consigliato per te

  • in

    Il Gattopardo alla Maturità, l’italianista Nigro: “Una traccia per stimolare l’intelligenza”

    «È una traccia per lavorare di intelligenza, per riflettere sul potere dell’ironia, e dalla quale i ragazzi potranno trarre spunti interessanti anche se hanno una conoscenza approssimativa del romanzo», dice Salvatore Silvano Nigro filologo, critico letterario e storico della letteratura italiana. «Il brano che è stato scelto è molto intelligente, così come le domande per analizzarlo sono ottime e mirate, è evidente che chi lo ha elaborato conosce molto bene il romanzo, cosa che negli ultimi tempi si è rivelata rara».
    Nonostante sia un libro molto noto e citato, è la prima volta che il Gattopardo entra nelle tracce per gli esami.
    «È un grandissimo romanzo, con una storia editoriale incredibile, attaccato a sinistra e a destra. Roberto Blazen, l’uomo della nuova editoria italiana di allora, quello che ha portato in Italia Freud, la letteratura mitteleuropea e che scoprì Saba, disse: “E’ vero che a me il Gattopardo non piace perché appartengo a un altro mondo culturale, ma la peggiore pagine del Gattopardo vale tutti “I gettoni” di Vittorini”. Ci basta?».

    Salvatore Nigro  LEGGI TUTTO

  • in

    “Indignazione motore dei social” tra i temi. L’autrice Lalli: “Buffo, mica ho scoperto penicillina”

    Il cellulare che suona ininterrottamente, il suo nome finito tra le sette tracce della maturità. A Chiara Lalli, bioeticista, saggista, giornalista, che effetto fa? «Mi viene molto da ridere, è buffo, insomma anche meno… Mica ho scoperto la penicillina!».
    «La prima cosa che ho pensato – prosegue al telefono – è che avevano finito gli autori da citare. Capisco che inventarsi ogni anno sette temi nuovi sia difficile. Pure io, che ho una rubrica bisettimanale, a volte fatico a tenere il ritmo. Allora capita pure che alla maturità ti ritrovi me e la mia amica Anna Meldolesi», ride Lalli.
    Ma di che parla questa traccia? “L’indignazione è il motore dei social. Ma serve a qualcosa? Una nuova ricerca, pubblicata su Science, dimostra che questa reazione emotiva accompagna spesso contenuti discutibili e chi si scandalizza davanti a una presunta ingiustizia non perde tempo a cliccare sui link, per approfondire e verificare. Così, visto che la mente umana può esprimere solo un tot di rabbioso disgusto, finiamo per sprecarlo su questioni irrilevanti per ignorare invece i temi che davvero meriterebbero la nostra irritazione”. Eccolo l’estratto del brano pubblicato su 7-Sette, supplemento settimanale del Corriere della Sera scritto da Anna Meldolesi e Chiara Lalli, appunto.
    A partire da questo stralcio di testo, agli studenti viene chiesto di “riflettere su questa rilevante caratteristica dei social, traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze e dalle tue letture”.
    «Noi scrivevamo di disgusto e umanità, citando una gigante come la filosofa statunitense Martha Nussbaum. E di questa ossessione che abbiamo di commentare tutto, di dire la nostra anche quando non è interessante il nostro pensiero. E di questa involuzione rabbiosa che i social hanno esasperato», spiega Lalli.
    Che aggiunge: «Citavamo, proprio nello stralcio citato nella traccia del tema, uno studio molto interessante uscito su Science su come ci si scandalizza, sulla reazione immediata, istintiva, senza nemmeno approfondire. Parlavamo del caso di Justine Sacco che dopo un tweet interpretato come razzista ha perso il lavoro e molte altre cose e su cui Jon Ronson ha scritto un libro bellissimo intitolato So You’ve Been Publicly Shamed. Parlavamo dell’onda di sdegno, di schifo, di indignazione pubblica e feroce che travolge tutto e tutti e del fatto che siamo quasi abituati a questa oscenità. Della necessità di sentirsi dalla parte dei giusti e dei buoni».
    «Altro che maturità! – esclama Lalli – Siamo in una eterna ricreazione da scuole medie».
    Sull’uso di smartphone e social da parte dei giovanissimi, Lalli preferisce non intervenire, «piuttosto – dice – chiuderei i social agli adulti, metterei una badante accanto a chi li usa oltre una certa età».
    I social lei li usa? «Ormai lì sono semi morta. Penso di aver postato cinque cose nell’ultimo anno e mezzo. Ne approfitto per parlare della mia disobbedienza civile, di diritti, del lavoro con l’associazione Luca Coscioni, di dati, di aborto, di gestazione per altri. Ma per il resto mi annoiano moltissimo, un ring o un luogo inutile per annoiati. Se solo non avessimo la lavatrice…».
    Cosa c’entra ora la lavatrice con i social? «Lo ha spiegato Hans Rosling in un bellissimo discorso alla conferenza TedWomen nel 2010: la sottovalutiamo ma la lavatrice è stata una rivoluzione, un cambiamento stratosferico. Se dovessimo andare a lavare i panni al fiume, forse avremmo meno tempo per scrivere sui social».
    «Ecco – conclude – Se potessi consigliare un tema per la maturità 2026 al ministro, gli suggerirei la lavatrice magica di Rosling». LEGGI TUTTO

  • in

    Le tracce della maturità 2025: tutti i temi, da Pasolini all’indignazione sui social

    È iniziata la maturità per 524.415 studenti. Per la prima prova, il tema d’italiano, sono sette le tracce comuni a tutta Italia, divise in tre diverse tipologie: analisi del testo, testo argomentativo e attualità. Ecco tutti i temi scelti dal ministero.

