18 Ottobre 2024

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    Il caffé a “deforestazione zero”, in Ecuador si coltiva il futuro

    “In Ecuador anche la più piccola pianta è una responsabilità collettiva“, spiega Patricio Almeida, agricoltore ecuadoriano, a capo di PROAmazonía, la rete di piccoli produttori che coltivano caffé 100% senza deforestazione. “Le nostre piante non sono solo una fonte di sostentamento, ma anche la chiave per garantire prodotti sostenibili e di qualità per tutti. L‘Ecuador si trova nel cuore del mondo ed esporta frutta, verdura e chicchi di caffé ovunque”. Il progetto è nato nel 2019 e coinvolge oggi centinaia di piccoli produttori, che hanno visto i loro guadagni aumentare senza che il loro lavoro abbia intaccato le risorse naturali. In una parola: sostenibilità. Su tutti i fronti: ambientale, economico e sociale, raggiunta grazie a una una collaborazione tra agricoltori locali, governi e organizzazioni internazionali. Almeida dà i numeri dell’iniziativa: “Il 34% delle coltivazioni sono fianco a fianco con la foresta, il 90% delle aziende è a conduzione familiare, il 26% dei lavoratori è donna”. Lanciato cinque anni fa, il programma è frutto di una partnership tra il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), il governo ecuadoriano e la Fondazione Lavazza, con l’obiettivo di proteggere la foresta amazzonica e garantire prosperità alle comunità locali. Sono già stati salvati dalla deforestazione 16 mila ettari. Proprio nella sede di Lavazza, a Torino, in occasione dell’evento per i 20 anni della Fondazione, si sono ritrovati i principali attori coinvolti nel progetto.

    Il paese con la Natura nella Costituzione
    “L’Ecuador, piccolo ma importante Paese dell’America Latina, ospita una delle aree di foresta amazzonica più vulnerabili”, spiega il ministro dell’Ambiente Danilo Palacios. “Ogni anno grandi aree vengono sacrificate a favore di coltivazioni intensive, spesso per produrre beni destinati ai mercati internazionali”. La pressione agricola e la deforestazione costituiscono una minaccia non solo per la biodiversità, ma anche per la capacità di queste comunità di prosperare e proprio le piccole comunità indigene sono maggiormente a rischio. “L‘Ecuador è stato il primo Paese al mondo a riconoscere i diritti della Natura nella sua Costituzione, nel 2008”. Questo cambiamento legislativo ha rivoluzionato la visione del paese riguardo alla protezione dell‘ambiente, riconoscendo che la Natura ha diritti propri e inalienabili. “Le politiche pubbliche ecuadoriane, infatti, mirano a bilanciare lo sviluppo economico con la conservazione dell‘ambiente, puntando sulla resilienza delle comunità che dipendono dalle risorse naturali”. Il ministro spiega che il rispetto per la natura non è calato dall’alto al basso, ma che la riforma della Costituzione è nata per la spinta dei cittadini. “La foresta però è ancora minacciata”, spiega, citando i casi delle miniere illegali, della criminalità e dello sfruttamento delle risorse senza autorizzazione.

    Deforestazione, l’Ue vuole rinviare la legge. Esultano le imprese, la rabbia degli ambientalisti

    di  Giacomo Talignani

    04 Ottobre 2024

    Il caffè “deforestation free”
    Dal 2019, la Fondazione Lavazza ha collaborato con oltre 50 produttori di caffè in Ecuador per garantire che il loro caffè sia prodotto senza abbattere alberi e distruggere habitat preziosi. Attraverso programmi di formazione e supporto tecnico, gli agricoltori hanno imparato tecniche di coltivazione sostenibile e hanno ottenuto certificazioni che attestano la loro produzione come “deforestation-free”. Per garantire l’efficacia e la trasparenza del progetto, l’Undp ha sviluppato un protocollo rigoroso. La certificazione si basa su un attento monitoraggio delle piantagioni, con verifiche periodiche condotte da enti indipendenti per assicurare che non venga praticata alcuna forma di disboscamento. I produttori devono rispettare linee guida precise che includono l’uso di tecniche agroforestali, che favoriscono la biodiversità e proteggono il suolo dall’erosione. Questo approccio non solo preserva le foreste, ma migliora anche la qualità dei raccolti e la resilienza delle colture. Questo protocollo, che ha anticipato le normative europee in materia di deforestazione, è oggi considerato un modello a livello globale. “Grazie a queste collaborazioni pubblico-private, siamo riusciti ad aumentare i nostri guadagni del 60% e a ridurre la deforestazione del 95%“, ha spiegato Cristina Recalde, vice ministra della Transizione Energetica dell‘Ecuador. “È fondamentale avere sempre politiche pubbliche chiare che supportino i piccoli e medi produttori, così che possano competere sul mercato globale”.

