21 Luglio 2024

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    Ricatturare l’anidride carbonica e raffreddare i data center, l’idea di una startup di Google

    Tre obiettivi, ambiziosi e importanti: catturare e immagazzinare l’anidride carbonica dall’atmosfera, riciclare il calore generato dai data center e generare acqua per raffreddare i data center stessi. È quanto sta cercando di fare 280 Earth, startup cresciuta nella pancia di Google X Lab, la moonshot factory di Alphabet, e che ha recentemente firmato un accordo da 40 milioni di dollari con la stessa Alphabet e con altri giganti tech tra cui Meta e Shopify, per completare lo sviluppo e l’implementazione della tecnologia.

    “Quando abbiamo incubato 280 Earth”, ha dichiarato a The Verge Astro Teller, amministratore delegato di X, “avevamo l’obiettivo di trovare un modo radicalmente efficace, sostenibile e scalabile per rimuovere miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera. E oggi siamo entusiasti dell’accordo appena siglato”. L’idea non è nuova: da diversi decenni, infatti, molte aziende hanno sviluppato soluzioni tecnologiche per realizzare la cosiddetta carbon capture, ossia il “sequestro” degli ossidi di carbonio dai flussi di emissioni prima del loro rilascio in atmosfera, e il loro eventuale stoccaggio geologico (nel qual caso si parla di carbon capture and sequestration) o il loro utilizzo in applicazioni commerciali o chimiche approvate (nel qual caso si parla di carbon capture and utilisation).

    L’approccio di 280 Earth fa parte del filone della cosiddetta “cattura diretta dall’aria” (direct air capture, o Dac), in cui l’aria viene “risucchiata” e fatta passare attraverso grandi moduli assorbenti che, una volta riscaldati, ne trattengono gli ossidi di carbonio. La differenza rispetto ai concorrenti, dicono i suoi ideatori, sta nel fatto che i moduli di 280 Earth possono lavorare sfruttando il calore di scarto dei data center, il che, oltre a rendere l’intero processo più efficiente, riduce l’energia necessaria a raffreddare i data center stessi. Inoltre, le altre tecnologie di tipo Dac funzionano per grandi “blocchi”, i cui filtri vengono riscaldati solo quando tutti i moduli sono completamente saturi di anidride carbonica; 280 Earth, invece, non lavora a blocchi, ma spostando continuamente il materiale assorbente da un modulo all’altro per risparmiare l’energia del riscaldamento e del raffreddamento di ogni modulo. La differenza, come ha spiegato John Pimentel, amministratore delegato dell’azienda, è simile a quella che c’è tra un forno domestico e uno professionale: nel forno domestico si perde calore ed energia ogni volta che lo si accende e lo si spegne e ogni volta che si apre lo sportello; il forno professionale, invece, trattiene meglio il calore e viene tenuto costantemente alla stessa temperatura.

    Di più: la tecnologia di 280 Earth è anche in grado di “estrarre” vapore acqueo che poi può essere lasciato raffreddare e trasformato in acqua liquida, per una quantità compresa tra due e quattro tonnellate di acqua per ogni tonnellata di anidride carbonica ricatturata. Il che, ancora una volta, si sposta particolarmente bene con le esigenze dei data center, i cui sistemi di raffreddamento necessitano proprio di un flusso continuo di acqua per funzionare. Al momento la tecnologia è in fase di test: 280 Earth ha appena terminato la costruzione di un impianto pilota in Oregon, che auspicabilmente catturerà oltre 61mila tonnellate di anidride carbonica entro il 2030, spedendole poi in appositi pozzi di stoccaggio geologico. Tutto molto interessante, anche se al momento si sta parlando di briciole o poco più: nel 2023, tanto per farsi un’idea delle cifre in ballo, Google ha immesso in atmosfera oltre 14 miliardi di tonnellate di anidride carbonica – ragione per cui è bene sottolineare che, ancor prima di pensare a come ricatturare il gas, bisognerebbe continuare a cercare di produrne ed emetterne sempre meno. Pimentel sostiene che le tecnologie di carbon capture potrebbero aiutare le aziende a guadagnare tempo nella transizione verso un’energia più pulita: “Per quanto possiamo essere convinti che la transizione dai combustibili fossili sarà rapida, in realtà ci vorranno diversi decenni”, conclude. “E nel frattempo continuiamo a pompare anidride carbonica in atmosfera, esacerbando i problemi che già abbiamo. Quindi credo che vada perseguito ogni approccio disponibile”. LEGGI TUTTO

