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Perché dire sì alle rinnovabili (in Sardegna e altrove)

Perché dire sì alle rinnovabili, anche in Sardegna? I cinque esperti “arruolati” da Green&Blue per rispondere ai dubbi della società civile sarda hanno chiarito molti dei punti controversi, quando si tratta di approvare un campo eolico e fotovoltaico. Chiarimenti che possono essere utili non solo a chi vive sull’isola, ma a tutti coloro che vogliono capire di più sull’impatto (ambientale e non solo) di aerogeneratori e pannelli solari sul loro territorio. Il documento completo lo trovate qui, ma ecco una sintesi delle questioni principali.

Come si decide quanta energia rinnovabile produce una certa regione? Per esempio: perché nei piani del governo la Sardegna ne dovrà produrre poco meno della ben più popolosa ed energivora Lombardia?

Perché l’energia fotovoltaica ed eolica non si produce in base a calcoli demografici, ma là dove ci sono le risorse necessarie a generarle e dove quindi è meno costoso, con effetti sulle bollette di tutti. E in Sardegna, come anche in Sicilia e Puglia, c’è molto sole e molto vento.

Perché, se la Sardegna dovrà produrre 6,2 GW entro il 2030, sono stati presentati 830 progetti pari a circa 60 GW?

Si tratta, appunto, di progetti presentati, dei quali solo pochi (in genere uno su dieci) superano tutto il severissimo iter di approvazione.

I 6,2 GW sono un limite massimo?

Nella proiezione di completa decarbonizzazione al 2050, il contributo della Sardegna avrà un valore compreso tra 15 e 20 GW.

Quanto del suolo sardo verrebbe occupato dagli impianti rinnovabili?

Il consumo di suolo risulterebbe inferiore a 50 km quadrati, cioè meno dello 0,2% della superficie regionale, perfettamente in linea con i valori percentuali nazionali necessari al raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec).

I 6,2 GW renderebbero la Sardegna autonoma dal punto di vista energetico?

No, perché le fonti solare e eolica sono fortemente variabili, non sono programmabili. Bisogna quindi avere un sistema capace di assorbire energia quando la produzione supera la domanda e restituirla quando avviene il contrario. Questa funzione può essere svolta dalla rete nazionale, grazie all’attuale cavo di collegamento, rinforzato con il programmato Tyrrhenian link: si esporta l’eccesso e si importa quello che manca.

Ci sono aree escluse a priori dall’installazione di impianti fotovoltaici o eolici?

Non esistono esclusioni a priori, l’esclusione avviene sempre in sede di valutazione, ma raramente i proponenti rischiano di fare richieste per aree vincolate, come per esempio parchi naturali, aree marine protette, zone speciali di conservazione. Tutto questo viene valutato in sede di commissione VIA-VAS, che include al suo interno numerosi esperti di altissimo profilo scientifico con competenze anche nei vari settori ambientali quali la biologia, la geologia, la chimica, l’ecologia le scienze ambientali e l’ingegneria ambientale. La valutazione in sede nazionale però vale solo per gli impianti di medie e di grandi dimensioni, mentre i progetti che riguardano il micro-eolico e i piccoli impianti al di sotto di una data capacità produttiva sono assoggettati a una valutazione a livello regionale.

Quali limiti a priori esistono per aree di rilevante interesse storico, archeologico e culturale?

La valutazione degli impatti sui beni di interesse storico archeologico e culturale vengono fatti dal ministero della Cultura (MIC) in modo analogo e parallelo a quello che fa il ministero dell’Ambiente (MASE) per la parte ambientale. Anche in quel caso si tratta di analisi estremamente approfondite che vietano la costruzione di opere sopra o anche in prossimità di aree di particolare valore archeologico o culturale.

Qual è il bilanciamento tra poteri dello Stato, Regioni e Amministrazioni locali nell’individuazione delle are idonee a impianti rinnovabili?

Ogni volta che parte un’istruttoria viene fatto un avviso pubblico e tutti i documenti prodotti sono a disposizione di tutti e possono essere consultati per ogni valutazione in merito. La commissione VIA-VAS del MASEè sempre integrata da un rappresentante regionale che collabora nelle fasi di studio del progetto e si esprime nella votazione plenaria finale. Nei pareri che si concludono con iter positivo molto spesso i controlli o la definizione degli elementi di attuazioni vengono affidati alla Regione e/o all’ARPA regionale.

Possono essere approvati progetti su aree private contro la volontà dei proprietari?

Se i progetti approvati per la produzione energetica sono di pubblico interesse, sono possibili espropri, ma solo in mancanza di accordo con i proprietari. Di norma i proponenti si accordano con i proprietari prima di formulare la proposta per non avere rischi.

Quali sono i principali vantaggi e le principali criticità ambientali degli impianti eolici offshore? Gli impianti eolici offshore sono certamente più produttivi e meno impattanti di quelli a terra per molte ragioni. In primo luogo, non occupano suolo e non alterano il sottosuolo. Inoltre, a mare c’è molto più vento e quindi un singolo aerogeneratore produce quanto 3 aerogeneratori a terra. Le principali criticità nella parte aerea sono per l’avifauna migratoria, per questa ragione si fa attenzione alla loro collocazione, distanziamento e adozione di misure per minimizzare o annullare gli impatti, come ad esempio sistemi radar e/o termoscanner in grado di individuare uno stormo (o anche un singolo uccello) e bloccare la pala al suo passaggio. Per quanto riguarda la parte sommersa si deve fare molta attenzione ai punti di ancoraggio di queste strutture galleggianti per evitare che danneggino habitat marini vulnerabili. Tuttavia, l’orientamento recente delle commissioni MASE è di accompagnare l’istituzione di campi eolici con sistemi di restrizione della pesca in modo tale che queste aree diventino capaci di ripopolare il mare e preservare gli ecosistemi, contribuendo potenzialmente agli obiettivi di protezione ambientale che indicano la protezione del 30% dei mari entro il 2030.

Qual è la vita media di un impianto eolico e fotovoltaico?

La vita media utile di un impianto fotovoltaico è di 25 anni, ma in buone condizioni di manutenzione può raggiungere e superare i 30 anni. Il processo di riciclo dei pannelli solari prevede il recupero di materiali come il silicio, il vetro, l’alluminio e il rame, che permette un risparmio di nuovi approvvigionamenti e di energia. Gli impianti eolici hanno una vita utile di 20-25 anni e sono oggi riciclabili per il 90% del loro peso.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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