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    Scuola, Valditara precisa: “In questa Finanziaria investiamo sull’istruzione 1,2 miliardi in più”

    In riferimento all’articolo pubblicato il 24 dicembre su La Repubblica online a firma Corrado Zunino, dal titolo “Scuola, l’anno di Valditara”, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara precisa:
    “L’articolo rileva che, secondo le previsioni di spesa della Legge di bilancio, il Governo avrebbe deciso di definanziare il settore Istruzione per circa 3,3 miliardi nei prossimi tre anni, passando da 52,24 miliardi nel 2024 a 48,902 miliardi per il 2026. Questa analisi, però, tiene conto delle previsioni di bilancio e non del finanziamento effettivo. Tutte le previsioni di bilancio triennali, infatti, hanno un tendenziale in diminuzione. La Legge di bilancio 2022, per esempio, ha previsto un investimento di circa 51 miliardi nel 2022, 49 miliardi per il 2023 e 47 miliardi per il 2024. Quindi si sarebbe dovuto desumere che il Governo Draghi, in carica all’epoca, per la scuola stesse perseguendo una politica di disinvestimento. Per valutare le scelte politiche di un Governo, il dato più significativo è quello che si riferisce all’esercizio successivo, in questo caso il 2024: rispetto ai 51 miliardi nel 2022, la spesa messa a bilancio da questo Governo indica un incremento di circa 1,2 miliardi, che porta l’investimento a 52,2 miliardi (al netto degli ingenti investimenti sull’istruzione previsti dal Pnrr). L’articolo inoltre trascura di considerare l’importanza dei rinnovi contrattuali previsti nella Legge di bilancio 2024. Per la contrattazione collettiva nazionale del pubblico impiego è previsto infatti un incremento di 3 miliardi di euro per il 2024 (più le risorse per l’indennità di vacanza contrattuale, erogata a dicembre 2023) e, a regime, di 5 miliardi di euro annui a partire dal 2025: rispetto a questi ultimi la quota destinata al personale della scuola è molto significativa.
    Va anche sottolineato che le nuove misure introdotte dalla Manovra sono supportate da risorse ulteriori che consentono, per esempio, di ripristinare il fondo per la formazione destinata a docenti e personale Ata, incrementandolo rispetto alla dotazione ai tempi della cosiddetta “buona scuola”. Un’altra informazione sottaciuta è che gli 84 milioni destinati ai docenti tutor non rappresentano un definanziamento dei 150 milioni stanziati dalla scorsa legge di bilancio, ma costituiscono invece un incentivo aggiuntivo, tenuto conto che la figura del docente tutor è stata nel frattempo inserita nel contratto collettivo nazionale.
    Giuseppe Valditara
    La replica
    Nell’articolo non è trascurato né sottaciuto nulla, al contrario di quanto prova a precisare il ministro dell’Istruzione e del Merito.
    Andiamo con ordine. Il disinvestimento triennale è un dato di fatto: ci sono 3,3 miliardi di previsioni di spesa in meno sull’istruzione scolastica. Punto. Che poi anche la triennale scolastica di Draghi fosse in calo, peggiora solo le cose: non c’è governo contemporaneo che riesca a comprendere che l’istruzione è il cuore delle istituzioni italiane (Piero Calamandrei), e non investa di conseguenza.
    Nell’articolo, tra l’altro, si ricorda come gran parte dei ministeri della Repubblica abbiano la prossima “triennale” in calo (non quello dell’Università e della Ricerca, per esempio) e che la situazione per il ministero dell’Istruzione e del Merito sia aggravata dalla crisi delle nascite.
    Non si comprende da dove il ministro dell’Istruzione e del Merito abbia tratto la tesi che l’articolo trascuri l’importanza dei rinnovi contrattuali. L’articolo titola sui rinnovi contrattuali e nello stesso si legge: “La decisione vincente del ministro, fin qui, è stata l’aver onorato il rinnovo dei contratti: gli aumenti per i dirigenti e anche (con bonus natalizio già previsto) per i docenti. Valditara, appena insediato, ha chiuso il contratto triennale precedente, 2019-2021: 124 euro medi e lordi di aumenti per ogni insegnante”. Questo abbiamo scritto: non si comprendono le doglianze.
    Certo, in mezzo ad alcuni risultati raggiunti dal punto di vista di un governo votato alla trasformazione di una parte del ceto studente in prossimi lavoratori (l’avvio della discussione parlamentare sugli istituti tecnico-professionali, per esempio), ci sono diverse inefficienze e un’assenza di visione: i concorsi per l’arruolamento degli insegnanti, oltre a portarsi dietro un puntuale strascico di contestazioni, non stanno risolvendo una precarietà dei docenti endemica; gli stessi supplenti troppe volte attendono mesi per vedere il primo stipendio in banca; l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – anche in questo settore – fatica; i finanziamenti sulla decisiva edilizia scolastica vengono spostati di manovra in manovra. Di tutto questo, nel pezzo pubblicato sulla newsletter Dietro la lavagna e poi sul sito di Repubblica abbiamo dato conto. (c.z.) LEGGI TUTTO