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    Riscaldamento globale, a rischio la potabilità dell’acqua per milioni di persone

    Il cambiamento climatico sta causando un progressivo aumento delle temperature atmosferiche e anche di quelle di mari e oceani. Ma che cosa sappiamo del riscaldamento del suolo e di ciò che è nascosto sotto la sua superficie, come le falde acquifere? Queste ultime sono una risorsa indispensabile per la vita sulla Terra, dato che contengono […] LEGGI TUTTO

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    Papavero: cura e come coltivarlo

    Il papavero o papaver descrive nel suo stesso nome la forma delle capsule dei semi: infatti, deriva dalla parola “pap” che vuol dire gonfiare. È una pianta che troviamo spontaneamente nei prati in Italia, ma esistono veramente tante varietà di questa pianta che si possono sistemare nei giardini o nei balconi. Si tratta di una pianta particolarmente robusta che resiste anche in condizioni di assenza d’acqua e, di conseguenza, si adatta alla perfezione anche alla coltivazione in balcone. Per poter ottenere degli splendidi papaveri nel proprio spazio verde è necessario piantarli durante l’autunno. In questo modo, con il sopraggiungere della primavera si può assistere alla rigorosa fioritura che si prolunga per diversi mesi.

    La cura del papavero prevede un terreno privo di ristagni idrici, giacché si rischia di far marcire la pianta. Non bisogna dimenticare, invece, che nei periodi più caldi le piante in vaso devono essere annaffiate ogni 4-5 giorni a differenza di quelle in terra che possono essere annaffiate 1 volta a settimana. Per quanto riguarda l’esposizione, invece, quella migliore per il papavero prevede almeno 5 ore circa di luce, senza mai esagerare. Si possono coltivare all’aperto da giugno fino a settembre, poiché fioriscono durante la bella stagione. Il terreno deve essere nutrito se si sceglie di collocarli in giardino, mentre in vaso è fondamentale utilizzare argilla espansa per ottimizzare il drenaggio e con terriccio destinato alle piante da fiore.

    Varianti e caratteristiche
    Il papavero appartiene alla famiglia delle papaveraceae o papaveracee, che si rifanno all’ordine dei ranunculales. In tal caso, sono presenti addirittura 775 specie che, a loro volta, sono suddivise in 42 generi. In commercio è possibile trovare comunemente circa 20 varianti di papavero.
    Ecco alcune delle varietà che si possono scegliere da coltivare in giardino oppure in vaso:

    Papaver rhoeas: detti anche rosolacci, rosoline o papaveri comuni;
    Papaver orientale: ha steli lunghi che possono arrivare a 15 centimetri di diametro;
    Papaver rhaeticum: detto papavero alpino, ha fiori gialli e si trovano tra le rocce ad alta quota, sopra i 2000 metri;
    Papaver nudicaule: detto papavero d’Islanda, è originario del nord Europa ed è profumatissimo, con fiori di diversi colori e sfumature;
    Papaver somniferum: conosciuto come papavero da oppio, di cui la coltivazione in Italia è proibita per l’estrazione degli alcaloidi. Si può coltivare esclusivamente come pianta ornamentale;

    Quando si decide quale papavero acquistare per il giardino è necessario ricordare che vi sono esemplari annuali, biennali e perenni.
    Le foglie
    Ritornando al classico papavero, spesso si sente parlare di questa pianta anche per le sue foglie. Infatti, queste possono essere sfruttate per la preparazione di piatti. In pratica, le foglie più tenere ovvero quelle giovani si possono utilizzare per fare zuppe, ripieni di pasta, ma anche risotti e minestre. Dal punto di vista estetico, le foglie del papavero si presentano pennate e sparse lungo tutto il fusto della pianta.

