3 Febbraio 2025

Daily Archives

consigliato per te

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    Atlante, il prof che mi ha cambiato la vita: il premio per i progetti che fanno crescere

    Dare la meritata visibilità al ruolo dei docenti. Riconoscere ciò che di appassionante e necessario, ogni giorno, viene realizzato nelle scuole. Raccontare i progetti che, di anno in anno, i prof mettono in campo per favorire la crescita dei propri studenti. Sono gli obiettivi di “Atlante – Italian Teacher Award”, il premio per il miglior […] LEGGI TUTTO

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    Lupi avvelenati, insorgono gli ambientalisti: “A rischio anche la salute pubblica”

    L’immagine dei quattro lupi trovati morti, adagiati uno accanto all’altro a Levico Terme in Trentino continua a suscitare polemiche da parte degli ambientalisti. L’Enpa (l’Ente nazionale della protezione animali) ha chiesto la convocazione urgente del “Tavolo di coordinamento sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati” e parla di “atto illegale che mette a rischio non solo la biodiversità, ma compromette anche la qualità e la sicurezza degli ecosistemi locali”. Un documento firmato anche dalle sezioni del Trentino sia della Lipu che del WWF oltre che l’associazione “Io non ho paura del lupo”.

    “I bocconi avvelenati minaccia per la catena alimentare”
    “L’avvelenamento, oltre a causare la morte degli animali direttamente colpiti, rappresenta una minaccia per l’intera catena alimentare e per la salute pubblica. La dispersione di sostanze velenose nell’ambiente può infatti avere ripercussioni su altre specie animali, domestiche e selvatiche, nonché sugli esseri umani”, spiegano gli ambientalisti. E ancora. “In questo contesto, sollecitiamo una chiara presa di posizione da parte dei sindaci dei comuni coinvolti e della Provincia autonoma di Trento. In particolare, chiediamo all’assessore Roberto Failoni, di esprimersi con fermezza per condannare un crimine gravissimo che getta un’ombra sull’intera provincia. È necessario che le istituzioni condannino con fermezza questo crimine orribile e avviino un’indagine approfondita per individuare i responsabili, garantendo che simili episodi non si ripetano”.

    Le immagini scioccanti dei quattro lupi avvelenati trovati a Levico Terme (Trento)  LEGGI TUTTO

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    La Groenlandia si scioglie sempre di più

    Incontaminata, remota, la Groenlandia sta diventando un importante snodo strategico dove si intrecciano tensioni geopolitiche e nuovi modelli commerciali. Ma anche un luogo, con appena i suoi 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati, che svolge un ruolo di primo piano nella lotta ai cambiamenti climatici e dove le conseguenze di questi fenomeni sono più evidenti. Lo vediamo dall’inesorabile scioglimento dei ghiacciai che non sembra fermarsi. A lungo considerati stabili, hanno già perso più del 30% del loro volume totale contribuendo al 17,3% dell’innalzamento del mare tra il 2008 e il 2018. Ma gli studi sulla Groenlandia non si sono mai fermati.

    Crisi climatica

    Artico sempre più caldo: ormai emette più gas serra di quanti ne assorbe

    di redazione Green&Blue

    22 Gennaio 2025

    Uno studio statunitense
    Un’ulteriore conferma giunge da un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, condotto dagli scienziati della Durham University e dell’Ohio State University. Chiare le parole dei ricercatori statunitensi: la calotta glaciale della Groenlandia si sta screpolando più rapidamente a causa dei cambiamenti climatici. Il team, guidato da Tom Chudley e Ian Howat, ha esaminato oltre 8 mila mappe di superficie tridimensionali della regione artica, create da immagini satellitari ad alta risoluzione. Analizzate e comparate a studi precedenti, le immagini hanno identificato le crepe sulla superficie della calotta glaciale mostrando come si sono evoluti i crepacci in Groenlandia tra il 2016 e il 2021. Non solo.

    Riscaldamento globale

    Clima, il permafrost sulle montagne europee si sta scaldando velocemente

    redazione Green&Blue

    29 Gennaio 2025

    2100: la calotta potrebbe far innalzare l’oceano di 30 cm
    Il gruppo di ricerca ha scoperto che le dimensioni e la profondità delle fenditure ai margini della calotta glaciale, già segnalate in rapido scorrimento, sono aumentate notevolmente proprio mentre si svolgeva lo studio. I crepacci, fratture o crepe a forma di cuneo che si aprono nei ghiacciai, si formano quindi più rapidamente di quanto rilevato in precedenza, provocando lo scorrimento del ghiaccio a velocità più elevate. Fenomeno questo che tenuto sotto osservazione dal1992. Spiegano gli esperti Usa: lo scioglimento della calotta in Groenlandia è stato associato a un innalzamento di 14 millimetri del livello del mare. Se tutto il ghiaccio si trasformasse in forma liquida, le stime suggeriscono che il livello del mare potrebbe aumentare di circa sette metri. Secondo questo lavoro, entro il 2100 la calotta potrebbe contribuire fino a 30 cm di innalzamento delle acque.

