Ogni volta che arriva questo periodo dell’anno, soprattutto negli ultimi tempi, ci si continua a interrogare se il cambio dell’ora sia una pratica che al giorno d’oggi ha ancora senso. E soprattutto, se fa bene o meno all’ambiente. Tra sabato 26 ottobre e domenica 27 ottobre, alle tre del mattino, le lancette dell’orologio sono tornate indietro di un’ora: con il passaggio dall’ora legale all’ora solare le giornate si accorceranno via via. L’ora solare resterà tale fino all’ultimo weekend di marzo, poi di nuovo lancette in avanti. Questo cambio, che non esiste in tutto il mondo (per esempio in Africa avviene in pochissime zone, oppure Cina, Giappone e India dopo aver “provato” hanno abbandonato l’idea), si ripete ogni anno in Europa dal 1966 e in Italia dal 1965.
Da fine ottobre di fatto entreremo nei ritmi dettati dalla luce del sole, mentre finora abbiamo vissuto secondo un orario, quello “legale”, che è frutto della necessità di risparmiare a livello energetico: spostare l’ora in avanti nei mesi primaverili ed estivi consente infatti di ridurre i consumi energetici in media di circa lo 0,2%. In generale, questa pratica non viene utilizzata in molti paesi equatoriali, dove c’è disponibilità di luce e nell’emisfero australe solitamente il cambiamento è opposto al nostro.
Le differenze stesse fra i 70 Paesi che adottano questo sistema, hanno portato negli ultimi tempi a punti di vista diversi sul cambio d’orario: i paesi Scandinavi per esempio, chiedono all’Europa di abolire il passaggio all’ora solare, dato che lo spostamento – che porta a ulteriore buio prima nella vita quotidiana – ha impatti sullo stato psico fisico dei cittadini.
Anche negli Usa, dove il passaggio vige da oltre un secolo, ci sono richieste (già prese in carico dai legislatori) di rivedere il meccanismo, mantenendo permanente l’ora legale. In particolare negli States grazie al Sunshine Protection Act, reintrodotto nel 2023, sarebbero i singoli stati a decidere se adottare l’ora solare annuale o l’ora legale.
Stop al cambio dell’ora: troppi problemi alla salute. La richiesta degli scienziati inglesi
di Valentina Arcovio
26 Ottobre 2024
A seconda dei Paesi, delle regole e ovviamente delle condizioni di luce, da tempo si discute sui pro e i contro del cambio ora: dalla positiva opportunità di dormire più a lungo ai negativi impatti sui bioritmi, oppure semplicemente – dimostra uno studio Usa basato su una raccolta dati di 20 anni – sul fatto che il 6% in più degli incidenti stradali mortali si verifica nella settimana successiva al cambio dell’ora legale.In generale, e anche l’Europa ne sta discutendo con più forza dal 2018, buona parte dei Paesi che considera di modificare il passaggio dell’ora sta pensando di mantenere per sempre quella legale.
Il perché è soprattutto una questione ambientale e di risparmi energetici e di emissioni. Recenti studi per esempio hanno dimostrato come l’ora legale può ridurre la quantità totale di energia necessaria per raffreddare gli edifici adibiti a uffici in estate di quasi il 6%. Se inizialmente ci si concentrava sull’illuminazione ora – con gli effetti della crisi del clima – come spiegano ricercatori svizzeri bisogna considerare di più il possibile risparmio su condizionatori e impianti di refrigerazione.
“Gran parte della discussione sull’ora legale si è concentrata storicamente sul risparmio di elettricità derivante dall’illuminazione artificiale – ha detto Sven Eggimann dell’EMPA di Zurigo – tuttavia la domanda di energia per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici è molto più grande di quella per l’illuminazione”, una energia che contribuisce in maniera significativa alle emissioni di carbonio. Basandosi su modelli, i ricercatori hanno stabilito quindi che l’ora legale permette – grazie a lavoratori che arrivano in ufficio in ore più fresche e lasciano gli edifici in ore più calde – di ridurre in generale la quantità di energia necessaria per il controllo del clima degli uffici.
Come viene descritto nel loro studio pubblicato su Environmental Research Letters “lo spostamento degli orari di lavoro influisce sull’interazione tra la domanda di energia per il riscaldamento e il raffreddamento”. Anche per questo gli scienziati chiedono che l’impatto climatico dell’ora legale sia considerato nelle discussioni politiche.
A cavalcare la stessa tesi, quella che l’ora legale sia più sostenibile, anche le stime di Altroconsumo che indicano ad esempio come dal 2004 al 2021 grazie all’ora legale l’Italia abbia risparmiato circa 10,5 miliardi di kilowattora, riducendo di 200mila tonnellate le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Anche il Sima, la Società Italiana di Medicina Ambientale, ha stimato – lanciando una petizione per mantenerla – che l’adozione dell’ora legale permanente tutto l’anno permetterebbe di consumare meno energia per circa 720 milioni di kwh equivalenti, con un possibile “risparmio in bolletta di circa 180 milioni di euro annui”.
A queste cifre si possono aggiungere anche i dati di Terna che raccontano come dal 2004 al 2022 l’Italia ha risparmiato circa 2 miliardi di euro e 10,9 miliardi di kWh di elettricità proprio grazie all’ora legale. Nel 2018 la Ue ha avviato l’iter della proposta per porre fine al doppio cambio dell’ora, percorso che si è però poi parzialmente arenato a causa del Covid. Come hanno ricordato da Sima però, in chiave ambientale ormai è tempo di “impegnarsi per arrivare in Italia all’abbandono definitivo dell’ora solare adottando l’orario legale tutto l’anno, auspicando un coordinamento tra le varie nazioni per evitare ripercussioni sugli scambi commerciali e i movimenti transfrontalieri”. LEGGI TUTTO