8 Luglio 2024

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consigliato per te

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    Il kit tech anti idrocarburi entra in azione nell’Area Marina Protetta Isole Egadi

    Un litro di idrocarburi finito in mare inquina un milione di litri d’acqua. Ecco perché non si possono sottovalutare nemmeno i minimi sversamenti, come quello per esempio delle pulizie delle acque di sentina delle barche, da pesca o da diporto. Parte da questo dato il nuovo progetto (è il sesto) con cui Rio Mare, uno dei marchi di punta della Bolton, multinazionale italiana da 3,2 miliardi di euro di fatturato 2022 (1,3 miliardi la divisione food), festeggia il decennale dalla sua collaborazione con l’Area Marina Protetta Isole Egadi, che con i suoi 53.992 ettari e 74 km di costa tutelati è la più grande del Mediterraneo.  LEGGI TUTTO

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    A scuola di sostenibilità gli studenti progettano le città verdi

    Dalla Pianura Padana alla Terra dei Fuochi, da Reggio Emilia a Genova e a Bari: piazze, strade, edifici scolastici sono stati riprogettati al termine di un percorso didattico innovativo pensato per studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo grado, che ha messo al centro la sostenibilità.

    Le competenze sono state acquisite grazie a School of Sustainability, l’iniziativa promossa da Bolton Hope Foundation e Future Education Modena: il progetto, conclusosi in questi giorni, ha dato alla nuova generazione di studentesse e studenti gli strumenti e le competenze per generare cambiamento, accrescendo le capacità STEM e intervenendo proattivamente sull’ecoansia attraverso la risposta a “challenge”, cioè la capacità di individuare i problemi ambientali intorno a sé e di trovare le soluzioni. In tutta Italia, sono 70 le classi che partecipano al progetto e 181 gli insegnanti coinvolti, per un totale di 60 workshop in presenza.

    I progetti

    Bergamo è nel cuore della Pianura Padana: le analisi dei dati della qualità dell’aria certificano, anno dopo anno, la grave situazione di tutta l’area. Gli studenti della scuola di Calvenzano, in provincia di Bergamo, adesso sanno riconoscere cosa può nascondere un cielo blu. Soprattutto, analizzando tutte le fonti di emissioni, hanno un’idea precisa di quali interventi servirebbero per migliorare la qualità dell’aria che respirano.

    Gli alunni di due classi terze delle secondarie di Valenzano, in provincia di Bari, hanno analizzato lo stato di “salute energetica” dell’edificio scolastico dove studiano. Hanno imparato cosa significa dispersione e spreco energetici, hanno scelto di rimboccarsi le maniche proponendo soluzioni pratiche come: i pannelli solari, il cappotto termico, un gazebo fotovoltaico, le valvole termoregolatrici dei termosifoni, i lampioni da esterno a energia solare. Hanno calcolato precisamente la dispersione termica ed energetica e il loro progetto, realizzato con l’aiuto di tecnici esperti, potrà essere presentato all’amministrazione. Agendo, con precisione e coscienza, i giovani studenti si fanno artefici del proprio destino e attori del cambiamento della società. Un passo alla volta. 

    A Solesino, in provincia di Padova, i giovani hanno realizzato un plastico della loro scuola, per studiarne la dispersione energetica. La loro proposta: parte dell’energia prodotta e non consumata potrebbe essere usata per illuminare la palestra di sera. Le studentesse e gli studenti desiderano una pensilina fotovoltaica e stalli per le bici, così da incentivare la mobilità sostenibile. Hanno poi fatto un passo in più: non soltanto chiedere un incontro agli amministratori, ben consapevoli che servono fondi per realizzare il progetto, ma si sono domandati che cosa avrebbero potuto fare loro. La loro risposta: la redazione di un testo dove hanno stilato una serie di comportamenti virtuosi da perseguire. LEGGI TUTTO

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    Correnti oceaniche più lente bloccano la cattura di CO2