    Flusso glaciale accelerato
    Gli autori hanno scoperto che, ai margini della Groenlandia, dove i grandi ghiacciai incontrano il mare, le accelerazioni nella velocità del flusso glaciale erano associate a significativi aumenti del volume dei crepacci. “Per la prima volta – afferma Chudley – siamo in grado di osservare aumenti significativi nelle dimensioni e nella profondità delle fenditure dei ghiacciai a flusso rapido ai margini della calotta glaciale della Groenlandia, in scale temporali di cinque anni e meno. Questo set di dati evidenzia l’aumento dell’estensione dei crepacci, che diventano sempre più grandi e profondi”.

    Antartide

    Il più grande iceberg del mondo sulla rotta di un’isola britannica: rischi per pinguini e foche

    di  Giacomo Talignani

    23 Gennaio 2025

    Effetto domino: il distacco degli iceberg
    “Man mano che i crepacci si allargano – conclude Howat – alimentano i meccanismi che fanno muovere più velocemente i ghiacciai della calotta glaciale, spingendo acqua e calore verso l’interno della calotta glaciale e accelerando il distacco degli iceberg nell’oceano. Questi processi possono a loro volta accelerare il flusso del ghiaccio e portare alla formazione di crepacci sempre più profondi: un effetto domino che potrebbe esacerbare la perdita di ghiaccio dalla Groenlandia”.

    Focus

    Trump e l’eredità green di Biden: cosa cambierà negli Usa per le politiche ambientali

    di  Luca Fraioli

    09 Gennaio 2025

    Le tre sfide: ambientale, climatica e di espansione
    Tutto questo mentre sulla più grande terra artica e isola del Pianeta, territorio della Danimarca (gode di uno stato di autonomia), immersa nell’oceano tra il Canada e l’Islanda, pesano le intenzioni del presidente Usa Donald Trump, che ha rilanciato le ipotesi di annessione o addirittura di acquisto della Groenlandia. E se il presidente non crede alla crisi climatica, è proprio lo scioglimento dei ghiacciai accelerato dal riscaldamento globale che sta esponendo le riserve di idrocarburi e minerali vari essenziali per le tecnologie avanzate come batterie e semiconduttori. Oltre la sua posizione strategica, che rende la Terra Verde un punto strategico per il controllo delle rotte commerciali marittime artiche. Per l’isola è una tripla sfida: crisi climatica, impatto ambientale e espansionismo territoriale guidato da interessi economici. Intanto però i ghiacciai si stanno sciogliendo. LEGGI TUTTO

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    La battaglia delle dighe: a rischio gli ecosistemi himalayani e la vita di milioni di persone

    Diga per diga. Nonostante i recenti segnali di distensione – come la riapertura dei voli diretti tra i due Paesi – tra India e Cina sta silenziosamente iniziando una gigantesca guerra per l’acqua che potrebbe presto coinvolgere la vita di milioni di persone. In tempi di crisi climatica, ghiacciai che scompaiono e transizioni energetiche che corrono veloci, lungo il fragile confine himalayano teatro di incertezze e terremoti, c’è un bene che entrambi i Paesi si contendono e al quale non intendono in nessun modo rinunciare: l’acqua. Cinque anni fa, proprio lungo quel confine da tempo teatro di scontri fra i due Paesi e di tensioni geopolitiche, la Cina ha annunciato l’intenzione di realizzare la diga idroelettrica più grande del mondo, una infrastruttura che sarà addirittura tre volte più grande della famosa diga delle Tre Gole, ad oggi l’impianto idrico più mastodontico al mondo.

