quadrato, assorbendo enormi quantità di anidride carbonica: un contributo importante per mitigare l’acidificazione degli oceani.

    Dodici vasche da 500 litri
    E per farlo scende in campo, con l’area marina protetta, la Stazione Zoologica Anton Dohrn. Gabriele Procaccini è dirigente di ricerca del dipartimento di Ecologia Marina Integrata: si occupa da decenni di Posidonia oceanica. “Negli ultimi anni – annota – si è registrata una fioritura più frequente delle piante, alle nostre latitudini. C’entra il climate change, ma – a dispetto di come appaia – non è detto che sia una buona notizia: la pianta risponde così agli stress, investendo nella riproduzione e alterando i suoi cicli. Con conseguenze a lungo termine che potrebbero essere negative”. La buona notizia, invece, è che il boom di fioriture, concentrate tra settembre e ottobre, con frutti che si staccano proprio in questo periodo, tra aprile e maggio, ha dato il via libera al progetto. “Proprio così. – annuisce Procaccini – A settembre abbiamo registrato una fioritura imponente nelle isole del golfo di Napoli e lungo la costa flegrea, così come in Puglia, dalle Tremiti in giù, in Sicilia e in Calabria. Questo ci ha suggerito di approfittare della congiuntura favorevole, preparandoci per tempo alla raccolta dei frutti, da cui ricavare plantule destinate alla riforestazione su base sperimentale del posidonieto della Gaiola”.

    Biodiversità

    La polemica sulla posidonia: fa bene alla spiaggia, ma non piace ai bagnanti

    27 Giugno 2024

    I frutti, una volta raccolti dai ricercatori o da cittadini volontari, finiscono nelle dodici vasche nella sede del Dohrn e, in parte, in un laboratorio in fieri nell’area marina protetta: qui, raggiunto un grado di maturità idoneo e un’altezza di circa 15 centimetri, sono destinati alla fase successiva, il trapianto in mare. “Parte delle plantule finiranno nella zona B dell’area marina – annota Simeone – dove è consentita la balneazione. Così tutti potranno, facendo snorkeling, monitorarne la crescita, sempre in ottica di citizen science”.

    “Piante più resistenti al caldo grazie all’evoluzione assistita”
    E il prossimo gennaio parte ufficialmente un altro progetto, Seacovery, direttamente coordinato da Fabio Blanco Murillo, postdoc alla Dohrn, vincitore di un progetto di ricerca Marie Curie presso il laboratorio di Procaccini. “Il nostro obiettivo – dice – sarà quello di sperimentare metodologie diverse per il restauro o il recupero di praterie di Posidonia oceanica e di studiarne le basi scientifiche. In particolare, lavoreremo sull’evoluzione assistita dei semi germinati in laboratori, esponendoli a ondate di calore simulate. L’obiettivo è che sviluppino una maggiore resistenza alle condizioni ambientali del futuro, condizionate dalla crisi climatiche, e si rivelino più resistenti”. Contestualmente, arriveranno nel mare della Gaiola, a Napoli, anche semi provenienti dalla Puglia e dalla Sicilia. “Sì, lavoreremo sui pattern di variabilità genetica, verificando se esistano piante più resilienti alle condizioni che ci attendono”, aggiunge Procaccini.

    Un lavoro che nasce dalle esperienze di un team variegato e che ha già raggiunto importanti risultati in tal senso, fra cui sono presenti le ricercatrici Jessica Pazzaglia, esperta di memoria delle piante e di evoluzione assistita, ed Emanuela Dattolo, esperta di genomica delle piante marine. “E chissà che non prenda forma, in un futuro non troppo lontano, un progetto di riforestazione di Posidonia più ampio, esteso all’intero golfo di Napoli, dove oggi la pianta è praticamente scomparsa a causa di una degradazione delle condizioni ambientali e di un diportismo nautico invasivo, che incide sulle piante attraverso gli ancoraggi”, aggiunge il dirigente di ricerca della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Un passo alla volta, oggi si aspettano nuovi semi: trecento sono già arrivati dalle isole di Ischia e Procida, sui canali social degli enti coinvolti è partito l’appello ai cittadini. Basta una passeggiata con sguardo incuriosito lungo spiagge e litorali, in fondo, per contribuire al futuro della biodiversità nel golfo di Napoli. LEGGI TUTTO