15 Ottobre 2024

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    Diventa obbligatorio il ritiro gratuito degli elettrodomestici rotti anche senza nuovo acquisto

    Più spazio al ritiro gratuito degli elettrodomestici dismessi per incrementare il recupero delle materie prime critiche e delle terre rare. I rifiuti elettronici infatti potrebbero essere delle vere e proprie “miniere urbane” per rendere disponibili le materie prima ora esclusivamente importate. Per questo il decreto Ambiente punta al rilancio del ritiro gratuito con l’obbligo per i distributori di elettrodomestici di pubblicizzare questo diritto anche in caso di vendite on line. Più spazio anche alla possibilità di lasciare in negozio i piccoli elettrodomestici che non funzionano più, senza nessun obbligo di nuovo acquisto. Le novità nel decreto Ambiente.

    Da rifiuto a giacimento di materie prime critiche
    Ogni anno, in tutto il mondo, vengono prodotte oltre 50 milioni di tonnellate di RAEE, di cui più di 4 milioni in Europa, e le proiezioni indicano che questa quantità potrebbe raddoppiare nei prossimi decenni. I rifiuti possono però trasformarsi in giacimenti di materie prime critiche, ossia antimonio, berillio, cobalto, fluorite, indio, gallio grafite, tantalio, terre rare, oro, argento, metalli del gruppo del platino e rame, attualmente importate quasi al 100% da paesi esxtra Ue. Litio, cobalto e grafite sono fondamentali per la produzione degli attuali sistemi di accumulo dell’energia, mentre le terre rare sono impiegate nei dispositivi elettrici ed elettronici di uso comune, nelle macchine industriali, negli impianti dell’industria del riciclo e nei generatori eolici, e nella produzione di veicoli elettrici. La loro richiesta potrebbe decuplicare entro il 2050.

    Ritiro anche senza nuovi acquisti
    Secondo i dati Ue si stima che ogni cittadino europeo produca in media circa 18,3 kg di rifiuti hi-tech l’anno, ma la capacità di riciclaggio in Europa in generale su alcune materie prime critiche è molto molto bassa, al di sotto dell’1% mentre l’abbandono illegale di RAEE nell’ambiente o il conferimento in contenitori inadeguati è ancora troppo presente, nonostante l’obbligo per i grandi rivenditori di garantire il ritiro uno contro uno, ossia il ritiro gratuito delle vecchie apparecchiature a fronte dell’acquisto di un elettrodomestico equivalente. Oltre a questo è previsto anche il ritiro “uno contro zero”, ossia il diritto per il consumatore di consegnare gratuitamente i piccoli elettrodomestici. Il decreto riscrive le norme in materia con l’art. 6 che contiene, appunto, misure urgenti per favorire il recupero di materie prime critiche dai RAEE.

    Più pubblicità sul ritiro senza obbligo di acquisto
    L’obbligo di legge di ritirare i vecchi apparecchi riguarda i rivenditori con una superficie di almeno 400 metri quadri, ma anche quelli più piccoli possono offrire la possibilità di consegnare gli elettrodomestici dismessi di piccole dimensioni, ad esempio frullatori, ma anche asciugacapelli, bilance elettriche e così via. In tutti i casi deve essere data pubblicità al fatto che non c’è alcun obbligo di acquisto a fronte della consegna dei prodotti non più utilizzabili. Da ora in poi tutti i distributori, compresi coloro che effettuano le televendite e le vendite elettroniche, hanno l’obbligo di informare i consumatori sulla gratuità del ritiro con modalità chiare e di immediata percezione, anche tramite avvisi posti nei locali commerciali con caratteri facilmente leggibili oppure mediante indicazione nel sito internet. Oggi invece l’obbligo di ritiro si applica esclusivamente se il ritiro viene richiesto dal cliente durante l’acquisto e per prodotti equivalenti, ossia apparecchi della stessa classe merceologica. Con il decreto arrivano anche sanzioni per chi non garantisce il ritiro dell’usato secondo le nuove norme. LEGGI TUTTO