    La nuova mega-diga cinese sarà realizzata nella contea di Medog sul poderoso fiume Yarlung Zangbo che nel tratto cinese-tibetano corre lungo il confine fra Cina e India a a est, nella zona himalayana, poi dopo aver attraversato la catena montuosa il fiume piega e si dirige verso sud, entrando in india, dove prende il nome di Brahmaputra e infine arriva nel Bangladesh, dove confluisce nel Gange e sfocia nel golfo del Bengala. Dal 2015 la Cina ha messo gli occhi sul potenziale idroelettrico del fiume realizzando una prima diga, quella di Zangmu, e ora dopo aver avviato altre opere – nonostante le proteste indiane – la volontà di Pechino si è concentrata su un nuovo progetto idroelettrico, nel Medog, capace di generare 300 miliardi di kilowattora di elettricità all’anno, necessario per centrare l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2060. Una diga faraonica che costerà quasi 140 miliardi di dollari e molto probabilmente, lungo il lato cinese, implicherà lo sfollamento e lo spostamento di migliaia di persone. L’iter definitivo alla grande opera è stato da poco approvato e l’India prima ha protestato – sottolineando i possibili impatti sulla vita di milioni di persone che si basano sull’acqua del grande fiume – poi ha risposto “diga per diga”, annunciando l’ok alla costruzione di un proprio impianto idroelettrico a valle, nella zona indiana, dove il Brahmaputra viene chiamato anche Siang. Una sorta di contro-diga per “mitigare l’impatto negativo dei progetti di dighe cinesi”, capace di compensare l’interruzione del flusso del fiume causata dalle opere di Pechino e allo stesso tempo di proteggere da inondazioni improvvise e ovviare al grosso problema della scarsità d’acqua.

    Il caso

    “Ci rubano l’acqua per il turismo di massa”. A rischio uno degli ultimi fiumi selvaggi d’Europa

    di Giacomo Talignani

    27 Luglio 2024

    Anche in questo caso però c’è una pericolosa criticità, legata sia all’impatto sulla vita di decine di villaggi e comunità locali, sia al fatto che l’ecosistema della regione himalayana è particolarmente fragile per le inondazioni e soprattutto per quei terremoti devastanti che, anche di recente, colpiscono ciclicamente quest’area. Il progetto indiano si chiama Siang Upper Multipurpose Project, costa almeno 13,2 miliardi di dollari e sarà in grado di generare 11.000 megawatt di elettricità una volta completato, più di qualsiasi altro progetto idroelettrico indiano. Anche in questo caso l’idea è vecchia, di almeno otto anni fa, ma i funzionari stanno ora rilanciando sull’ok all’iter e alla fattibilità, proprio come risposta ai cinesi. Nelle località a valle attraversate dal Siang vivono migliaia di contadini e comunità tribali, come gli Adi. Secondo i locali, con i lavori per la nuova diga almeno 20 villaggi rischiano di essere sommersi e altri venti potrebbero risultare parzialmente allagati, obbligando migliaia di persone ad andarsene. In gioco, con entrambe le opere, c’è molto. C’è l’accesso all’acqua potabile per centinaia di milioni di persone, c’è la salute dell’intera biodiversità di un territorio già provato da frane, fango e scioglimento dei ghiacciai, e c’è il costante rischio legato a sismi che possono raggiungere anche 7 gradi di magnitudo in Tibet, dove in passato per via dei terremoti sono già state danneggiate proprio le dighe. In più, ovviamente, su tutto ciò c’è lo spettro della crisi climatica che sta alimentando lo scioglimento dei ghiacciai.

    In India nello stato nord-orientale dell’Arunachal Pradesh i portavoce dei villaggi della valle interessata dal progetto lo hanno subito capito e dopo aver radunato le persone sono iniziate le prime proteste, contenute dai paramilitari. Il governo statale guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP) ha contestato le proteste ricordando ai manifestanti che il vero obiettivo del progetto non è solo una diga, ma è “salvare il fiume Siang” dalla Cina. In questo complesso contesto, in cui cinesi e indiani si battono per la sicurezza idrica ed elettrica del futuro, oltretutto chi rischia di più potrebbe essere un terzo Paese, il Bangladesh. Il fiume infatti nella sua ultima parte arriva in Bangladesh dove si stima che la popolazione ottenga il 65% della sua acqua proprio da questo corso e dal sistema fluviale collegato. Con due dighe a monte, i rischi per l’approvvigionamento idrico in Bangladesh sono dunque enormi. Secondo diversi esperti, ricercatori universitari e ingegneri, i due progetti combinati potrebbero risultare nel tempo “una bomba d’acqua ad orologeria” soprattutto in caso di terremoti e la speranza, non solo per i primi spiragli democratici di ritorno alla normalità dimostrati con la riapertura dei voli, è che fra i due Paesi nasca presto un nuovo spirito collaborativo e di condivisione (anche dell’acqua) per evitare che queste mega strutture diventino realtà e compromettano vite ed ecosistemi. LEGGI TUTTO

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    Il vetro che cattura la luce: dalla Corea del Sud la svolta per il fotovoltaico trasparente

