2 Luglio 2024

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    Europarlamentari green / 2. Valentina Palmisano (M5S): “In Europa per portare la voce del Sud”

    “Voglio portare in Europa la voce del Sud. Perché è fondamentale che le strategie per la tutela dell’ambiente trovino un equilibrio con il mantenimento e la creazione di posti di lavoro”. Valentina Palmisano, 41 anni, avvocata di Ostuni, è stata la seconda candidata più votata nella circoscrizione Sud alle elezioni europee per il Movimento 5 Stelle: ha ottenuto 43mila preferenze. “Un successo per una che arriva da un piccolo centro della Puglia”, ha detto appena eletta, ma non è alla sua prima esperienza politica. Nel 2018 Valentina Palmisano è entrata in Parlamento ed ora, dopo una parentesi da consigliera comunale nel paese in provincia di Brindisi, è pronta a partire per Bruxelles insieme agli altri 7 eurodeputati eletti tra i Pentastellati. Tra loro, un altro pugliese Mario Furore, di Foggia.

    L’intervista

    Europarlamentari green / 1. Matteo Ricci (Pd), il sindaco a pedali: “Più piste ciclabili e una transizione energetica equa per tutti”

    di Fiammetta Cupellaro

    01 Luglio 2024

    Difficile per un politico che arriva dalla Puglia non toccare i temi di energia e decarbonizzazione, di tutela dell’ambiente e della salute con il lavoro. Ilva a parte, anche a Brindisi anche a c’è una lunga storia in cui tutti questi temi s’intrecciano e che riguarda la vecchia centrale elettrica Federico II di Cerano la seconda più grande d’Italia. Chiuderà nel 2025: una buona notizia per la decarbonizzazione della Puglia, ma una notizia pesante per molti  lavoratori. Ed ora gli occhi sono puntati sul progetto “Puglia Green Hydrogen Valley” finanziato con i fondi europei Ipcei (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo) per far nascere uno dei primi hub per la produzione di idrogeno verde su larga scala in Europa: due impianti sono previsti a Brindisi e Taranto per una capacità di elettrolisi complessiva di 160 Mw. Altri ne sorgeranno in Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovacchia. Una volta in esercizio, si stima che gli impianti della Puglia Green Hydrogen Valley saranno in grado di produrre circa 250 milioni di metri cubi di idrogeno verde all’anno. 

    L’Europa sta tracciando la via per liberarsi dai combustibili fossili? “Il nostro programma è chiaro: proponiamo l’abolizione del meccanismo di sostegno per le fonti fossili e una riforma organica per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Questo percorso potrebbe non essere indolore in particolare per le fasce più deboli della popolazione o per alcune categorie produttive che già faticano ad arrivare alla fine del mese, ecco perché servono più aiuti per loro e investimenti pubblici, non il ritorno dell’austerità”. 

    La Commissione europea indica una riduzione netta delle emissioni di gas serra entro il 2040 del 90% rispetto ai livelli del 1990 e una riduzione del consumo di energia da fonti fossili dell’80% rispetto al 2021. L’Europa ce la farà? “Ce la farà se nei prossimi cinque anni proseguirà con decisione e senza tentennamenti sulla strada della transizione energetica. Purtroppo, negli ultimi mesi abbiamo visto tante sbandate e marce indietro che rischiano di minare il percorso e allontanarci dagli obiettivi. Per raggiungerli dobbiamo investire massicciamente nelle energie rinnovabili, il sole e l’eolico in primis, e chiudere i rubinetti alle fonti fossili che distraggono tantissime risorse. Per esempio, che senso ha investire in un enorme deposito di Gas Naturale Liquefatto a Brindisi se questo non rispetta le normative europee? Annuncio che come primo atto parlamentare presenterò una interrogazione alla Commissione europea chiedendo trasparenza sul procedimento autorizzativo di questo impianto che i cittadini non vogliono. Contrariamente da quanto dice il governo Meloni serve una valutazione di impatto ambientale perché noi non siamo sicuri che venga superata”.  

