consigliato per te

  • in

    Un aiuto alle imprese per installare pannelli solari e impianti mini-eolici

    Nuova opportunità per le imprese che intendono installare pannelli solari e impianti mini-eolici. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha infatti riaperto i termini per il bando dedicato all’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nelle piccole e medie imprese. Le domande possono essere presentate dall’8 luglio al 30 settembre 2025 attraverso […] LEGGI TUTTO

  • in

    La “pompa marina” (e naturale) che sequestra il carbonio negli oceani

    Quando si parla di assorbimento e stoccaggio del carbonio siamo abituati a pensare alle piante terrestri, che attraverso la fotosintesi rimuovono l’anidride carbonica dall’atmosfera trasformandola in molecole più complesse. Ma anche gli oceani sono degli importanti “magazzini” di carbonio. Grazie alla cosiddetta “pompa marina del carbonio” contribuiscono infatti a sequestrare il carbonio immagazzinandolo a lungo termine negli abissi. A questo processo concorre anche lo zooplancton che vive nell’Oceano Antartico, e che stagionalmente migra dalle acque superficiali a quelle profonde. Secondo i risultati di uno studio pubblicato su “Limnology and Oceanography”, la migrazione verticale dello zooplancton trasporterebbe ogni anno 65 milioni di tonnellate di carbonio a profondità superiori ai 500 metri. Un contributo decisamente sottostimato fino ad oggi, spiegano gli autori e le autrici della ricerca.

    Cos’è la pompa marina del carbonio
    Facciamo un passo indietro. Cos’è esattamente la “pompa marina del carbonio”? Analogamente a quanto fanno le piante terrestri, anche alcuni organismi marini, come il fitoplancton, sono in grado di sintetizzare molecole complesse e ricche di carbonio a partire da anidride carbonica e acqua, utilizzando le radiazioni solari come fonte di energia per la reazione. In sostanza, sono in grado di fare la fotosintesi. Quando gli animali che costituiscono lo zooplancton (come krill e altri piccoli pesci e crostacei) o specie più grandi si cibano del fitoplancton, le molecole organiche ricche di carbonio prodotte attraverso la fotosintesi entrano nella rete trofica e, passaggio dopo passaggio, raggiungono gli abissi sotto forma di escrementi o di organismi morti. Qui possono essere riconvertite a molecole inorganiche e immagazzinate sotto forma di sedimenti.

    Lo studio
    Ora, lo zooplancton contribuisce a questo processo non solo attraverso i propri escrementi o sprofondando negli abissi dopo la morte, ma anche in modo per così dire attivo, migrando stagionalmente da uno strato all’altro dell’oceano. Quando questi piccoli abitanti dell’oceano vanno a “svernare” ad alte profondità, infatti, bruciano i grassi accumulati mangiando fitoplancton in superficie, un processo che porta al rilascio di anidride carbonica negli strati più profondi dell’oceano, dove può essere immagazzinata a lungo termine. Alcuni di questi animali, inoltre, muoiono durante il periodo di svernamento, anche in questo caso contribuendo ad accumulare il carbonio negli abissi. Gli autori dello studio hanno esaminato proprio il contributo di questo fenomeno, creando un database dello zooplancton raccolto dall’Oceano Antartico dagli anni ’20 fino ad oggi. A partire da questo database hanno poi stimato la quantità di animali che migrano stagionalmente, e, attraverso appositi modelli, la quantità di carbonio trasportata.

    Un contributo importante
    “Lo studio dimostra che la ‘pompa dei migranti stagionali’ è un’importante via di sequestro naturale del carbonio nelle regioni polari”, commenta Katrin Schmidt, coautrice dello studio e ricercatrice presso la School of Geography, Earth and Environmental Sciences dell’Università di Plymouth (Regno Unito). Tra l’altro, spiegano gli autori, rispetto ad altri processi che portano allo stoccaggio del carbonio ad alte profondità, la migrazione dello zooplancton non causerebbe la rimozione di nutrienti importanti come il ferro dagli strati superficiali, fatto che rende questo meccanismo particolarmente efficiente e “conveniente” dal punto di vista ecologico. “La protezione di questi migranti e dei loro habitat – conclude Schmidt – contribuirà a mitigare i cambiamenti climatici”. LEGGI TUTTO

  • in

    Il riscaldamento globale modifica i valori nutrizionali dei cibi: lo dimostrano rucola e spinaci

    I cibi non sono immutabili: lo stesso alimento, a distanza di anni, può diventare diverso, più di quanto crediamo. La natura nutrizionale di alcuni cibi, infatti, può cambiare, anche per effetto dei cambiamenti climatici. Un messaggio che da qualche tempo diversi esperti nel campo hanno rilanciato: stavolta a farlo è Jiata Ugwah Ekele, studentessa di […] LEGGI TUTTO

  • in

    Sedie e tavoli dagli scarti della birra

    “Abbiamo un disperato bisogno di ridurre gli scarti nell’industria della birra. La maggior parte delle birre che beviamo sono composte da orzo, ma il problema è che non tutti i componenti dell’orzo possono essere fermentati in birre. Tutto ciò che rimane si trasforma in un problema per l’ambiente”. Lui è Franck Grossel (ebanista, designer) fondatore insieme a Christophe Pilcher (direttore marketing) di “Instead startup” che ha sviluppato un metodo per trasformare i residui di cereali derivanti dal processo di birrificazione in un materiale solido e modellabile, impiegato per produrre mobili: sedie, tavoli e sgabelli senza legno né prodotti sintetici.