    Tracce tipologia A, analisi del testo
    Proposta A1, poesia – Pier Paolo Pasolini
    Una poesia di Pier Paolo Pasolini è stata proposta agli studenti per la comprensione e l’analisi. Nello specifico, si tratta di una poesia dall’opera “Dal diario”, pubblicata nel 1954. Il titolo, “Appendice 1” LEGGI TUTTO

  • in

    “Rispetto” tra le tracce della maturità con un brano di Maccioni: “Parola per disarmare i discorsi”

    “Una parola che esprime attenzione, gusto dell’incontro, stima. Che anche quando introduce un attacco verbale, non alza i toni del discorso, anzi sembra voler prendere le distanze da quanto sarà detto subito dopo”. Così il giornalista Riccardo Maccioni, in un articolo apparso su Avvenire il 17 dicembre 2024 – selezionato tra le tracce della Maturità 2025 – commenta la scelta dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani di nominare “rispetto” come parola del 2024.
    Una decisione che appare come “un auspicio, che porta con sé il desiderio di costruire, di usare il dizionario non per demolire chi abbiamo di fronte ma per provare a capirne le ricchezze, le potenzialità – scrive Maccioni – Perché se è vero che le parole possono essere pietre, è altrettanto giusto sottolineare come siano in grado di diventare il cemento necessario a edificare case solide e confortevoli, la colla capace di tenere insieme una relazione a rischio di rottura”.
    Lo conferma, prosegue l’autore, “arriva proprio dai termini che rimandano al significato opposto, tutti concetti orientati a distruggere le relazioni, a demolire gli altri: indifferenza (che spesso fa più male dell’odio), noncuranza, sufficienza fino ad arrivare all’insolenza, al disprezzo, allo spregio”.
    Il rispetto è un’altra cosa, “affonda le sue radici in respicere che, letteralmente significa guardare di nuovo, guardare indietro, cioè richiama il dovere di non cedere alla smania del giudizio immediato figlio dell’emotività, che non tiene conto delle storie delle persone, delle loro battaglie interiori. Occorre, invece, allenarsi alla bellezza del prendersi cura, del fare attenzione, del preoccuparsi per la vita altrui, così che la comunità possa crescere in armonia facendo assaporare in chi ne fa parte il gusto dell’appartenenza alla medesima famiglia umana. Il rispetto, dunque, come rivendicazione dell’importanza delle relazioni autentiche, oltre la superficialità, soprattutto libera dalla schiavitù della banalità, dell’approccio interpersonale mediato unicamente dai social, che possono essere un bene a patto che non si deleghi loro la semina dei rapporti umani”.
    “Il primo passo – conclude Maccioni – allora, è purificare il dizionario, disarmare i discorsi, rifiutare la dittatura della cultura che, per dirla con don Lorenzo Milani, premia chi sa tante parole rispetto a chi ne conosce poche. Una, fondamentale, da respirare tutti, da vivere più che da ripetere semplicemente, è rispetto”. LEGGI TUTTO

  • in

    Pasolini, la poesia dal Diario in una traccia della Maturità 2025

    L’opera di Pasolini proposta per l’analisi del testo per l’esame di maturità è una sua poesia tratta dall’opera “Dal diario” (1943-1944), si tratta di “Appendice 1”, poesia priva di titolo che rappresenta il sunto dell’itinerario letterario che l’autore ha percorso fin dagli anni della sua giovinezza. Lo scrittore non è usciva dal 1999.

    Il diario è stato redatto tra il 1943 e il 1944 nel pieno della Seconda guerra mondiale, è come un luogo di riflessione personale dove l’autore annota pensieri, paure e speranze riflettendo sulla complessità dell’epoca.

    Mi ritrovo in questa stanza
    col volto di ragazzo, e adolescente,
    e ora uomo. Ma intorno a me non muta
    il silenzio e il biancore sopra i muri
    e l´acque; annotta da millenni
    un medesimo mondo. Ma è mutato
    il cuore; e dopo poche notti è stinta
    tutta quella luce che dal cielo
    riarde la campagna, e mille lune
    non son bastate a illudermi di un tempo
    che veramente fosse mio. Un breve arco
    segna in cielo la luna. Volgo il capo
    e la vedo discesa, e ferma, come
    inesistente nella stanca luce.
    E così la rispecchia la campagna
    scura e serena. Credo tutto esausto
    di quel perfetto inganno: ed ecco pare
    farsi nuova la luna, e – all’improvviso –
    cantare quieti i grilli il canto antico. LEGGI TUTTO