    Per l’applicazione delle politiche di sostenibilità sono necessarie riforme fiscali e finanziarie. Quali ritiene prioritarie?”Innanzitutto dobbiamo rimediare agli errori del passato. La Commissione ha inserito nella tassonomia europea il nucleare e il gas, questo significa che vengono considerati investimenti sostenibili e fiscalmente vantaggiosi anche quelli negli impianti che usano fonti fossili come il gas. Questo è greenwashing. La finanza può dare un contributo enorme al raggiungimento degli obiettivi ambientali, dobbiamo per esempio prevedere requisiti patrimoniali differenziati su finanziamenti con alto impatto ambientale. Inoltre, se alcune aziende decidono di investire in progetti sostenibili allora le condizioni di accesso al credito devono essere facilitate e più convenienti”. 

    Alcuni Stati membri dell’UE stanno tornando al carbone, altri stanno spingendo sull’energia nucleare. Cosa aspettarci sul tema energetico?”I dati dicono che la strada giusta è quella del rinnovabile. Negli ultimi due mesi in Italia le fonti rinnovabili hanno prodotto più della metà dell’energia elettrica utilizzata. Nel mese di maggio il 52,2%, in aprile il 51,2%. La potenza installata, seppure insufficiente rispetto alla roadmap prevista dal Green Deal, è crescita ma dobbiamo fare di più. Dobbiamo rendere più conveniente investire nelle rinnovabili piuttosto che nel carbone”. 

    Transizione ecologica e giustizia climatica. Che peso avrà il tema della Just Transition nel prossimo mandato europeo? Come difendere il principio “Chi inquina paga”? “La transizione deve essere giusta e non elitaria. Durante la scorsa legislatura il Parlamento europeo ha approvato il Fondo sociale per il clima. Si tratta di un fondo nato con l’obiettivo di assicurare una transizione energetica equa e socialmente inclusiva di 86,7 miliardi di euro in 6 anni che verrà suddiviso per 27 Stati membri. All’Italia arriveranno solo le briciole se pensiamo che la stessa Commissione europea, ha quantificato il costo della transizione green in 620 miliardi. Questa somma include anche i costi e le conseguenze della crisi climatica e della biodiversità. Per noi il Fondo deve essere permanente e non temporaneo e deve essere finanziato anche dai grandi inquinatori”.  

    Autonomia energetica. Come si può rafforzare il mandato sul Green Deal in Europa?”Se guardiamo ai numeri ben il 63% delle iniziative promesse dalla Commissione europea per il Green Deal si trovano adesso in un binario morto. Le ragioni sono essenzialmente due: o non sono mai state presentate o sono state ritirate. Per fare qualche esempio, mancano all’appello i provvedimenti per la riduzione del consumo di carbonio nell’agricoltura, l’aggiornamento della direttiva sui materiali a contatto col cibo, l’etichettatura sostenibile e la direttiva sui pesticidi. Il Green deal si rafforza mantenendo le promesse fatte e recuperando i ritardi accumulati”.  

    Quale può essere una soluzione a lungo termine per garantire l’approvvigionamento energetico e allo stesso tempo proteggere l’ambiente?”L’Italia deve diventare l’hub energetico europeo scommettendo sul sole e il vento che abbondano nel nostro Paese. La strategia perseguita finora dal governo Meloni di trasformare l’Italia in un hub del gas è sbagliata perché si andrebbe a sostituire le Russia con altri regimi instabili e rischieremmo nuove e pericolose dipendenze. Piuttosto serve un Energy Recovery Fund per rilanciare gli investimenti nelle energie rinnovabili, con particolare attenzione a favore delle famiglie a basso reddito. Se la transizione verde diventa troppo costosa i cittadini finiscono per vederla non come un’opportunità ma come un rischio, dobbiamo evitare questo scenario”. LEGGI TUTTO

