23 Luglio 2024

Daily Archives

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    A Procida si liberano zanzare tigre per fermarne la diffusione

    Andate e (non) moltiplicatevi. Accade, sulla piccola isola di Procida, che un team di ricercatori rilasci zanzare tigri negli orti e sui belvedere, davanti agli occhi dei cittadini, che partecipano e applaudono entusiasti.

    Il perché è presto detto: sono maschi sterili, allevati in laboratorio e resi incapaci di riprodursi con dosi controllate di raggi X. Ma questo, naturalmente, le femmine non lo sanno: impossibile distinguere tra gli uni e gli altri.“Proprio così, saranno competitor degli individui fecondi, portando a un ridimensionamento della capacità riproduttiva della popolazione di zanzare e, ci auguriamo, a una sua eradicazione”, spiega con orgoglio Marco Salvemini, che coordina il laboratorio di Genetica e Controllo degli Insetti Vettori del Dipartimento di Biologia dell’università di Napoli, dove insegna genetica.

    Il progetto di ricerca si chiama “StopTigre” ed è entrato nel vivo in queste settimane: la presenza della zanzara tigre asiatica è un problema, non solo da queste parti.Così Procida prova a diventare un case-study. Come? Liberandosene. Gli insetti maschi, incapaci di pungere, sono del resto innocui: immetterne in natura migliaia di esemplari non ha controindicazioni. Può, però, aiutare a eradicare la famigerata Aedes albopictus, incubo delle estati isolane, e non solo, senza utilizzare pesticidi chimici e con la partecipazione attiva della comunità locale.

    Cosa rende le zanzare più assetate di sangue? Il motivo è più dolce di quanto si possa immaginare

    di Noemi Penna

    05 Luglio 2024

    Tutti partecipi di una singolare guerra biologica che fa leva sulla cosiddetta tecnica dell’insetto sterile (SIT), già sperimentata per la prima volta in Europa proprio qui, a Procida, contro la mosca mediterranea della frutta, la Ceratitis capitata. Stavolta tocca a un’altra popolazione infestante. Un esperimento, StopTigre, avviato nel 2015, e che quest’anno si svolge con il co-finanziamento dalla fondazione INF-ACT.

    “Procida aveva le caratteristiche ideali per un esperimento così ambizioso. Ridotte dimensioni, solo 3,7 chilometri quadrati, alta densità abitativa e, soprattutto, alta densità della popolazione infestante di zanzara tigre”, dice il coordinatore del progetto. Si è partiti da un’area di studio di 20 ettari, in località Chiaiolella: per avere contezza del numero di maschi da rilasciare si è reso necessario un censimento preventivo, negli anni scorsi, della popolazione di zanzara tigre isolana.

    Biodiversità

    Con il cambio climatico pulci e zecche proliferano tutto l’anno

    di Viola Rita

    29 Giugno 2024

    Già, ma come si contano le zanzare? Catturandone un campione, grazie alle “gravitrappole” disseminate nelle proprietà private dei cittadini che – entusiasti – che hanno partecipato al progetto: si chiama citizen science, la scienza che chiede una mano alla popolazione. I rilasci di maschi sterili, nel cuore della fase 6 del progetto, prodotti dal Centro Agricoltura Ambiente “Giorgio Nicoli” di Crevalcore, sono partiti a maggio e proseguiranno fino a settembre con cadenza settimanale. E ai procidani sono ora stati consegnati, nel solo mese di giugno, 100 box, uno per famiglia. All’interno di ciascun box, 300 maschi sterili.