    Edilizia

    Dalle macerie del terremoto alla rinascita: la startup che stampa il futuro in 3D

    26 Giugno 2025

    Tonnellate di scarti organici
    “In Francia, solo nel 2024, sono stati consumati più di 2 miliardi di litri di birra. Questa produzione è responsabile di oltre 600 mila tonnellate di scarti che rappresentano un problema ecologico, economico e logistico per i produttori di birra”. Partendo dall’esame di questo problema, nel 2020 Grossel decide di unire la sua passione per la birra e la sua esperienza come ebanista per fondare Instead. Dopo aver avviato la startup nel nord della Francia, nel 2022 si trasferisce a Nantes dove conosce Christophe Pilcher, esperto in comunicazione, che dopo aver compreso l’impatto del progetto, diventa socio di Instead. “Abbiamo deciso di unire le nostre competenze, i nostri valori e la nostra visione imprenditoriale in un progetto d’impatto ambientale. Attualmente i residui dei cereali usati per produrre birra vengono scartati, compostati o smaltiti. Ecco perché nel 2022 ci siamo uniti per dare loro una nuova vita, rivoluzionando il modo in cui pensiamo al design e alla sostenibilità”.

    Una sedie prodotta con gli scarti della birra  LEGGI TUTTO

  • in

    Reinhold Messner: “Ecco il mio museo dedicato ai ghiacciai”

    In Alto Adige, ai margini del paese di Solda, a circa 1.900 metri di altitudine, camminando lungo una strada sterrata, tra pini e radure alpine, si scorge un’apertura incastonata nella collina: è l’ingresso del museo Ortles, una delle sei sedi che compongono il complesso museale creato dal famoso alpinista Reinhold Messner. Il 2025, proclamato Anno internazionale della conservazione dei ghiacciai dalle Nazioni Unite, potrebbe allora essere l’occasione giusta per visitarlo, dato che il tema centrale della struttura, inaugurata nel 2004, è proprio quello delle bianche distese perenni.

    Un’esperienza immersiva
    Basta fare pochi passi su una rampa in discesa per trovarsi in un ambiente sotterraneo fresco e umido, di circa 300 metri quadrati. Qui, grazie alle installazioni sonore, si ode il rumore del ghiaccio, che vive, si muove, scorre. Gli iceberg si sciolgono, i crepacci si aprono, le valanghe corrono verso valle con un boato. Si sentono le cadute dei sassi e il soffio incessante del vento. Sembra di essere davvero sul Monte Everest a oltre 6.500 metri. Inoltre, attraverso cimeli storici, opere d’arte, reperti, lo scalatore racconta le storie delle esplorazioni ai Poli Nord e Sud, dei leggendari uomini delle nevi e soprattutto delle grandi catene montuose. Non mancano tele che mostrano la forza, la luce, gli infiniti colori dei manti ghiacciati dell’Himalaya, del Caucaso, delle Ande e delle Alpi. “Volevo parlare del ghiaccio dove il ghiacciaio c’è e, dato che non potevo portare i visitatori in vetta, ho realizzato questo museo, dove il ghiaccio si vede”, spiega l’esploratore.

    Sicurezza e Ambiente

    Ghiacciai in ritirata: come la crisi del clima sta cambiando l’alpinismo

    16 Giugno 2025

    Le iniziative di quest’anno
    Proprio per celebrare l’Anno dei ghiacciai, il museo ospita una nuova creazione realizzata dall’artista Lia Mazzari: microfoni sul ghiacciaio di Solda trasmettono in tempo reale i suoni all’interno delle sale. Inoltre, verranno proiettati estratti di “Requiem in bianco”, documentario firmato dal regista Harry Putz che ha ripreso tredici ghiacciai tra Austria, Germania, Svizzera per mostrarne il drammatico declino. Di fronte a ciò Messner lancia un ammonimento: “Il caldo globale fa sciogliere i ghiacciai, che stanno diventando sempre più sottili e instabili. La montagna sta cambiando volto a causa dell’uomo, ma purtroppo molti non se ne rendono conto”.