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    Greentech, dal sognatore all’indifferente: identikit del consumatore, più o meno attento all’ambiente

    Ci sono i green dreamer, i tecnologici e le eco-pratiche. Ma, ahinoi, anche gli irrimediabili indifferenti. Sono i quattro profili individuati da BVA Doxa per Swappie, la piattaforma leader in Europa nell’acquisto, ricondizionamento e vendita di iPhone. Quattro tipologie di consumatori che rappresentano diverse sfumature dell’approccio sostenibile alla tecnologia. Le caratteristiche di ciascun profilo disegnano un quadro dettagliato delle preferenze, delle motivazioni e delle abitudini di chi adotta soluzioni tecnologiche, proponendo una panoramica sulle nuove tendenze e sulle future evoluzioni del mondo tech. In particolare di chi il tech lo usa e consuma.D’altronde quello della tecnologia è uno degli ambiti più diversi per le esigenze più diverse: i consumatori si distinguono per una varietà di caratteristiche che riflettono preferenze, bisogno personali o professionali e consapevolezze, anche e sempre più valoriali. Alcuni sono costantemente alla ricerca delle ultime innovazioni, gli “early adopter”, mentre altri privilegiano la praticità e la facilità d’uso oltre che la voglia di non immettere in circolazione un nuovo dispositivo ma riutilizzarne uno già usato. C’è chi considera la sostenibilità una priorità fondamentale nelle proprie scelte tecnologiche e chi, pur apprezzando i benefici delle nuove tecnologie, presta meno attenzione agli aspetti relativi alla sostenibilità. Questa eterogeneità si traduce in comportamenti di acquisto diversi, influenzati da fattori come la consapevolezza ambientale, l’interesse per le nuove tecnologie, e le esigenze pratiche della vita quotidiana. Ecco i quattro profili individuati da BVA Doxa.

    Le eco-pratiche: moderazione è la parola d’ordine

    L’equilibrio che caratterizza la vita delle cosiddette eco-pratiche, soprattutto donne dai 45 ai 64 anni prevalentemente residenti al Nord Italia, si riflette in ogni aspetto della loro quotidianità. Con un livello di istruzione medio e un tenore economico medio-basso, questo cluster individuato dall’indagine rappresenta il 26% degli italiani intervistati. Ha, dunque, un peso significativo. Le eco-pratiche coltivano hobby leggeri e manifestano una discreta curiosità per le novità mentre cercano di mantenere uno stile di vita sano e moderato. È un gruppo-profilo che non investe particolari energie sul proprio benessere fisico anche se l’alimentazione sana fa parte delle sue abitudini. Pur non essendo particolarmente motivate dal tema della sostenibilità, adottano comportamenti generalmente ecocompatibili che si integrano naturalmente nelle loro attività quotidiane: riducono gli sprechi, sono attente all’ecologia e alle buone pratiche ambientali. E il rapporto con la tecnologia? È ancora da esplorare. Solitamente le eco-pratiche optano per l’acquisto di nuove tecnologie solo dopo che queste sono disponibili sul mercato da un po’ di tempo e quindi a un prezzo più accessibile. I loro dispositivi hanno funzionalità di base e non includono apparecchiature domotiche più sofisticate.