    Tutorial

    Le piante antizanzare: le migliori da interno e esterno

    14 Agosto 2024

    I cittadini hanno potuto effettuare il rilascio in autonomia nei rispettivi giardini, è stato un po’ come prendersi una potenziale rivincita (subdola, s’intende) contro quegli insetti che ostacolano la pennichella pomeridiana e sono potenziali portatori di malattie.“Per favorire il coinvolgimento della popolazione, decisivo ai fini della riuscita del progetto, stiamo lavorando insieme ad artisti dell’Accademia di Belle Arti, il prof. Franz Iandolo e il suo team del corso di Nuove Tecnologie dell’Arte, con cui abbiamo sviluppato un innovativo approccio multidisciplinare basato su una serie di iniziative di arte relazionale co-create con gli abitanti. – spiega Salvemini – Murales, ritratti 3D (con l’intera popolazione di Procida trasformata in modellini in scala, ndr) e una grande festa collettiva hanno consentito di instaurare un rapporto di reciproca fiducia, tradotto nella piena partecipazione dei cittadini al progetto, diventato nel tempo un vero e proprio monitoraggio di comunità”.

    “Insomma – conclude – un esempio concreto di terza missione che intende dare un contributo concreto al miglioramento della qualità della vita delle comunità locali ed al rafforzamento del rapporto di fiducia tra società e comunità scientifica”. I risultati saranno illustrati a fine settembre, a incrociare le dita non è solo l’isola di Procida.“Proprio così. – conferma Salvemini – Un approccio così ecosostenibile e partecipato potrebbe orientare altre comunità a seguire l’esempio di StopTigre in una lotta dal basso e a basso costo agli insetti invasivi, la cui presenza rappresenta una criticità sempre più rilevante per le nostre città, e abbiamo motivo di credere che sarà così anche nel prossimo futuro”. LEGGI TUTTO

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    Passare al Gpl o al metano, i bonus per rendere più green l’auto

    Cambiare alimentazione del motore (con un investimento limitato) ma senza cambiare auto, scegliendo carburanti più ecologici. È quanto si può fare approfittando dell’ecobonus riconosciuto a chi decide di passare al gas, scegliendo tra il GPL o il metano. Di qui a fine anno sono infatti disponibili contributi per l’acquisto e l’installazione, sulle auto con classe […] LEGGI TUTTO

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    Kamala Harris, da procuratrice indagava gli inquinatori. Che farà per l’ambiente se sarà presidente?

    Nel caso approdasse alla Casa Bianca, quanto sarà green la presidenza di Kamala Harris, ora in corsa per la nomination democratica? La risposta dipende, naturalmente, dal termine di paragone che si sceglie. Se si fa il confronto con Donald Trump, che durante i suoi 4 anni di Amministrazione condusse gli Usa fuori dall’Accordo di Parigi e che ora lascia intendere di voler addirittura smantellare la National Oceanic and Atmospheric Administration, descrivendola come “uno dei principali motori del degli allarmi sui cambiamenti climatici”, beh l’attuale vicepresidente rischia di apparire un sorta di Greta Thunberg con qualche anno in più.

    Editoriale

    Cop28, il petrolio ha gli anni contati

    di Riccardo Luna

    13 Dicembre 2023

    Tuttavia, il vero modello con cui misurarsi è proprio l’Amministrazione Biden, di cui Kamal Harris è la numero due, da molti osservatori definita la miglior “presidenza climatica” che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. E in effetti, l’anziano presidente, che ora ha rinunciato a ricandidarsi, può vantare una serie di misure volte a ridurre le emissioni di gas serra, a cominciare dall’Inflaction Reduction Act, la più grande legge di spesa per il clima nella storia degli Usa, il cui obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030 del 42% rispetto ai livelli del 2005. Harris, in questi quattro anni da vice, ha naturalmente promosso e difeso le politiche green di Biden. E’ stata lei, per esempio, nel dicembre scorso a rappresentare al massimo livello gli Stati Uniti nella Cop28 di Dubai, quella che, grazie alla triangolazione Usa-Cina-Arabia Saudita, ha portato allo storico, quanto precario, accordo sulla transition away dai combustibili fossili.

