1 Ottobre 2024

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    Eventi meteo estremi, scattano le polizze obbligatorie per le imprese

    Eventi estremi sempre più frequenti e obbligo di polizze catastrofali in vista per le imprese, a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. Già varato il decreto con le norme attuative. Nella manovra per il 2025 potrebbero esserci novità anche per i privati, ma al momento il governo è ancora diviso su questo, Per chi volesse assicurare la casa anche senza obbligo di legge, comunque, già oggi è prevista la detrazione del 19%. Detrazione che arriva al 90% se sono stati fatti lavori di Superbonus.

    Le regole per le imprese
    Il decreto attuativo delle norme introdotte dalla legge di Bilancio 2024, messo a punto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze d’intesa con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, prevede l’obbligo per le imprese di stipulare polizze di assicurazione relativamente ai danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali (alluvioni, inondazioni, esondazioni, terremoti e frane). Dovranno essere assicurati terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio. Interessate tutte le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia. Se le imprese non attivano la copertura assicurativa scatta la decadenza degli incentivi pubblici, tra i quali potrebbero rientrare anche le garanzie sui prestiti bancari.

    Dalle assicurazioni rimborso anticipato del 30%
    Con il ddl ricostruzione, ora all’esame del Parlamento, si introduce poi l’obbligo per le imprese assicurative di corrispondere un anticipo del 30% del danno per i sinistri legati a eventi catastrofali. Una disposizione, spiega il Mimit, volta a garantire maggiore certezza nella liquidazione dei danni alle imprese assicurate, permettendo loro di accedere immediatamente a risorse fondamentali per una rapida ripresa delle attività.

    I premi saranno proporzionali al rischio, tenendo conto delle caratteristiche del territorio e della vulnerabilità dei beni assicurati. Le compagnie hanno l’obbligo di contrarre le polizze: la Sace, il Gruppo assicurativo-finanziario direttamente controllato dal Mef, potrà riassicurare il rischio assunto dalle compagnie mediante la sottoscrizione di apposite convenzioni, a condizioni di mercato.
    Le assicurazioni sulle case
    Per quel che riguarda eventuali obblighi per i privati al momento nel governo prevale la cautela, dopo lo scontro dei giorni scorsi tra il ministro della Protezione civile Nello Musumeci che aveva ventilato la possibilità di un “obbligo” e la netta contrarietà espressa dalla Lega. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha mostrato prudenza sulla possibilità di un obbligo assicurativo per le case, mentre parla di “riflessioni in corso” il sottosegretario al Mef Federico Freni, secondo cui “è ovvio che non si possa imporre al cittadino” la sottoscrizione.

    Il bonus sugli immobili abitativi
    Per chi sceglie di mettersi al riparo dai questi rischi, comunque, già oggi ha la possibilità di detrarre il 19% della spesa, come accade per le polizze vita. Ai fini del bonus l’assicurazione deve avere espressamente per oggetto il rischio di eventi calamitosi, ossia si deve trattare di una polizza dedicata e non di una assicurazione per rischi generica. La detrazione è riconosciuta su un importo massimo di spesa di 530 euro l’anno. Le polizze sono detraibili anche quando si tratta di assicurazioni condominiali, in questo caso per la quota millesimale pagata. Nel caso di interventi di Superbonus realizzati su immobili che si trovano in zone ad alta pericolosità (zone sismiche 1, 2 e 3), è invece riconosciuta una detrazione con aliquota maggiorata al 90%. LEGGI TUTTO

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    Ispra e gli ecosistemi urbani da ripristinare: ecco la mappa

    C’è la mappa per ripristinare il tesoro. Quest’estate, a giugno, l’Europa dopo un lunghissimo e incerto iter ha approvato la Nature Restoration Law, la legge che impone di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030.
    Significa che, in maniera vincolante, i vari Paesi devono attuare misure per recuperare i nostri tesori naturali degradati: gli ecosistemi terrestri, costieri e d’acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese le zone umide, le praterie, le foreste, i fiumi e i laghi. Per gli habitat ritenuti in “cattive condizioni” gli Stati dovranno attuare misure per ripristinarne “almeno il 30% entro il 2030, almeno il 60% entro il 2040 e almeno il 90% entro il 2050”.

    Per riuscire in questa impresa non semplice è però fondamentale sapersi orientare, capire come e dove – già dal 2024 – attuare politiche di ripresa per la natura. Uno strumento utile per questa sfida lo mette ora a disposizione l’Ispra: l’Atlante ambientale italiano è stato infatti aggiornato e indica tutti quegli ecosistemi urbani che avranno bisogno di essere curati. LEGGI TUTTO

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    Per il cioccolato del futuro senza cacao, la startup pugliese Foreverland raccoglie 3,4 milioni

    Fondata a Conversano, in provincia di Bari, a maggio 2023 da Massimo Sabatini, Riccardo Bottiroli, Giuseppe D’Alessandro e Massimo Brochetta, Foreverlandè la startup impegnata nel democratizzare il cioccolato creando alternative sostenibili e rispettose del pianeta, senza alcun compromesso sul gusto. Ha infatti creato Choruba, ex Freecao, un ingrediente rivoluzionario a base di carrube italiane, che offre un’alternativa eco-consapevole al cioccolato tradizionale e protetta da due brevetti. Choruba viene venduta in gocce o liquido, in diverse varianti ed applicazioni, ad aziende del settore alimentare e già nei prossimi mesi saranno in commercio prodotti che utilizzano l’ingrediente innovativo. LEGGI TUTTO

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    Green Deal, potrebbe ridurre le emissioni in Europa ma aumentarle altrove

    È il classico caso della coperta troppo corta, che se tirata troppo in qua lascia scoperto di là. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Gröningen e di altri istituti di ricerca ha analizzato i possibili effetti dell’implementazione del Green Deal, il pacchetto di politiche europee per contrastare i cambiamenti climatici e il degrado ambientale, scoprendo che la cosa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, che farà diminuire le emissioni di gas serra nel nostro continente, ma raddoppiarle fuori dai confini. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Sustainability.