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    Scuola e università, sciopero il 31 ottobre. “Da Valditara nessuna risposta alle nostre richieste”

    ROMA – La Federazione della conoscenza della Cgil apre la stagione degli scioperi proclamando, per giovedì 31 ottobre, l’astensione dal lavoro nel mondo della scuola e dell’università (e della ricerca e del ramo musicale e coreutico, l’Afam).
    L’incontro tra Valditara e i sindacati
    La scorsa settimana, 8 ottobre, tutti i sindacati al tavolo delle trattative avevano incontrato il ministro Giuseppe Valditara squadernando – anche Cisl, Uil, Gilda – un taccuino di doglianze ampio e dettagliato, a partire dagli investimenti sul rinnovo del contratto 2022-2024 ritenuti insufficienti di fronte a un’inflazione che in tre anni “è arrivata al 18 per cento”.

    Valditara scatenato: “La sinistra detesta patria e autorità”

    dal nostro inviato Matteo Pucciarelli

    07 Ottobre 2024

    La Cgil: “Dal governo nessuna risposta”
    La Cgil, guidata nel comparto scuola-università da Gianna Fracassi, ha immediatamente proclamato lo stato di agitazione e il tentativo di conciliazione di oggi è fallito. Così scrive il sindacato, adesso: “La Flc indice lo sciopero di tutto il comparto per il prossimo 31 ottobre. Dalla controparte governativa presente all’ultimo incontro che si è svolto nella sede del ministero del Lavoro e della Previdenza sociale non c’è stata nessuna risposta alle nostre richieste”. Il sindacato di Maurizio Landini, oltre alla mancanza di risorse aggiuntive sul nuovo contratto scuola “al fine di tutelare la perdita del potere di acquisto dei salari erosi”, lamenta l’assenza di risposte sulla stabilizzazione del precariato, sia scolastico che universitario, sul rafforzamento degli organici e non ha udito parola, sostiene, “contro la possibilità di nuovi tagli”.

    Università, i tagli della Bernini: mancano 800 milioni. E i rettori si ribellano: “Così gli atenei non sopravvivono”

    di Corrado Zunino

    02 Ottobre 2024

    I timori dei sindacati
    Uno dei timori della Federazione dei lavoratori della conoscenza è che possa essere messa in dubbio la dimensione nazionale del contratto di lavoro, a fronte di diverse ipotesi di regionalizzazione: “Le emergenze da affrontare quotidianamente dal personale di scuola, università, ricerca e Afam”, hanno chiusio, “sono continue e pesanti”.
    Per le “iniziative di mobilitazione su tutto il territorio nazionale”, la Flc Cgil non avrà il sostegno delle altri due organizzazioni confederali. Lo stesso giorno, il 31 ottobre, sarà in piazza il sindacato Usb, che ad agosto proclamò sciopero per tutto il pubblico impiego.
    La risposta di Valditara
    Il ministro Valditara, che ha sempre mostrato particolare ostilità nei confronti della Cgil, ha scritto in una nota: “”Prendo atto che la Flc Cgil, prima ancora che venga resa nota la proposta di Legge di bilancio, ha già proclamato lo sciopero. Evidentemente vi era l’intenzione di farlo comunque. Curiosa la scelta del 31 ottobre come data dell’astensione, il giorno prima del ponte di Ognissanti”.
    Gli ultimi due scioperi proclamati dalla Cgil, allora insieme alla Uil, hanno avuto adesioni basse: 6,1 per cento nel 2021 e 1,81 per cento il 16 dicembre del 2022, a ridosso delle festività. Valditara allora balzò in sella e disse: “Credo sia finita quell’idea antica, forse sessantottina, della scuola come luogo di militanza politica. Gli insegnanti oggi vogliono risposte concrete, sono interessati a quello che accade nei loro istituti, vogliono capire le strategie complessive che ispirano l’azione di chi governa. È l’inizio della normalità, della fisiologia dei rapporti”.
    Francesco Sinopoli, allora segretario Flc Cgil, rispose: “È chiaro l’intento di delegittimare tutte le rappresentanze sindacali, con una volontà esplicitamente tesa alla ridefinizione in chiave reazionaria della scuola pubblica. Un vero e proprio delirio ideologico”. LEGGI TUTTO

