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Rifiuti in montagna, come comportarsi

Cosa c’è di meglio di una passeggiata nella natura, al fresco, tra boschi e vette? Però, passo dopo passo, ci capita spesso di vedere fazzoletti che segnalano toilette improvvisate, sacchetti con all’interno i bisogni dei cani a terra o appesi agli alberi come precoci palline di Natale, croste di formaggio, bucce di banana, confezioni di snack, lattine, bottigliette… “Marchiamo il territorio” con i nostri rifiuti, per disattenzione o scarsa voglia di portarne il peso anche in discesa. Proviamo a capire, però, quanto impiegano questi materiali a sparire dalle nostre montagne.

Bisogna, innanzitutto, fare una distinzione tra due termini: compostabile e biodegradabile. Partendo dall’ultimo, un elemento lo è se può essere scisso in composti chimici semplici come acqua, anidride carbonica e metano da batteri, luce e altri agenti fisici naturali. Per essere definito tale, però, la normativa europea ha stabilito che deve decomporsi del 90% entro sei mesi. Essere compostabile significa qualcosa in più: deve essere biodegradabile in soli tre mesi, disintegrabile, quindi in grado di frammentarsi secondo criteri stabiliti, e deve superare i test di ecotossicità come prova che non possa esercitare alcun effetto negativo sull’ambiente. Si trasforma in compost, ricco di proprietà nutritive e usato in genere come fertilizzante. Per questi materiali, quindi, esiste una normativa che stabilisce regole e tempistiche precise, riferite però a condizioni controllate.

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Questo significa che in natura e all’aperto, soprattutto in montagna dove temperature e altri parametri possono essere molto diversi da quelli in cui si sono ottenute le certificazioni, i tempi potranno risultare molto più lunghi. Ecco perché, anche se si tratta di sostanze naturali come nel caso di scarti e bucce alimentari, è meglio riportarli a casa con noi: impiegheranno mesi, se non anni, a sparire, se sono presenti semi potremmo far germogliare piante alloctone, e i rifiuti, poi, chiamano altri rifiuti. Vederli in giro, infatti, porta a emulazione e a situazioni di degrado. Basti pensare alle “toilette” di cui sopra: quando compare un fazzoletto, finisce poi per moltiplicarsi in molti altri, e servono dai tre mesi in sù perché si disperdano (per la carta igienica ci vuole circa un quarto del tempo). La gomma da masticare, pur essendo un alimento, non è del tutto biodegradabile e si stima impieghi intorno ai cinque anni per degradarsi.

Non sempre, però, tempo e danni per l’ambiente vanno di pari passo. Il vetro, in natura, è sostanzialmente immortale, ma si tratta di un materiale inerte – che, in tempi molto lunghi, ridiventerebbe sabbia -, non arrecando quindi grandi danni a flora e fauna. Discorso diverso vale per la plastica: anche quando si degrada – e potrebbe riuscirci in 100, 400 o 1000 anni – continua a rimanere un inquinante, frammentandosi in microplastiche e nanoplastiche, delle quali stiamo ancora studiando gli effetti sulla salute. Pur volendoci un tempo inferiore, quindi, l’impatto riuscirebbe a essere decisamente maggiore: se possibile riduciamo al minimo l’utilizzo di questa tipologia di imballaggi e non abbandoniamoli mai nell’ambiente. Lattine e carta stagnola hanno bisogno dai 10 ai 100 anni; considerati i grandi costi ambientali dell’estrazione dell’alluminio, riciclare questi materiali è davvero fondamentale.

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Una parentesi è d’obbligo per i fumatori: i pacchetti di sigarette ci mettono circa 5 mesi a scomparire, per i mozziconi si va dai due ai dieci anni. Il filtro, contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, non è in carta o cotone, ma di materiale plastico, e rilascia sostanze tossiche in grado di inquinare le acque, uccidere organismi acquatici, danneggiare gli ecosistemi. Fumando si inquina anche l’aria, quell’aria pura di montagna che siamo saliti apposta per poter respirare… Se proprio non possiamo aspettare di tornare a valle per la pausa sigaretta, portiamo almeno con noi un contenitore per i mozziconi per scongiurare sia i danni ambientali che gli incendi.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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