    Il rallentamento delle correnti oceaniche potrebbe far aumentare la CO2 presente nell’atmosfera: alcune invisibili e complesse dinamiche che legano oceani e atmosfera potrebbero avere grandi impatti, finora sottostimati, sul futuro del clima. A dirlo è lo studio pubblicato su Nature Communications da Jonathan Lauderdale, dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts. Atmosfera e oceani sono due sistemi […] LEGGI TUTTO

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    “Schiuma maleodorante e sostanze oleose, la Costa d’Argento troppo inquinata per fare il bagno”

    “Non ne possiamo più, siamo stanchi di non poter nemmeno più fare il bagno. Quello che vogliamo sono risposte, capire cosa causa quell’inquinamento che deturpa una delle più belle aree della Toscana”. Infuriati e stanchi, il 2 luglio i villeggianti hanno alzato in cielo un drone: gli occhi dal cielo hanno dato l’ennesima conferma, una lunga striscia di inquinanti nello splendido tratto di mare della Costa d’Argento, soprattutto tra le spiagge di Feniglia e Tagliata.Poco prima gli stessi cittadini hanno raccolto grazie all’Associazione difesa di Ansedonia (Ada) oltre 360 firme avanzando un esposto alla procura di Grosseto, alla Regione, al sindaco di Orbetello, l’Arpat e i carabinieri: lo scopo è chiedere controlli e indagini sul perché di quella maleodorante schiuma bianca oleosa (e non solo) che continua “ogni mattina” a interessare determinate spiagge dell’Argentario intorno ad Ansedonia e poi,  per via delle correnti, a espandersi talvolta sempre di più spingendosi anche verso Capalbio e zone limitrofe.  LEGGI TUTTO

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    Giornata internazionale del Mediterraneo, il WWF: l’87% del Mare Nostrum è inquinato

    Celebrare il Mar Mediterraneo nella Giornata internazionale a lui dedicata, oggi 8 luglio, vuol dire anche approfittare di una ricorrenza come questa per prendere coscienza delle minacce a cui il Mare Nostrum è sottoposto in maniera sempre più forte, e noi con lui. Come annuncia oggi il WWF, ben l’87% del Mar Mediterraneo ha problemi di inquinamento, soprattutto legati a metalli tossici, sostanze chimiche industriali e rifiuti di plastica. A causa dell’inquinamento non solo del mare ma anche delle acque dolci, dell’aria e del suolo, la salute degli esseri umani è messa sempre più a rischio: negli ultimi due decenni i decessi causati dalle moderne forme di inquinamento (atmosferico e da sostanze chimiche tossiche) sono aumentati del 66%, fino a raggiungere i 9 milioni di morti l’anno, il che rende l’inquinamento il principale fattore di rischio ambientale per malattie e morti premature a livello mondiale. 

    Dal nuovo sondaggio dell’Ue sul tema inquinamento, ambiente e salute pubblicato nei giorni scorsi, emerge che più di tre quarti degli europei (78%) pensa che le questioni ambientali abbiano un effetto diretto sulla loro vita quotidiana e sulla loro salute (il 55% degli italiani), mentre circa quattro intervistati su cinque (84%) concordano sul fatto che la legislazione ambientale dell’UE sia necessaria per proteggere l’ambiente nel loro Paese.

    Con il nuovo report “Non c’è salute in un ambiente malato” pubblicato oggi, il WWF vuole far riflettere e rafforzare la nostra consapevolezza sull’impatto dell’inquinamento sulle nostre vite, ma anche su quanto possiamo e dobbiamo fare tutti per ridurre la dispersione nell’ambiente di sostanze nocive spesso invisibili, ma che restano nell’ambiente e nel nostro organismo per moltissimo tempo, in grado di percorrere lunghe distanze nell’ambiente e nella catena alimentare senza subire alcuna degradazione, con sempre più evidenti rischi per la salute umana. Inaugura così, con una prima parte dedicata all’acqua, una piccola collana dedicata agli inquinanti prioritari presenti sul Pianeta e alle azioni che noi tutti possiamo mettere in atto per migliorare la nostra qualità di vita, nell’ambito della campagna “Our Future”.