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    Ancora troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata

    Troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata. L’appello di UNITAR (Institute for Training and Research delle Nazioni Unite) e WEEE Forum (Waste Electrical and Electronic Equipment) è chiaro: smettere di gettare nel bidone del nero i RAEE (rifiuti elettronici), o di mescolarli con altri tipi di rifiuti, come plastica e vetro. Si tratta di pc, smartphone, televisori, elettrodomestici di vario tipo, ma anche chiavette USB, auricolari, lampadine a LED, giocattoli gettati via in modo sbagliato. In sostanza, qualsiasi prodotto dotato di presa per la corrente o di batteria.

    Economia circolare

    Raccolta differenziata, la lampadina non si getta nel vetro: gli errori più comuni che facciamo

    di Cristina Nadotti

    18 Marzo 2024

    Secondo l’ultimo rapporto di UNITAR, quasi un quarto dei rifiuti elettronici prodotti in tutto il mondo non viene raccolto e smaltito correttamente, con il conseguente spreco di materiali preziosi come rame, oro, ma anche plastica e vetro che potrebbero essere riutilizzati per produrre nuovi apparecchi elettronici. “Solo gli 844 milioni di sigarette elettroniche buttate via nel 2022 contengono abbastanza litio per alimentare 15mila auto elettriche”, commenta Pascal Leroy, direttore generale di WEEE Forum.

    Parlando invece dei cellulari, da diversi rapporti emerge che moltissime persone tendono ad accumulare in casa quelli che non vengono più utilizzati, sia funzionanti che non. Secondo quanto riporta un comunicato di WEEE Forum, solo nelle case degli europei ci sarebbero circa 700 milioni di cellulari inutilizzati o non più funzionanti, in media più di due per abitazione. E da un altro sondaggio condotto in diversi paesi dell’Unione Europea, fra cui Portogallo, Paesi Bassi, Italia, Romania e Slovenia, che ha coinvolto un totale di quasi 9mila nuclei familiari, è emerso che in media un’abitazione europea contiene 74 apparecchi elettronici come telefoni, tablet, pc, asciugacapelli (senza considerare le lampade). Di questi, 13 in media non vengono più utilizzati poiché non più funzionanti (4 in media) o perché dismessi per altri motivi (9 in media).

    “Invito tutti a garantire il corretto riciclo di questi dispositivi, che è fondamentale per ridurre il loro impatto ambientale e minimizzare la scarsità di risorse”, aggiunge Cosmas Luckyson Zavazava, direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni di ITU (International Telecommunication Union), che ha collaborato con UNITAR alla stesura del report 2024 sui rifiuti elettronici. Smaltire correttamente i rifiuti elettronici presso le apposite isole ecologiche significa infatti evitare sversamenti di sostanze tossiche, come piombo e cadmio, contenute in questo tipo di dispositivi. Inoltre, sempre stando ai dati di WEEE Forum, nel 2022 il recupero e il riutilizzo di materie prime ottenute dai rifiuti elettronici avrebbe evitato l’estrazione di ben 900 milioni di tonnellate di minerali. LEGGI TUTTO

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    Finanza climatica e taglio alle emissioni: ecco cosa chiederà l’Ue alla Cop29 a Baku