    Il costo del cambiamento climatico
    Nonostante questi progressi, il cambiamento climatico resta una sfida cruciale per l‘Ecuador e per i suoi agricoltori. Gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e sempre più imprevedibili. Il ciclo delle piogge è mutato, con periodi di siccità alternati a piogge più intense della media storica. Negli ultimi due anni il riscaldamento globale si è sommato al fenomeno ciclico de El Niño, che ha provocato inondazioni sulla costa e siccità nelle regioni orientali e settentrionali.

    Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha avuto un impatto devastante sulle risorse naturali dell‘Ecuador. “Le temperature sono state le più basse degli ultimi 61 anni e le risorse idriche per le centrali idroelettriche sono state colpite duramente”, ha affermato Danilo Palacios, sottolineando la necessità di una gestione più resiliente delle risorse naturali. Eventi come le tempeste tropicali Ota e Iota del 2020 hanno devastato vaste aree di coltivazioni di caffé, riducendo drasticamente la produzione. La coltivazione del caffè dipende da un equilibrio climatico preciso e fragile. Secondo le proiezioni dell’Onu, entro il 2025, l’Ecuador potrebbe perdere fino a 5,6 miliardi di dollari a causa di eventi meteorologici estremi. Per questo motivo, è fondamentale rafforzare la resilienza delle comunità locali: nei programmi di formazione offerti dalle istituzioni ci sono anche specifici corsi su come reagire alle variazioni del clima.

    La collaborazione tra pubblico, privato e Onu
    Uno dei principali ostacoli affrontati dai produttori è l’investimento iniziale richiesto per adattarsi alle pratiche sostenibili. Tuttavia, attraverso il supporto tecnico e i finanziamenti offerti dal progetto, molti agricoltori sono riusciti a superare queste difficoltà. La formazione ricevuta ha permesso loro di applicare tecniche come l’uso di fertilizzanti organici e l‘agroforestazione, una tecnica che prevede la convivenza tra diverse piante, fondamentale per il caffè che necessita di alberi che ne garantiscano l‘ombra. L’iniziativa del caffè libero da deforestazione ha prodotto un risultato significativo anche per noi che stiamo dall’altra parte del mondo. In commercio troviamo un’edizione speciale della linea ¡TIERRA! di Lavazza con chicchi di arabica certificata “deforestation-free“. Come spiega Michelle Muschett, direttrice dell’area latino-americana dell’UNDP: “Quando vediamo i risultati concreti, sappiamo che stiamo andando nella giusta direzione“. La collaborazione tra pubblico e privato ha infatti permesso di coniugare la qualità di un prodotto pensato per il mercato internazionale e un impegno concreto verso la salvaguardia delle foreste.

    Un modello esportabile
    L‘impatto positivo del programma in Ecuador ha suscitato l‘interesse di altri Paesi produttori di caffè. Attualmente, sono in corso discussioni per esportare questo modello di produzione sostenibile in paesi come Colombia e Honduras, dove il caffè rappresenta una risorsa economica fondamentale. Ma l‘iniziativa non si limita all‘America Latina. “Pensiamo di replicare questo modello anche in Africa, dove diversi Paesi sono grandi produttore di caffé”, ha aggiunto Muschett. Questa visione globale dell’iniziativa riflette la consapevolezza crescente dell‘importanza di proteggere non solo le foreste amazzoniche, ma anche altri ecosistemi sensibili nel mondo. “Le lezioni apprese in Ecuador possono essere utilizzate come punto di partenza per promuovere un modello di sviluppo che ponga la natura e le persone al centro”, spiega Muschett. Il progetto del caffè a deforestazione zero è solo un primo passo. “La chiave, alla fine, è semplicissima: se mettiamo lo sviluppo umano sostenibile al centro delle nostre priorità, possiamo davvero fare la differenza“. Il passo più importante per ripensare il nostro futuro. LEGGI TUTTO

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    Start Cup Puglia 2024, vince Beadroots e il suo sistema per combattere la siccità

    Continua la competizione delle finali tra le Start Cup regionali 2024. Con un’idea per combattere la siccità attraverso l’utilizzo di polimeri superassorbenti naturali, la startup Beadroots è la vincitrice della Start Cup Puglia 2024 – Premio regionale per l’Innovazione.
    Gli idrogel, applicati alle radici delle colture, permettono un forte risparmio idrico e, degradandosi, hanno un effetto biostimolante sulle piante aumentandone la produttività e rigenerando il suolo grazie all’aumento di batteri benefici. Il team composto da Angela Bonato, Valerio Vincenzo De Luca, Paolo Pezzolla è stato il più votato tra i dieci progetti in gara durante la Finale della 17esima edizione che si è svolta presso lo Spazio Murat a Bari lo scorso 16 ottobre. La competizione tra nuove iniziative imprenditoriali innovative è organizzata da ARTI, Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, in collaborazione con Regione Puglia, Comitato Promotore e PNI, Premio nazionale per l’Innovazione.