    I Green dreamer: campioni della sostenibilità

    Le parole d’ordine per i green dreamer quando si tratta di tecnologia sono spirito d’iniziativa, dinamismo e curiosità, spiegano BVA Doxa e Swappie. Si tratta di persone che amano sperimentare e trovare alternative per una vita quotidiana più agevole e orientata al risparmio. Il loro utilizzo di tecnologie smart è, infatti, prevalentemente destinato a ottimizzare i consumi energetici per la casa. Dalla ricerca della piattaforma finlandese emergono come autentici paladini – anche se a prevalenza femminile – di uno stile di vita sostenibile: ricorrono frequentemente al mercato dei prodotti ricondizionati, aspetto che evidenzia la loro spiccata sensibilità per l’ecologia e la riduzione degli sprechi, e utilizzano prodotti ecocompatibili a basso impatto ambientale. L’attenzione che riservano ai comportamenti cosiddetti green si riflette naturalmente nelle abitudini quotidiane: mostrano un marcato senso del risparmio, prestano attenzione alle spese e optano per mezzi alternativi negli spostamenti giornalieri. Sono anche persone che prediligono attività artigianali e si cimentano nei lavoretti fai-da-te in quanto attente alla cura della casa, un po’ per soddisfare la loro intraprendenza, un po’ per badare agli acquisti quotidiani. Il 90% di loro dichiara di considerare la sostenibilità ambientale in modo importante quando si tratta di prendere delle decisioni d’acquisto e non solo: percentuale che si attesta all’82% quando si tratta di comprare un nuovo prodotto e il 67% dichiara di considerare importante le scelte e le strategie delle aziende verso l’ambiente, durante la scelta di acquisto. Ma chi sono esattamente? Rappresentano il 21% degli italiani e sono come detto prevalentemente donne di età superiore ai 55 anni e residenti al Centro Italia.

    I tecnologici: praticità e fai-da-te contraddistinguono il target

    Curiosità vivace, entusiasmo contagioso e un approccio pragmatico sono caratteristiche che rendono i tecnologici ferventi sostenitori di uno stile di vita improntato al fai-da-te e alle ultime novità lanciate sul mercato. Manifestano una forte propensione ad accogliere le opportunità della vita, un approccio che si estende anche al campo della tecnologia, verso cui nutrono un profondo interesse: sono appassionati sperimentatori e solitamente i primi ad informarsi sulle nuove tecnologie, pronti a provarle non appena disponibili sul mercato. Il loro rapporto con la sostenibilità, invece, si configura diversamente: adottano comportamenti green e occasionalmente si rivolgono al mercato dei prodotti ricondizionati. Tuttavia, la loro diligenza si manifesta soprattutto attraverso piccole azioni quotidiane: spengono le luci quando non necessarie, riducono il consumo di acqua ed energia e praticano la raccolta differenziata con particolare scrupolo. Qualche caratteristica in più? I tecnologici sono sia uomini che donne del Centro e del Sud Italia e rappresentano il 19% della popolazione italiana. Sono persone che prestano particolare attenzione al proprio benessere fisico e infatti la loro parole d’ordine è sport. Appartengono a una fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni e vantano un elevato livello di istruzione. I tecnologici rappresentano dunque una sintesi perfetta tra l’entusiasmo per il futuro e la consapevolezza del presente, dimostrando come l’innovazione possa marciare di pari passo con l’attenzione per l’ambiente.

    Gli indifferenti: negligenza dalla A alla Z

    Principalmente residenti nelle regioni del Centro Italia, con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, gli indifferenti hanno un livello di istruzione basso. L’etichetta scelta per definirli non lascia spazio a fraintendimenti: la loro totale mancanza di stimoli e motivazioni, unità alla scarsa curiosità e alla limitata apertura verso l’innovazione, porta ad adottare uno stile di vita statico, che coinvolge il 34% della popolazione italiana. Questa indifferenza si riflette anche nel loro atteggiamento verso la sostenibilità e la tecnologia: non si preoccupano dell’impronta ecologica delle loro scelte o della riduzione degli sprechi e allo stesso tempo non mostrano interesse per i nuovi prodotti, dimostrando una certa diffidenza verso le apparecchiature tecnologiche.Nonostante questo corposo cluster, “i risultati della ricerca delineano un futuro promettente, con un crescente numero di persone che abbracciano pratiche sostenibili e altre che stanno imparando gradualmente ad adattarsi ai cambiamenti in corso – spiegano da Swappie – una parte considerevole della popolazione italiana mostra però ancora mancanza di consapevolezza e determinazione”. LEGGI TUTTO