    Ambiente

    Plastisfera, la nuova minaccia per fiumi e laghi provocata dall’inquinamento delle plastiche

    di Paolo Travisi

    29 Giugno 2024

    L’inquinamento chimico delle acque è tra le principali minacce per la salute dell’ambiente e delle persone e una delle sfide ecologiche più gravi e urgenti che siamo chiamati ad affrontare. Mari, fiumi laghi, zone umide e falde acquifere sono pesantemente colpiti soprattutto dall’inquinamento da pesticidi e nutrienti provenienti dall’agricoltura, metalli pesanti, agenti patogeni e residui chimici provenienti da fanghi e acque reflue non trattate sia industriali sia urbane (es. sostanze fluorurate e bromurate come PFAS e PBDE, detergenti contenenti fosfati, disinfettanti/antimicrobici, tensioattivi, plastica, farmaci). L’acqua è la principale “autostrada” e destinazione finale dei nostri rifiuti e degli inquinanti chimici, che trasporta in tutto il mondo. Fino a 400 milioni di tonnellate di sostanze chimiche provenienti da impianti industriali vengono scaricate ogni anno nelle acque del mondo. Si stima che un terzo della perdita di biodiversità globale sia conseguenza del degrado degli ecosistemi d’acqua dolce, dovuto principalmente all’inquinamento delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici. L’inquinamento idrico è anche responsabile di circa 1,4 milioni di morti premature al mondo ogni anno.

    Come segnala il WWF nel suo report, in Europa, meno della metà (44%) dei corpi idrici superficiali è in buono o ottimo stato ecologico, anche dal punto di vista chimico. In Italia il 13% dei fiumi e l’11% dei laghi non raggiungono il buono stato, ma il 9% e il 20% rispettivamente non sono ancora classificati. Per quanto riguarda i mari d’Europa, tra il 75 e il 96% delle aree valutate presenta un problema di contaminazione. In Italia, per molte sostanze chimiche ancora non ci sono dati di monitoraggio sufficienti per valutare lo stato delle acque marine ma i dati disponibili indicano un diffuso e complessivo cattivo stato dei mari.

    Inquinamento primo nemico della salute: sette milioni di morti premature

    di redazione Salute

    04 Giugno 2024

    La plastica è una delle contaminazioni chimiche più pervasive e persistenti che il Pianeta abbia mai dovuto affrontare nonché uno dei contaminanti più diffusi a livello globale a cui siamo esposti quotidianamente, non solo attraverso l’acqua, ma anche attraverso l’aria e il cibo. Il Mediterraneo è il mare con un triste primato, la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità marine: 1,9 milioni di frammenti per metro quadro, superando così il limite massimo tollerabile di presenza di microplastiche, oltre il quale non c’è più sicurezza di mantenere le condizioni favorevoli alla vita e al benessere umano.

    Le materie plastiche (che costituiscono il 75% dei rifiuti marini) trasportano sostanze chimiche: è stato calcolato che, insieme ai rifiuti di plastica, in un solo anno siano entrate negli oceani 190 tonnellate di 20 diversi additivi chimici. Fino a 16mila diverse sostanze chimiche sono state ritrovate nelle plastiche tra coloranti, ritardanti di fiamma, stabilizzanti, lubrificanti, plastificanti e altre sostanze, molte delle quali hanno funzioni, strutture e tossicità poco conosciute. Di queste solo su 7.000 abbiamo dati certi di pericolosità, mentre il 66% delle sostanze è senza informazioni. La ricerca, infatti, evidenzia gli effetti gravi che l’inquinamento chimico da microplastiche sta causando ad intere popolazioni di specie selvatiche, habitat ed ecosistemi acquatici (ma anche terrestri). Aumentano anche le prove scientifiche degli effetti sulla salute umana: infiammazioni, alterazioni cellulari e genotossicità che possono portare conseguenze gravi, tra cui cancro, problemi riproduttivi, di sviluppo, respiratori e digestivi, obesità, diabete. Un recente studio italiano dimostra per la prima volta una correlazione tra la presenza di microplastiche nelle placche aterosclerotiche, i depositi di grasso nelle arterie, e un maggior rischio di infarto e ictus. Inoltre, è stato scoperto che le microplastiche contribuiscono anche alla crescita della resistenza agli antibiotici, problematica gravissima a livello mondiale.