    L’Europa ha deciso quale sarà la sua posizione a Cop29, la 29esima edizione della Conferenza Onu sul clima che quest’anno si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, capitale dell’Azerbaigian.
    Ieri in serata, il Consiglio dell’Unione europea ha trovato un accordo sulla linea da tenere quando, tra poco meno di un mese, tutte le nazioni del mondo si rivedranno per fare il punto sulla lotta al riscaldamento globale. In estrema sintesi: nessuna novità da Bruxelles. Nel documento finale non ci sono slanci in avanti, per assumere la leadership del contrasto alla crisi climatica, ma neppure dietrofront. Che pure erano nell’aria, considerando come in molti Paesi Ue siano oggi al governo forze politiche che non hanno mai fatto del clima una loro bandiera.
    [[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Rosmarino, i consigli per potare il re delle piante aromatiche]]
    Meloni: “Nulla di verde in un deserto”
    Ancora questa mattina, la premier italiana Giorgia Meloni ha detto in Parlamento: “La decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è un suicidio: non c’è nulla di verde in un deserto”. Assecondando gli istinti della parte più conservatrice del mondo imprenditoriale italiano. E ignorando, o facendo finta di ignorare, che nel resto d’Europa e del mondo (Cina e Stati Uniti in primis) gli investimenti in innovazioni green sono un volano straordinario, capace di produrre profitti e posti di lavoro.

    La premier Giorgia Meloni lo scorso anno alla Cop28  LEGGI TUTTO

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    Le piante “emigrano” e si spostano verso Ovest

    Le foreste europee degli anni Trenta erano piuttosto diverse da quelle che ammiriamo oggi. Se potessimo tornare indietro, in particolare, ci accorgeremo che molte delle piante da allora hanno cambiato casa, si sono trasferite un po’ più a Ovest. A mettere in luce questo processo di occidentalizzazione delle piante delle foreste europee è uno studio […] LEGGI TUTTO

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    L’edilizia verde che sceglie il legno: al via le candidature per il Wood Architecture Prize 2025

    Aprono oggi le candidature per il Wood Architecture Prize 2025, il prestigioso premio istituito da Fiera Bolzano nell’ambito di Klimahouse, fiera internazionale leader nel settore dell’efficientamento energetico e dell’edilizia sostenibile.

    Giunto alla sua terza edizione, il concorso, promosso con il patrocinio e il contributo scientifico dell’Universita? Iuav di Venezia e del Politecnico di Torino in collaborazione con PEFC Italia – Associazione senza fini di lucro che promuove la gestione forestale sostenibile -, si rivolge ai i protagonisti, ai talenti e agli innovatori della filiera delle costruzioni in legno a livello nazionale per sostenere la progettazione e la costruzione di opere di architettura e di ingegneria ideate e realizzate con il legno.
    L’utilizzo del legno in architettura, infatti, e? sempre piu? al centro di una nuova visione progettuale basata sulla sostenibilita?, sia in Italia che all’estero, come evidenziato anche dal dibattito europeo che ha sottolineato le potenzialita? di cui dispone l’edilizia in legno per la trasformazione del settore edile in un modello circolare in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di contrastare il cambiamento climatico.
    Nell’edizione 2025 il Wood Architecture Prize abbandonera? la tradizionale suddivisione in categorie, offrendo ai partecipanti la possibilita? di presentare i propri progetti all’interno di un ambito di azione piu? ampio, per definire nuovi immaginari legati alle attivita? di rigenerazione degli spazi abitabili in una logica di filiera territoriale che comprenda interventi sia pubblici che privati.

    Potranno partecipare al Wood Architecture Prize nuove edificazioni, riqualificazioni e/o ampliamenti, sopraelevazioni di edifici esistenti, architetture temporanee e sperimentali e opere di differente connotazione funzionale – pubbliche o private, con spazi di uso individuale o collettivo – la cui realizzazione sia stata completata sul territorio nazionale a partire dall’anno 2021.

    Il premio si rivolge dunque non soltanto agli architetti, ma a tutti i membri della filiera delle costruzioni in legno: ingegneri civili, ambientali e paesaggistici, committenti pubblici e privati, startup, PA, imprese e ricercatori che presentano pratiche virtuose nell’uso di tecnologie all’avanguardia.
    Fra le opere partecipanti al concorso verranno selezionati 12 progetti finalisti, che verranno presentati in occasione dell’evento di lancio di Klimahouse a meta? dicembre 2024, e successivamente sottoposti a un’ulteriore selezione per identificare i 3 progetti vincitori.

