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La startup Vaia e i boschi distrutti dalla tempesta: “Dall’economia circolare sono nati 100mila abeti ma non basta”

È l’ultima iniziativa realizzata da Vaia, la B Corp nata nel 2019 in risposta alla devastante omonima tempesta che distrusse intere foreste tra Veneto, Friuli e Alto Adige. A sei anni di distanza, le ferite della montagna sono ancora evidenti: solo parte degli alberi caduti è stata recuperata mentre molti giacciono ancora a terra, rendendo la foresta spoglia e vulnerabile all’infestazione del bostrico, un coleottero che ne rallenta ulteriormente la rigenerazione e che sta causando nuovi, devastanti danni.

Il problema non è solo ambientale, ma anche e soprattutto economico e sociale: la tempesta ha aggravato temi già esistenti, che affliggono le comunità montane di tutta Italia e non solo, come lo spopolamento causato dalla mancanza di opportunità, sviluppo e servizi. Il recupero degli alberi abbattuti si è rivelato costoso e in alcuni casi impraticabile, evidenziando complessità di coordinamento e organizzative tra gli enti preposti alla tutela e salvaguardia del bosco. “Nonostante l’aumento della superficie forestale, la qualità del bosco sta peggiorando. Gli abitanti, che oggi traggono beneficio dalla vendita del legname, rischiano di non avere più risorse tra 50 anni, poiché il capitale naturale si sta esaurendo”, spiega Federico Stefani, co-fondatore della startup insieme a Paolo Milan e Giuseppe Addamo.

Federico Stefani, co-fondatore della startup Vaia insieme a Paolo Milan e Giuseppe Addamo 

Era la fine di ottobre 2018 quando la tempesta Vaia colpì con piogge incessanti e venti che raggiunsero i 208 km/h a Passo Rolle, i boschi delle Dolomiti. Gli abitanti ricordano ancora il suono degli alberi che cadevano uno dopo l’altro, lasciando a terra oltre 14 milioni di tronchi e distruggendo 41.000 ettari di foreste. Strade e sentieri furono bloccati, ci vollero mesi per rimuovere il legname, con ingenti investimenti e difficoltà tecniche e logistiche che in alcuni casi si sono rivelate insormontabili.

Il danno economico complessivo fu stimato intorno ai tre miliardi di euro. Gran parte del legname recuperato fu svenduto all’estero, in Cina, a prezzi bassissimi. Senza gli alberi, il territorio rimase più vulnerabile a frane e valanghe, con i corsi d’acqua incapaci di contenere le piene. A peggiorare la situazione, l’infestazione del bostrico, un coleottero che si annida sotto la corteccia degli abeti rossi, interrompendone il flusso di linfa e causando la morte delle piante in breve tempo. Secondo il recentissimo Congresso della Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale, i danni dell’infestazione del coleottero hanno ormai superato quelli di Vaia: oggi la superficie colpita dalla tempesta e dal bostrico è due volte quella del Lago di Garda.

“La nostra startup è nata da questa devastazione, per trovare delle soluzioni alla crisi economica e sociale che deriva dal danno ambientale”. La sua missione si basa su tre pilastri: valorizzazione delle risorse locali, attivazione delle filiere artigianali e coinvolgimento delle comunità, reinvestimento dei ricavi nei territori colpiti.

“La sostenibilità può essere raggiunta solo con il coinvolgimento dell’economia locale e con il coordinamento tra tutti gli attori che insistono sul territorio”, afferma Stefani. Il primo prodotto realizzato da Vaia è il Vaia Cube, è un amplificatore analogico in legno realizzato con gli alberi abbattuti e dagli artigiani locali. Ogni Cube venduto in questi anni si è tradotto in nuovi alberi piantati: con oltre mille unità vendute in 38 Paesi che Vaia è riuscita a “trasformare” in 100mila nuovi abeti. “È una goccia in un mare di necessità, ma vogliamo lanciare un messaggio di rigenerazione, coinvolgendo le amministrazioni e gli enti forestali”, aggiunge Stefani.

Vaia Focus 

Successivamente, Vaia ha lanciato Vaia Focus, un prodotto di design eco sostenibile, un amplificatore schermo per smartphone, il cui ricavato supporta la ricerca sui ghiacciai, in collaborazione con la Summit Foundation e con il progetto Ice Memory, e in partnership con la startup Glac-Up per riutilizzare i teli geotessili usati per proteggere i ghiacciai, trasformandoli nel materiale protettivo del Vaia Focus.

L’idea alla base è quella di consolidare un modus operandi positivo, valido non solo per le Dolomiti colpite dalla tempesta, ma anche per tutti i territori che si trovano a fare i conti con eventi climatici impattanti e spesso distruttivi. “Oggi, ben 12 laboratori artigianali locali sono coinvolti nella realizzazione dei nostri prodotti. L’obiettivo di Vaia è restituire dignità alle risorse naturali attraverso un modello di business circolare e sostenibile, come dimostrato dal successo del Cube e del Focus” continua Stefani.

Nel prossimo evento “Foresta degli Innovatori” (appuntamento sabato 21 settembre, a Folgaria), giunto alla sua terza edizione, la B Corp presenterà un nuovo prodotto, sempre realizzato a partire del legno locale, ancora una volta una commistione tra natura, artigianalità e tecnologia. “Il nostro modo di fare upcycling è diventato un modello che può essere esportato ovunque: valorizziamo la materia prima, lavoriamo con le comunità locali e creiamo un impatto positivo sull’ambiente e sul territorio reinvestendo parte delle risorse generate in progetti che abbiano un impatto sul benessere della comunità.”


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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