    Ambiente

    La denuncia di Greenpeace: “Acqua contaminata da PFAS nei fiumi toscani”

    di redazione Green&Blue

    19 Marzo 2024

    Particolarmente preoccupanti sono i PFAS, perché molto tossici e persistenti ma utilizzati in moltissimi prodotti di plastica di uso comune: dai contenitori per alimenti, ai vestiti. Sono definiti “contaminanti eterni” perché non si degradano mai e si accumulano nell’ambiente e negli organismi, con gravi effetti sulla salute. I mari europei sono contaminati da sostanze per- e polifluorurate (PFAS) sia di vecchia data che di uso corrente. Le concentrazioni di PFOS negli organismi marini sono state riscontrate a livelli fino a 100 volte superiori allo standard di qualità ambientale dell’UE. Il 72% degli italiani non ha mai sentito il termine PFAS (in Europa il 71% dei cittadini), eppure il Nord Italia, in particolare Veneto, Lombardia e Piemonte, è tra i siti europei più inquinati da queste sostanze.

    Obiettivo: ingaggiare tutti gli attori per ridurre l’inquinamento delle acque “Per ridurre l’inquinamento servono un’azione e un cambiamento collettivi poiché questoè il risultato di molteplici attività che si svolgono nella maggior parte dei settori sociali ed economici, ed è regolamentato da autorità internazionali, nazionali, regionali e locali – afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia -. Serve maggiore trasparenza sulle sostanze chimiche presenti nei prodotti, sia lavorando sull’etichettatura, sia sulla sensibilizzazione dei consumatori, riducendo l’utilizzo di sostanze dannose per la salute e per l’ambiente”.

    Lo studio

    Bollire l’acqua non basta: i PFAS passano a ortaggi e pasta lessati

    di Giacomo Talignani

    08 Novembre 2023

    I cittadini sono anche preoccupati per i costi dell’inquinamento: il 92% degli europei afferma che le aziende dovrebbero pagare i costi di disinquinamento, mentre il 74% concorda sul fatto che le autorità pubbliche dovrebbero pagare i costi. Per far fronte a costi e rischi per la salute è necessario ingaggiare tutti gli attori della società: istituzioni, ricerca, aziende e cittadini. Politiche volte alla riduzione delle sostanze chimiche dannose e alla loro gestione più sicura sono necessarie a livello globale e nazionale. La ricerca di sostanze più sostenibili e i biomonitoraggi sugli effetti e i rischi per le specie e gli esseri umani, sono fondamentali. Industrie più responsabili verso l’uso e lo smaltimento delle sostanze chimiche, basate su flussi circolari di materiali e l’applicazione diffusa del principio di precauzione hanno un ruolo cruciale. 

    “L’obiettivo comune è porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040 e per raggiungerlo i Paesi di tutto il mondo devono adottare un Trattato globale sulla plastica, in accordo con il mandato stabilito nella risoluzione del marzo 2022 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA) – conclude Eva Alessi -. Ognuno di noi deve e può adottare comportamenti più sicuri per la collettività e per il nostro benessere attraverso i prodotti che acquistiamo e il modo in cui li (ri)usiamo, ricicliamo o scartiamo. Spesso, sono le piccole cose a fare una grande differenza”. LEGGI TUTTO

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    Tubi e specchi per avere luce naturale in casa, senza corrente elettrica

    Avere la luce in casa senza elettricità è questo l’obiettivo di Solight, startup israeliana che utilizza la luce solare. La startup ha sviluppato un innovativo sistema di illuminazione solare statica. Il sistema consente una raccolta efficiente e costante della luce del sole dalle 8:00 alle 16:00, incanalando così la luce naturale negli spazi interni desiderati. Questa innovazione riduce drasticamente il consumo di energia elettrica per l’illuminazione interna durante il giorno. Per di più l’esposizione quotidiana alla luce solare aiuta il corpo a regolare la produzione di cortisolo e melatonina, consentendo un miglioramento del ritmo circadiano, fornendo una migliore concentrazione e migliorando persino la salute degli occhi.

