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Maggio è stato il più caldo mai registrato, la conferma della Nasa

In alcune regioni d’Italia il mese di maggio è stato più “clemente” dal punto di vista delle temperature rispetto a quanto registrato nel 2023. Lo stesso, però, non si può dire per l’intero stivale e, più in generale, per le temperature rilevate a livello globale: secondo un report della Nasa, infatti, anche maggio è stato “il maggio” più caldo mai registrato. E così si conclude un intero anno da record, dato che tutti i 12 mesi passati, a partire da giugno 2023, sono stati rispettivamente i più caldi dalla fine del 1800, quando abbiamo iniziato a tenere traccia di questo parametro.

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Si tratta in realtà della conferma di un trend che si sta già verificando da tempo: secondo le misurazioni della NASA, infatti, il 2023 è stato il decimo anno consecutivo a battere i record di temperature dalla fine del 1800. “Stiamo vivendo più giorni caldi, più mesi caldi, più anni caldi”, spiega Kate Calvin, chief scientist e senior climate advisor della NASA, e le cause sono chiare: “Sappiamo che questi aumenti nella temperatura sono causati dalle nostre emissioni di gas serra e stanno avendo un impatto sulle persone e sugli ecosistemi di tutto il mondo”, prosegue l’esperta.

Gli scienziati della NASA raccolgono i dati sulle temperature attraverso decine di migliaia di stazioni meteorologiche presenti sulla terraferma e migliaia di strumenti posizionati su navi o boe che galleggiano sulla superficie di mari e oceani. Stando a questi rilevamenti e alle successive analisi dei dati grezzi così raccolti, la temperatura media globale degli ultimi 12 mesi ha superato di circa 1,3°C di quella relativa al periodo 1951-1980.

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Il fenomeno climatico noto come El Niño ha parzialmente contribuito ad innalzare le temperature medie globali dei mesi passati. Si tratta di un fenomeno ciclico che si verifica in media ogni 2-7 anni alternandosi con la sua controparte, La Niña. La periodica successione di questi due fenomeni è nota come El Niño-Southern Oscillation, o ENSO. El Niño causa il riscaldamento delle acque superficiali di alcune zone dell’Oceano Pacifico e durante i mesi dominati dalla sua presenza si registrano tipicamente temperature medie più elevate rispetto a quelle che caratterizzano i mesi in cui si verifica La Niña. L’ultimo El Niño ha avuto inizio fra maggio e giugno del 2023 e ha raggiunto il suo massimo nel mese di dicembre. Secondo la World Meteorological Organization (WMO) delle Nazioni Unite, si è trattato di uno dei cinque più intensi mai registrati. Attualmente ci troviamo nella condizione “ENSO-neutrale” e gli scienziati della statunitense NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) stimano che La Niña avrà inizio fra luglio e settembre di quest’anno con una probabilità pari al 65%.

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Questo potrebbe contribuire in parte a ridurre le temperature medie globali nei prossimi mesi, ma gli esperti si affrettano a sottolineare che La Niña non sarà certo una soluzione al fenomeno del cambiamento climatico attualmente in corso: “Il clima continuerà ad essere più estremo a causa del calore e dell’umidità in eccesso nell’atmosfera”, conclude Ko Barrett, vice-segretario generale della WMO: “La fine di El Niño non significa una pausa nel cambiamento climatico a lungo termine, poiché il nostro pianeta continuerà a riscaldarsi a causa dei gas a effetto serra”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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