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    Scuola, l’anno di Valditara: bene i tutor e gli aumenti a presidi e prof. Ma il dimensionamento spacca il Paese

    C’è un ministro, Giuseppe Valditara, che – in questo fine anno che coincide, come sempre, con il documento più importante per un esecutivo, la finanziaria – porta a casa alcuni risultati per la scuola. I successi sono accompagnati tuttavia a un dato di fatto: non sarà questo il governo che metterà l’istruzione al centro del Paese.

    L’ultima notizia che offre la Finanziaria è la crescita del contributo per gli asili nido. Aumenta di 600 euro per le famiglie che dichiarano 25.000 euro di Isee e di 1.100 per i nuclei con un indicatore compreso tra 25.000 e 40.000 euro. Il contributo, che vale solo a partire dal secondo figlio, arriva quindi a 3.600 euro per tutte le famiglie con un reddito fino a 40 mila euro (parametro Isee). L’ammontare complessivo viene da fondi interni alla scuola e dal Pnrr.

    Tutta la finanziaria scolastica
    Tra le misure, 42 milioni in più per ciascuno dei prossimi due anni per orientatori e tutor, decisivi, nell’idea del ministro, per dare agli studenti consapevolezza nelle scelte. Erano 150 milioni di euro per il solo 2023. Nel 2024-’25 saranno stati stanziati 39,4 milioni all’anno per la formazione del personale docente e amministrativo. Altri 700.000 euro e quindi 3 milioni (2024 e 2025) serviranno per la formazione dei dirigenti scolastici. Ci sono 8 e 19,4 milioni, quindi, per la Scuola di alta formazione professionale, chiamata a vigilare sui corsi dedicati.
    Sensibili contributi in più arrivano, su quattro voci, per l’Agenda Sud: gli istituti meridionali, in maniera sperimentale, avranno una speciale attenzione economica e didattica. Sono previsti altri 20 milioni per l’abbonamento a periodici e quotidiani: nel 2024 sarà possibile solo per le prime superiori.
    La decisione vincente del ministro, fin qui, è stata l’aver onorato il rinnovo dei contratti: gli aumenti per i dirigenti e anche (con bonus natalizio già previsto) per i docenti. Valditara, appena insediato, ha chiuso il contratto triennale precedente, 2019-2021: 124 euro medi e lordi di aumenti per ogni insegnante. E ora gli uffici del ministero delle Finanze stanno calcolando le necessità per il contratto 2022-2024 (chiuso, comunque, sul piano del settore pubblico, cui la scuola appartiene).

    I nuovi professionali
    La commissione Istruzione ha appena licenziato in Senato la quarta riforma in vent’anni degli istituti professionali. Partendo dalla volontarietà dei singoli istituti di partecipare, sarà tolto un anno al percorso di studi (da cinque stagioni si passa a quattro). Quindi, si proverà a collegare con maggiore forza le scuole professionali agli Istituti tecnici superiori (Its) ipotizzando uno studente “più qualificato” in sei stagioni. In generale, saranno messi in rete il sistema scolastico tecnico-professionale, quello post-scolastico e la formazione regionale. È una riforma voluta dalle imprese, non gradita a molte scuole, osteggiata dalla Flc-Cgil. Dal punto di vista del ministro, e della sua parte politica, è un risultato. L’avvio della discussione parlamentare per gli istituti professionali è previsto a gennaio 2024.
    Per il 2024, poi, sono stati trovati 50 milioni in più per l’apprendistato a proposito della qualifica e del diploma professionale, del diploma d’istruzione secondaria superiore e dell’Alternanza scuola lavoro: si passa da 75 a 125 milioni. Queste risorse aggiuntive arrivano dal Fondo sociale per l’occupazione e la formazione del ministero del Lavoro.