    La giuria del Wood Architecture Prize 2025, presieduta dall’Arch. Manuel Benedikter – Benedikter Architekt, e? composta da sette esponenti di spicco del settore, della ricerca e dell’innovazione: Prof. Paolo Simeone – Politecnico di Torino, Prof. Guido Callegari – Politecnico di Torino, Arch. Mauro Frate – MFA architetti e Professore contrattista Iuav, Arch. Sandy Attia – MoDusArchitects, Arch. Marta Baretti – Arbau Studio, Luca Gibello – Direttore Il Giornale dell’Architettura.

    I vincitori del concorso verranno annunciati in occasione di Klimahouse 2025, in programma dal 29 gennaio al 1° febbraio 2025, e potranno partecipare in qualita? di speaker ad alcuni eventi di carattere internazionale. I progetti avranno, inoltre, visibilita? in occasione di altre manifestazioni organizzate o partecipate da Fiera Bolzano, sinergiche al mondo del legno sia a livello nazionale che all’estero.

    Infine, i vincitori godranno di ampia visibilita? anche sui canali social di Klimahouse, di Fiera Bolzano e sulle pubblicazioni dei media partner, tra i quali si segnala l’ingresso di Casabella, il noto periodico legato all’architettura nazionale e internazionale. Professione Architetto e Struttura Legno si confermano media partner dell’edizione 2025. Sara? possibile iscriversi al concorso online fino al 18 novembre 2024. LEGGI TUTTO

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    Il melo, come coltivarlo per avere frutti gustosi

    Albero da frutto più coltivato al mondo, il melo si contraddistingue per la grande resistenza e il ricco raccolto. Oltre alla coltivazione professionale, il melo è diffuso anche a livello amatoriale, trovando largo spazio nei giardini domestici, sia per sfruttare la produzione dei suoi frutti, ma anche per la sua bellezza ornamentale.

    Coltivazione del melo: come funziona
    Il melo appartiene alla medesima famiglia delle rose, la Rosacea, e al sottogruppo delle pomacee ed è originario delle zone dell’Asia centrale, in particolare di quelle del Kazakistan. Il suo nome botanico è Malus domestica: si tratta di una pianta estremamente resistente dallo sviluppo acrotono, a foglia caduca e che va in riposo vegetativo durante la stagione invernale. Germoglia tra marzo e aprile, fiorisce tra aprile e maggio mentre la raccolta dei frutti avviene da settembre a novembre.

    Per quanto riguarda la coltivazione in giardino del melo, è necessario scavare una buca nel terreno di almeno 20 centimetri di profondità e che sia larga il doppio. Tra i meli ci dovranno essere grandi distanze: bisogna piantarli a circa 2 metri tra loro per garantire tutto lo spazio necessario per una crescita ottimale. Dalla zolla vanno rimosse eventuali radici per poi procedere posizionando l’albero all’interno nella buca, inserendo al suo interno un paletto che funga da tutore, dandogli così stabilità: con una corda elastica si lega il melo al supporto. Inoltre, intorno al fusto, si può creare una sorta di vasca con il terriccio per far sì che annaffiandolo l’acqua giunga immediatamente alle radici.

    Il melo può essere coltivato anche in vaso, utilizzando un contenitore di grandi dimensioni, dalla capienza intorno ai 30 litri, e che sia dotato di fori di drenaggio per far sì che i ristagni d’acqua possano defluire. Il seme va posizionato a circa 2-3 centimetri di profondità per poi coprirlo con uno strato sottile di terreno, compattando la superficie. Il tempo di germogliazione è di circa 2 o 4 settimane mentre, per quanto riguarda la maturazione dei frutti, questa può richiedere anche anni. Inoltre, bisogna sottolineare come non tutte le tipologie di melo sono autoimpollinanti e che, quindi, necessitano della vicinanza di un albero come impollinatore per far maturare i frutti. Per ovviare a questo si possono coltivare tre tipologie di melo differenti, scegliendo quelle con il medesimo periodo di fioritura. Le varianti di melo impollinatrici sono per esempio il Golden Delicious, il Granny Smith, il Royal Gala e l’Imperatore.

