I tornado sono in aumento in Italia? Perchè si stanno verificando sempre più trombe marine? E quanto questi fenomeni sono collegabili alla crisi del clima? Per rispondere a queste domande c’è un disperato bisogno di dati.
La tragedia del veliero Bayesian affondato al largo di Palermo, con vittime e dispersi, ci porta nuovamente a ragionare ancora una volta sull’intensità di determinati fenomeni meteo estremamente pericolosi per le nostre vite.
Questa estate ci siamo tutti accorti delle connessioni legate alle temperature elevate del mare, che hanno sfiorato in più punti i trenta gradi: il gran numero di meduse e di specie aliene, il contributo delle acque più calde al fenomeno della mucillagine, le acque di alcune località paragonabili a un “brodo” e ovviamente gli eventi meteo sempre più carichi di energia. Per la maggior parte di questi fenomeni c’è una risposta chiarissima e una connessione evidente con l’aumento delle temperature globali collegato a quella crisi del clima innescata a sua volta dalle emissioni antropiche. Per i tornado però la questione è differente. Che si tratti della presenza di vortici d’aria a terra, oppure in mare (e in questo caso parliamo di trombe marine), sia la prevedibilità di questi eventi, sia la misurazione e la correlazione con il global warming, sono estremamente complesse.
Gli esperti: “Sui tornado italiani mancano i dati, ma ci sono certe indicazioni”
Il professore Salvatore Pascale, che oggi insegna al corso “Science of Climate” del Dipartimento di Fisica di Bologna, in passato a Stanford e negli Stati Uniti a studiato da vicino il fenomeno dei Medicane, gli uragani del Mediterraneo.
Osservando quanto sta avvenendo ora in Italia, spiega Pascale, bisogna considerare un fatto: “I tornado, a differenza di eventi più grandi, sono fenomeni con un diametro massimo di 50, 100 metri. Avvengono su scale piccole e di conseguenza, dal punto di vista dei modelli climatici, ci sfuggono. Con i soli dati attuali è dunque impossibile attribuire con certezza un collegamento diretto tra cambiamento climatico e trombe d’aria o marine. L’IPCC (Gruppo intergovernativo cambiamenti climatici) per esempio segnala che non c’è un trend significativo di aumento del fenomeno, questo anche per mancanza di dati. Ma aggiunge che a cambiare è il contesto, ovvero l’ambiente su larga scala in cui si possono verificare i fenomeni”.
I mari italiani sempre più simili a quelli tropicali
In generale infatti, aggiunge Pascale, possiamo “dedurre un possibile aumento di intensità di ogni fenomeno meteo, compresi i tornado, in un clima più caldo e umido. E sappiamo anche che la cornice generale attuale è proprio quella di un clima più caldo, con mari italiani sempre più simili a quelli tropicali e tanta energia intrappolata, come in Adriatico e Mediterraneo orientale. Molta più energia immagazzinata che poi trova sfogo in eventi estremi. Ricordiamoci però che non possiamo prevedere dall’oggi al domani i tornado: i dati e le risoluzioni spaziali, per fenomeni così piccoli, sono ancora un limite alle nostre conoscenze”.
Sforzi e risorse per dati e sistemi di allerta
Questo però significa anche – come scrive soprattutto Marcello Miglietta del Cnr, uno dei massimi esperti in Italia sul tema – che è sempre più importante impegnare sforzi e risorse per ottenere dati e sistemi d’allerta, in sostanza “lavorare sull’aspetto sociale, in modo che la popolazione sia in grado di interpretare il messaggio di allerta e assumere i comportamenti più appropriati di conseguenza”.
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Italia, almeno quindici tornado nell’ultima settimana
Proprio per la mancanza di dati, l’istituto indipendente ESSL ha lanciato da tempo l’European Severe Weather Database (ESWD) nella speranza di ottenere sempre più informazioni sui tornado. Solo poche settimane fa ha anche promosso una campagna specifica, chiamata “Twisters”, nella speranza di coinvolgere più ricercatori, citizen scientist e persone di 14 diversi Paesi a ottenere – magari anche con innovativi droni meteorologici – informazioni cruciali per poter individuare specifici trend.
Un primo database ESWD, realizzato con segnalazioni varie, nell’ultima settimana in Europa mostra una mappa dove è soprattutto l’Italia a colorarsi di triangoli rossi, il simbolo usato per trombe d’aria e marine. Almeno quindici, dal 13 agosto, quelle indicate ad esempio tra Sicilia, Puglia (come i recenti a Castro e Tricase), Sardegna, ma anche Lazio, Liguria, Toscana o Campania.
Per questi casi, anche se ognuno è da valutare in maniera differente, sono le condizioni simili che si devono creare per lo sviluppo dei tornado ad essere frequenti, anche per via del nuovo clima: in quasi tutti viene riscontrato l’elevato contenuto di umidità, il forte gradiente verticale di temperatura e la forte variazione della direzione e intensità del vento con la quota, quello che viene chiamato lo “shear”.
In queste condizioni e nell’accumulo di energia dovuto a mari sempre più caldi (anche per via della crisi climatica) sono da ricercare dunque indicazioni – che però necessitano disperatamente di dati scientifici – che portano a un possibile collegamento fra surriscaldamento e frequenza e intensità dei tornado.
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Pasini: “Con la crisi del clima non ci sono vincitori o vinti”
Antonello Pasini, Fisico del clima del Cnr, a Green&Blue spiega infatti che “è difficile parlare di aumenti di frequenza e intensità, ma una correlazione con il cambiamento climatico c’è se guardiamo ai cambiamenti di circolazione, alla vorticità e lo shear del vento, a tutto ciò che innesca i vortici. In questa osservazione fondamentale è poi tener conto dell’impressionate riscaldamento delle acque marine. Proprio con Miglietta in passato abbiamo provato a modellizzare un tornado che ha colpito Taranto comprovando come la differenza di temperatura poteva incidere sulla violenza del tornado. Il riscaldamento anomalo del Mediterraneo, che evapora sempre di più e che porta calore ed energia in atmosfera, è quindi qualcosa che dobbiamo tenere sempre più presente, anche in relazione ai tornado”.
Inoltre, chiosa Pasini, è necessario imparare purtroppo anche dalle tragedie. “Il fatto che sia stato colpito un veliero così grande e lussuoso come il Bayesian, di persone abbienti, è un segnale molto forte che ci ricorda come il cambiamento climatico colpisce chiunque e nessuno di noi può ritenersi al sicuro: dobbiamo tenerlo presente guardando al futuro, perché su questo Pianeta non ci sono vincitori o vinti, con la crisi del clima o vinciamo tutti o perdiamo tutti e per questo dobbiamo impegnarci