    Energia elettrica prodotta dalle finestre di casa, senza perdere in trasparenza, luminosità ed estetica. L’innovazione di un gruppo di ricercatori della Corea del Sud, potrebbe cambiare radicalmente la concezione degli edifici del futuro, grazie ad un’implementazione dei sistemi fotovoltaici integrati nei palazzi, i cosiddetti BIPV, (acronimo di Building Integrated Photovoltaics), che utilizzano il vetro per catturare la luce del sole. Qual è la novità? È il vetro modellato testato dagli scienziati asiatici che supera le limitazioni tipiche dei moduli fotovoltaici BIPV, ormai oggetto di studio da almeno una decina di anni, che hanno prestazioni energetiche ridotte, a causa del loro design e delle proprietà ottiche; infatti il prototipo coreano grazie alla specifica morfologia della superficie del vetro modellato e “all’orientamento verticale rivolto a sud rispetto alla latitudine del sole”, scrivono gli scienziati nella pubblicazione scientifica, ha un alto rendimento energetico, con una perdita minima, ma senza peggiorare l’estetica, elemento importante di un edificio.

    Fisco Verde

    Detrazioni al 50% per chi vuole rinnovare o ampliare l’impianto fotovoltaico

    di  Antonella Donati

    04 Febbraio 2025

    Prima di capire un po’ di più sulla portata dello studio, facciamo un salto indietro. Le prime prove tangibili sulla concretezza di questa nuova tecnologia fotovoltaica risalgono al 2014, quando i ricercatori della Michigan State University hanno sviluppato la prima tecnologia fotovoltaica completamente trasparente. Tecnologia che usa molecole organiche per assorbire lunghezze d’onda non visibili della luce, come l’ultravioletto e il vicino infrarosso, che permettono il passaggio della luce visibile, viene indirizzata ai bordi del pannello, dove sottili strisce di celle fotovoltaiche la convertono in elettricità. I primi esperimenti però, avevano un’efficienza di conversione energetica troppo bassa, appena l’1%, ma recentemente si è arrivati al 10%.

    I BIPV, che in italiano sono chiamati fotovoltaico architettonicamente integrato, hanno la duplice funzione di fungere da elemento architettonico dell’involucro edilizio e di generare energia; infatti, sono utilizzati in tre ambiti in prevalenza, e cioè come coperture, ad esempio di tegole e lucernari, oppure sulle facciate degli edifici, tra cui le finestre, infine come integrazione esterna, come parapetti per balconi. Tornando alla ricerca asiatica, ogni modulo conteneva due semicelle, che sono state tagliate utilizzando l’elaborazione laser e interconnesse tramite saldatura a filo, per le quali sono state usati diversi materiali, tra cui etilene vinil acetato, polietilene, polietilene tereftalato, mentre i moduli sono stati realizzati in vetro convenzionale spesso 3,2 mm e per il BIPV un vetro modellato da 5 mm.

    “Questo tipo di vetro è comunemente utilizzato in applicazioni architettoniche e di interni in cui la privacy e la diffusione della luce sono fondamentali, offrendo una texture visiva unica che imita l’aspetto delle gocce di pioggia”, ha spiegato il team coreano, che per la prima volta ha condotto l’esperimento su un tetto durante i due mesi estivi di giugno e luglio, con entrambi i moduli allineati verso sud e con un angolo di inclinazione di 90 gradi, raccogliendo i vari parametri di resa energetica, insieme a temperatura e dati di irradiazione ogni tre minuti per entrambi i moduli.

    Innovazione

    La startup dell’agrivoltaico che fa crescere microalghe e piante medicinali sotto i pannelli solari

    di  Gabriella Rocco

    14 Ottobre 2024

    Ebbene il risultato del test di confronto tra i due tipi di moduli in vetro convenzionale e modellato è piuttosto interessante, perché se fino ad oggi gli studi hanno segnalato rese energetiche inferiori nei sistemi BIPV, questo particolare tipo di modulo con vetro modellato, ha mostrato una riduzione dello 0,5% della resa energetica “a causa della tensione a circuito aperto (Voc) inferiore causata dal vetro più spesso (5 mm) rispetto al vetro di riferimento (3,2 mm)”, si legge nella pubblicazione scientifica. Questo risultato fa ben sperare per il futuro della ricerca, perché il risultato suggerisce che i moduli BIPV di vetro modellato siano i candidati migliori per sviluppare sistemi fotovoltaici rivolti a sud e verticali da integrare a edifici per produrre energia a costo zero, ma senza rinunciare all’efficienza energetica. LEGGI TUTTO