    Anche il museo di Castel Firmiano
    Il museo Ortles, quindi, ma non solo. Anche nella sede principale del gruppo museale, a Castel Firmiano, in provincia di Bolzano, saranno presenti l’installazione sonora in diretta e la proiezione del filmato. In più, la collezione del castello si arricchisce di “Al ghiacciaio”, nuova opera dell’artista Ondrej Drescher, che sarà esposta per tutta la stagione. Sempre nelle stanze del maniero è stata allestita “Himalaya”, mostra di Thomas Biasotto con foto di ghiacciai di alta quota. Già nel 2013 Firmiano aveva dedicato particolare attenzione alle distese ghiacciate, attraverso l’esposizione “Sulle tracce dei ghiacciai”, che confrontava scatti di oltre un secolo fa con quelli odierni, evidenziando che il bianco immacolato è stato sostituito da ghiaioni spogli, rocce e vegetazione.

    I ghiacciai sono il cuore fragile del Pianeta
    Del resto, Messner conosce i ghiacciai da vicino. Nel 1970 e nel 1978 raggiunse il Diamir, sul Nanga Parbat, in Pakistan, superando gli 8mila metri. Un legame che abbraccia anche le Dolomiti, dove ha anche aperto nuove vie sulle pareti ghiacciate. Oggi lo scalatore si impegna a raccontarli, a difenderli, a trasmetterne il valore alle nuove generazioni. E invita tutti noi a guardarli non solo come sfida o scenario spettacolare, ma come cuore fragile del Pianeta da proteggere e rispettare. LEGGI TUTTO

  • in

    Tra siepi e bambù, così i labirinti promuovono (in modo originale) un approccio eco

    Passeggiando tra siepi di bosso, corridoi di tasso o gallerie di bambù, ci si perde nella natura, alla ricerca di una via che può diventare cammino di consapevolezza. I labirinti vegetali sono veri e propri ecosistemi, spazi in cui il verde può essere parte di un progetto ecologico utile a purificare l’atmosfera, ospitare biodiversità, promuovere l’educazione ambientale. Dedali da percorrere senza mappa, in cui sostenibilità e bellezza si intrecciano a ogni svolta.
    Labirinto della Masone a Fontanellato, Parma
    È uno dei più grandi labirinti del mondo, esteso su circa otto ettari di terreno. Progettato dal grafico ed editore Franco Maria Ricci e inaugurato nel 2015, è costituito da circa 300mila bambù di varie specie, piante a crescita rapidissima che fungono da vero e proprio polmone verde, dato che sono in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera restituendo ossigeno. Alcune varietà riescono a sequestrare circa 5,09 tonnellate di carbonio per ettaro, ovvero 1,46 volte quelle di un bosco di abeti e 1,33 volte quelle delle foreste pluviali tropicali.

    Labirinto della Masone a Fontanellato, Parma  LEGGI TUTTO

  • in

    L’ultimo addio tra funghi e fibre di canapa

    All’espressione “andar per funghi” in futuro potrebbe aggiungersene un’altra, che suona più come un epitaffio: “Andar coi funghi”, nel senso stretto di lasciare la vita terrena proprio all’interno di una capsula fatta di miceti. L’idea di farsi seppellire all’interno di una bara “vivente” totalmente ecologica, dopo le prime sperimentazioni in Europa sta ora prendendo piede […] LEGGI TUTTO

  • in

    Cop30, follia prezzi per partecipare alla conferenza sul clima: fino a 22mila euro a notte

    Là dove il mondo è chiamato a trovare una soluzione globale per fermare la crisi del clima, per sviluppare quelle politiche di adattamento e mitigazione che ci aiuteranno ad affrontare le temperature più elevate e i drammi causati dal surriscaldamento, siamo arrivati alla follia. Per poter dormire e partecipare alla Cop30 di Belem in Brasile, in un soggiorno di poco più di due settimane, c’è chi chiede persino quasi 400mila euro di affitto. Una pazzia che sta già spaventando molte delegazioni dei Paesi meno abbienti, pronti a ritirarsi se i prezzi non torneranno nella norma in tempi brevi.

    In attesa i delegati di 190 Paesi
    Per capire cosa sta accadendo in Brasile dobbiamo fare un passo indietro: a novembre, fra cinque mesi, nella città di Belem in piena Amazzonia brasiliana si terrà la Cop30, ovvero la trentesima Conferenza delle Parti sul clima dove i leader e i delegati di tutto il mondo si riuniranno per trovare una intesa planetaria su come combattere davvero il cambiamento climatico. Se c’è un vertice, multilaterale e dove ogni Paese teoricamente ha lo stesso peso, questa è proprio la Cop, Conferenza a guida dell’Onu tramite l’Unfccc (United Nations Climate Change Conference), a cui partecipano i rappresentanti di oltre 190 Paesi.

    Un esempio di prezzi per alloggio durante la Cop30 a novembre a Belem  LEGGI TUTTO