    Coltivazione in giardino
    La semina avviene direttamente nel terreno in primavera o in autunno, premendoli leggermente senza coprirli, poiché hanno bisogno di luce per germinare. Durante la germinazione va mantenuto il suolo umido e una volta stabilite, le piante tollerano bene la siccità. Non è necessario concimare, anzi, un terreno troppo ricco favorisce la crescita delle foglie a scapito dei fiori. I papaveri non amano il trapianto, quindi è importante scegliere con cura la posizione. Dopo la fioritura, si lasciano seccare le capsule per raccogliere i semi o si lasciano per permette l’auto-semina.
    Coltivazione in vaso
    Per la coltivazione in vaso, si scelgono contenitori profondi almeno 30 cm, con fori di drenaggio, per ospitare l’apparato radicale dei papaveri. Si usa un terriccio universale di qualità, mescolato con sabbia o perlite per migliorare il drenaggio. I papaveri vanno seminati direttamente nel vaso in primavera o in autunno, premendo leggermente i semi sulla superficie senza coprirli. Il substrato va mantenuto umido fino alla germinazione. I vasi si posizionano in pieno sole, proteggendoli dal vento forte.
    Come, quando e quanto annaffiare
    I papaveri richiedono annaffiature regolari durante la germinazione e l’insediamento iniziale, mantenendo il terreno costantemente umido ma senza ristagno. Come detto in precedenza, una volta stabilite, le piante diventano sorprendentemente tolleranti alla siccità, necessitando di acqua solo durante periodi particolarmente caldi o secchi. In giardino, un’irrigazione profonda settimanale è sufficiente, a meno che non ci siano precipitazioni. Nei vasi, che tendono a seccarsi più rapidamente, si consiglia di annaffiare quando il primo centimetro di terreno risulta asciutto. Evitare anche qui i ristagni d’acqua, che possono causare marciume radicale.
    Malattie e gli insetti
    Anche il papavero può trovarsi ad affrontare attacchi da parte di diversi parassiti o malattie gravi che lo portano addirittura alla morte, proprio come nel caso del marciume dell’apparato radicale. Tra i parassiti da segnalare che attaccano questa pianta vi sono gli afidi, ma anche le lumache e le chiocciole che se ne nutrono voracemente. Da segnalare tra le malattie da fungo più comuni vi è l’ovidio che fa comparire sulla pianta una sostanza bianca-grigia polverosa. Questo vi è molto caldo ed umidità, questa malattia si diffonde con estrema velocità. LEGGI TUTTO

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    L’innovazione forestale per salvaguardare il pianeta

    La comunità globale si trova ad affrontare un bivio: da un lato, la crisi climatica con i suoi eventi meteorologici estremi sempre più frequenti; dall’altro, un’ondata di tecnologie innovative che offrono speranza per un futuro sostenibile. Grazie alle scoperte scientifiche, è possibile ricavare dai materiali presenti negli alberi quasi tutto ciò che si ottiene dal […] LEGGI TUTTO

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    Pubblicità a impatto zero

    Tecnologie e soluzioni
    La tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale, gioca un ruolo cruciale nel migliorare l’efficienza delle campagne pubblicitarie. L’AI può essere utilizzata per ottimizzarle in tempo reale, analizzando grandi quantità di dati per migliorare l’efficienza del targeting e ridurre il consumo di risorse. Può aiutare a identificare i momenti migliori per mostrare gli annunci e i contenuti più efficaci per diversi segmenti di pubblico. Le tecniche di machine learning, inoltre, possono migliorare la personalizzazione degli annunci, aumentandone l’efficacia e riducendo la necessità di ripetere le visualizzazioni per ottenere risultati. Questo comporta una riduzione del numero complessivo di impression necessarie e, quindi, un minore consumo energetico.“Teads utilizza già tecnologie in grado di misurare la carbon footprint delle campagne pubblicitarie dei suoi clienti – aggiunge Caiazzo -, proponendo soluzioni di ottimizzazione in grado di
    abbatterne l’impatto sull’ambiente. Considerare questi aspetti, per un’azienda, significa aggiungere un ulteriore livello al proprio impegno in favore dell’ambiente, spesso nascosto, ma molto importante”. Teads Ad Manager è una piattaforma proprietaria che permette agli advertiser di acquistare e gestire le campagne. “Scope3 – conclude – è integrato nella piattaforma e ci permette di misurare l’impatto ambientale delle nostre campagne pubblicitarie e trovare delle soluzioni per ridurre questo impatto”.Il settore del digital advertising è in grande espansione e oggi ha la responsabilità di adottare, in parallelo a questa crescita, delle soluzioni per ridurre il proprio impatto ambientale. “La nostra industry è in grado di compiere delle scelte sostenibili in merito a come vengono promossi e comunicati i prodotti e mettere in campo delle azioni che al termine della campagna pubblicitaria ne ridurranno l’impatto. Teads si sta impegnando ormai da anni in questa direzione”, conclude Dario Caiazzo, MD di Teads Italia. LEGGI TUTTO