    La scuola perde 3,3 miliardi in tre stagioni
    C’è un dato tuttavia che dice molto della volontà di questo governo di investire sulla scuola. Le previsioni di spesa del ministero dell’Istruzione, stando al testo di sintesi della Legge di bilancio, scendono da 52,249 miliardi il prossimo anno a 49,897 miliardi nel 2025, a 48,902 miliardi nel 2026. Sono 3,3 miliardi tagliati in tre stagioni. È un fatto: la decrescita riguarda quasi tutti i dicasteri ed è collegata al tentativo di contenere il debito. La caduta delle risorse per l’attuale Mim (Istruzione e Merito), tuttavia, è più rapida e profonda. E viene sempre spiegata con la denatalità, questione che dovrebbe essere affrontata e non diventare un alibi. Bene, utilizzando le tabelle elaborate dagli uffici del ministero delle Finanze si vede come, a fronte di alcuni rifinanziamenti votati dal centrodestra, ci siano diversi definanziamenti e cifre ingenti spostate all’anno successivo.
    Il contributo aggiuntivo in favore delle scuole dell’infanzia paritarie è certo fino al 2027: 50 milioni all’anno. Ci sono, invece, per la scuola pubblica e laica, quattro tagli. Il Fondo “La buona scuola” per il miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione scolastica ottiene 5 milioni. L’Istituzione del fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa, legge nata nel 1997, vedrà 22 milioni sottratti nei prossimi due anni. Lo stesso Piano nazionale di formazione e realizzazione delle attività formative dei docenti conosce un decremento biennale di 45 milioni. Abbiamo visto come in un’altra area della Finanziaria ci sia stato un investimento sulla stessa voce da 39,4 milioni all’anno, ovvero 78,8 in due stagioni: si annunciano gli investimenti, si tacciono le sottrazioni.

    Rischio sismico, si posticipa
    Sul fronte edilizia scolastica, la cui spesa si incrocia con i finanziamenti del Pnrr, la Finanziaria prevede uno spostamento di 155 milioni dal 2024-2025 al 2027 (in questa voce l’edilizia scolastica è prevista insieme a quella sanitaria). Quindi, sulla prevenzione del rischio sismico si posticipano altri 100 milioni al 2027. Per l’efficientamento energetico delle scuole, i 370 milioni messi a bilancio per il prossimo anno vengono spostati metà al 2025 e metà al 2026. Infine, il Fondo investimenti vede 39,9 milioni di spesa portati dal 2025 al 2026. Va registrato, ancora, il taglio di 2,8 milioni sugli affitti da pagare all’Inail per i poli dell’infanzia.

    È vero che questo ministero sta rilanciando i concorsi per docenti e dirigenti. L’11 dicembre scorso ha annunciato la prova Pnrr: 30.000 cattedre dalle materne alle superiori. È anche vero, però, che i precedenti bandi si sono portati dietro diverse contestazioni, che la precarietà resta alta e, parimenti, la migrazione dei professori verso il Nord.
    Rimane una realtà intollerabile quella dei supplenti senza stipendio da mesi. L’ultimo caso viene segnalato a Mantova: insegnanti precari assunti ad ottobre stanno ancora aspettando la prima busta paga.
    Pnrr affaticato
    I fondi Pnrr per le discipline Stem e le lingue, ancora, sono stati distribuiti in maniera proporzionale sulla base della popolazione scolastica. L’uso di altri indicatori avrebbe consentito di avvicinarsi di più ai fabbisogni dei territori. In generale, sull’organizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza scolastica le segreterie sono vicine al collasso (e il ministro Valditara ha già concesso due proroghe).

    La Rete degli Studenti medi del Lazio scrive: “Sulla legge di bilancio si leggono più di 500.000 euro di tagli per le politiche giovanili, a partire dal depotenziamento della Lazio Youth Card. Se il diritto allo studio è davvero una priorità non si può, come si sta facendo, finanziare le scuole private e continuare a portare avanti il progetto del dimensionamento scolastico”. LEGGI TUTTO