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“Senza interventi in futuro la siccità in Sicilia e Sardegna sarà ancora più dura”

Quest’estate in Sicilia sono scomparsi laghi, agricoltori e allevatori litigano per l’acqua, gli invasi sono sempre più a secco, gli alberghi si riforniscono con le autobotti, calano le produzioni di agrumi, olive e fichi d’india e in alcune aree la capacità idrica è ormai inferiore addirittura del 90%. Eppure, tutto questo, se visto fra qualche anno potrebbe essere ancora un ottimo ricordo: in futuro infatti, se si verificherà un innalzamento della temperatura media globale di 0.7 gradi, la Sicilia sarà soggetto al più alto grado della scala, una siccità “eccezionale”, con una desertificazione devastante tanto per intendersi.

A dirlo è uno studio importante, di una delle organizzazioni più citate e affidabili per questo tipo di previsioni, la World Weather Attribution, che ha visto coinvolti circa 15 ricercatori tra scienziati di Italia, Svezia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi. Gli scienziati sostengono infatti che il cambiamento climatico in atto, quello innescato dalle azioni dell’uomo e dall’uso di combustibili fossili, ha reso la siccità sia in Sicilia sia in Sardegna più grave e il 50% più probabile. Uno scenario che viene tracciato in un 2024 che si appresta a diventare l’anno più caldo di sempre e che ha colpito duro per la siccità sia in Sicilia, dove le risorse idriche sono sempre più scarse, sia in Sardegna dove sia la mancanza di piogge sia le elevate temperature permettono ad agenti patogeni come la Phytophthora di diffondersi rapidamente, portando alla moria di centinaia di chilometri di boschi, oggi sempre più secchi e ingialliti.

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Eppure, per gli scienziati, se l’attuale mondo non fosse così riscaldato dall’uso dei combustibili fossili, e dunque con una temperature di circa 1.3 gradi inferiori all’attuale, questa siccità nelle isole sarebbe solo “grave”, ma non “estrema” come sta accadendo. Una crisi che nell’Italia dell’agroalimentare colpisce soprattutto l’agricoltura, già in ginocchio, e fa traballare anche il mercato dell’occupazione. Lo studio avverte anche che siccità simili peggioreranno con ogni frazione di grado di riscaldamento in più. L’analisi si sofferma poi sull’impatto del calore persistente che fa evaporare l’acqua dai terreni, le piante e dai bacini idrici è che alla base dell’aumento del rischio di siccità, ma anche sull’importanza di piani per la gestione dell’acqua e sul fatto che – come in parte sta già avvenendo – se le isole sperimenteranno ancora siccità tali le colture come grano e olive saranno sempre più minacciate.

Per Mariam Zachariah, ricercatrice presso il Grantham Institute Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra “la Sardegna e la Sicilia stanno diventando sempre più aride a causa dei cambiamenti climatici. Il caldo torrido e prolungato colpisce le isole con maggiore frequenza, facendo evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici. Per gli agricoltori e le città che hanno sopportato mesi di restrizioni idriche, questo studio è una conferma: il cambiamento climatico sta intensificando la siccità” spiega la ricercatrice parlando di due realtà dove è stato dichiarato lo stato di emergenza idrica già da mesi (in Sicilia a marzo e in Sardegna a luglio). Fra le evidenze dello studio, anche le difficoltà nella gestione dell’acqua che c’è, per lo più legate all’invecchiamento di strutture idriche e cattiva gestione. “Limitare le perdite d’acqua dovute all’invecchiamento delle tubature e aumentare la capacità di stoccaggio in Sardegna e in Sicilia contribuirà a ridurre simili carenze idriche negli anni di scarse precipitazioni” ricorda per esempio Maja Vahlberg del Climate risk consultant alla Red Cross Red Crescent Climate Centre.

Per un’altra importante scienziata, Friederike Otto, “i cambiamenti climatici stanno rendendo la Sardegna e la Sicilia più calde, più secche e meno fertili. Le colture utilizzate per produrre la cucina simbolo dell’Italia, come il grano e le olive, stanno morendo a causa del caldo feroce, ben oltre i 40°C. Per evitare che la siccità peggiori ulteriormente, dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili”. L’italiano Luigi Pasotti, dirigente responsabile al Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS) – Sicilia orientale, sostiene invece come sia “fondamentale sviluppare strategie di adattamento per proteggere settori vitali per la Sicilia e la Sardegna, come l’agricoltura e il turismo, ma sarà altrettanto importante per l’Italia rispettare gli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni”. Vista l’importanza dello studio anche alcune delle principali associazioni ambientaliste italiane sono intervenute per ribadire l’urgenza di agire, soprattutto in chiave decarbonizzazione. Per il Wwf “non è certo un allarme nuovo – dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia – .A partire dalla prossima legge finanziaria, quindi, ci aspettiamo misure per finanziare un’economia a carbonio zero, capace di aiutare cittadini e imprese nel percorso della transizione energetica, insieme all’identificazione delle misure prioritarie e dei finanziamenti per attuare un serio piano di adattamento”,, mentre Greenpeace sottolinea come “la carenza idrica che da mesi sta mettendo in ginocchio le due principali isole italiane è una drammatica conseguenza della crisi climatica. A pagare il prezzo della siccità estrema in Sardegna e in Sicilia – amplificAssociazioni ata da un uso inefficiente delle risorse idriche e da infrastrutture inadeguate – sono le persone che subiscono razionamenti di acqua, gli ecosistemi naturali e persino interi settori produttivi come l’agricoltura e il turismo. Danni gravissimi di cui si dovrebbe invece chiedere conto alle aziende del petrolio e del gas” spiega Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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