C’è un filo sottile che lega cibo, energia, natura e perdite economiche. Quel filo è lo spreco alimentare, una delle facce di un sistema alimentare globale, sempre più insostenibile. Infatti, nonostante gli impegni per una transizione ecologica scritti sulla carta, ad oggi una buona parte della produzione alimentare globale, un terzo secondo la FAO, non arriva sui nostri piatti. Si perde o si spreca da qualche parte lungo le filiere produttive che vanno dalla raccolta alla trasformazione, dal trasporto alla conservazione, ma soprattutto all’interno delle nostre case. E se le tendenze attuali persisteranno, la perdita e lo spreco di cibo raddoppieranno entro il 2050. Perdite e sprechi non sono soltanto chilogrammi o tonnellate di alimenti, ma sono anche uno ‘spreco di natura’ e uno spreco economico enorme. Si tratta di costi nascosti, una enorme fetta di capitale naturale, pari per l’Italia a 140 miliardi di litri solo guardando all’acqua sprecata insieme al cibo che gettiamo ogni anno, ma anche di capitale economico che buttiamo via con alimenti che nessuno mangia. In questo scenario, con un obiettivo molto ambizioso, nasce la startup Orbisk, che utilizza l’intelligenza artificiale per raccogliere informazioni sugli sprechi alimentari nelle cucine delle mense e dei ristoranti.
Nel dettaglio, la startup olandese utilizza la tecnologia di riconoscimento delle immagini AI per quantificare lo spreco alimentare nelle cucine. L’obiettivo è creare informazioni sui flussi di rifiuti e identificare le inefficienze strutturali nelle cucine professionali per contribuire a ridurre lo spreco alimentare.
Lo studio
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I dati dello spreco alimentare
In Italia, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Waste Watcher, nonostante una recente maggior attenzione agli sprechi alimentari, gettiamo individualmente poco meno di mezzo chilo di cibo a testa ogni settimana, circa 25 kg in un anno. Ad oggi finiscono nella pattumiera solo dallo spreco che avviene nelle nostre case circa 6 miliardi di euro a cui vanno aggiunti 9 miliardi euro dello spreco di filiera, che fanno in media circa 15 miliardi di euro all’anno, circa un punto di Pil. Eppure, sempre in Italia, cresce il numero di persone che fatica a nutrirsi regolarmente, oltre il 9,4% della popolazione versa in condizione di povertà. È urgente agire per eliminare una pratica ormai appartenente ad un sistema economico e sociale insostenibile sotto tutti i punti di vista, riducendo a zero lo spreco alimentare dal produttore al consumatore. Per questa ragione l’ONU ha inserito tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, il Goal 12.3 che prevede di “dimezzare lo spreco alimentare pro capite globale”.
Nel complesso, l’eliminazione degli sprechi è anche un’importante strategia di mitigazione ambientale. Se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo maggiore produttore di gas climalteranti dopo gli Usa e la Cina. Lo spreco di cibo è responsabile del 20% del consumo di acqua dolce e di fertilizzanti, e del 30% dell’uso globale dei terreni agricoli. E c’è di più: il valore economico del cibo sprecato a livello globale si aggira intorno a 1.000 miliardi di dollari all’anno, ma sale a circa 2.600 miliardi di dollari se si considerano alcuni dei costi «nascosti» legati all’acqua e all’impatto ambientale. Sebbene il cibo venga perso lungo tutta la catena di approvvigionamento, nei Paesi ad alto reddito le perdite si verificano soprattutto a livello di post-vendita e di consumo e variano tra 124 e 154 kg pro capite all’anno e comportano un costo economico elevato, stimato al 10-25% della spesa alimentare annua delle famiglie.
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La storia di Orbisk
Orbisk nasce in Olanda a fine 2017 da un’idea di Olaf van der Veen, manager d’azienda, che a un certo punto della sua vita decide di abbandonare il suo lavoro da dirigente per dedicarsi ai temi di sostenibilità ambientale, concentrando tutte le sue energie sulla gravità dello spreco di cibo nel suo paese. Da li l’idea di fondare un’impresa innovativa, al cui progetto si uniscono gli amici (e co-fondatori) Bart van Arnhem e Richard Beks. La startup olandese utilizza l’intelligenza artificiale per quantificare lo spreco di cibo nelle cucine dei ristoranti. L’obiettivo è creare informazioni sui flussi di rifiuti e identificare le inefficienze strutturali nelle cucine professionali per contribuire a ridurle. Nel dettaglio, una telecamera (apposta sul bidone dei rifiuti) è collegata a una sofistica bilancia digitale in grado di riconoscere tutti gli alimenti gettati nella spazzatura fino al livello degli ingredienti, fornendo un quadro dettagliato dei flussi di rifiuti e identificando così tutte le inefficienze di speco di cibo. L’algoritmo AI riconosce con precisione che tipo di cibo viene buttato via, in quale quantità e a che ora del giorno.
Come funziona il dispositivo AI
Il dispositivo tech è utilizzabile dai ristoranti con una formula di leasing, non necessita di alcuno spazio aggiuntivo in cucina o di nuove infrastrutture. Il sistema si integra perfettamente con il bidone dei rifiuti già esistente, che può essere mantenuto nello stesso posto di sempre. I dati sono inviati automaticamente al cloud tramite rete mobile o Wi-Fi. Al software viene affiancato un ciclo di giornate di formazione per il personale della cucina, per imparare a leggere i dati e sfruttarli a loro vantaggio. Ad esempio, i formatori di Orbisk mostrano le fasi in cui si verificano sprechi nel processo e suggeriscono i possibili miglioramenti.
“Ci sono diverse informazioni che il nostro software può identificare in quelle immagini: il tipo di cibo, la quantità di cibo, il livello di lavorazione (preparato, intero o tagliato), il momento dello smaltimento e il motivo dello smaltimento. Non solo, il software può determinare se il cibo proviene da una padella, un tagliere, o un piatto. Identificando in quale parte del percorso il cibo è andato perso”, racconta Olaf van der Veen. Che aggiunge: “Oggi, i contenitori dei rifiuti alimentari sono un grande descrittore di tutte le inefficienze in cucina. Ma insieme a molti dei nostri clienti, ci stiamo spingendo oltre combinando i dati sui rifiuti alimentari con i loro dati di vendita, i dati di acquisto, il numero dei coperti e persino informazioni circostanti come le previsioni del tempo che potrebbero avere un impatto sul numero degli ospiti. Questo sarà il nostro passo successivo: non solo guardare ai rifiuti generati ieri per rimediare lo spreco, ma anche prevedere quale pensiamo sarà il consumo di domani. Solo in questo modo stroncheremo sul nascere l’enorme spreco di cibo che flagella il mondo intero”. All’inizio di quest’anno i dispositivi Orbisk installati nelle cucine dei ristoranti olandesi erano venti, a giugno il numero è salito a 120, entro la fine dell’anno ne saranno installati altri trecento. A partire dal 2025 i fondatori di Orbisk hanno in programma di diffondere il loro dispositivo d’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, paese noto per il primato dello spreco alimentare.