26 Ottobre 2024

Daily Archives

consigliato per te

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    Grembiuli diversi tra maschi e femmine in una scuola elementare, una nonna scrive al preside: “Vecchi pregiudizi che alimentano stereotipi di genere”

    Bambini con il grembiule nero, bambine in bianco. Una differenza che non va giù alla nonna di un alunno della scuola elementare di Binasco (Milano), che ha scritto una lettera al preside dell’istituto, agli insegnanti, al collegio docenti e al consiglio d’istituto. “È una distinzione che risale a più di trent’anni fa. Non sono contraria […] LEGGI TUTTO

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    “Come se non ci fosse un domani”, la verità sugli attivisti di Ultima Generazione in un docufilm

    Sono amati o odiati. Difficilmente, in tutti i casi, possono restare indifferenti. Gli attivisti di Ultima Generazione e le loro azioni, come i blocchi stradali, gli imbrattamenti dei palazzi istituzionali e di opere d’arte (ma sono anche presenti ad aiutare ovunque avvenga una catastrofe ambientale, dall’Emilia Romagna alla Toscana) stanno dividendo il Paese tra chi li condanna e chi comprende, e a volte condivide, il senso e le motivazioni delle loro proteste. Di certo stanno guadagnando sempre più l’attenzione mediatica che hanno cercato sin dalla loro nascita, circa due anni fa, come strumento per rilanciare una proposta di disobbedienza civile, pacifica e non violenta, contro una società “fossile”, colpevole di uccidere l’uomo e di compromettere gli ecosistemi naturali.

    Il movimento

    Chi sono e cosa vogliono gli attivisti di Ultima Generazione

    di Giacomo Mazzariol

    22 Aprile 2024

    Con lo sguardo “ad altezza d’uomo (e donna)” i due registi Riccardo Cremona e Matteo Keffer hanno realizzato il documentario “Come se non ci fosse un domani”, prodotto da Ottavia Virzì, e presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Il film racconta la storia del movimento impegnandosi a mantenere un approccio puramente di osservazione come il buon cinema del vero sa fare.

    “Ci siamo avvicinati a loro realizzando dei servizi giornalistici e consideravamo – spiega Riccardo Cremona – la loro azione molto interessante sotto il profilo mediatico, le loro proteste “bucavano lo schermo”. Ci interessava la maniera molto radicale con cui mettevano in atto le azioni di disobbedienza e abbiamo iniziato a seguirli con continuità a partire dall’inverno del ‘22 con la protesta a Bologna, per le vittime di Ischia, e poi con il blocco stradale al traforo del Monte Bianco. All’inizio i ragazzi ci guardavano con molta diffidenza. Eravamo dei giornalisti come tutti gli altri. Poi, nel corso dei mesi, hanno capito che il nostro era un approccio equilibrato e di lungo periodo.”

    D – Che idee vi eravate fatti dei ragazzi del movimento?
    “Non avevamo – continua Matteo Keffer – un’idea preconcetta di partenza. Certamente avevamo presente la tendenza a screditare le loro proteste con l’accusa di infantilismo. Abbiamo incontrato, invece, un movimento di ragazzi, tra i venti e i trent’anni, laureati o universitari, provenienti da tutto il Paese e di condizione sociale sostanzialmente non benestante, che sono profondamente impauriti dalla situazione climatica e ambientale ma al contempo animati da un forte coraggio che li sta portando a compromettere, forse per sempre, il loro futuro nella società e nel mondo del lavoro. Stanno accumulando denunce e provvedimenti ma, questi ragazzi, hanno preso la decisione di anteporre un ideale alla loro singolarità di esseri umani”.

    Per Ottavia Virzì l’incontro con il gruppo dei ragazzi di UG è stato ancora più spiazzante: “Forse per il fatto che ho un passato da attivista ambientale, avendo militato sin dal 2015 in diversi movimenti, sono rimasta sorpresa per l’unicità della loro azione e per la loro preparazione sui temi ecologici. È questo mix che mi ha emozionato”. LEGGI TUTTO

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    Nelle città più verdi il caldo miete meno vittime

    Il caldo eccessivo è un importante fattore di rischio sia per la salute ambientale che per la salute umana. Le ondate di calore estremo possono infatti contribuire ad aggravare le malattie cardiovascolari, il diabete, l’asma e possono anche avere un impatto deleterio sulla salute mentale. E in città tutti questi effetti sono amplificati dal fenomeno delle isole di calore. Ma c’è qualcosa che possiamo fare per mitigare le conseguenze negative che il caldo, specialmente quello cittadino, può avere sulla salute: rendere le città più verdi. Molti studi indicano infatti che nelle città caratterizzate da una maggiore presenza di verde urbano si vive meglio, e una review appena pubblicata su BMJ Open lo conferma. Le autrici dello studio hanno analizzato i risultati di 12 ricerche pubblicate fra il 2000 e il 2022, riguardanti appunto gli effetti che gli spazi verdi urbani hanno sulla salute umana. Tre di questi 12 studi sono stati effettuati negli stati Uniti, quattro in Australia, uno a Hong Kong, uno in Vietnam, uno in Corea del Sud, uno in Giappone e uno in Portogallo. Si tratta sia di studi computazionali, per i quali sono stati utilizzati modelli e simulazioni, che di studi epidemiologici e ricerche sperimentali.

    Longform

    Cosa sono le isole di calore e come cambia la vita in città

    di Dario D’Elia, Matteo Marini, Cristina Nadotti

    03 Luglio 2023

    Globalmente, dal lavoro di revisione è emerso che gli spazi verdi urbani, come per esempio i parchi, possono contribuire a compensare gli effetti negativi delle alte temperature sulla salute. Le aree urbane più verdi, infatti, sono risultate essere caratterizzate da tassi più bassi di malattie e decessi legati al caldo, in particolare tra i gruppi vulnerabili, come gli anziani e le persone con patologie cardiovascolari o altri problemi di salute. Inoltre, il verde urbano è risultato essere associato a una migliore salute mentale.

    In generale, è noto che le aree verdi e soprattutto gli alberi sono in grado di contrastare il calore urbano grazie alle zone di ombra che creano e anche grazie al processo di traspirazione. Attraverso le foglie, infatti, le piante tendono a reimmettere nell’ambiente, sotto forma di vapore, l’acqua assorbita dalle radici. In questo modo contribuiscono a mitigare le temperature circostanti. Inoltre, alberi e piante sono fondamentali per tenere a bada i livelli di anidride carbonica presente nell’atmosfera, che, essendo un gas serra, contribuisce al riscaldamento globale. Ma non solo. Da uno studio pubblicato nel 2023 su Nature Climate Change era anche emerso che le aree verdi urbane possono contribuire persino a ridurre a monte le emissioni di CO2, per esempio favorendo gli spostamenti a piedi o in bicicletta e riducendo di conseguenza il numero di auto in circolazione.

    “È importante notare che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno la portata dell’impatto del verde urbano sulla morbilità e la mortalità legate al caldo, e come questo interagisca con fattori come l’inquinamento atmosferico, lo stato socioeconomico e altri ancora”, si legge nelle ultime righe della review appena pubblicata. In ogni caso, concludono le autrici, “gli spazi verdi urbani svolgono un ruolo fondamentale nel mitigare i rischi per la salute legati al caldo, offrendo una potenziale strategia di pianificazione urbana per affrontare i cambiamenti climatici e migliorare la salute pubblica”. LEGGI TUTTO