    L’azienda è stata fondata nel 2012 dai fratelli Ofer e Dror Becker, che raccontano di aver capito “che il risparmio energetico è solo la punta dell’iceberg. In termini monetari, tutti gli esperti concordano sul fatto che i benefici per il benessere sono probabilmente circa 50 volte più preziosi del risparmio energetico”. Il dispositivo Solight è composto da specchi che vengono installati sui soffitti e incanalano la luce solare nelle abitazioni. La luce canalizzata (tra le 8 del mattino e le 4 del pomeriggio) passa attraverso filtri che eliminano tutte le radiazioni UV, prevenendo gli effetti negativi sulla salute derivanti dall’esposizione al sole, e filtrano anche il calore, rendendo il sistema più sicuro e confortevole.

     

    Il risparmio energetico solo la punta dell’iceberg

    Nella società moderna viviamo nel paradosso dell’illuminazione, all’aperto disponiamo di luce solare sana e gratuita, eppure trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate sotto un’illuminazione artificiale malsana, intermittente e costosa. È infatti risaputo che la luce artificiale influisce sui ritmi circadiani naturali del nostro corpo causando in alcuni casi: depressione, affaticamento, insonnia, obesità e difficoltà di apprendimento. Il sistema di illuminazione solare statica sviluppato da Solight corregge queste criticità, infatti consente una raccolta efficiente e costante della luce solare dalle 8:00 alle 16:00, incanalando così la luce naturale negli spazi interni desiderati, abbattendo notevolmente il consumo di energia elettrica per l’illuminazione interna durante il giorno, e migliorando la salute delle persone all’interno.

    Fondata nel 2012, Solight ad oggi vende i suoi prodotti a istituti scolastici, hotel, edifici per uffici, ospedali e case private. Nel dettaglio il sistema prevede un’unità per la raccolta della luce naturale, posizionata sul tetto dell’edificio o in prossimità di una parete esposta a sud. La luce si muove attraverso tubi e raggiunge le aree all’interno dell’edificio prive di illuminazione, pensiamo ad un seminterrato. A differenza delle normali finestre, il sistema non consente al calore di entrare nell’edificio e non lascia passare la luce ultravioletta, quindi non c’è alcun rischio di raggi UV per chi vi lavora o vi abita all’interno. Il tutto attraverso una serie di speciali specchi tecnologici, che garantiscono così tutti i vantaggi della luce naturale a partire dal risparmio di energia, come pure la riduzione delle emissioni di carbonio.

    Come funziona

    La startup Solight vende tre diversi prodotti: Solight Industrial Collector, con un’apertura di 1 metro quadrato capace di fornire un flusso medio di 30.000 lumen. Adatto per le grandi aree, con capacità di illuminare fino a 20 metri di distanza; Solight Versatile Collector, con un’apertura di 1/4 metro quadrato, fornisce un flusso medio di 7.000 lumen. Adatto per ambienti di dimensioni comprese tra i 12 e i 15 metri quadrati, capace di illuminare fino a 5 metri di distanza; Solis Mini DIY, con apertura di 1/16 metro quadrato, con flusso medio di 2.000 lumen adatto per illuminare piccoli spazi da 4-5 metri quadrati (ad esempio uno scantinato).