    Crisi climatica

    Con Trump (e Vance il negazionista) a rischio le politiche ambientali degli Usa

    di Luca Fraioli

    17 Luglio 2024

    Alla Cop28 Harris ha annunciato l’impegno degli Stati Uniti a raddoppiare l’efficienza energetica e triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030. E un piano da 3 miliardi di dollari per il Fondo verde per il clima che aiuti le nazioni in via di sviluppo ad adattarsi alle sfide climatiche. In qualità di vicepresidente, Harris ha anche sostenuto lo stanziamento di 20 miliardi di dollari per il fondo per la riduzione dei gas serra dell’Environmental Protection Agency, volto ad aiutare le comunità svantaggiate che affrontano gli impatti climatici. Ma se finora ha promosso le politiche climatiche del presidente Biden, adesso che corre da sola, Kamal Harris dovrà definire una sua propria strategia green, da contrapporre a quella devastante del ticket Trump-Vance.

    E allora, per decifrare la reale sensibilità ambientale della vicepresidente, i media statunitensi sono andati a recuperare quanto detto e fatto da Harris nei suoi incarichi precedenti. Come candidata alle Presidenziali, nel 2019, Harris propose un piano climatico da 10mila miliardi di dollari per raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2045, inclusa l’elettricità al 100% a zero emissioni di carbonio entro il 2030. Secondo il piano, il 50% dei nuovi veicoli venduti avrebbe dovuto essere a zero emissioni entro il 2030, e il 100% delle automobili entro il 2035. Una proposta che, come quelle di molti altri candidati, non era altro che una lista dei desideri. D’altra parte, come senatrice della California, Harris era stata uno dei primi co-sponsor del Green New Deal, progetto per la transizione degli Usa verso un’energia pulita al 100% entro un decennio, avanzato per la prima volta dalla deputata dem Alexandria Ocasio-Cortez e dal senatore Edward Markey nel febbraio 2019.

    Qualcosa di più concreto lo si ritrova nel suo curriculum precedente, come procuratore distrettuale di San Francisco, dal 2004 al 2011, e poi come procuratore generale della Stato, dal 2011 al 2017. Da procuratore distrettuale di San Francisco, Harris creò quella che lei stessa definì la “prima unità di giustizia ambientale della nazione”, un team per perseguire i crimini ambientali che colpiscono i più poveri e che ha indagato diverse società della metropoli californiana per violazione delle leggi sui rifiuti pericolosi. I suoi avversari le rinfacciano però che l’unità avrebbe intentato solo una manciata di cause legali, e nessuna di queste era contro i principali inquinatori industriali della città. In qualità di procuratore generale, Harris ha ottenuto un risarcimento di 86 milioni di dollari da Volkswagen per aver equipaggiato i suoi veicoli con un software che “truccava” i dati sulle emissioni effettive. E ha indagato su ExxonMobil, accusando il colosso petrolifero di aver ingannato l’opinione pubblica e gli azionisti sui rischi del cambiamento climatico. Ha anche intentato una causa civile contro le compagnie Phillips 66 e ConocoPhillips per violazioni ambientali nelle stazioni di servizio, che alla fine si è conclusa con un risarcimento di 11,5 milioni di dollari. E ha condotto un’indagine penale su una compagnia petrolifera per una fuoriuscita di petrolio nel 2015 a Santa Barbara: la società è stata giudicata colpevole e condannata per nove accuse penali. Abbastanza per farne una leader capace di guidare gli Stati Uniti e il mondo nella lotta al riscaldamento globale? Forse no. Ma l’alternativa è un presidente finanziato dall’industria più ricca della storia, quella del gas e del petrolio. LEGGI TUTTO

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    La IA di Google per previsioni meteo e clima più efficienti

    Previsioni meteo e climatiche come quelle dei modelli più precisi ma usando meno energia: è il traguardo raggiunto per la prima volta da NeuralGcm, il nuovo sistema di Intelligenza Artificiale sviluppato sotto la guida di Stephan Hoyer, di Google Research, e descritto sulla rivista Nature. Siamo abituati a ritenere che gli algoritmi di IA siano […] LEGGI TUTTO