    Melo, qual è l’ambiente ideale per la sua crescita?
    Il melo tende a crescere nelle zone montagnose e a prediligere un terreno profondo, ricco di sostanze organiche, fertile e ben drenato. Un clima fresco è ottimale per il suo sviluppo, che è particolarmente diffuso nelle aree sopra il livello del mare, tra i 600 e i 1000 metri. Per quanto riguarda la posizione, l’albero da frutto ne predilige una piuttosto soleggiata oppure in ombra parziale. Per una crescita rigogliosa e una produzione ottimale delle mele, è necessario che riceva i raggi solari diretti per 8 ore al giorno. L’albero tollera molto bene le temperature rigide, anche minori di 20 gradi sotto lo zero, eccetto alcune varianti, ma le gelate tardive possono danneggiarlo in modo grave. Altri nemici dell’arbusto sono i ristagni idrici e la siccità. I periodi migliori per piantare il melo sono l’autunno oppure la primavera, quando il terreno non è eccessivamente umido o freddo.

    Come prendersi cura del melo: annaffiatura e potatura
    Per quanto riguarda la cura del melo, l’irrigazione riveste un ruolo molto importante, dovendo essere costante, soprattutto durante la stagione estiva visto che la siccità è un nemico dell’albero. Malgrado questo, non bisogna mai esagerare con l’annaffiatura, interrompendola durante il periodo della raccolta dei frutti. Altro aspetto da tenere in considerazione è la potatura, step cruciale per mantenere la forma dell’arbusto e rendere migliore la produzione dei frutti. In primis, bisogna effettuare la potatura di formazione da eseguire durante il primo periodo di crescita della pianta, verso la fine dell’estate, per darle struttura. Una volta che l’albero ha prodotto le prime mele bisogna dedicarsi alla potatura di mantenimento, rimuovendo i rami secchi, vecchi e irregolari, operazione che va svolta durante il periodo invernale, per poi eseguire la potatura di fruttificazione, destinata alla produzione di rami fruttiferi nuovi. Nella coltivazione del melo bisogna anche prestare attenzione alla concimazione, ricorrendo al fertilizzante da usare in primavera e in autunno, evitando quelli a base di azoto, che possono sfavorire la fruttificazione, incentivando la crescita dal punto di vista vegetativo.

    Prendersi cura del melo significa anche gestire l’eventuale presenza di malattie, come afidi e ticchiolatura, oppure parassiti ai quali potrebbe essere soggetto. La pianta va monitorata con regolarità, ricorrendo subito a trattamenti ad hoc per dire addio in modo tempestivo a queste problematiche.

    Melo: maturazione e raccolta dei frutti
    I frutti del melo maturano tra l’inizio di agosto e novembre, in base alla varietà e al luogo in cui sono coltivati. In relazione al loro periodo di maturazione le tipologie di mele si dividono in estive, ad esempio le Gravenstein, il cui periodo di raccolta coincide con i mesi estivi, autunnali, da raccogliere tra settembre e ottobre, tra le quali rientrano le Golden Delicious, e autunno vernine, che maturano tra ottobre e l’inizio di novembre, come la varietà Pink Lady.

    Per comprendere se la mela sia pronta o meno per essere raccolta è necessario conoscere le caratteristiche delle singole varietà. Se il frutto ha raggiunto il colore tipico della fase di maturazione si può procedere con la raccolta che può essere effettuata con le mani, torcendo il pomo leggermente, lasciando il picciolo attaccato al frutto e non sul ramo. Il momento migliore per svolgere questa operazione è il mattino, in modo tale che il sole non scaldi eccessivamente le mele, assicurandosi che le foglie siano già asciutte dalla rugiada. LEGGI TUTTO