    Seppure con capacità differenti, tutti questi dispositivi sono in grado di catturare la luce solare dalla 08:00 alle 16:00 per poi convogliarla negli spazi interni. Al fine di evitare possibili effetti dannosi del sole, la luce viene filtrata in modo da eliminare le radiazioni ultraviolette (tra le cause principali del cancro della pelle). Così come non bisogna preoccuparsi del caldo: attraverso gli stessi filtri, infatti, viene anche eliminato il calore. Quella convogliata, quindi, è a tutti gli effetti una luce “fredda”, garantendo così un notevole risparmio sulla climatizzazione estiva. Questo filtro però ha lo svantaggio di eliminare anche il presupposto per la produzione di vitamina D associata alle radiazioni solari, che comporta notevoli benefici alla nostra salute. Per questo motivo i ricercatori del reparto di Ricerca e Sviluppo dell’azienda si stanno concentrando su come fare per lasciare una piccola dose di UVB, mantenendo inalterata l’esposizione utile alla produzione della vitamina D.

    Effetto risparmio e benefici per la salute

    La luce artificiale è nemica non solo della salute, ma anche delle nostre tasche. Come spiegato dai fondatori della startup israeliana, l’effetto risparmio nelle tasche dei consumatori non è da sottovalutare. Tant’è che l’utilizzo di 1.000 prodotti di Solight in altrettante stanze permette di risparmiare l’equivalente di 348 mila lampade Led (con una vita utile stimata in 5 anni). Una previsione che tenendo conto dei costi attuali dell’elettricità, dovrebbe garantire un ritorno dell’investimento nell’arco di un paio di anni. Non solo, ridurre l’utilizzo di luce artificiale all’interno dei luoghi di lavoro o delle abitazioni permetterebbe di evitare tutti gli effetti considerati dannosi di una tale illuminazione. Questa, infatti, altera i ritmi circadiani del nostro corpo, con il rischio di provocare dei danni alla salute.

    La luce solare, infatti, viene percepita direttamente dai recettori della retina che, attraverso il nervo ottico, inviano messaggi alla ghiandola pineale, responsabili della produzione di melatonina, l’ormone che favorisce la qualità del riposo. Non solo, la luce naturale favorisce anche un buon funzionamento sul piano psichico e cognitivo delle persone, stimolando il rilascio della serotonina, il neurotrasmettitore implicato nel tono dell’umore e nella concentrazione. LEGGI TUTTO

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    A giugno un caldo record, superato anche il picco dello stesso mese del 2023

    Ancora un record di caldo, ancora un mese in cui la temperatura media è stata superiore all’anno precedente. Anche giugno 2024, infatti, è stato più caldo a livello globale di qualsiasi altro giugno precedente, con una temperatura media dell’aria superficiale Era5 di 16.66°C, 0.67°C al di sopra della media del periodo compreso tra il 1991 […] LEGGI TUTTO

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    Clivia: coltivazione, cura e moltiplicazione

    Questa pianta erbacea, originaria del Sudafrica, deve il suo nome alla duchessa inglese Charlotte Clive, alla quale il botanico John Lindley dedicò questo genere. La clivia si distingue per le sue splendide foglie di color verde brillante, dalla caratteristica forma allungata, che raggiungono il metro di lunghezza. La pianta non è in alcun modo rustica ed è tossica in ognuna delle sue parti.A differenza di tante altre piante appartenenti alla stessa famiglia, quella delle Amarillidacee, la clivia non ha alcun bulbo: la pianta si contraddistingue invece per avere delle radici rizomatose. La propagazione di questa pianta può quindi essere effettuata a partire dalla divisione in cespi, oppure, dalla raccolta, pulizia e messa a dimora dei semi ottenuti dai frutti della pianta. Nel secondo caso, dobbiamo tenere presente che per giungere a maturità con una buona fioritura, la pianta richiede solitamente almeno cinque anni. 

