in

Le giraffe non sanno andare in salita. “Grazie a questa scoperta ora possiamo proteggerle”

Non amate le salite? Allora siete un po’… giraffe. Uno studio non ancora pubblicato ma presentato in anteprima al meeting annuale della British Ecological Society (BES) racconta infatti come l’iconico animale africano non sia in grado di tollerare, e dunque superare, determinate pendenze. Che le giraffe prediligessero territori estremamente piatti lo avevano già intuito gli stessi autori dell’analisi nel 2021 ma i risultati della nuova ricerca ci offrono uno sguardo più approfondito sulle difficoltà di questi mammiferi nel percorrere determinati terreni, una scoperta che può essere determinante nel campo della conservazione animale.

Bisogna tenere conto che la popolazione delle giraffe, secondo la IUCN, Unione internazionale per la Conservazione della natura, in trent’anni è crollata di quasi il 40% e oggi al mondo ne restano appena 100mila esemplari. Aiutare questi animali a muoversi in habitat con caratteristiche ideali, e dunque non troppo collinari o influenzati da infrastrutture dell’uomo, è un dettaglio non da poco per permettere conservazione e ripopolamento. Quello che hanno scoperto la dottoranda dell’Università di Manchester Jessica Granweiler e alcuni colleghi dell’Università sudafricana di Free State è che le giraffe hanno una tolleranza massima a pendenze non superiori ai 20°: oltre, non riescono a spostarsi. Grazie ai radiocollari GPS circa 33 giraffe presenti in Sudafrica sono state monitorate durante i loro movimenti per mesi: tendono sempre ad evitare terreni ripidi e non sono in grado di attraversare pendii con pendenze superiori ai venti gradi, probabilmente – credono gli esperti – perché non hanno l’energia sufficiente per riuscirci senza il rischio di cadere.

In media, le giraffe esaminate hanno dimostrato di avere una tolleranza intorno a salite di 12°, quelle che riescono a percorrere ma solo se spinti dal fattore chiave di trovare poi una vegetazione favorevole per alimentarsi. Pendenze ulteriori, come quelle dettate dalle opere dell’uomo, dalle colline o dai profondi letti dei fiumi che si possono trovare in aree della Savana, diventano un ostacolo per le giraffe, un limite da non valicare che frena i loro spostamenti o la ricerca di cibo. “Il nostro studio dimostra che le giraffe preferiscono di gran lunga le zone pianeggianti. Tollerano una certa pendenza per raggiungere il cibo, ma semplicemente non riescono ad accedere ad aree con pendenza superiore ai 20°. E questo è piuttosto scioccante quando si guardano le mappe di distribuzione delle giraffe” sostiene Granweiler, ricordando che “le giraffe sono animali tolleranti e resilienti a molti fattori, come la disponibilità di cibo e le pressioni umane, ma in questo caso potrebbero semplicemente non essere in grado di adattarsi a causa di limiti fisiologici“.

Se si osservano le zone dove oggi vivono le giraffe, comprese parchi e aree di conservazione, emerge una grande discrepanza fra quelli che potrebbero essere gli habitat pianeggianti ideali per la specie e il reale territorio in cui vivono, un territorio spesso modificato dalle azioni dell’uomo. Se si parte dal limite dei 20° appare per esempio evidente come “in Namibia e Tanzania ci sono circa 8.000 chilometri quadrati di territorio che potrebbero essere inutilizzabili per le giraffe, ovvero quasi la metà della superficie del Galles”, oppure in “Kenya e Sudafrica aree di 4000 chilometri quadrati che risultano non ideali”. Il problema, spiegano gli esperti, è che dei Paesi mappati ed esaminati partendo da questa soglia di pendenza praticamente “uno su tre aveva più aree inutilizzabili nelle aree protette che al di fuori delle aree protette”. Quando le riserve protette sono recintate, oltretutto, le giraffe – già ostacolate dalle pendenze – non possono spostarsi ulteriormente alla ricerca di cibo. “Se una riserva è di 200 ettari, ma ha una grande montagna al centro, dal punto di vista di una giraffa questa riserva non è più di 200 ettari. Dobbiamo iniziare a includere la topografia nella pianificazione della conservazione delle giraffe e nelle valutazioni dell’habitat, specialmente per le piccole riserve recintate” ha spiegato Jessica Granweiler. Tenendo conto che le giraffe – presenti in 21 Paesi africani – sono già oggi minacciate a causa di perdita di habitat, bracconaggio, crisi del clima o conflitti con l’uomo, appare quindi evidente come i risultati dello studio possano essere decisivi per progettare meglio i territori in cui vivranno.

Come spiega a Green&Blue l’etologa Chiara Grasso, l’informazione contenuta nel nuovo studio “è fondamentale per la conservazione. Parlando di giraffe pochi sanno che si tratta di una specie a rischio, che sta vivendo una estinzione silenziosa. Il primo rischio per loro è proprio legato alla perdita dell’habitat a causa dell’urbanizzazione dell’uomo: sapere come e dove conservare la specie è dunque estremamente importante”. Grasso, che lavora in Mozambico nella conservazione animale, spiega inoltre come “qui per esempio dopo guerre civili e conflitti, dopo periodi in cui si sono mangiati o venduti tutti gli animali, oggi finalmente si stanno implementando importanti progetti di ripopolamento e reintroduzione delle specie. Molti parchi ci stanno provando anche con le giraffe: avere l’informazione su che topografia è necessaria nei parchi di conseguenza è importantissimo, altrimenti perderemmo tempo, sforzi e soldi. Partendo dalla conoscenza sulle difficoltà nell’affrontare salite per le giraffe, si può migliorare e limitare l’impatto dell’urbanizzazione, per esempio quando si costruiscono infrastrutture, lodge, oppure strade. Devo realizzare un complesso? Meglio farlo in una collina anziché in zone pianeggianti in cui le giraffe si muovono senza problemi”.

Inoltre, fa notare l’etologa, la questione pendenze potrebbe essere determinante anche in chiave “sociale” e “riproduttiva”. “Le giraffe – dice Grasso – sono una specie che ha una struttura sociale che si raggruppa e si separa a seconda della disponibilità delle risorse e dell’ampiezza dello spazio, non è estremamente territoriale, è una specie che si muove: quando si spostano dunque probabilmente anche l’inclinazione del terreno può essere un fattore che viene valutato dalle giraffe per decidere se frequentare o meno un’area e dunque se aggregarsi o meno in un determinato territorio e tutto ciò può incidere direttamente su fattori come socialità e opportunità di riproduzione”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Sigarette elettroniche, il governo britannico mette al bando i vapes monouso

Feijoa, l’arbusto sempreverde che resiste alle temperature estreme