    Unione Europea

    Pfas, le nuove regole Ue sulle sostanze pericolose per l’ambiente e la salute

    di  Cristina Bellon

    24 Settembre 2024

    Obiettivo importante
    L’obiettivo principale del Green Deal europeo è la decarbonizzazione totale dell’Europa entro il 2050, da raggiungersi attraverso passaggi intermedi (la riduzione delle emissioni nette a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990) e attraverso l’implementazione di misure specifiche in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità. Un obiettivo certamente nobile e condivisibile, ma che, secondo lo studio appena pubblicato, potrebbe rivelarsi anche pericoloso.
    Il rovescio della medaglia
    Gli autori del lavoro, coordinati da Klaus Hubacek, professore di scienza, tecnologia e società nell’ateneo olandese, analizzando le azioni previste del Green Deal hanno stimato che, nella forma attuale, il progetto porterà sì a una riduzione delle emissioni sul suolo europeo, ma contemporaneamente anche ad un aumento delle emissioni nei paesi extra-Ue del 244% circa. Ovvero che, sostanzialmente, non si farà altro che spostare altrove il problema, il che non risolverà la questione dei cambiamenti climatici, che riguarda naturalmente tutto il pianeta.

    L’analisi

    Von der Leyen punta ancora sul Green Deal: lo rivelano gli incarichi dati ai commissari

    di  Luca Fraioli

    19 Settembre 2024

    Restrizioni facilmente aggirabili
    Uno dei settori presi in considerazione dai ricercatori, per esempio, è quello della biodiversità, per il quale il Green Deal prevede di piantare tre miliardi di alberi. “Piantare alberi vuol dire cambiare la destinazione d’uso di grandi porzioni di suolo”, ha detto Hubacek, “che non potranno più esseri usati per la produzione di cibo. Il cibo, quindi, andrà prodotto altrove, il che comporta, a sua volta, la trasformazione di grandi porzioni di suolo in terreni coltivabili e quindi un aumento delle emissioni e una riduzione della biodiversità. In altre parole, in questo modo l’Unione Europea ‘esporterebbe’ le emissioni di carbonio e la perdita di biodiversità nei paesi da cui importerà il cibo, principalmente in Africa e in Sud America”.

    Possibili scenari
    In verità, il Green Deal contiene un paragrafo in cui si proibisce l’importazione di prodotti (per esempio carne o mangime animale) ottenuti convertendo terreni boschivi in terreni agricoli, ma Hubacek e colleghi sono scettici sull’applicazione della norma, che potrebbe essere facilmente aggirata: “I Paesi extra-Ue”, commenta ancora lo scienziato, “potrebbero semplicemente destinare all’esportazione i prodotti ottenuti da terreni agricoli già esistenti e abbattere le foreste per soddisfare la richiesta interna”. Il Green Deal, tra l’altro, prevede anche un aumento dell’agricoltura biologica, il che richiederebbe un aumento dei terreni agricoli in Europa, e “non c’è alcuna informazione sull’impatto che questo potrebbe avere sull’uso del suolo”.

    Il personaggio

    Teresa Ribera, chi è la nuova responsabile dell’ambiente della Commissione Ue

    di  Luca Fraioli

    17 Settembre 2024

    Siamo ancora in tempo
    Oltre a delineare lo scenario appena presentato, gli autori del lavoro hanno presentato anche delle contromisure per rendere efficaci a livello globale, e non solo locale, le politiche di riduzione delle emissioni. La più efficace riguarda l’alimentazione: “Abbiamo mostrato che l’adozione di una dieta più ‘salutare’ sia per l’essere umano che per il Pianeta”, continuano gli esperti, “ossia un’alimentazione basata principalmente sui vegetali, consentirebbe di ‘risparmiare’ un’enorme quantità di anidride carbonica”.
    I biocarburanti
    Un altro punto su cui si può lavorare è l’eliminazione dei biocarburanti a base alimentare all’interno dei confini europei, il che, secondo l’analisi degli scienziati, ridurrebbe la quantità di terreni agricoli necessari alla soddisfazione della domanda e arresterebbe la perdita della biodiversità. Ma anche l’adozione di misure volte ad aiutare le regioni in via di sviluppo ad aumentare la loro efficienza agricola, per ottimizzare l’uso del suolo.Ma prima di tutto questo è necessario fissarsi bene in testa un concetto fondamentale: “Dubitiamo fortemente una ‘crescita verde’ sia realmente possibile”, concludono gli esperti, “perché produrre qualcosa, in qualsiasi modo lo si faccia, comporta l’utilizzo di risorse. Quindi, ancor prima di produrre meglio, dobbiamo deciderci a consumare di meno. Questa è l’unica strada per contenere i cambiamenti climatici, ed è tempo di cominciare a percorrerla”. LEGGI TUTTO