    Colori dei fiori

    La clivia ha fiori dai colori particolarmente intensi, con forma a tubo o a imbuto, con sfumature delle tonalità che passano dal rosso all’arancione o, in alcune varietà, anche di colore giallo e arancione o, ancora, arancione-corallo. Per gli esemplari coltivati in vaso, la fioritura prende il via in primavera e ha un ciclo di vita breve: dopo pochi giorni, i fiori vecchi lasciano spazio a quelli nuovi. Ricordiamoci di asportare le fioriture appassite e di eliminare lo stelo alla conclusione del periodo della fioritura.

    Coltivazione in giardino: come fare e consigli utili

    Possiamo dedicarci alla coltivazione in giardino della clivia solo nelle aree del nostro paese in cui il clima è caldo e con un adeguato livello di umidità. Quando le temperature minime scendono al di sotto dei 13 gradi, infatti, non possiamo fare a meno di ricoverare la pianta in un ambiente interno. La coltivazione in piena terra di questa pianta richiede inoltre la disponibilità di un terreno ricco, ma anche drenante per evitare ristagni idrici a livello delle radici.

    Come coltivare in vaso

    Per la coltivazione in vaso della clivia, dobbiamo ricordarci che la pianta ha delle radici rizomatose particolarmente fitte e grosse. L’apparato radicale dev’essere stressato il meno possibile: ecco perché il rinvaso andrebbe fatto al massimo ogni 2 anni, solo quando le radici hanno esaurito lo spazio per svilupparsi. Il contenitore ideale per un solo cespo di clivia dovrebbe essere grande circa 20 centimetri. Scegliamo un terreno sufficientemente ricco e drenante, aggiungendo un po’ di corteccia e di sabbia, in modo tale da assicurare una buona traspirazione. Per offrire il giusto livello di umidità alla pianta, sistemiamo uno strato di ghiaia nel sottovaso e assicuriamoci di lasciare sempre un dito di acqua: prestiamo però attenzione che non entri mai in contatto col fondo del vaso.

    Come prendersene cura

    Dal punto di vista della potatura, non richiede particolari cure al di fuori della normale rimozione delle foglie rovinate. È per contro molto importante assicurare un costante livello di umidità, ricorrendo anche alla nebulizzazione di acqua sulle foglie. Ricordiamoci di concimare almeno 2 volte al mese la pianta, tra la primavera e l’estate, usando un fertilizzante liquido. La clivia si sviluppa nel migliore dei modi quando trova una temperatura estiva compresa tra i 20 e i 30 gradi e il giusto tasso di umidità e, viceversa, una minima invernale attorno ai 15 gradi.

    Esposizione ideale: dove posizionarla

    Questa pianta erbacea ama in modo particolare la luce, sebbene non gradisca l’irraggiamento solare diretto. Per sapere dove metterla con precisione, dobbiamo osservare l’orientamento delle foglie: se tendono ad allinearsi in verticale, sono alla ricerca di una maggior quantità di luce. La pianta predilige gli ambienti ben ventilati, seppure non debba essere esposta in alcun modo alle correnti d’aria. Con l’arrivo della stagione calda, gli esemplari coltivati in casa possono essere spostati all’aperto, a patto però di trovare loro uno spazio riparato dal soleggiamento diretto.

    Parassiti e malattie

    I sintomi di malessere della clivia sono principalmente riconducibili ad errori nell’esposizione, oppure, nell’irrigazione. Nel primo caso, la luce diretta del sole provoca un cambiamento di colore delle foglie, che tendono a diventare più scure. Nel secondo caso, invece, il fogliame assume una colorazione di tonalità gialla. Questa pianta erbacea può essere colpita da due tipi di cocciniglia: la cotonosa e quella bruna. Nel primo caso, le pagine inferiori delle foglie presentano delle macchie di colore bianco, mentre nel secondo, l’infestazione si manifesta – sempre sul lato inferiore del fogliame – con delle macchie di color marrone. Per eliminare le cocciniglie, usiamo un batuffolo di ovatta con dell’alcol o, nel caso di infestazioni più importanti, possiamo ricorrere ad un prodotto specifico per questo tipo di parassiti. LEGGI TUTTO