Deforestazione, degrado ambientale, perdita di biodiversità. Il legame tra tutela della popolazioni indigene e quello del loro territorio è uno dei grandi temi delle politiche ambientali a livello globale. Alla vigilia della Conferenza internazionale sulla biodiversità dell’Onu, Cop16 che dal 21 ottobre e fino al 1° novembre si terrà a Cali, in Colombia, il governo ha decretato che 115 popolazioni indigene del Paese fungeranno da autorità ambientali nei loro territori. Ad annunciarlo è stata la ministra dell’Ambiente, Susana Muhamad.
Tra i nuovi poteri assegnati ai nativi ci sono la protezione degli ecosistemi, la formulazione di regole per gestire e conservare i loro territori, la pianificazione dei bilanci, la gestione delle risorse legate alla cura della natura e le decisioni sull’uso del territorio. Alcune organizzazioni contadine hanno tuttavia criticato il decreto per non aver definito chiaramente i limiti territoriali degli indios e hanno espresso preoccupazione per possibili restrizioni all’uso di risorse essenziali come l’acqua.”Nessuno può insegnare a nessun colombiano o a nessuna istituzione come costruire l’equilibrio vitale tra gli esseri umani e la natura, come fanno i popoli indigeni. Firmando questo decreto rivendichiamo i diritti delle persone che furono costrette a inginocchiarsi”, ha scritto su X Gustavo Petro, il primo presidente di sinistra della Colombia.