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Il mirto: coltivazione, cura, esposizione e potatura

Quando si parla di mirto si è soliti menzionare un arbusto aromatico appartenente alla famiglia delle myrtaceae e al genere del myrtus. Questo cespuglio cresce spontaneamente nelle regioni che si affacciano sul mar Mediterraneo ed è soprattutto diffuso in Sardegna e in Sicilia.

Le specie e varietà del mirto

Del mirto esiste una sola varietà, quella che conosciamo tutti con il nome di myrtus communis, mentre di varietà ne sono disponibili diverse. In pratica, si tratta di piante che vengono collegate soprattutto all’area in cui si trovano come per esempio il myrtus communis variante Tarentina. Una variante abbastanza similare a questa è quella che possiamo trovare in alcune zone dell’Algeria che pare essere addirittura tra le piante che vi erano in antichità sul deserto del Sahara. Altre varietà del mirto sono quelle orticole: queste vengono sfruttate a scopo ornamentale nei giardini.

È possibile trovare in vendita mirti che sono caratterizzati dalla presenza di bacche di colore giallo, ma anche altri esemplari con fiori molto grandi. In commercio sono disponibili anche varietà di mirto nane che non superano i 75 centimetri e si possono tenere facilmente in vaso. Ogni varietà di mirto è contraddistinto dalla presenza di fiori aromatici a cui seguono i frutti che sono di colore nero-blu. Questi sono sfruttati in Sardegna e in Corsica per la preparazione del celebre liquore.

La coltivazione da seme

Chi fosse interessato a piantare il mirto da seme, deve sapere che non è molto conveniente. Infatti, è difficile arrivare ad avere una piantina dalle dimensioni ottimali e spesso ci vogliono alcuni anni. Per questo motivo è suggerito propagare la pianta per talea in vaso (mix di sabbia e terriccio sub-acido), con rami giovani di 20 centimetri di lunghezza. Se si vuole comunque far germogliare un seme di mirto è possibile collocare una bacca intera del mirto – che contiene proprio il seme – ad una profondità di 15 millimetri, nelle vaschette nere da vivaio o in vaso.

La coltivazione in vaso e in piena terra

Un aspetto da non tralasciare circa la coltivazione in vaso del mirto riguarda il suo sviluppo. Infatti, con l’avanzare degli anni la pianta tende a svuotare la parte inferiore del vaso. In questo modo, diventa necessario effettuare costanti cimature della pianta, così da farle mantenere sempre una bella forma compatta. Se desideri realizzare una siepe di mirto in giardino, dovrai sistemare le piante distanti tra di loro circa 35-70 centimetri a seconda della densità che si vuole ottenere per la propria siepe.

Qual è il terreno migliore per il mirto?

Per ottenere arbusti sani e rigorosi è importante offrire un buon terreno al mirto. Lo stesso deve essere drenante, ma al tempo stesso ricco di sali minerali, acido o neutro. In questo modo, il terreno offre uno spazio accogliente alla pianta del mirto, facendola crescere sana e forte. Prima di piantumare il mirto, però, è importante lavorare la terra con del compost organico.

L’annaffiatura del mirto

Anche se sopravvive in zone siccitose, in realtà per una crescita migliore del mirto è necessario non dimenticarsi mai dell’acqua. Il terreno deve essere annaffiato tra i mesi di marzo e settembre, senza mai esagerare. Sarà fondamentale controllare che tra un’innaffiatura e la successiva la terra sia asciutta, sia per quanto riguarda la coltivazione in piena terra sia per quanto concerne quella in vaso. È possibile anche sfruttare l’irrigazione naturale offerta dalla pioggia, ma se si presentano periodi prolungati di siccità, è necessario annaffiare la pianta almeno 2 volte a settimana durante la primavera e l’autunno.

L’esposizione ideale per il mirto

Per quanto riguarda l’esposizione, invece, il mirto ama aiuole soleggiate, con esposizione in pieno sole. Se in vaso, invece, è meglio far attenzione e sistemarlo nei momenti più caldi della giornata all’ombra. Va detto, comunque, che è una pianta che riesce ad adattarsi a zone di mezz’ombra.

La concimazione del mirto

Per la concimazione del mirto si può utilizzare un concime granulare a lenta cessione, mescolato con il terriccio e posto alla base della pianta, oppure liquido. È possibile eseguire tale operazione ogni 3-4 mesi circa e si dovrà tenere conto della composizione del fertilizzante. È sempre bene selezionarne uno dove sia presente azoto, fosforo e potassio in quantità bilanciata o comunque con azoto in quantità maggiore rispetto a fosforo e potassio. La concimazione va fatta alla fine dell’inverno oppure con l’arrivo della primavera.

La potatura del mirto

Solitamente non è mai richiesto chissà quale intervento di potatura del mirto, poiché la pianta tende ad avere una forma di cespuglio con tanti fiori. Ad ogni modo, si può intervenire a marzo, momento in cui il mirto è in ripresa vegetativa. In questo modo, si possono eliminare le parti secche, favorendo la sua crescita. Una seconda potatura si può effettuare in estate con lo scopo di regolarizzare la forma dell’arbusto, rendendolo più armonioso.

La raccolta del mirto

Chi fosse interessato alla raccolta dei frutti del mirto può farlo tra novembre e gennaio, anche se il mese di dicembre sembra essere il migliore. Le bacche possono essere raccolte manualmente oppure sfruttando un pettine ideato proprio per staccare delicatamente le bacche.

Le avversità del mirto

In linea di massima, il mirto non teme i parassiti, ma in primavera può accadere che gli afidi attaccano i boccioli e i nuovi germogli. Va altresì sottolineato che un ambiente sin troppo umido non consente alla pianta di essere al miglior stato di salute. Anche eccessive annaffiature possono danneggiare l’apparato radicale della pianta, causando un ingiallimento delle foglie, malattie da funghi alle radici e, nei casi peggiori, la morte della pianta. Infine, non bisogna dimenticare che le gelate invernali, quelle intense e prolungate, sono molto pericolose per il mirto, poiché bruciano le foglie!


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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