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A Cervia una settimana per salvare le api

Per i benefici che dà alla salute lo chiamano “oro giallo”: perché il miele è ricco di sostanze antiossidanti che aiutano a contrastare l’invecchiamento prematuro, accelera il metabolismo e aiuta a bruciare i grassi aiutando a controllare i livelli di colesterolo, ha comprovate proprietà antisettiche e antiinfiammatorie, se applicato alla pelle è un rimedio naturale contro ustioni, abrasioni e ferite lievi, oltre a contribuire a mantenerla idratata e a proteggerla da freddo, vento e smog. Ma come se tutto questo non bastasse, i laboriosi insetti che lo producono sono anche importanti sentinelle dell’ambiente, nella loro qualità di principali impollinatori e come componenti essenziali della catena della vita.

“Aiutateci a salvare le api” è infatti il tema dell’edizione 2024 di “Una settimana dolce come il miele”, manifestazione che si tiene a Cervia fino al 28 agosto, giunta alla sua 38esima edizione. Un programma fatto di presentazioni di libri come “Ape, amica mia” (Edizioni Sassi), laboratori per bambini e adulti, degustazioni di mieli di ogni tipo, spettacoli, mercatini, con il suo fulcro nella dimostrazione della smielatura, ovvero dell’antico rito dell’estrazione del miele dei favi. Al centro di tutta la rassegna nella nota stazione balneare romagnola, a cui partecipano apicoltori, produttori, erboristi, esperti assaggiatori, chef e gourmet, ci sono il miele e la sua cultura, con particolare rilievo per la salvaguardia delle api: viste appunto come uno strumento fondamentale per la difesa dell’ambiente.

Un appuntamento che non per caso si svolge a Cervia: perché la Romagna è una delle regioni italiane in cui storicamente si produce più miele, dove oggi operano numerosi apicoltori noti in tutto il territorio nazionale. Soltanto in provincia di Ravenna ce ne sono più di 500 e fra quelli che più si adoperano per difendere le api, per sottolinearne l’importanza sia come creatrici di un alimento chiave. sia come protettrici dell’habitat naturale, c’è Cesare Brusi, la cui famiglia lavora con questi formidabili insetti da ormai tre generazioni. “In passato, fino ai tempi di mio nonno, soltanto gli addetti ai lavori venivano iniziati ai riti e alla magia del mondo delle api”, dice Brusi, uno dei grandi maestri storici dell’apicoltura, ideatore già trent’anni fa dei mercatini del miele.

“Ricordo che, quando qualcuno veniva a trovarlo all’alveare, mio nonno diceva di non avvicinarsi, non perché considerasse le api pericolose, ma perché il segreto doveva rimanere legato alla famiglia ed essere tramandato di padre in figlio. Ebbene, adesso noi stiamo tentando di fare l’operazione opposta, vogliamo avvicinare la gente alle api, perché sappiano apprezzare quello che esse fanno producendo il loro nettare dorato e difendendo l’ambiente”. Dalla vecchia tradizione contadina dell’Ottocento, i suoi nonni fecero sorgere a Case Murate, una frazione dei comuni di Ravenna e di Forlì, i primi esempi di apicultura razionale. “La Romagna è stata la prima regione in Italia a creare i corsi di apicoltura”, spiega Brusi. “Siamo stati i primi a portare le api dalla collina alla campagna e viceversa, perché in questo modo la produzione aumentava, ispirati dagli antichi egizi che lo facevano sul Nilo con i barconi”. Ma in che modo le api aiutano a proteggere l’ambiente? “In tanti modi”, risponde l’apicoltore cervese. “Innanzi tutto, perché fanno parte del ciclo naturale della vita, come si vede nella pineta di Ravenna, con i suoi duemila ettari di parco incontaminato, un habitat naturale per le api, che lì sopravvivono senza necessità dell’intervento dell’apicoltore. Poi aiutano la produzione agricola con metodi naturali grazie al loro ruolo di impollinatori: per questo ci chiamano a portare le nostre api, a Vignola per le ciliegie, in Trentino per mele e pere, perché la frutta, impollinata dalle api, viene più bella e abbondante. All’inizio gli agricoltori erano un po’ scettici, ora ci vogliono tutti. E poi perché le api sono indicatori ambientali, se metti due alveari in una zona industriale sei in grado di capire e prevedere l’equilibrio dell’ambiente, per intervenire a difenderlo quando è necessario”.

Non bisogna avere paura delle api, dunque? “Assolutamente no”, conclude Brusi, che trascorre con loro molto del suo tempo. “I laboratori che facciamo a Cervia nella settimana dedicata al miele servono proprio a questo: fare capire alla gente il valore di questi insetti per la difesa del pianeta, la differenza che c’è tra le api e le vespe, gli effetti benefici del loro operoso lavoro”. Il grande poeta romagnolo Tonino Guerra, amico di Fellini e sceneggiatore del suo film “Amarcord”, definiva il miele come “la dolcezza che ti tocca l’anima, un sapore che serve a consolare”. Ma è importante sapere che, attraverso le api, serve anche a proteggere la Terra.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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