26 Luglio 2024

Daily Archives

consigliato per te

  • in

    Cosa fare (e cosa no) se incontriamo animali selvatici

    Non più tardi di sabato scorso ho assistito alla seguente scena: due stambecchi stavano leccando i depositi di sale su un muretto, sul bordo della strada nel Parco Nazionale dello Stelvio. Una persona ha lanciato loro addosso due pezzi di pane, causandone l’allontanamento di qualche metro. Esclamando “non hanno visto che era pane!”, si è poi avvicinata a mano tesa, riprendendo con il cellulare.

    Anche se potrebbe sembrare banale o scontato, quindi, è sempre meglio ribadire che non bisogna mai, in nessun caso, dare da mangiare agli animali selvatici. Questo li porta ad affidarsi sempre di più a noi per il cibo, disabituandosi a cavarsela da soli e al tempo stesso perdendo il timore per l’uomo. Questo si traduce nell’elevata possibilità di incidenti, come morsi o cornate – e l’aggressività spesso porta all’abbattimento -, o scontri con le auto. In più, non tutto quello che piace agli essere umani è adatto per gli animali, potendo risultare addirittura nocivo. Per il loro bene e il nostro, quindi, meglio evitare.

    Turismo sostenibile

    Cos’è un rifugio, cos’è un bivacco e come vanno (e non vanno) utilizzati

    di Giulia Negri

    20 Luglio 2024

    Pur sapendo che può non essere semplice, non bisogna poi cercare di avvicinarsi o toccarli, e teniamo sempre i cani al guinzaglio (ricordiamo che in alcuni parchi o sentieri non possono accompagnarci): così non creiamo troppo stress nei legittimi abitanti della zona, spingendoli magari a una – energeticamente costosa – fuga, e anche la nostra incolumità non sarà messa a rischio. Portiamo piuttosto un binocolo e una macchina fotografica, oppure utilizziamo lo zoom del cellulare, per avvicinarci virtualmente. Soprattutto se si tratta di animali rari, poi, abbandoniamo il nostro animo di documentaristi: togliamo la geolocalizzazione alle foto e tutti quegli elementi che possono contribuire a far riconoscere il luogo. Quando postiamo qualcosa online, non sappiamo che intenzioni potrebbe avere chi guarda, e come sa qualunque persona famosa troppi paparazzi causano stress…

    Muoviamoci in silenzio (non facciamolo, invece, se è una zona frequentata dagli orsi), evitiamo profumi e colonie e prestiamo attenzione alla direzione del vento se vogliamo avvistare dei mammiferi – gli uccelli invece non sono disturbati dagli odori. Attenzione anche alla scelta dei colori: sì a marrone e verde scuro, no a giallo e blu, colori troppo accesi che possono essere percepiti come minacciosi. Per il rosso e l’arancione dipende: i cervi, per esempio, li percepiscono come assenza di colore, e potrebbero essere utili nei periodi in cui è aperta la caccia per essere più visibili agli umani armati. Sembrerà scontato, ma per poter vedere gli animali… Bisogna andare dove ci sono. Pianifichiamo bene l’escursione, quindi, scegliendo la stagione e gli orari migliori. Studiamo qual è l’habitat che preferisce chi vogliamo osservare, optiamo per gli itinerari consigliati per l’avvistamento, prestiamo attenzione a eventuali pannelli informativi, chiediamo consigli alle persone del posto o affidiamoci a una guida.

    Turismo sostenibile

    Cos’è un rifugio, cos’è un bivacco e come vanno (e non vanno) utilizzati

    di Giulia Negri

    20 Luglio 2024

    Se, anche dopo aver fatto tutto questo, torniamo a casa senza aver visto chi speravamo, non abbattiamoci, non demordiamo: ricordiamoci che non è facile. Iniziamo magari con animali più semplici da incontrare, prestiamo attenzione ai rumori, lasciamo che i nostri occhi si facciano attrarre dai movimenti di quello che ci circonda. Apprezziamo anche i momenti di ricerca oltre a quelli, eventuali, di scoperta e non dimentichiamo che è sempre necessaria anche una certa dose di fortuna. LEGGI TUTTO

  • in

    Le piante “aliene” che mettono a rischio l’ecosistema delle isole Svalbard

    Alle isole Svalbard vengono costantemente scoperte nuove specie di piante ‘aliene’ e i ricercatori stanno lavorando per verificare quale sia la minaccia che rappresentano per le piante autoctone. Finora l’Artico è riuscito a evitare una delle più gravi minacce alla biodiversità sulla Terra. Questo vale anche per le Svalbard, ma le cose potrebbero cambiare molto rapidamente e i ricercatori vogliono scoprire come contrastare questa minaccia.

    “L’aumento dell’attività umana aumenta il rischio di introduzione di nuove specie vegetali. E i cambiamenti climatici aumentano il rischio di insediamento delle specie invasive”, spiega Kristine Bakke Westergaard, professoressa associata presso il Dipartimento di Storia Naturale, che fa parte del Museo Universitario dell’Università Norvegese di Scienza e Tecnologia (NTNU). LEGGI TUTTO

  • in

    Al largo di Rio de Janeiro gli squali sono positivi alla cocaina

    Positivi alla cocaina. Gli squali che vivono al largo delle coste del Brasile presentano, nei loro tessuti, una concentrazione significativa della sostanza e del suo principale metabolita, la benzoilecgonina, verosimilmente assimilati attraverso lo smaltimento dei residui della sostanza nelle acque reflue, poi rilasciate in mare.Arrivano da uno studio originale della fondazione Oswaldo Cruz risultati sorprendenti, che per la prima volta attestano una contaminazione del genere negli squali e che pongono l’accento sull’elevata quantità di droga lavorata, e verosimilmente consumata, nella zona ovest di Rio de Janeiro, nel quartiere di Recreio dos Bandeirantes: è qui che – tra settembre 2021 e agosto 2023, nell’ambito di un più complessivo sforzo di valutazione della salute ambientale, con particolare attenzione al monitoraggio dell’impatto antropico sugli ecosistemi marini – sono stati prelevati 13 esemplari di Rhizoprionodon lalandii, lo squalo brasiliano dal naso aguzzo.

    Si tratta di una specie che vive nelle acque tropicali dell’Atlantico occidentale, può raggiungere una lunghezza di 77 centimetri e che in Brasile è considerato vulnerabile in Brasile a causa della pesca intensiva. In tutti gli esemplari le analisi della Fondazione hanno individuato la presenza di cocaina; in 12 su 13 è stata trovata la benzoilecgonina, che deriva proprio dalla metabolizzazione della cocaina nell’organismo. Così la droga riversata in mare finisce nella catena trofica. LEGGI TUTTO