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McDonald’s punta su inclusione e parità di genere

Creare ambienti di lavoro inclusivi, in cui ciascuno sia libero di esprimersi e portare il proprio contributo, e valorizzare la diversità rappresentano un’importante sfida che le aziende sono chiamate ad affrontare. Anche perché, sottolineano diversi studi, adottare politiche che guardano a diversità, equità e inclusione permette di ottenere benefici su più fronti, dall’attrazione dei talenti alla maggiore redditività.

Un ambito sul quale ha scelto di puntare con forza McDonald’s attivandosi su più fronti. Il gruppo ha, ad esempio, investito sulla presenza dei giovani: in azienda, il 55% della popolazione ha meno di 29 anni e il 32% è studente. L’azienda è, inoltre, molto attenta alla formazione dei propri dipendenti che possono usufruire di programmi di formazione continua. Ogni anno vengono erogate circa un milione di ore di formazione. A questo si affianca il supporto al lavoro femminile: in azienda il 62% dei dipendenti è donna, il 50% ricopre il ruolo di store manager e anche il 50% del management team è composto da donne (sopra la media del comparto della ristorazione), con un gender pay gap pari a zero. L’obiettivo per il futuro è di incrementare la presenza femminile anche all’interno della comunità dei licenziatari, che ad oggi gestiscono oltre il 90% dei ristoranti. Proprio i 155 imprenditori locali del gruppo giocano un ruolo importante nello sviluppo di progetti nel campo del sociale e a favore dell’inclusione lavorativa.

Mauro Passoni, licenziatario di tre ristoranti McDonald’s a Milano, ha deciso di rendere la sua attività più inclusiva attraverso l’assunzione di una rifugiata politica, proveniente dall’Africa che, una volta inserita in uno dei ristoranti, ha avuto la possibilità di integrarsi nel nostro Paese, tanto da imparare l’italiano, sposarsi e diventare mamma. L’impegno di Passoni non si è fermato qui e ha portato quest’anno all’assunzione di cinque rifugiati.

Qualcosa di simile ha fatto Antonio Scanferlato nell’area di Monza, che anni fa ha scelto una vacanza in camping, in compagnia di un amico che ha un figlio con Sindrome di Down. Un’esperienza che gli ha fatto comprendere come nella diversità vi sia ricchezza e che in queste situazioni si possono trovare valori e talenti inaspettati. Antonio ha così deciso di fare qualcosa di concreto per promuovere l’inclusione nei suoi ristoranti di rifugiati e persone con fragilità. L’imprenditore ha attivato dal 2016 circa 71 tirocini per i rifugiati che prevedono un percorso di formazione ad hoc, a partire dai corsi di lingua italiana; di questi, 21 sono stati trasformati in contratti di assunzione. Mentre per l’inserimento delle persone con fragilità sono stati attivati tirocini con finalità educative.

Silvestro Colitti, licenziatario McDonald’s dell’area di Lecce, Brindisi e Taranto, rappresenta un altro esempio. Grazie alla collaborazione con l’ente di formazione Ifoa e diverse associazioni e centri di accoglienza locali, negli ultimi due anni ha attivato oltre 17 tirocini e dieci assunzioni di rifugiati. Quest’anno ha inoltre promosso un progetto di inclusione a sostegno delle donne vittime di violenza. Anche Giacomo Bosia è un licenziatario particolarmente sensibile al tema dell’inclusione e dell’accoglienza. Sin da bambino, infatti, si è prodigato insieme alla sua numerosa famiglia (sei fratelli e undici in affido) per accogliere e aiutare ragazzi in difficoltà. In McDonald’s, grazie alla collaborazione con le associazioni che operano sul territorio, è riuscito a portare avanti questo impegno: dal 2016 l’imprenditore ha promosso l’inserimento all’interno dei suoi ristoranti, nell’area di Milano, di persone con disabilità anche cognitive. I ragazzi vengono impiegati in tutte le mansioni più in linea con le loro abilità, dalla cucina alle sale. Ad oggi, sono state assunte con contratti stabili 20 persone con disabilità. Quest’anno Bosia ha, inoltre, accolto e assunto due rifugiati.

Anche Mattia Ventura, licenziatario McDonald’s di Bari, si è impegnato per favorire l’inclusione lavorativa di rifugiali attraverso tirocini attivati in collaborazione con Ifoa. Negli ultimi due anni all’interno dei ristoranti dell’imprenditore sono stati attivati oltre 20 tirocini, dei quali alcuni sono poi stati trasformati in contratti a tempo indeterminato. Un impegno che non è passato inosservato: i cinque licenziatari sono infatti stati premiati in occasione della sesta edizione di “Welcome Working for refugee integration” – il programma di Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati – per l’impegno profuso a favore di percorsi d’inclusione lavorativa di rifugiati. Quest’anno il premio è andato a 220 aziende (+ 32% rispetto all’edizione precedente); nel corso del 2023 sono stati attivati in Italia 11 mila e 700 percorsi professionali che coinvolgono persone rifugiate, favorendo l’integrazione delle stesse nel mercato del lavoro.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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