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Il melo, come coltivarlo per avere frutti gustosi

Albero da frutto più coltivato al mondo, il melo si contraddistingue per la grande resistenza e il ricco raccolto. Oltre alla coltivazione professionale, il melo è diffuso anche a livello amatoriale, trovando largo spazio nei giardini domestici, sia per sfruttare la produzione dei suoi frutti, ma anche per la sua bellezza ornamentale.

Coltivazione del melo: come funziona

Il melo appartiene alla medesima famiglia delle rose, la Rosacea, e al sottogruppo delle pomacee ed è originario delle zone dell’Asia centrale, in particolare di quelle del Kazakistan. Il suo nome botanico è Malus domestica: si tratta di una pianta estremamente resistente dallo sviluppo acrotono, a foglia caduca e che va in riposo vegetativo durante la stagione invernale. Germoglia tra marzo e aprile, fiorisce tra aprile e maggio mentre la raccolta dei frutti avviene da settembre a novembre.

Per quanto riguarda la coltivazione in giardino del melo, è necessario scavare una buca nel terreno di almeno 20 centimetri di profondità e che sia larga il doppio. Tra i meli ci dovranno essere grandi distanze: bisogna piantarli a circa 2 metri tra loro per garantire tutto lo spazio necessario per una crescita ottimale. Dalla zolla vanno rimosse eventuali radici per poi procedere posizionando l’albero all’interno nella buca, inserendo al suo interno un paletto che funga da tutore, dandogli così stabilità: con una corda elastica si lega il melo al supporto. Inoltre, intorno al fusto, si può creare una sorta di vasca con il terriccio per far sì che annaffiandolo l’acqua giunga immediatamente alle radici.

Il melo può essere coltivato anche in vaso, utilizzando un contenitore di grandi dimensioni, dalla capienza intorno ai 30 litri, e che sia dotato di fori di drenaggio per far sì che i ristagni d’acqua possano defluire. Il seme va posizionato a circa 2-3 centimetri di profondità per poi coprirlo con uno strato sottile di terreno, compattando la superficie. Il tempo di germogliazione è di circa 2 o 4 settimane mentre, per quanto riguarda la maturazione dei frutti, questa può richiedere anche anni. Inoltre, bisogna sottolineare come non tutte le tipologie di melo sono autoimpollinanti e che, quindi, necessitano della vicinanza di un albero come impollinatore per far maturare i frutti. Per ovviare a questo si possono coltivare tre tipologie di melo differenti, scegliendo quelle con il medesimo periodo di fioritura. Le varianti di melo impollinatrici sono per esempio il Golden Delicious, il Granny Smith, il Royal Gala e l’Imperatore.

Melo, qual è l’ambiente ideale per la sua crescita?

Il melo tende a crescere nelle zone montagnose e a prediligere un terreno profondo, ricco di sostanze organiche, fertile e ben drenato. Un clima fresco è ottimale per il suo sviluppo, che è particolarmente diffuso nelle aree sopra il livello del mare, tra i 600 e i 1000 metri. Per quanto riguarda la posizione, l’albero da frutto ne predilige una piuttosto soleggiata oppure in ombra parziale. Per una crescita rigogliosa e una produzione ottimale delle mele, è necessario che riceva i raggi solari diretti per 8 ore al giorno. L’albero tollera molto bene le temperature rigide, anche minori di 20 gradi sotto lo zero, eccetto alcune varianti, ma le gelate tardive possono danneggiarlo in modo grave. Altri nemici dell’arbusto sono i ristagni idrici e la siccità. I periodi migliori per piantare il melo sono l’autunno oppure la primavera, quando il terreno non è eccessivamente umido o freddo.

Come prendersi cura del melo: annaffiatura e potatura

Per quanto riguarda la cura del melo, l’irrigazione riveste un ruolo molto importante, dovendo essere costante, soprattutto durante la stagione estiva visto che la siccità è un nemico dell’albero. Malgrado questo, non bisogna mai esagerare con l’annaffiatura, interrompendola durante il periodo della raccolta dei frutti. Altro aspetto da tenere in considerazione è la potatura, step cruciale per mantenere la forma dell’arbusto e rendere migliore la produzione dei frutti. In primis, bisogna effettuare la potatura di formazione da eseguire durante il primo periodo di crescita della pianta, verso la fine dell’estate, per darle struttura. Una volta che l’albero ha prodotto le prime mele bisogna dedicarsi alla potatura di mantenimento, rimuovendo i rami secchi, vecchi e irregolari, operazione che va svolta durante il periodo invernale, per poi eseguire la potatura di fruttificazione, destinata alla produzione di rami fruttiferi nuovi. Nella coltivazione del melo bisogna anche prestare attenzione alla concimazione, ricorrendo al fertilizzante da usare in primavera e in autunno, evitando quelli a base di azoto, che possono sfavorire la fruttificazione, incentivando la crescita dal punto di vista vegetativo.

Prendersi cura del melo significa anche gestire l’eventuale presenza di malattie, come afidi e ticchiolatura, oppure parassiti ai quali potrebbe essere soggetto. La pianta va monitorata con regolarità, ricorrendo subito a trattamenti ad hoc per dire addio in modo tempestivo a queste problematiche.

Melo: maturazione e raccolta dei frutti

I frutti del melo maturano tra l’inizio di agosto e novembre, in base alla varietà e al luogo in cui sono coltivati. In relazione al loro periodo di maturazione le tipologie di mele si dividono in estive, ad esempio le Gravenstein, il cui periodo di raccolta coincide con i mesi estivi, autunnali, da raccogliere tra settembre e ottobre, tra le quali rientrano le Golden Delicious, e autunno vernine, che maturano tra ottobre e l’inizio di novembre, come la varietà Pink Lady.

Per comprendere se la mela sia pronta o meno per essere raccolta è necessario conoscere le caratteristiche delle singole varietà. Se il frutto ha raggiunto il colore tipico della fase di maturazione si può procedere con la raccolta che può essere effettuata con le mani, torcendo il pomo leggermente, lasciando il picciolo attaccato al frutto e non sul ramo. Il momento migliore per svolgere questa operazione è il mattino, in modo tale che il sole non scaldi eccessivamente le mele, assicurandosi che le foglie siano già asciutte dalla rugiada.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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