    Menzione speciale Green&Blue a NeoGeo
    La menzione speciale Green&Blue offerta dal Gruppo Gedi, media partner del PNI, per il miglior progetto di impresa ad impatto sul cambiamento climatico, è stata vinta da NeoGeo, progetto che combatte il contrasto all’erosione costiera, attraverso due tecnologie brevettate: il masso artificiale “RICCIO” per dighe foranee portuali e la barriera antierosione e ripascente “WaVe Filter” per spiagge sabbiose ad alta valenza turistica. Il team è composto da Sergio Sozzo, Elisabetta Pellegrino, Maria Barbara Galati, Daniele Mazzotta, Dario Golia, Tommaso Elia.

    Tutti i vincitori

    A conquistare il secondo posto è QSENSATO che ha progettato chips atomico-fotonici e sensori atomici integrati per soddisfare la crescente richiesta di applicazioni in sensoristica e metrologia quantistica. Il team è composto da Vito Giovanni Lucivero, Annalisa Volpe, Domenico Tulli, Vincenzo Mazzilli, Sabino Sernia.
    Terzo classificato B-ME Biobased Materials for Energy che intende sviluppare materiali ed elettrodi per una nuova generazione di dispositivi elettrochimici per l’accumulo di energia. Il team è composto da Chiara Mongiovì, Lorenzo De Giovanni, Massimo Trotta, Alberto Perrotta, Matteo Grattieri, Paolo Stufano.
    Quarto posto infine per Cranial Device, un dispositivo diagnostico medico innovativo e non invasivo progettato per misurare con precisione la mobilità cranica. Il team è composto da Michele Genga, Nina Marangi, Simone Bennani, Vito Nobile, Massimo Rosato.

    I quattro vincitori di questa 17esima finale della Start Cup Puaglia si sono aggiudicati premi in denaro rispettivamente di 10mila, 7mila, 5mila e 3mila euro oltre all’accesso di diritto al PNI, il Premio nazionale dell’innovazione in programma il 5 e 6 dicembre a Roma.
    Al vincitore assoluto della Start Cup 2024 anche la menzione speciale di “Premio regionale per l’innovazione” .

    Prossimi passi della competizione
    Ma le sfide per i vincitori pugliesi non finiscono qui. Dopo la Start Cup Puglia, i quattro vincitori e il vincitore del Premio Green&Blue partecipano al PNI – Premio nazionale per l’innovazione che quest’anno si svolge a Roma il 5 e 6 dicembre. Prima dell’appuntamento del PNI, inoltre, i vincitori della Start Cup parteciperanno ad un’altra competizione, questa volta per la regione Campania: l’Innovation Village Award (il 15 novembre). Soddisfatto per il valore delle idee presentate in questa 17esima edizione il commissario straordinario di ARTI Cosimo Elefante che ha commentato: “La competizione della Start Cup Puglia non è solo un palco per lanciare nuove idee innovative, ma una vera e propria fucina di startup di successo, che anno dopo anno continua a valorizzare le idee e i progetti più promettenti a livelli e con risultati sempre più alti, supportando startupper o aspiranti imprenditori nel trasformare le loro visioni in realtà. Oggi abbiamo premiato l’innovazione, la creatività e l’imprenditorialità della nostra regione attraverso i futuri innovatori della Puglia”.

    Le startup pugliesi Preinvel e Foreverland
    La Start Cup Puglia ora prosegue con il bootcamp dei finalisti in preparazione della sfida del PNI dove l’anno scorso la Puglia si è aggiudicata due premi nazionali su quattro categorie: Cleantech & Energy per Preinvel, startup che si pone l’ambizione obiettivo di risolvere il problema dell’inquinamento industriale attraverso una tecnologia di filtraggio fluidodinamico brevettato ad aria. La sua innovativa tecnologia si rivolge ad aziende che producono emissioni in atmosfera come acciaierie, termovalorizzatori, cementifici, etc. Il sistema può essere usato anche per la purificazione di aree urbane ed in campo militare per decontaminare aree bombardate da armi chimiche o batteriologiche. Il team è composta da: Angelo di Noi, Francesco Ribezzo, Rocco Rizzo, Gaetano Di Bari, Gioele Rampinelli, Laura Aquaro.

    Il premio Industrial è stato vinto da Foreverland, startup fondata a Conversano, in provincia di Bari, a maggio 2023 da Massimo Sabatini, Riccardo Bottiroli, Giuseppe D’Alessandro e Massimo Brochetta, impegnata nel democratizzare il cioccolato creando alternative sostenibili e rispettose del pianeta, senza alcun compromesso sul gusto. Ha infatti creato Choruba, un ingrediente rivoluzionario a base di carrube italiane, che offre un’alternativa eco-consapevole al cioccolato tradizionale e protetta da due brevetti. Choruba viene venduta in gocce o liquido, in diverse varianti ed applicazioni, ad aziende del settore alimentare e già nei prossimi mesi saranno in commercio prodotti che utilizzano l’ingrediente innovativo.
    Foreverland ha da poco concluso un round di investimento da 3.4 milioni di euro che permetterà all’azienda la realizzazione del primo impianto produttivo in Puglia, a Putignano (BA), operativo da gennaio, e la commercializzazione del suo ingrediente innovativo, Choruba. LEGGI TUTTO